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Moni Ovadia

Dialogo tra sordi



La tradizione popolare nel suo millenario cammino, ha creato perle di saggezza per ammaestrare l'uomo nel suo travagliato e diuturno sforzo per costruirsi la vita. C'è per esempio una deliziosa canzone delle nostre Langhe che stigmatizza la tendenza a spararle grosse. Questo è il suo testo: “Tre gatti hanno fatto tre uova sulla punta di un'acacia / dentro a quelle uova c'erano tre bei rospi / se i rospi volano in cielo, i pesci strisciano nell'erba / il prete nel porcile e i porci cantavano la messa / il sacrestano sopra le campane suonava a stormo / le campane erano di burro e le corde di salsiccetta / il cielo ha veduto, il sordo ha sentito, il muto ha fatto la spia / però tu non ci credere perché questa canzone è bugiarda”.

Quando oggi da non esperti ci affacciamo sul sanguinoso dramma medio-orientale, ci pare sempre più che ciascuno degli attori di quel dramma dica cose strampalate che sono evidentemente irrealistiche per non dire false e quella tragedia, se non fosse per il rispetto dovuto alle vittime innocenti e all'immenso dolore dei loro familiari, sarebbe da definire una farsa grottesca. Per cercare di capire qualcosa, capire e non giudicare, cerchiamo di mettere i insieme dati con il minor carico di enfasi possibile. La posizione più chiara e perdurante nel tempo, è quella del generale Sharon, primo ministro dello Stato d'Israele. Sharon è convinto al di là di ogni dubbio, che solo da posizioni di forza si possa negoziare convenientemente e pone come priorità assoluta, la totale sicurezza dei cittadini israeliani ritenendo che via sia un solo modo di ottenerla: liquidazione “mirata” dei nemici, uso massiccio dell'esercito per rispondere a qualsiasi attentato, costruzione di un muro di separazione fra Israele e i Territori. Il fatto che questo muro sottragga terre e possibilità di movimento alla popolazione palestinese, è per lui irrilevante. La sua formazione profonda non contempla l'assillo per i diritti del popolo palestinese. Solo negli ultimissimi anni ha accettato, obtorto collo, l'idea di uno Stato palestinese, purché a sovranità limitata ed entro confini molto limitati,molto più limitati delle linea verde. Sharon ama riempirsi la bocca dicendo che Israele è pronta a dolorosi sacrifici, ma quale sia la natura di questi sacrifici non è dato sapere.

L'altro pilastro irremovibile della piattaforma programmatica di Sharon, è la delegittimazione totale di Yasser Arafat il suo vecchio nemico. Il suo sogno sarebbe di vederlo sparire almeno politicamente. Il generale primo ministro di concerto con il grande alleato statunitense, accetta come interlocutore credibile ed affidabile solo Abu Mazen ma, detto questo, fa poco o niente per rinforzare la sua credibilità, e spesso si comporta in modo da fargliela perdere. Con questa linea politica, Sharon ha vinto le elezioni con schiacciante maggioranza contro il generale Amram Mitzna che guidava la coalizione laburista con il progetto di rilanciare l'eredità di Rabin. Il perdurare della seconda Intifada, la sua natura armata, i continui attentati terroristici, hanno spinto la grande maggioranza degli israeliani a riconfermare la fiducia a Sharon. Per moltissimi questa non è la scelta ideale, ma almeno il minore dei mali.

Yasser Arafat è tuttora, e malgrado tutti i suoi errori, il simbolo vivente della identità palestinese e della resistenza contro l'occupazione e la colonizzazione. Dagli esordi di Oslo in avanti, si è dichiarato sempre a favore della trattativa ma intrattiene rapporti ambigui con le organizzazioni terroristiche come Hamas e Jihad. Del resto per continuare a mantenersi nel proprio ruolo è costretto a non scegliere. Avendo perso completamente la fiducia della controparte e soprattutto degli americani, premuto da quest'ultimi, ha dovuto anch'egli, obtorto collo, accettare di cedere il passo davanti ad Abu Mazen, salvo fare anch'egli di tutto per delegittimarlo. Abu Mazen è l'uomo della road map, formalmente il piano del quartetto, di fatto nato dalla volontà statunitense. Abu Mazen vorrebbe sviluppare la trattativa ma cammina su un territorio minato ed è solo contro tutti. Apparentemente è legittimato dall'Amministrazione Bush ma in realtà è Arafat che lo legittima a giorni alterni, e Abu Mazen non ha strumenti interni per contrastare il suo presidente perché ha un consenso popolare esiguo. Hamas e Jihad ed alcune parti di Fatah, si sono illuse di potere ottenere una vittoria militare contro il nemico sionista sulla base dell'esempio libanese. Tutto ciò che ha ottenuto è stato di spargere sangue innocente, di aggravare la disperazione del popolo palestinese facendo eleggere Sharon, dandogli la chance di risorgere politicamente dopo la caduta provocata dalla condanna per responsabilità morale nell'eccidio di Sabra e Chatila. Ma ancora oggi nelle manifestazioni di piazza, Hamas e Jihad si raccontano la fola della forza dell'opzione armata che riesce solo a seminare morte e lutto. Tuttavia sarebbe sciocco sottovalutare queste due organizzazioni liquidandole con il solo appellativo: terroristi! In particolare Hamas è radicata in alcuni strati della popolazione e svolge anche un importante ruolo di educazione ed assistenza presso le parti più deboli e più colpite della società palestinese, per questo esse dovrebbero in qualche modo essere coinvolte come interlocutori e convinte a rinunciare alle bombe e a praticare la strada della trattativa con argomentazioni forti e serie.

Da ultimo ci sono gli Stati Uniti del presidente G.W. Bush. Da lui ci si aspetta il miracolo e lui fa finta di poterlo compiere. Ma è l'uomo che ha demolito la legalità internazionale con una sequela di bugie, si è impantanato nel ginepraio iracheno e chiede adesso all'Onu di fargli da utile idiota per tirarsene fuori. Bush è troppo sbilanciato a favore degli argomenti di Sharon, farà magari per il tramite di Condoleeza Rice, la voce grossa, ma finirà per assecondare Sharon. Ora, ciò che deprime e sconforta nel teatro della questione palestinese, è l'infima caratura degli interpreti che sembrano accettare di crogiolarsi narcisisticamente in una crudele pochade fatta di menzogne e di verità ridicolmente false.

Intanto continua a scorrere il sangue di bambini, donne e uomini.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 06/09/2003


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