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L'annuncio della possibile nomina di Paolo Mieli alla direzione della Rai Tv (oramai definitivamente sfumato) ha provocato uno dei rari bagliori di chiarezza nella vita politica nazionale. Un ebreo che dirige l'organo più importante della pubblica informazione? Una vera ghiottoneria per lo sparuto gruppo dei neonazisti nostrani. Con la rituale precisione che caratterizza la loro lugubre prassi antisemita, si sono dati al primo dei gesti di esecrazione del complotto giudaico per impadronirsi dello Stivale: la scritta anonima sui mari. In un'epoca in cui tutti sono tutto e il contrario di tutto, questo è un atto di chiarezza: io sono nazista e odio gli ebrei comunque e dovunque, capitalisti, sionisti, revisionisti, o comunisti. Gli ebrei sono comunque ebrei. Naturalmente i miei sentimenti di solidarietà come essere umano e come ebreo nei confronti di Mieli sono scontati e altrettanto lo sono quelli di gran parte del mondo politico istituzionale italiano che ripudia l'antisemitismo. Ma il caso del direttore della Rcs è interessante come cartina di tornasole che rivela un uso dei processi di confusione per legittimare la volontà al dominio di una consistente parte della Casa delle Libertà. Paolo Mieli ha il torto di essere indipendente. Per lui questo significa dare voce a punti di vista diversi, ha perciò dichiarato di volere ripristinare i programmi di due noti conduttori televisivi in odore di opposizione al governo, mentre per il nostro Presidente del Consiglio indipendente significa ossequiente al suo punto di vista e ai suoi voleri o perlomeno oppositore con garbo in modo da dare l'impressione che l'opposizione ci sia senza creare disturbo, in amicizia insomma. Su questa linea verosimilmente si colloca anche An di cui alcuni capofila hanno espresso talora una forte nostalgia verso il glorioso MinCulPop. Ma il massimo della confusione è prerogativa della geniale Lega Padana. I suoi esponenti e il suo organo di stampa si sono dati ad un sabba di populismo e qualunquismo di infimo rango attaccando Mieli sulle sue richieste economiche, definendolo sessantottino, individualista e spudoratamente esoso, sottendendo, pur senza mai usare il termine, avido ebreo. Perché questi signori non ci vorremmo mica far credere di ignorare che, nell'immaginario popolare più rozzo, l'idea dell'avidità pecuniaria viene illico et immediate associata all'ebreo? E se prima lo ignoravano, oggi grazie ai limpidi neonazisti, tutti gli italiani sanno che Mieli è ebreo. Ma oggi chi detiene nelle sue sole mani il massimo potere politico ed economico nel nostro paese, non è un perfido giudeo bensì un astutissimo ed ambizioso imprenditore brianzolo. I leader della Lega dovrebbero ben saperlo visto che con quell'imprenditore sono, per dirla con il loro vigoroso linguaggio, culo e camicia e ogni giorno sostengono di mangiare con lui pane e liberismo. A parole, perché a fatti si danno ad inventare nuove categorie politiche come quella dei nazisti-rossi per calunniare gli avversari o magari per bloccare le riforme antirazziste dell'Ue. Allora, delirio per delirio, noi saltimbanchi deliranti per vocazione possiamo rispondere coniando per loro una nuova definizione: stalinisti verdi! Moni Ovadia L'UNITA' 15/03/2003 |
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