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Susan George: «Lobiettivo non è questo. Pensiamo alla Tobin Tax» |
«Non siamo contro la
globalizzazione, ma vogliamo che le regole siano le nostre e non
quelle dellestablishment mondiale». Susan George replica
così al «caro amico» Walden Bello. Nata negli
Stati Uniti, da molti anni residente a Parigi, George è
vicepresidente della sezione francese di Attac, lorganizzazione
che si batte per ladozione della Tobin Tax, e direttrice
associata del Transnational Institute di Amsterdam. I suoi libri sul
debito estero e sulle storture del sistema finanziario internazionale
sono tradotti in tutto il mondo.
La moltiplicazione dei blocchi
regionali può essere la giusta risposta alla globalizzazione?
«Su questo non sono daccordo con Walden. Lui
difende le istituzioni regionali contro lo strapotere delle
organizzazioni globali, ma vorrei ricordargli che le condizioni del
Nafta (laccordo di libero commercio tra Stati Uniti, Canada e
Messico, ndr) sono peggiori di quelle della Wto. Non ha senso
definirsi contro la globalizzazione: noi, mi riferisco alle migliaia
di organizzazioni che sono qui al Forum, siamo internazionalisti, a
favore della democrazia e della solidarietà. LFmi e le
altre istituzioni possono avere un ruolo da svolgere. Delle regole
devono esserci, ma devono essere utili a tutti, e non solo alle
imprese transnazionali, al capitale finanziario, e ai governi che
lavorano per quegli interessi. Loro stanno cercando di portarci via
le conquiste degli ultimi cento anni, affidando al mercato
leducazione, la salute, i servizi pubblici. Dobbiamo resistere
o ci faranno tornare al XIX secolo».
Molte parti del Sud del mondo
sono ancora ferme al Medioevo.
«Purtroppo si, e la
situazione si sta aggravando. Lestablishment mondiale non sta
facendo nulla: sono frivoli, se non criminali, e le imprese si
preoccupano solo dei loro utili immediati. Lossessione dellFmi
e degli economisti neoliberali è appena quella di tener bassa
linflazione. Questo da solo non serve a nulla: lArgentina
era in deflazione, e il costo del denaro era arrivato al 30% lanno
a causa dellelevatissimo rischio-paese, e abbiamo visto come è
finita. Ma si illudono quelli che pensano che ci siano limiti
allavidità dei signori della terra, o che la visione
delle sofferenze di milioni di persone sia, di per sé, capace
di cambiare qualcosa. Invece, bisogna organizzarsi e porsi degli
obbiettivi concreti. Innanzi tutto la cancellazione del debito estero
e ladozione di tassazioni internazionali, come la Tobin Tax o
un imposta sulle fusioni delle imprese transnazionali, con cui
finanziare i programmi di sradicamento della miseria,
dellanalfabetismo, e così via».
LOnu calcola che con 80
miliardi di dollari lanno sarebbe possibile eliminare la
miseria assoluta nel pianeta in dieci anni.
«È
così, ma le priorità oggi sono altre. Dal 1980 al 2000,
per fare un esempio, il Brasile ha pagato 587 miliardi di dollari di
interessi e ammortamento del suo debito estero, che alla fine di quel
periodo si era moltiplicato per quattro. I paesi del Terzo Mondo sono
esportatori di capitali verso i paesi ricchi: qualcosa tra i 250 e i
300 miliardi di dollari lanno. Lunica soluzione, ripeto,
è la cancellazione del debito, e non solo quello di piccoli
paesi africani in situazione disperata».
Il Forum può aiutare a
raggiungere questi obbiettivi?
«È stato un grande
successo. É importante ritrovarsi in tanti, scambiarsi idee,
progetti, entusiasmo: la maggior parte dellanno non è
affatto così eccitante, spesso ci si sente soli. La destra
neoliberista, per usare lespressione di Gramsci, negli ultimi
ventanni ha saputo costruire unegemonia culturale intorno
alle sue idee. Per sconfiggerli dobbiamo ripartire da qui».
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