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Moni Ovadia

Libertà di opinione e Fellonia

I giri di valzer diplomatici per determinare il futuro della ripetutamente annunciata guerra all'Iraq si fanno sempre più frenetici e il via vai delle propagande fa da coro al via vai delle cancellerie e delle conversazioni che corrono sulle arroventate linee dei telefoni rossi. I guerra sì, guerra no, guerra se, guerra ma e guerra come sembrano ancora aperti sul piano delle possibilità, anche se nel suo cuore ciascuna delle parti in gioco ha già le sue risposte e le sue speranze. Le prudenze diplomatiche sembrano essere solo un necessario fastidio. Fare previsioni su quale dei possibili scenari emergerà e si imporrà è una tentazione forte, ma a mio parere sconsigliabile. Si sa che le profezie raramente si avverano. Meglio “profetare” su ciò che è già avvenuto, o che è in fieri sotto i nostri occhi: per esempio la divaricazione nel campo del pensiero politico occidentale.

Schematizzando molto si può affermare che esistono oggi nello stesso occidente un pensiero americano ed un pensiero europeo. Tratti dei due pensieri si trovano talora incrociati sulle due sponde dell'atlantico nel senso che vi sono europei del pensiero americano più realisti del re e vi sono americani che si esprimono con le modalità del pensiero europeo. La forma estrema del pensiero americano è il Bush-Rumsfeld pensiero: esso si sostanzia su alcuni pilastri. Il più celebre di essi è good or bad my country, seguono regno del bene contro regno del male, la democrazia c'est moi, chi non è con me è contro di me, il sistema economico di cui sono portatore è il migliore e soprattutto l'unico possibile, our national interest, decido io chi è il nemico pubblico numero uno e quando lo diventa e non ho nessun onere della prova nei confronti della comunità internazionale la quale deve credermi e basta e siccome io sono il bene per definizione qualsiasi azione legale o illegale io compia, qualsiasi deroga alle più elementari regole democratiche io scelga è comunque legittima.

Il pensiero europeo è assai più confuso e contraddittorio ha molte, moltissime magagne ed ambiguità, ma tende ancora di pensiero ribelle, nel senso di un pensiero che ritiene legittimo mettere radicalmente in discussione il quadro di riferimento del potere politico ed economico esistente, di qualsiasi potere. Pensatori di questo tipo vivono anche oltreoceano basti citare a titolo di riferimento Noam Chomski e Gore Vidal. Ora, gli europei del pensiero americano stanno diventando sempre più insofferenti a qualsiasi pensiero critico e l'insofferenza diviene sempre più spesso, volgarità ed insulto.

Nel migliore dei casi giudizio sommario. Anche un grande intellettuale e politologo di prima grandezza come Ralph Dahrendorf in un articolo pubblicato su La Repubblica mercoledì tende in conclusione di un suo pur argomentato ragionamento a definire coloro che pensano ad un'Europa unita basata su un modello di democrazia altro rispetto a quello statunitense, come anti-americani tout court a quindi un po' “felloni”. In un momento complesso e difficile come questo i sostenitori del pensiero americano farebbero bene a chiarire prima di tutto a loro stessi quale sia il limite che separa critica da ostilità, e se il concetto di democrazia preveda una differenza fra libertà di opinione e fellonia.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 22/02/2003


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