Il 31
dicembre del 2004 fu pronunciato uno dei discorsi più
corti della storia. Alla mezzanotte, quando le informazioni
confermarono il trionfo del Fronte Ampio nelle elezioni
uruguaiane, il dottor Tabaré Vázquez, di
professione oncologo, militante del Partito socialista e nuovo
presidente eletto, uscì sul balcone dell'hotel Presidente,
dove aveva installato il suo quartier generale, di fronte alla
piazza dell'Entrevero, e lì, mentre Mercedes Sosa cantava
"Todo cambia" e Alfredo Zitarrosa profetizzava "Tierra
purpurea, mañana/será de los orientales",
aggiungendosi all'euforia della gente che lo acclamava, cominciò
questa arringa: Festeggiate uruguaiani, festeggiate che
questo trionfo è vostro!.
Fuochi
artificiali, trombette e tamburi che non fecero dormire nessuno:
bandiere rosse, azzurre e bianche - non quella ufficiale
dell'Uruguay, ma quella che inalberò José Gervasio
Arigas, "Il protettore del popolo libero", durante la
lotta d'indipendenza nel secolo XIX- parlarono del contenuto
popolare della giornata.
Lo
humor rioplatense ha fatto il resto. Un mese dopo che Tabaré
Vázquez fece il suo discorso usando parole nuove, assieme
ai murales dove c'è scritto "Y ya lo ve, el
presidente es Tabaré" (Già lo vedo, il
presidente è Tabaré) nella aveneida 18 di luglio,
la strada principale che attraversa Montevideo, a fianco dei
cartelli turistici che offrono le vacanze a Punta del Este e
altre spiagge con la scritta Estate, uruguaiani, estate!,
i commercianti del centro della città hanno collocato
cartelli con la dicitura: Spendete, uruguaiani, spendete!.
L'Uruguay
vive la sua festa. Il bipartitismo di fatto, durante 170 anni, si
è diviso il potere, il governo e il denaro fra Colorati e
Bianchi (centrodestra e la destra spettrale, secondo le
rispettive ideologie). I Colorati si sono identificati con lo
sviluppo industriale mentre i Bianchi si sono aggrappati al
latifondo contadino. Però oggi questi gruppi di potere
politico sono diventati anacronistici, visto che i tempi sono
cambiati, che il mondo si è trasformato anche grazie alle
lotte popolari. Questa alternanza politica per la prima volta si
è rotta.
Arriva
l'ora del popolo, e lo fa con il ventaglio di forze che
compongono il Fronte Ampio. Fronte che si avvale dell'apporto del
partito socialista, comunista, democrazia cristiana, partito per
la vittoria del popolo e i raggruppamenti assemblea uruguaiana,
sinistra aperta, Cabildo 2000, altre minori e il movimento di
partecipazione popolare - maggioritario dentro il Fronte - legato
al movimento di liberazione nazionale Tupamaros.
La
gente della strada celebra il successo della lotta di sempre e
specialmente di quella sviluppata in vari decenni contro
l'oppressione e il saccheggio economico dell'oligarchia
latifondista, la superbia imperiale degli Stati Uniti e il
sanguinario comportamento della dittatura militare. Oggi,
apparentemente tutto questo è alle spalle. Il governo di
Tabaré Vázquez cercherà di armonizzare
l'economia e la nuova politica sociale, La maggioranza della
gente aspetta ansiosa. Vengono sviluppate visioni regionali -
dentro inevitabili contraddizioni e sfumature - da parte dei
governi di Venezuela, Brasile, Argentina e in alcuna misura Cile
e con la lotta contadina e operaia di Boliva e Ecuador. E' il
complesso dei Paesi che cercano lo sviluppo attraverso una strada
propria, fuori dalla linea unica decretata dal neoliberalismo per
l'America Latina.
E'
da molto tempo che la "Svizzera d'America " ha smesso
di esserlo. Il crollo del modello neoliberale, la crescita della
povertà, gli elevati indici di disoccupazione, la mancanza
di attenzione alla maggioranza della gente e alle sue necessità
fondamentali - come la salute e l'istruzione - ricordano che
anche l'Uruguay fa parte del subcontinente. Parallelamente queste
carenze sono state accompagnate dall'arricchimento illecito della
cosiddetta classe politica e da un pugno di impresari. Abitato
tra tre milioni di abitanti - metà a Montevideo e metà
nell'interno - dei quali 900 mila sono poveri e 650 mila sono
disoccupati o tengono un lavoro precario, il Paese ha un debito
estero di 13mila400 milioni di dollari, più del prodotto
interno lordo. L'Uruguay presenta una economia piccola,
vulnerabile e dipendente. Migliorarla è un compito del
governo; raggiungere una redistribuzione della ricchezza più
giusta ora che al potere è giunto il Fronte Ampio.
Esiste
anche un debito storico che va onorato; la giustizia che
reclamano le vittime della dittatura militare che torturò,
assassinò e fece sparire i militanti di sinistra e
progressisti tra il 1973 e l'84. La cosiddetta legge di caducità
- simile a quella argentina - ha assicurato l'impunità
degli autori di questi delitti. Combattuta dalla maggioranza
della popolazione, tuttavia, l'ingiustizia sociale è
rimasta tale e quale in questo Paese che così poco
assomiglia alla Svizzera. Fondato nel 1971, con il consenso delle
forze che sostenevano lo scomparso generale democratico Liber
Seregni, il Fronte Ampio è passato alla clandestinità
dopo il golpe militare del 1973. Organizzò comitati
politici in trenta Paesi, insieme alla gente resistette dentro e
fuori dell'Uruguay. Ora è giunto al potere. Da oggi e per
cinque anni sarà al governo. Oltre al potere esecutivo
conta una maggioranza parlmentare; 17 senatori su 31 e 52
deputati su 99. Con questa forza, però soprattutto con
l'aiuto del popolo che lo sostenta, deve trasformare la faccia
della realtà uruguaiana.
Montevideo.
Il socialista Tabaré Vázquez ha dichiarato ieri in
Parlamento fedeltà alla Costituzione come nuovo presidente
dell'Uruguay. Vázquez, che succede al "colorado"
Jorge Batlle, resterà in carica fino al 2010. Avrà
come vice Rodolfo Nin Noboa. Rappresentanti di centrotrenta Paesi
erano presenti alla cerimonia. Un avvenimento storico: la prima
volta della sinistra al potere. Una sinistra riunita in una
coalizione che più eterogenea non avrebbe potuto essere.
Ne fanno parte comunisti, socialisti, socialdemocratici ed ex
leader guerriglieri tupamaros: tutti pronti a dare prova di
pragmatismo e di moderazione nel risolvere i problemi del Paese,
prima di tutto quello della povertà. Una platea quindi
delle grandi occasioni per questa "tomas de posesion"
del nuovo presidente. I primi arrivi sono iniziati domenica con i
principi delle Asturie, Felipe e Letizia; poi è stata la
volta del principe Eduardo, terzogenito della regina Elisabetta
II d'Inghilterra. E via via gran parte dei presidenti
latino-americani, tranne illustri eccezioni come quelle del
presidente messicano Vicente Fox, del colombiano Alvaro Uribe,
dell'equadoriano Lucio Gutierrez e del cubano Fidel Castro. Il
"lider maximo" ha dichiarato forfait all'ultimo momento
per problemi a un ginocchio.
La
maggioranza degli analisti prevede cambi moderati. Anche se c'è
un settore del Fronte Ampio che vuole misure radicali ma senza
dubbio è minoritario e non sembra che possa essere in
grado di condizionare la linea politica del governo. Il polo
delle forze dei settori progressisti uruguaiani non ha ancora
raggiunto la maturità sociale necessaria per portare
avanti modificazioni profonde della società. Il dibattito
dentro il Fronte Ampio, e che in qualche misura coinvolgerà
tutto il politicizzato popolo uruguaiano, gira intorno alla
domanda se il governo di centrosinistra deve avere un contenuto
anticapitalista e come finalità quella di rivoluzionare la
società oppure limitarsi a migliorare il capitalismo. Le
prime dichiarazioni di Tabaré Vázquez, hanno
sottolineato che l'Uruguay pagherà il suo debito estero e
rispetterà gli impegni già presi. Il presidente
analizzerà molto attentamente i suoi obblighi verso
il futuro portando avanti una proposta di civiltà
responsabile. Allo stesso tempo il presidente si è
staccato dalla linea "politically-correct" del suo
predecessore e lo ha fatto con una frase: Il neoliberismo
sta al capitalismo come un hamburger a un buon asado: sembra
simile, in realtàè molto peggiore.
Il
guerrigliero Allo stesso modo il vecchio guerrigliero
Tupamaro José Mujica, senatore del Fronte Ampio, il
politico più popolare dell'Uruguay, parla di un
capitalismo serio, moderato, senza sfruttamento selvaggio e di
rapina senza controllo di "quelli di sopra", che
funzioni con i borghesi sensibili ai problemi delle masse
popolari. E aggiunge: No, no, no, io non riposerò.
Io dormo in piedi. Mi sono fatto un mucchio di anni di prigione e
quando uscii dal carcere dopo due ore ero già un militante
politico, come ora. Non so che cosa accadrà. Se verrà
un vento impetuoso. Io so che è molto più facile
sognare che poter costruire. E sicuramente nel nostro futuro ci
saranno momenti di frustrazione. Però non tradirò
il mio popolo. Il poco o tanto che mi rimane lo darò al
mio Paese. Quando non ne potrò più, morirò o
mi sdraierò sotto un albero. Sono un vecchio antiquato:
non permetterò ai travestiti di piagnucolare accanto a me.
I poveri chiedono poco, però chiedono. La cosa più
importante è il cibo per i bambini che hanno l'anemia. E'
questo è da fare subito perché dopo ci costerà
di più.
Altro
"storico" dei Tupamaros, Eleuterio Fernandez Huidobro
sottolinea. A tutto si può rinunciare meno che alla
vittoria e denuncia che gli Stati Uniti muovono i pedoni
sulla scacchiera e pretendono di condizionare la concessione dei
crediti internazionali e le relazioni commerciali con il governo
eletto, mentre non vogliono che si tocchi l'impunità dei
militari delinquenti. La designazione del tecnocrate Danilo
Astori al dicastero dell'Economia - che a sua volta si è
affrettato a nominare l'imprenditore Jorge Lepra a capo del
ministero dell'Industria Miniere ed Energia - ha generato
"tranquillità nei mercati" e insoddisfazione nei
settori più sinistrorsi.
La
strada di Lula La prospettiva del nuovo governo sembra
seguire la strada del Brasile di Lula e dell'Argentina di
Kirchner. Non adotterà misure radicali, ma cercherà
di ridurre la miseria di tanti, combattere la disoccupazione e
livellare gli ingiusti squilibri sociali.
La
politica militare è ora più chiara. Le forze armate
manterranno i loro tradizionali compiti di difesa, nei casi di
minaccia esterna. Fuori dallo schema della dottrina di
sicurezza imposta dagli Stati Uniti all'America Latina negli
ultimi decenni, secondo la quale gli eserciti devono garantire
l'ordine interno, combattere il terrorismo e le proteste popolari
ecc. Tutto cioè servito per avallare le dittature
militari. Due grandi sfide, dunque, aspettano il Fronte: la guida
dell'economia davanti alle ingiustizie sociali di oggi e una
decisione sugli assassini in uniforme
In
entrambi i casi deve contare sull'effetto Kirchner. Senza
arrivare ancora alla piena giustizia, la Corte Suprema ha
dichiarato la nullità assoluta della legge sull'obbedienza
dovuta, in contrasto con la destra locale. L'Argentina è
riuscita a progredire sulla strada della ricerca della giustizia
per le vittime della criminalità militare e addirittura ha
mostrato al resto dei Paesi dell'America Latina che il debito
estero impagabile può essere negoziato in condizioni meno
selvagge e, con alti e bassi nei confronti dei creditori, ha
raggiunto uno sconto del 60% sul debito totale.
Il
rafforzarsi dell'integrazione regionale, definito come
prioritario da parte delle nuove autorità inserirà
maggiormente l'Uruguay nel Mercosur e rafforzerà la difesa
delle risorse latinoamericane.
Cuba
Il primo atto internazionale sarà il riallacciamento
dei rapporti diplomatici con Cuba: così la lotta contro il
maltrattamento e il saccheggio del subcontinente, per guadagnare
autodeterminazione nei confronti degli Usa, potrà contare
su un nuovo alleato.
La
destra, sicuramente, cercherà di riprendersi il potere. I
latifondisti, industriali, militari, gruppi di interessi
cospireranno per delegittimare il Fronte. Chissà se
useranno i media per lanciare campagne di disinformazione contro
il governo, come è successo in Venezuela. Queste forze,
chiaramente, potranno contare sull'appoggio degli Usa, menemisti,
neoliberali e gorilla del Conosur, che faranno fronte
comune. Queste sfide bene in vista non sono sole. Altre ce ne
saranno provenienti dalle viscere del Paese sottomesso. I
rapporti tra le grandi aspettative e i progressi moderati saranno
sempre conflittuali. Basta vedere come Lula fu applaudito a Davos
(Forum economico mondiale) il passato 28 gennaio, quando parlò
di una globalizzazione giusta e di raddoppiare gli sforzi per
combattere la povertà. E come il giorno prima fosse stato
fischiato e attaccato con domande polemiche al Foro Sociale di
Porto Alegre da parte di brasiliani furibondi che lo hanno
chiamato traditore, repressore, Lula-Bush e cose peggiori. Tale è
la sfida per il nuovo governo di centrosinistra.
Tale
è l'appassionante avventura sociale che vivranno gli
uruguaiani. Dalla sensibilità, saggezza e decisione con la
quale si muoverà il Fronte Ampio dipenderà se
vivremo nuove frustrazioni o se il Paese sarà capace di
conservare la festa della gente e convertirsi in una vera
occasione di potere popolare e genuina democrazia.
L'Uruguay,
che nell'antica lingua guaranì significa "il Paese
degli uccelli colorati" può ingrandirsi e
moltiplicarsi nell'allegria e nella speranza. Arriveranno, senza
dubbio, venti turbolenti, come sa già Mujica. Il presente
è degli uccelli, però conviene sapere che sarà
necessario coraggio ed esperienza per eludere le trappole dei
cacciatori e la ferocia dei suoi mastini. Si vedrà. Oggi
Uruguay festeggia. Siamo tutti invitati.
Rolo
Diez IL SECOLO XIX 01/03/2005 / 02/03/2005
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