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Ieri...Ora e Sempre! |
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Il mio spettacolo Oylem Goylem ha compiuto in questi giorni il suo decimo compleanno e continua ad essere richiesto, il pubblico continua con grande generosità a riempire i teatri per assistervi e spesso torna per rivederlo più volte. Questo per me è un grande privilegio. Oylem Goylem è stato un dono, mi ha consentito di raccontare e tramandare l'epopea di un popolo esiliato con gli strumenti più semplici ed al contempo più solenni: il racconto, il canto, la musica. Il popolo che ha creato quel patrimonio di cultura è stato quasi cancellato dalla nostra terra d'Europa, è passato per i camini dei lager, ridotto in cenere, si è dissolto in fosse comuni, è stato bruciato vivo nei propri piccoli villaggi, o nei nuovi ghetti costruiti dai nazifascisti. Mettere in scena Oylem Goylem il giorno dell'anniversario della Liberazione ha per me un grande valore pratico e simbolico. Significa testimoniare la vitalità e la memoria di ciò che i carnefici volevano ridurre all'estinzione, significa tramandare valori e pensiero di una gente straordinaria che ha saputo essere popolo senza confini e barriere, che ha vissuto fra cielo e terra con una fede spasmodica come strumento di redenzione e non di aggressione, che anche quando è stata oppressa e perseguitata ha saputo essere giusta e libera, libera molto più che politicamente, libera spiritualmente grazie ad una fedeltà irrinunciabile ai grandi valori che fondano la centralità e la santità della vita e dell'essere umano. Un piccolo gruppo di uomini di questo popolo ha scritto la più grande pagina della Resistenza europea: la rivolta del ghetto di Varsavia. Duecento giovani affamati, stremati dall'impossibile vita in quel ghetto insorsero contro una forza soverchiamente superiore armati di sole pistole, bottiglie molotov e mani nude. Erano guidati da un comitato centrale composto di cinque uomini, la somma delle loro età faceva 105 anni. Il capo degli insorti Mordekhai Hanilecitz aveva 19 ani. Tennero testa a 2500 uomini dell'esercito tedesco armati fino ai denti con carrarmati, blindati e lanciafiamme per quattro settimane, una di più dell'esercito polacco. Per avere ragione di quegli ebrei i superuomini nazisti dovettero radere al suolo l'intero ghetto pietra per pietra dandolo alle fiamme e bruciando vivi i suoi ultimi abitanti. Quella resistenza eroica e titanica è legata alla storia di tutta la Resistenza, ora e sempre, lo sterminio degli ebrei è stato opera dei nazifascisti, ieri...ora e sempre! Chi è convinto nemico di quella barbarie non può non chiamarsi antifascista, ora e sempre! Oggi, nel cinquantottesimo anniversario della grande lotta di Liberazione i Soloni di un falso revisionismo squallidamente strumentale vogliono intorbidare le acque per servire una visione conservatrice del mondo, basata sulla volontà dei potenti e dei ricchi. Come ogni anno anche quest'anno portano un attacco sempre più violento alla Resistenza. Ci vengono a raccontare che le stragi naziste furono responsabilità dei comunisti. Scambiano con protervia l'America dello stupid white man George W. Bush con quella di Franklin D. Roosvelt che diede un contributo cruciale alla liberazione dell'Europa, si danno a queste crisi dissociative perché in fondo pensano che gli italiani siano deficienti pronti a bersi qualsiasi amenità revisionista. Anche la resistenza del ghetto di Varsavia con combattuta in stragrande maggioranza da bundisti (socialisti e rivoluzionari), comunisti e sionisti anch'essi in prevalenza di sinistra. Aspettiamo che in occasione di un qualche prossimo anniversario della Liberazione i brillanti revisionisti dei talk-show ci vengano a spiegare che se non fosse stato per quegli ebrei rossi che insorsero a Varsavia, la soluzione finale sarebbe stata meno brutale e che in fondo gli ebrei le rogne se le vanno sempre a cercare. Moni Ovadia L'UNITA' 26/04/2003 |
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