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Muri e Pianti |
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Gerusalemme, luglio ore 11 della mattina, caldo intenso, località Muro del Pianto. Un turista ebreo ateo e miscredente se ne sta acquattato all'ombra e guarda a distanza il leggendario kotel (così si chiama in ebraico il Muro). Osserva disincantato i turisti che per dovere di firma o per curiosità vi si accostano, mentre giudica con stizza i fedeli ebrei ortodossi che lo frequentano per gli atti di devozione della quotidianità. Ad un certo punto si accosta al Muro uno di quegli ebrei pii le cui foto popolano tutti i libri fotografici sulla città santa. Ma sembra anche uscito da quelle istantanee che il grande fotografo Roman Vishniak scattò in Polonia subito prima dell'invasione nazista. Quell'ebreo è un uomo piccolo, ha l'aria vetusta, sicuramente è più vicino ai novanta che agli ottanta. Appare malfermo sulle gambe, è vestito di nero e porta sulle spalle un ampio tallis, lo scialle rituale degli ebrei solitamente bianco con alcune strisce nere sul fondo, che lo copre fino ai piedi. Il capo è scoperto dallo shtreymel, il copricapo festivo in pelliccia indossato da molti gruppi dell'ortodossia ebraica, esso però non poggia sulla testa nuda ma sullo yarmulke, il classico zucchetto degli ebrei religiosi. Il piccolo e vecchio ebreo ortodosso apre il suo siddur, il libro di preghiera, e inizia a pregare con un movimento rituale ipercinetico assai energico, la cabbalah raccomanda di pregare con tutto il proprio essere. L'ebreo ateo e miscredente che sta all'ombra irritato dalla vista di quel vecchio pio comincia a borbottare: Guarda quel vecchio fanatico, non solo è vestito da carnevale, ma guarda come si agita. Chissà perché dicono che siamo un popolo intelligente! Vengano qui a vedere piuttosto! Trascorre un'ora e il vecchio ortodosso continua imperterrito la sua preghiera in movimento con inalterata intensità. L'ebreo ateo e miscredente si inviperisce e mastica tra i denti: Non solo fanatico! Ma pazzo, con questo caldo rischia un collasso!. Un'altra ora trascorre senza che il vecchio devoto abbia il minimo cedimento. L'ebreo ateo e miscredente è letteralmente imbufalito e ruggisce dentro di sé: Quel vecchio pazzo avrà almeno dieci figli! Guarda se ce n'è uno che venga a portare a casa questo padre mentecatto!. Ma allo scadere della quarta ora l'atteggiamento dell'ebreo ateo e miscredente nei confronti del vetusto khossid cambia. C'è qualcosa in quel vecchio che trascende l'evidenza. Alla quinta ora l'ebreo ateo e miscredente non resiste, si alza dalla sua posizione all'ombra mostrando tutto il fulgore del suo abbigliamento moderno e normale cioè braghetta corta sberluccicante, canotta con scritte e dinosaurini, scarpe modello cingoli di carrarmato, cappello da baseball con visiera retroversa e si avvicina al vecchio ebreo che come un giunco al vento ondeggia nella sua preghiera, raggiuntolo lo tocca sulla spalla. Il vecchio pio ha un sussulto e si volta perplesso verso questo suo simile che pretende di essere normale. L'ebreo ateo e miscredente deglutisce e parla: Mi scusi sono ore che la osservo, che cosa dà la forza per pregare con tanta energia a un uomo di quasi novant'anni? il vecchio ebreo pio scruta allibito il suo interlocutore miscredente e risponde: Ma che razza di discorsi lo fa lei? Sa qvanti figlii ce l'ho io? Dieci! E sa qvanti nipoti? Non li conto! E sa come lo diciamo in yiddish: kleine kinder kleine tsures, groise kinder groise tsures, piccoli bambini piccoli gvai grandi bambini grandi gvai! Sa qvanti gvai ce l'ho io? Allora io prego il Padre di Universo che lui mi 'iuti per qveli miei gvai e siccome ce l'ho urgenza e Lui è un po' duro dell'orecchi insisto tutto qvesto tempo. A questo punto letteralmente sedotto l'ebreo ateo e miscredente chiede estasiato: E mi scusi, ma funziona? . Il vecchio ebreo ortodosso fa spallucce, inarca le sopracciglia e sospirando replica: Ce l'ha presente parlare con un muro?. Di questi tempi a qualche chilometro e a 2500 anni di distanza da quel mitico Muro del Pianto si sta edificando un altro muro, non ha nulla di simile alla poesia di quel muro memoria di un edificio che fu santuario del Nome Ineffabile e albergo delle prime e originarie Tavole della Legge universale ricevuta dagli ebrei per farne dono all'umanità. Il nuovo muro è gelido, brutto, separa gli uomini e infanga collettivamente l'intero popolo palestinese con il marchio del terrorista. E' il muro dei due ghetti, innalza le pareti di quella prigione a cielo aperto che da troppi lustri sono i cosiddetti Territori, espropria e cinge di assedio metallico città altrui negando la dignità di una nazione. Simultaneamente trasforma la terra d'Israele nel ghetto della sicurezza. Il sangue dei morti sbranati dalla violenza terrorista non troverà pace e il muro della sicurezza sarà il muovo seme della discordia. Nessun ebreo pregherà a quel muro ripetendo i gesti secolari dei padri e cantilenando le parole che non si consumano. Contro quel muro si spezzeranno gli occhi stanchi di qualche vecchio palestinese che cercherà invano l'orizzonte, ma nessuno rivolgerà domande a quella barriera gelida. La storia travagliata di Israele sta pagando già il prezzo a questo e ad altri muri: quest'anno il numero degli ebrei che hanno scelto la salita in Terra d'Israele è inferiore a quello degli ebrei che hanno scelto come luogo di asilo la Germania. Moni Ovadia L'UNITA' 02/08/2003 |
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