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Moni Ovadia

Il miracolo di provarci

Il mondo cristiano ed il mondo ebraico in questi giorni stanno celebrando le rispettive pasque. Quella cristiana ricorda il calvario, la crocifissione e la resurrezione di Gesù, quella degli ebrei l'uscita dall'Egitto che diede avvio al processo di liberazione e di redenzione per un popolo di schiavi e per l'umanità tutta. Le due pasque hanno un importante elemento di coincidenza. Quando Gesù venne tratto in arresto stava celebrando il pesakh e come ogni buon ebreo ottemperava al precetto di svolgere un seder, la cena rituale della vigilia e del primo giorno di pasqua ebraica che dura otto giorni, spezzava il pane azzimo con i suoi discepoli e si attardava raccontando l'uscita dall'Egitto. Il compimento di questo rito ha lo scopo principale di ripercorrere il processo di liberazione che culmina con la promulgazione della Legge sul monte Sinai. I maestri dell'ebraismo ci insegnano che si parla della nostra liberazione, della liberazione di ogni generazione a venire. Fra tutti i miracoli che accompagnarono il popolo che uscì dall'Egitto il più celebre fu l'attraversata del Mar Rosso. Ma a dispetto della bimillenaria vulgata, gli ebrei non attraversarono il Mar Rosso, ma yam suf, il Mare Di Giunchi, una palude battuta dai venti. Quale fu dunque la natura di quel miracolo straordinario? Il mio maestro di ermeneutica ebraica in una memorabile lezione ne diede un'interpretazione illuminante. Io vi riferisco quel commentario con la libertà rapsodica che è prerogativa della mia impressione di clown: quando gli ebrei si trovarono sul limitare del Mare Dei Giunchi si accorsero che gli egizi carichi di armi li avevano seguiti per riportarli in schiavitù e cominciarono a lamentarsi con Mosè: “Non c'erano abbastanza sepolcri in Egitto che tu ci portassi a morire qui in questa palude?”. Mosè preoccupato rispose agli ebrei: “Non prendetevela...L'Onnipotente fa tutto questo per mettervi alla prova”. Detto questo Mosè alzò la voce all'Eterno e disse: “Padrone dell'Universo cosa devo fare?”. L'Eterno rispose: “Perché strilli a me, Mosè, dì al tuo popolo che si muova”. E gli ebrei ci provarono, attraversarono il Mar Rosso. Ora, il verbo ebraico per mettere alla prova è lenasoth ed esso contiene la radice nes, miracolo. Il miracolo fu che gli ebrei ci provarono e attraversarono quel mare”.

Solo allora Mosè disse al suo popolo: “L'Egitto come l'avete visto fino ad oggi non lo rivedrete mai più”. Di Egitti ne abbiamo rivisti ad ogni generazione, ma la visione della differenza che intercorre fra i Mosè e i Faraoni dopo quel passaggio era, è e sarà definitivamente diversa: si chiama libertà. La libertà va conquistata, sviluppata ed innalzata ad ogni generazione. Questa visione è racchiusa nel cuore di chi crede nei valori di pari dignità, di giustizia e di autentica democrazia per tutti gli esseri umani, nessuno escluso. Essa va con fermezza messa di fronte a chi vorrebbe riportarci alla logica del più forte, del più potente e del più ricco. Noi uomini liberi dobbiamo ripetere con forza che non siamo più disposti a prosternarci davanti ad un vitello d'oro quale che sia il lucore che da esso promana e quali che siano le promesse di cui è adornato.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 19/04/2003


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