La
stampa italiana, la politica italiana, non usciranno mai dal loro
vizio di fondo: considerare qualunque episodio, o grande fatto,
che avvenga in un luogo qualsiasi del mondo, solo come una
variante della politica interna, un'occasione per polemiche
domestiche, per colpire l'avversario, per guadagnare o perdere
consensi.
La liberazione di Giuliana Sgrena e l'uccisione
di Nicola Calipari non hanno fatto eccezione. Giuliana, un paio
d'ore dopo il suo arrivo a Roma, era già sotto accusa. Un
giornale a diffusione nazionale, come "Libero",
che è la punta di lancia dello schieramento politico di
centro-destra, ha iniziato una campagna contro di lei come
l'aveva condotta, senza risparmio di mezzi e di denari, contro
Simona Torretta e Simona Pari. Nella prima pagina di "Libero"
di ieri c'è un titolo grandissimo, in testata, con la foto
di Giuliana, e il titolo dice così: "Non si dia più
un euro per riavere gli ostaggi ingrati". Non so se vi
rendete subito conto del significato esatto di questo titolo.
Potrebbe essere tradotto in questo modo: "Il governo doveva
lasciare morire la Sgrena perché lei è comunista".
"Libero" sostiene che una persona che si
rispetti, se qualcuno paga un riscatto per lei - per liberarla -
una volta libera deve fare abiura dei suoi pensieri, della sua
personalità, delle idee che ha, e deve assumere il
pensiero (e gli interessi) di chi ha pagato. Naturalmente dentro
questa polemica c'è molta strumentalità, molto
provincialismo (del tipo del quale parlavamo prima) ma c'è
anche un principio al quale, in realtà, difficilmente la
destra riesce a sfuggire (e spesso noi non ne teniamo conto): la
convinzione, sincera, che la cosa che vale più di tutte,
al mondo, è il denaro, perché il denaro è
l'unica rappresentazione totale delle merci, delle terre, delle
materie prime, del lavoro e del pensiero. Il denaro è lo
strumento di organizzazione e di remunerazione di tutte queste
cose, e dunque tutte le rappresenta e a tutte è superiore.
Pagando il riscatto per Giuliana Sgrena il governo ha comprato
Giuliana.
Per fortuna non è così. E per
fortuna la destra italiana, che riesce spesso a vincere le
elezioni e anche a imporre pezzi fondamentali del suo pensiero e
del suo senso comune (il bigottismo, il gerarchismo, il machismo,
il forcaiolismo, l'egoismo) su alcuni temi resta minoritaria e
perdente. Per esempio su questo tema: la superiorità del
denaro sul pensiero e sullo spirito.
Gli attacchi a
Giuliana però non sono venuti solo da "Libero"
e da destra. Si sono aperte su di lei discussioni sconclusionate
sostenute anche da giornalisti valenti e autorevolissimi. Persino
il principe di tutti i giornalisti, Scalfari, è
intervenuto e ha rimproverato a Giuliana Sgrena alcuni errori
professionali. Quale è stato l'errore di Giuliana? Essere
rimasta troppo tempo nello stesso posto (era stata lei stessa,
peraltro, a riflettere su questa sua ingenuità). Ma cosa
cosa c'entrano le ingenuità coraggiose, come quella di
Giuliana, con gli errori professionali? Credo che abbiamo perso
del tutto il senso e lo scopo della nostra professione. Fare i
giornalisti - mi hanno insegnato da ragazzo, e io ci avevo
creduto - serve a informare, a diffondere notizie, conoscenze,
verità. L'errore professionale è quando si ignora
una notizia importante o se ne da una falsa, o quando si usa in
modo arrogante il proprio potere di informare perseguitando
qualcuno. Non è un errore professionale - sapevo io -
rischiare qualcosa di proprio, forse anche la vita, per scoprire
delle cose ancora segrete e per raccontarle ai propri lettori.
Per esempio - era questo lo scopo di Giuliana - le infamie di
Falluja. Anzi, è segno di grande coraggio, di
intrepidezza, di passione. Sono doti delle quali noi giornalisti
non sempre siamo ricchi. Non so se ne è ricco Scalfari, io
poco. Non so come è abituato lui a comportarsi nei teatri
di guerra. Credo però che dovremmo essere grati a Giuliana
per averci fatto vedere come si fa. Invece di insolentirla,
potremmo dirle: grazie. E' abbastanza facile, non costa niente.
Piero Sansonetti
LIBERAZIONE 10/03/2005
|