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Porto Alegre, attacco all'America. Ovazioni per Lula e Chomsky
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Il
movimento no-global ha superato un altro esame. Quasi un esame di
maturità. Ha deciso di resistere alla tentazione della
«spettacolarità» e ha rinunciato a contestare il
Forum dei parlamentari, con un`occupazione dell'aula o altro. Ha
preso tutti di sorpresa. Noi giornalisti già ci preparavamo ad
assistere allo scontro - che investiva le delegazioni di varie
nazioni, ma soprattutto gli italiani - e alla battaglia tra
socialisti e no-global. Oggetto del contendere, il documento finale
del Forum dei parlamentari che non contiene una condanna abbastanza
netta della guerra in Afghanistan. Invece nel primo pomeriggio la
delegazione dei no-global italiani si è riunita e in breve
tempo ha preso una decisione che spiazza tutti. L'ha illustrata
Agnoletto ai giornalisti: «I parlamentari votino quello che gli
pare, se non condanneranno la guerra, noi condanneremo loro. Cioè
scriveremo nel nostro documento finale una condanna verso il forum
dei parlamentari. E chiederemo che da oggi in poi non sia ammesso ai
vari forum che terremo in giro per il mondo nessuno che non aderisca
alle due discriminati fondamentali: no al liberismo e no alla
guerra». Punto e basta.
Le delegazioni straniere hanno
accolto la proposta italiana. Così si è data una
discreta prova di forza e si è evitata una sceneggiata che
avrebbe attirato su di se ogni attenzione dei mass-media, mettendo in
ombra tutto il resto. E cioè mettendo in ombra una discussione
che sta procedendo vorticosa, in un clima incredibile di serietà
e di approfondimento, con migliaia e migliaia di interventi, su tutti
i temi che riguardano il futuro del vivere civile e sociale della
comunità umana. Poco soddisfatti della decisione dei no-global
(ma neanche troppo) solo alcuni deputati di Rifondazione e di altri
partiti comunisti e verdi europei, i quali si sono trovati da soli a
dare battaglia nel forum dei parlamentari sul tema della guerra, ma
alla fine hanno ottenuto un documento parecchio più pacifista
di quello dal quale si era partiti.
ENTUSIASMO
PER LULA
Da ieri il Forum è entrato nel suo pieno
funzionamento. Il campus universitario che si chiama Puc (pontificia
università cattolica) è diventato una Babele. Non solo
è quasi impossibile capire dove, quando e su che cosa si
svolgono le varie riunioni, ma si incontrano a tutte le ore assemblee
improvvisate, conferenze stampa, e addirittura piccoli o grandi
cortei. Ieri ce ne sono stati almeno due sulla Palestina, più
uno sui diritti sindacali, uno generale contro la guerra, uno per
l'Argentina, uno per la Colombia, e infine un corteo improvvisato
quando è arrivato Lula, il candidato della sinistra alla
Presidenza del Brasile. Quando è entrato nell'università
è successo un finimondo. Migliaia di giovani lo hanno accolto
con un tuono di applausi e di slogan. Uno slogan soprattutto:
«Presidente, Presidente, viva Lula compagno Presidente».
Si stringe il cuore. Un po' perché non è facile
immaginare nei nostri paesi europei tanto entusiasmo di ragazzini per
un candidato alla presidenza. Un po' perché le parole
«compagno presidente», per chi ha qualche anno sulle
spalle, riportano inevitabilmente al ricordo struggente di Allende e
di quei tempi ruggenti e poi sanguinosi per lmerica Latina.
L´ATTACCO
DI CHOMSKY
L'unico che in popolarità ha superato Lula è
stato Noam Chomsky. Lui è l'idolo assoluto di questo
movimento. È arrivato giovedì sera alla Puc perché
doveva tenere una conferenza sulla guerra in un'aula molto grande,
che contiene tre o quattromila persone. Davanti all'aula c'era un
pandemonio. Chomsky non poteva entrare perché decine di
migliaia di persone spingevano e bloccavano tutto. Gli organizzatori
hanno dovuto in gran fretta cambiare i piani, montare maxischermi in
altre tre aule (altrettanto grandi) e siccome non bastava anche in
tutti i corridoi della Puc. La conferenza è iniziata con più
di un'ora di ritardo. Chomsky - da statunitense - ha dato il via
all'attacco di Porto Alegre contro gli Stati uniti. Ha detto che gli
Usa hanno usato l'11 settembre per rafforzare il proprio potere
opprimente sul mondo, e ha riproposto la sua analisi sul terrorismo
di stato americano, che secondo Chomsky ha avuto l'apice ai tempi di
Reagan e resta uno dei punti forti della politica estera degli Stati
Uniti.
L`ECOLOGIA
DI SHIVA E SACHS
Sicuramente «l'attacco all'America» è
una chiave di lettura di tutto il Forum. Ieri, ad esempio, è
stato ripreso nella conferenza dedicata al tema dello sviluppo
sostenibile. Qui hanno parlato due dei leader più importanti
(e dei cervelli più licidi) del movimento no-global. E cioè
Vandana Shiva, studiosa, dirigente dei movimenti sociali e
femministi, indiana, ormai famosissima, e Wolfgang Sachs, il capo di
Greenpeace tedesca e uno dei maggiori leader verdi del mondo. Shiva e
Sachs hanno tenuto due discorsi molti simili. Che si possono
riassumere così: le capacità di produzione
dell'umanità, oggi, superano le capacità della
biosfera. Dunque l'ecologia diventa un nodo centrale della politica e
della filosofia. L'ecologia non è la difesa delle piante o
degli animali rari: è una teoria che dice che lo spazio e la
ricchezza ambientale devono essere divisi in parti eguali tra tutti
gli uomini. Ognuno di noi ha gli stessi diritti su acqua, cibo,
ambiente. Perché acqua, cibo, ambiente sono diritti naturali,
non a disposizione degli Stati ma che gli Stati hanno il dovere di
fare rispettare. In sostanza l'ecologia è la base del nuovo
egualitarismo. Il principale nemico di questa politica ecologica sono
gli Stati Uniti d'America. Paese che a torto viene considerato la
patria della libertà, mentre invece è un paese che
tende a ridurre la libertà della stragrande maggioranza degli
uomini per aumentare quella di una piccola minoranza. Ma non esiste
la libertà per pochi e non esiste la democrazia per pochi.
Liberta e democrazia sono uniche e indivisibili. Sachs poi ha detto
che per portare a termine questa politica ecologico-sociale non
abbiamo molto tempo a disposizione: 50 anni. Poi, se non ci saremo
riusciti, sarà il disastro per l'umanità.
GUERRA
AL PIL
Altro tema forte del Forum è la guerra al Pil. I
no-global sostengono che il Pil è l'arma letale della
globalizzazione capitalista. Perché pone l'aumento della
produzione al centro di tutto. Come unico misuratore del benessere di
un popolo o del pianeta intero. E quindi come bussola per ogni
politica.
E´una bussola classista, razzista, sessista e
altro. Ieri Roberto Brambilla, della rete Lilliput, ha spiegato la
proposta di sostituire il Pil con un nuovo indicatore che si chiama
DoS («Dashboard of Sustainability», cioè cruscotto
della sostenibilità). Si basa sul calcolo di indici come la
capacità di distribuzione del reddito, la sanità, i
servizi sociali, l'emissione di gas tossici, la difesa delle foreste
eccetera. Brambilla dice che la ricchezza di ogni paese si può
tradurre in «ettari produttivi a disposizione». Il
livello di vita italiano oggi chiede 4,5 ettari produttivi a testa,
mentre in Italia ce ne sono solo 1,5 a testa. Dove andiamo a prendere
gli altri? In Africa e in Asia: e cioè ogni cittadino italiano
(in media) ruba 3 ettari di terra ad almeno due africani o asiatici,
lasciandoli senza terra. Chiaro che questo livello di vita non è
sostenibile e va modificato.
RICATTO
ALL`AFRICA
I rappresentanti dei paesi africani, alla conferenza
sulla sanità, hanno spiegato perché non è
possibile un'azione di disobbedienza contro i brevetti per le
medicine (che impongono prezzi altissimi su tutti i farmaci, a
beneficio delle multinazionali). Se un paese africano decidesse di
non pagare il costo dei brevetti e di produrre da solo le medicine
(cosa tecnicamente possibile), la Banca Mondiale e l'Fmi gli
taglierebbero immediatamente tutti i finanziamenti condannandolo a
morte. Chi comanda nella Banca mondiale e nell'Fmi? Il peso dei voti
è proporzionale ai soldi che ogni paese possiede. Il 50 per
cento delle azioni sono in mano ai sette paesi più ricchi del
mondo (quelli del G8 tranne il Canada).
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