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Dicono così: falce e martello uguale svastica

Il Vicepresidente della Commissione europea, Franco Frattini, ha risposto positivamente alla richiesta avanzata da alcuni europarlamentari (ungheresi, lituani, polacchi e di altri paesi dell'Est) di equiparare la svastica alla falce e martello, e di proibire l'uso pubblico di questi due simboli. Lo ha fatto, per la verità, scrivendo una lettera dalla quale traspare una certa prudenza, e qualche imbarazzo. Frattini non usa quasi mai l'espressione "falce e martello" e la sostituisce con i termini "comunismo staliniano" o "bolscevismo". Però la proposta dei parlamentari europei (appartenenti al partito popolare, cioè allo stesso partito di Frattini) riguarda la falce e martello. Frattini, per motivare il suo interesse verso la proposta di equiparazione, cita Annah Arendt e la sua feroce denuncia dello stalinismo, e poi descrive il nazismo e il comunismo come due movimenti politici simili. Dice: "Avevano entrambi deciso di escludere ogni possibile appartenenza ai loro movimenti di morte, la razza (gli ebrei) o la classe (i borghesi), programmandone lo sterminio".

Bisogna dire, senza perdere la calma, alcune cose. La prima è questa: Il nazismo e il comunismo non furono due fenomeni simili, anzi furono due fenomeni opposti. E opposti non vuol dire speculari, vuol dire nemici. Il nazismo è stato una degenerazione omicida del capitalismo e delle forme più reazionarie di liberalismo, è nato per combattere il comunismo che aveva vinto in Russia e stava crescendo in tutta Europa, per opporsi alle idee egualitarie e ai principi della solidarietà, della fratellanza e - soprattutto - internazionalismo. Non aveva scopi di rinnovamento della società. Voleva la conservazione, difendeva la nazione, i piccoli interessi di patria e per questa via arrivò all'aberrazione del razzismo. Rafforzò i concetti di patria e nazione e classe, introducendo l'idea demenziale di razza, e decise non solo la persecuzione ma anche lo sterminio delle persone di origine ebraica, dei nomadi, e poi anche degli omosessuali e delle persone handicappate. Fu il rovesciamento di tutte le idee e di tutti valori del cristianesimo, dell'illuminismo e del pensiero socialista. E la sostituzione di queste idee con l'aspirazione al dominio, alla supremazia e alla capacità di imporre morte e schiavitù. Portò l'umanità dentro una tragicissima crisi di civiltà, che arrivò a un passo dal trionfo della barbarie e dalla cancellazione della storia dell'Occidente.

Il comunismo invece è nato dal pensiero di alcuni grandi filosofi, economisti e storici - tra i più geniali e apprezzati dell'ottocento e del novecento - si è costruito sull'esperienza di massa del movimento socialista, sulla lotta coraggiosa di milioni di persone, ha vissuto sulla speranza (o il progetto, o l'utopia, o l'illusione) di costruire l'uguaglianza sociale tra gli esseri umani, abolendo le barriere di classe, di nazione, di etnia. Ha radunato le menti migliori del pensiero politico occidentale, e anche dell'Asia e dell'Africa, ha influito, in moltissime forme, nel rapido e sconvolgente progresso sociale e democratico di moltissimi paesi. Si è espresso in forme diverse, ha dato vita a partiti di vario genere e assai diversi gli uni dagli altri. In Russia e nell'Europa dell'Est - e poi in altri paesi dell'Asia e dell'America latina - è andato al potere ed ha subito una tragica involuzione, che lo ha portato a costruire dittature talvolta orrendamente feroci (come quella staliniana o quella cambogiana e in lunghe fasi storiche quella cinese) che sicuramente meritano la condanna severa della storia, così come la meritano tutti i regimi dittatoriali che nell'ultimo secolo hanno devastato la vita di intere popolazioni in ogni parte del mondo povero e del mondo sviluppato.

Ritenere che la condanna del comunismo al potere, in quanto dittatura, comporti la sua equiparazione al fascismo e al nazismo, è una semplice operazione propagandistica, che non ha niente a che fare con il giudizio storico e con la serietà dell'analisi politica.

La falce e martello è simbolo esclusivamente del comunismo al potere e della dittatura? Naturalmente no. E' il simbolo che per molti decenni ha rappresentato il movimento operaio, le lotte dei lavoratori, la liberazione dall'oppressione e dallo sfruttamento. E' stata la bandiera del movimento socialdemocratico e di quello comunista, ha radunato attorno a se milioni di persone nelle piazze di tutto il mondo, ha accompagnato la costruzione della democrazia in Europa, dello stato sociale, dell'impianto della libertà e dei diritti. La falce e martello è nel Dna del nostro continente ed è stata uno degli elementi di modernità e di progresso in tutto ultimo secolo. Cancellarlo, o proibirlo, o - peggio ancora - assimilarlo all'orrore della svastica e dell'olocausto, è come tagliare con l'accetta alcune delle radici fondamentali dell'Europa.

Cosa c'è allora dietro questa campagna? Solo anticomunismo? Solo superficialità o inadeguatezza culturale? Forse c'è anche l'ansia di fare piazza pulita di tanti decenni di conquiste, e cioè assicurarsi che il movimento operaio sia dichiarato finito e "anti-storico", e che l'unica sinistra credibile sia una sinistra che accetta la subordinazione ai valori e agli interessi della destra e delle borghesie vincenti. Per questo è un'operazione pericolosa, anche se può sembrare solo folclore di gente poco istruita.

Piero Sansonetti  - LIBERAZIONE – 09/02/2005




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