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Moni Ovadia

L'asino del tuo nemico

Il tempo della scuola è, o perlomeno, dovrebbe essere un'epoca delicata e irripetibile per la formazione etica dei giovani. I maestri ed i professori non dovrebbero limitarsi a svolgere il loro ruolo tecnico di insegnanti ma dovrebbero contribuire a formarne la coscienza di esseri umani responsabili che sappiano esprimersi nella pienezza dei loro diritti e contestualmente dei loro doveri. Molti docenti sono consapevoli di questa urgenza e da loro ricevo frequenti inviti a fare riflessioni su questioni di rilevanza morale e “politica” come la condizione di straniero, di minoranza, di esilio e di alterità in generale, con le loro classi. Di questi temi mi sono sempre occupato facendo teatro, scrivendo, testimoniando e prendendo posizione nei limiti delle mie possibilità. Ritengo un dovere e un privilegio, ogni volta che mi sia possibile, mettermi a disposizione dei giovani che studiano. Li sollecito a misurarsi con le condizioni ed i valori. Irrinunciabili che fondano un mondo di giustizia. Il pensiero ebraico che ho frequentato per opportunità identitaria e per scelta personale mi ha messo a disposizione mirabili strumenti narrativi ed ermeneutici che mi consentono percorsi insoliti ed inattesi che nel corso degli anni hanno rivelato un impressionante potenziale comunicativo con i giovani non totalmente colonizzati dalla volgare palude mediatica.

Proprio per questa ragione ad ogni incontro vengo provocato a spiegare come l'ebraismo con i suoi straordinari principi che inaugurano forse la più grande e significativa rivoluzione etica nella storia dell'umanità si ponga di fronte alla dolorosa questione mediorientale. La mia posizione politica a favore di una pace basata sui confini del sessantasette con Gerusalemme capitale condivisa dei due stati, con un processo che parta dal ritiro israeliano dai territori occupati e dallo smantellamento progressivo delle colonie l'ho ripetutamente espressa in ogni occasione. L'orrore del sangue innocente corso ultimamente sui due fronti ha rinforzato la mia posizione a favore della trattativa equa. Ma ribadire una posizione politica è insufficiente. E' necessario inaugurare una visione di pace con un radicale cambio di prospettiva perché essa si possa iscrivere nei cuori e diventare pensiero e prassi irrinunciabili. Racconto ai giovani che qualcuno ha saputo inaugurare una simile visione e praticarla proprio in quella martoriata “Terra Santa” con il massimo possibile di legittimità perché iscritta nella più lancinante delle ferite. Mi è già capitato di fare riferimento sulle pagine di questo giornale ad un gruppo di genitori israeliani e palestinesi che si sono uniti con il fine comune di fare cessare questo spaventoso conflitto. Il loro gruppo si chiama Parent's Circle, è stato fondato da un ebreo religioso che si chiama Itskhak Frankental e riunisce genitori dei due popoli che hanno figli uccisi: i palestinesi per mano israeliana, gli israeliani per mano palestinese. Uscendo dalla brutale logica della contrapposizione irriducibile, queste donne e questi uomini hanno identificato il loro nemico nella guerra. Sanno che tutte le guerre si nutrono necessariamente del sangue di esseri umani soprattutto innocenti e dunque accusano la guerra di averli privati dei loro amatissimi figli e si battono con tutte le loro forze perché i figli di altri padri e madri come loro non finiscano a nutrire il ventre insaziabile della matrigna di tutti gli orrori. Cosa ha portato un ebreo religioso ferito dal più grande dolore ad accogliere una visione così luminosa? Forse l'aver coniugato ed interpretato radicalmente oltre il confine asfittico dell'odio questi due versetti della Torah: “ama il prossimo tuo come te stesso” e “se trovi l'asino del tuo nemico smarrito, prendilo per la cavezza e riportaglielo”. Il nemico rientra dunque nella categoria del prossimo che ha piena e indiscutibile dignità di essere umano. Su questa base il filosofo e pensatore dell'ebraismo Emanuel Levinas con azzardo ermeneutico traduce il comandamento dell'amore così: “ama il prossimo tuo”, è (come te stesso”. Tutti coloro che hanno a cuore il destino della “Terra Santa” dovrebbero avere l'opportunità di contemplare la pace che promana dai volti e dagli occhi dei genitori palestinesi ed israeliani di Parent's Circle.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 11/01/2003


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