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Moni Ovadia

Il sindaco di Gradara

Qualche giorno fa ho ricevuto una curiosa e divertita telefonata dall'amico Sandro Sorbini - sindaco di Gradara, un piccolo paese delle dolci Marche che si è sviluppato intorno ad un'antica rocca – nella quale mi avvertiva di prendere le mie precauzioni nel frequentarlo perché era stato incriminato per abuso d'ufficio entrando così nel novero delle cattive compagnie.

Quale azione gli è valsa un'accusa tanto infamante per un pubblico ufficiale? Sandro Sorbini ha commesso l'inaudito crimine di appendere a una finestra dell'edificio che ospita il Municipio, la bandiera della pace, complice il consiglio comunale. Il criminale Sorbini, è un ragazzone dall'aria fanciullesca e mansueta con una bellissima famiglia. Da anni, ha fatto di Gradara un luogo di incontro fra le genti, prima per mezzo di una manifestazione annuale dal titolo “Gradara ludens” che si propone di favorire la reciproca accoglienza per mezzo del gioco, per definizione attività di riconoscimento dell'altro come pari e necessario perché l'avvenimento ludico abbia luogo e dignità. Poi, la passione dell'incallito criminale sindaco, l'ha portato ad istituire un premio collegato alla manifestazione e a proiettarne il turbativo influsso ad altre iniziative quali la concessione della cittadinanza onoraria di Gadara, ad una coppia di coniugi formata da una donna israeliana e da un uomo palestinese in attesa di un bimbo che, per la legge ebraica, sarà un ebreo di padre palestinese e, pur non conoscendo la fattispecie di quella islamica, ritengo che per essa sarà considerato un musulmano di madre ebrea.

Caro Sandro, sei un vero delinquente! Comunque se le cose dovessero andare per il peggio e ti mettessero dentro, conta su di me, ti porterò le arance, qualche buona lettura e nasconderò la bandiera della pace nella torta di mele che farò espressamente preparare per te da qualche nonna sovversiva. Come si suol dire in questi casi: non si sa sa ridere o piangere. In un paese in cui ha avuto spazio ogni sorta di diffusa illegalità, in cui il governo in carica si è con urgenza lanciato a legiferare per rendere veniali reati come il falso in bilancio, proprio quando gli ammiratissimi Stati Uniti d'America lo collocavano fra i crimini gravissimi da punire con anni e anni di carcere, alcuni iperzelanti tutori dell'ordine, non trovano di meglio che perseguire gli stendardi della pace.

Dura lex sed lex? Oppure temperie politica che tende a criminalizzare i pacifisti che, secondo certa vulgata, sarebbero complici dei terroristi e di Saddam, come se avessero fatto loro la fortuna di Saddam e non la Cia e il Dipartimento di Stato degli Usa armandolo fino ai denti delle armi più devastanti quando faceva loro comodo? Sempre i pacifisti, sarebbero retroattivamente complici delle guerre di Hitler e non l'alta borghesia degli Junkers che lo finanziarono a piene mani e lo vollero al potere – si veda l'istruttivo volumetto del magnate tedesco dell'acciaio Fritz von Thyssen: “I paid Hitler” – con la benevola complicità delle borghesie reazionarie europee e di una certa grande industria statunitense che, con il Fuhrer, fece affari d'oro anche in tempo di guerra. Di quel ceto faceva parte Chamberlains, il tedoforo dell'appeasement che non ha nulla a che spartire con l'odierno vastissimo fronte della pace.

Oggi non è importante riflettere sulla storia ma agitare il polverone del revisionismo degli insulti.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 01/03/2003


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