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Da Porto Alegre il movimento condanna il terrorismo e annuncia un Forum europeo in Italia |
Porto Alegre - Nella
penultima giornata del suo gigantesco raduno a Porto Alegre il
movimento ha deciso uno strappo: ha condannato nettamente il
terrorismo. Senza ambiguità, senza riserve. Ha condannato
tutti i terrorismi, anche quello contro il "nemico"
americano. Lo ha fatto all'unanimità, cioè è
riuscito a trovare un pronunciamento comune di tutte le sue anime,
comprese quelle più recalcitranti, in particolare i
rappresentati del Medioriente e dell'Asia. E' una presa di posizione
molto importante, un po' una pietra miliare, perché la
questione del terrorismo non era all'ordine del giorno del meeting di
Porto Alegre e dunque la decisione di affrontare un tema così
difficile, rischiando anche delle rotture fra i vari tronconi dei
no-global, è la prova che da Porto Alegre esce un movimento
molto più forte di qualche mese fa. Che non ha paura di
affrontare le questioni spinose e che ormai sa darsi una identità
politica netta, riconoscibile: aperta e pluraslista su molti temi,
sui valori, sulle motivazioni, ma compatta nelle scelte generali.
Alla vigilia di Porto Alegre il movimento aveva deciso di tracciare
due grandi discriminati: contro il liberismo e contro la guerra.
Lunedì ne ha aggiunta una terza, decisiva: contro il
terrorismo. E così ha reso molto più forte il suo
profilo di movimento "sociale" che è sempre più
anche un soggetto "politico", cioè é pronto a
giocare un ruolo a tutto campo nella battaglia politica sul piano
internazionale e delle singole nazioni. La decisione di scrivere la
condanna del terrorismo nel documento che praticamente conclude Porto
Alegre, e che è stato approvato lunedì in una
"oceanica" assemblea plenaria all'Anfiteatro, nel pieno
centro della città, è arrivata alla fine di un percorso
tortuoso. Domenica sera la delegazione brasiliana si è
presentata alla riunione finale della commissione per la stesura del
documento, proponendo una frase di netta condanna per l'attacco alle
Torri di New York. Si è aperto uno scontro con la componente
più radicale dei no-global, in particolare i mediorientali, i
pachistani e altri, che trovavano il documento sbilanciato e
chiedevano che invece del terrorismo si condannassero gli americani e
la loro politica imperialista. Su questo versante le riserve venivano
dai francesi, che sono i più tiepidi nella condanna della
guerra. Alla fine ha prevalso una mediazione italiana, appoggiata dai
brasiliani. E cioè si è deciso che insieme alla
condanna del terrorismo venisse messa nel documento la condanna per
la guerra e anche per le azioni di terrorismo di Stato. Il movimento
nato a Seattle ieri ha preso un sentiero che conduce verso la scelta
definitiva della non-violenza. Scelta che nella società
moderna ancora non ha compiuto nessun partito e nessuna
organizzazione di massa.
Frei Betto
Lunedì
è stata l'ultima giornata di dibattito. Martedì ci sarà
la manifestazione di chiusura e poi appuntamento ai prossimi mesi per
decine di forum già convocati in tutti i continenti. Quello
Europeo con ogni probabilità si svolgerà a Firenze, in
autunno. Prima ce ne sarà uno in Palestina, a primavera, e uno
in giugno sulla fame nel mondo. Poi nel 2003 di nuovo il Forum
mondiale a Porto Alegre. Lunedì hanno parlato molti dei
"maestri" riconosciuti del movimento. Frei Betto, padre
nobile del movimento brasiliano, ha tenuto una conferenza sui
problemi della scuola e una sui nuovi valori della sinistra. Ha detto
che una persona è una persona, cioè può fare un
progetto di vita (professionale, sentimentale, affettiva, politica)
solo se percepisce il tempo come Storia. Altrimenti ogni difficoltà
sarà vissuta come un fallimento. Perché ciò
avvenga la scuola ha un compito fondamentale, mentre la televisione -
che è intrattenimento e non cultura - tira in direzione
opposta: rende merce, ci "spianta" dalla Storia per
metterci sul mercato. Purtroppo la scuola assomiglia sempre di più
alla televisione. A Frei Betto hanno chiesto di elencare in poche
parole i "simboli" che lui vorrebbe indicare alla nuova
generazione. Ha sorriso, poi ha detto: molto Che Guevara, molta Santa
Teresa d'Avila e un po' di Rosa Luxemburg..."
I brasiliani contro
Berlusconi
All'università - sede centrale del Forum -
si svolgono centinaia di manifestazioni di protesta. Cortei,
assemblee, sit-in. Lunedì ne è stato convocato uno
contro Berlusconi. Curiosità: non dagli italiani, che anzi non
ne sapevano niente, ma dai brasiliani. Sarà un complotto?
Bertinotti
All'anfiteatro,
prima dell'assemblea conclusiva, c'è stata una conferenza sul
socialismo. Oratore ufficiale Bertinotti, che è l'unico leader
di partito ammesso al Forum. Bertinotti ha tenuto in discorso quasi
"precongressuale" (il congresso di Rifondazione è
alle porte) che può essere riassunto in tre punti. Primo: il
movimento operaio è stato sconfitto nel '900, e bisogna
partire da qui. E' stato sconfitto dal capitalismo, ma soprattutto
dai suoi errori. L'errore più grande - tragico - è
stato quello di trasformare una grande idea di liberazione, come il
comunismo, in un drammatico e vastissimo fenomeno di oppressione
statale. Secondo: il capitalismo ha fallito il suo obiettivo, cioè
ha mancato la grande promessa, che era quella di portare benessere
per tutti (più ai ricchi che ai poveri, ma per tutti). E ora
si trova in crisi profonda, stretto tra difficoltà
dell'economia, incompatibilità con l'ambiente, e spaventoso
allargamento delle povertà e della fame. Terzo: questo rende
di nuovo attuale la battaglia per il socialismo, anche perché
si sta avverando una delle profezie di Marx, e cioè che lo
scontro inevitabile tra le classi rischia di distruggere tutte e due
le classi in lotta. Bertinotti ha detto che bisogna ridisegnare il
volto del socialismo. Innanzitutto recuperando alcuni grandi valori,
e ne ha indicato uno a sorpresa: la fraternità. E ha detto che
non c'è più spazio, in nessun luogo, per i
partiti-avanguardia che stanno fuori dai movimenti e pretendono di
guidarli, e che non c'è possibilità di realizzare il
socialismo in un paese solo: il socialismo del futuro è
globale.
Wallernstein contro il potere
buono
Ormai Immanuel Wallernstein ha quasi settant'anni, ma
nel '68 - quarantenne - fu uno dei leader del movimento nella
Columbia university di New York. Ieri ha parlato in una sala
affollatissima, contestando lo slogan di questo Forum, e cioè
"un altro mondo è possibile". Wallernstein ha detto
che certamente "è possibile", ma dobbiamo dimostrare
che sia "migliore". La sinistra ha sempre avuto il
complesso del potere. Cioè la convinzione che la politica
fosse semplicemente lotta tra schieramenti opposti per conquistare il
potere: se lo prende la destra è un disastro, se lo prende la
sinistra un paradiso. Wallernstein ha spiegato che non è così:
è il potere che va criticato, che va cambiato, che va reso
inoffensivo. Solo così si è può costruire un
mondo diverso e migliore.
Ramonet: la verità è
rivoluzionaria
Ignacio Ramonet, uno dei fondatori di Attac in
Francia, ha ripreso Gramsci e ha detto che la verità è
rivoluzionaria. Però ha detto che l'attuale sistema
dell'informazione non dà la verità, anzi serve solo a
trasformarla in bugia. La globalizzazione ha portato a un aumento
delle testate ma a una diminuzione del numero dei proprietari delle
testate. In America 5 consorzi controllano tutte le Tv (in Italia,
più o meno, uno solo). E la globalizzazione ha portato anche a
una semplificazione e a una spettacolarizzazione di giornali e Tv. Il
risultato è la disinformazione. Ramonet dice che bisogna
tornare alla controinformazione.
Torta in faccia
Non manca
mai la torta in faccia. E' toccata a una ministra francese,
gliel'hanno tirata, nell'atrio dell'Università, i giovani che
venivano dal campeggio per tenere la loro assemblea conclusiva. Lei
ha riso, è andata in bagno a lavarsi ed è tornata
nell'atrio. I giovani avevano un'altra torta. Le hanno tirato anche
quella. Lei, alla fine, si è un po' innervosita.
Susan
George: "Il vero obiettivo è la Tobin Tax"
Walden
Bello: "Cominciamo con l'abolire la Banca Mondiale"
interviste di [i]Giancarlo Summa
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