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La mia collaborazione all'unità che dura da oltre un anno con cadenza settimanale, è cominciata con un articolo che si intitolava Malatempora. La redazione ritenendo che quel titolo fosse una mia proposta per il nome della rubrica lo adottò d'ufficio e io, considerando che l'Italia era da qualche mese entrata impetuosamente nella iattura dell'era Berlusconiana e il mondo in quella del regno di George W. Bush, accettai il marchio malatempora di buon grado. Quello che tuttavia non potevo immaginare era quanto sarei stato buon profeta nell'adottare quel motto da Cassandra. I cattivi tempi perdurano e portano il segno di un attacco senza precedenti nel secondo dopoguerra ai valori profondi della democrazia reale proprio in quei paesi che di quei valori sono stati la culla. Il segnale d'inizio di questa erosione etica e politica dei fondamenti di una qualsivoglia società democratica degna di tale nome, è stata l'ascesa alla carica di Presidente degli Usa di Bush junior. La modalità della sua vittoria elettorale sono state, per usare un eufemismo, sconcertanti. Se si mette il naso fuori dalle frottole penose dei media asserviti, sull'argomento c'è una vastissima e sapida letteratura. Lo scopo della sua elezione è quello di sostenere gli interessi dei grandi potentati economici per garantire la loro totale egemonia geopolitica e quindi economica. L'occasione per mettere il piede sull'acceleratore del suo progetto di governo del pianeta è venuta dalla spaventosa tragedia delle Twin Towers. Personalmente mi rifiuto di indulgere in capziose dietrologie, tuttavia indiscutibilmente quell'evento ha costituito una legittimazione fortissima per procedere a colpi di accetta. Imbastendo un cumulo di menzogne sorrette da una martellante propaganda basata sulla più vieta retorica del dio è con noi!, la trojka Bush-Rice-Rumsfeld ha inaugurato l'inedita Weltanschauung della guerra preventiva uscita del pensatoio del think-tak ultrareazionario di Wolfowitz & Company, contro un Iraq in ginocchio dopo dieci anni di embargo. Questa avventura fatta contro l'Onu ha demolito l'ultima parvenza di legalità internazionale. Ma a guerra tecnicamente ultimata, la combriccola si è preso resa conto di aver fatto i conti senza l'oste (gli iracheni) e di essersi impantanati a causa delle bugie e di una visione miope in un tunnel di cui si intravede la fine. A tal proposito, la striscia rossa di ieri del nostro giornale riporta questo giudizio dell'antiamericano senatore Eward Kennedy: Le ragioni della guerra in Iraq sono una truffa congegnata in Texas a vantaggio del partito repubblicano. Chiedo conto a Bush dei quattro miliardi di dollari che la guerra costa ogni mese. Credo che una parte di quei soldi serva per convincere qualche leader politico in giro per il mondo. Ma la combriccola del think-tank reazionario stalinista (sic!) - perché solo Stalin e i nazifascisti avevano la stessa assoluta convinzione di avere diritto al potere sul mondo intero senza se e senza ma non è paga di avere umiliato l'Onu. Adesso, con la logica di Brenno, per uscire dal vespaio iracheno pretende la piena collaborazione dell'assise internazionale con tanto di autoratifica del proprio vassallaggio all'impero americano. Teorici di questo ukase, sui loro organi di stampa, senza alcuna vergogna, dichiarano apertis verbis et ore rotundo che bisogna impedire il costituirsi di una vera entità europea autorevole perché potrebbe democraticamente contrastare l'egemonia dei petrolieri e degli armaioli stelle e strisce. In questo bel clima, alcuni esponenti dell'estabilishment ebraico-americano guidati dal presidente della Anti Defamation League, grande elettore di Bush, non trovano niente di meglio che premiare Silvio Berlusconi per il suo fedele appoggio all'amico americano, proprio quando il nostro presidente del consiglio sputa in faccia agli ebrei italiani e infanga la memoria delle vittime della Shoà con lo scopo di rivalutare i meriti del fascismo. Del resto, il suo stile di governo si ispira a quello del maestro di Predappio. C'è un uomo del destino: il Cavaliere di Arcore che salva l'Italia dai comunisti, trasforma il paese nel paradiso dei capitalisti e delle segretarie puttane e tutti intorno devono cantare in coro: Sil-vio! Sil-vio! Sil-vio!. Anche qui da noi c'è quel tipo di ebreo tifoso di Bush e di Sharon che, mentre orchestra campagne di odio contro gli ebrei democratici che hanno il grave torto di pensare con la loro testa, si trova perfettamente a suo agio con gli ex-post-pro fascisti portatori sani del più vile revisionismo e sempre in prima fila nell'insultare la memoria delle vittime ebree e non ebree del criminale Mussolini. E' gli ebrei non ebree del criminale Mussolini. E' gli ebrei ultras di George W. E di Sharon, ci sono degli ex estremisti di sinistra che solo pochi anni fa definivano noi ebrei democratici dei sionisti venduti. Fortunatamente non ci rappresentano. Noi ci sentiamo rappresentati dai Solov, dai Samuelson, dai Modigliani, dai Luzzatto. Così come in Israele ci sentiamo rappresentati da Avraham Burg, ex presidente del parlamento israeliano, che ha recentemente dichiarato: La rivoluzione sionista si è sempre appoggiata su due pilastri: un cammino giusto e una leadership etica. Oggi (in Israele) nessuna di queste due condizioni è operativa. Moni Ovadia L'UNITA' 27/09/2003 |
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