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Redazione
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||
Fao: su diritto all'alimentazione e biotecnologie un fragile accordo |
Questi
i due principali ostacoli alla stesura della Dichiarazione del Summit
della Fao superati con un compromesso tra che rappresenta una cauta
apertura all'uso degli Ogm
Il
diritto a mangiare cibi sani, di cui sia accertata la provenienza e
che possano garantire gli adeguati standard nutrizionali.
La
possibilita' di poter scegliere se utilizzare le biotecnologie e, se
si', l'obbligo per i produttori di informare compiutamente i
consumatori.
Sono stati questi i due principali ostacoli alla
stesura della Dichiarazione del World Food Summit della Fao superati
con un compromesso tra le parti che rappresenta una cauta apertura
all'uso degli Ogm.
Due temi che hanno visto la delegazione
italiana, inizialmente guidata dallo stesso presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi e poi dal ministro delle Politiche Agricole e
Forestali Gianni Alemanno, schierata in prima linea e sui quali, solo
nella giornata che ha preceduto il Vertice, e' stato trovato un
accordo.
Un'intesa che ha spinto Alemanno, dopo l'approvazione
finale, a ritenere ''molto positivo che si sia giunti ad una
dichiarazione equilibrata, che rappresenta un buon compromesso fra
posizioni che erano molto diverse''.
Il vertice - ha sottolineato
il ministro - ''ha fatto una prudentissima apertura alle
biotecnologie, subordinandole al principio di precauzione, alla
ricerca scientifica ed al diritto di scelta da parte sia dei
produttori che dei consumatori''.
Una posizione che l'Italia
puo' condividere, in quanto da sempre il suo atteggiamento ufficiale,
in questa fase del mercato e della ricerca, e' quella che ogni Stato
debba scegliere liberamente se utilizzare o no gli Ogm.
In
particolare sono gli Usa, primo produttore ed utilizzatore mondiale,
che spingono per una abolizione di qualsiasi vincolo nell'uso degli
Ogm.
Un obiettivo che e' stato fatto proprio anche dal Canada
e che non viene ostacolato da alcuni dei maggiori 'coltivatori' del
mondo, come la Cina (che e' anche l'ultima arrivata nell'ambito della
Wto) e l'Argentina.
Diversa la posizione del Brasile, il cui
territorio viene utilizzato da alcuni Paesi europei come 'bacino' di
coltura per sementi naturali.
Dall'altra parte l'Italia, che
da questo punto di vista si puo' considerare una sorta di capofila,
puo' contare sull'appoggio dei maggiori Paesi dell'Unione europea, a
cominciare dall'Olanda, dalla Francia e dalla Germania (che hanno
coltivazioni a livello sperimentale), dei Paesi scandinavi nonche' di
numerosi Paesi in via di sviluppo.
Alemanno ha colto l'occasione
del vertice per ribadire la posizione dell'Italia.
''Io credo
- ha detto ricordando la produzione agricola di qualita' del nostro
Paese - che all'Italia non servano. E per la nostra agricoltura credo
che siano una scelta sbagliata sia economicamente che
commercialmente''. I
l compromesso trovato in ambito Fao e'
dunque l'impegno a promuoverne l'uso solo a fronte di scelte
consapevoli ed informate: in pratica sono state fissate una serie di
condizioni per cui ogni singolo Stato o produttore puo' scegliere se
utilizzare gli Ogm o no. Con l'impegno da parte di tutti di
continuare a promuovere la ricerca sul tema.
Altro punto di
contrasto sul quale e' stato necessario giungere ad un compromesso è
stato quello del codice di condotta per il diritto all'alimentazione.
Qui l'Italia si e' presentata, assieme all'India e alla Germania,
schierata sul fronte opposto di Usa e Gran Bretagna.
L'Italia e
buona parte dell'Europa e dei Paesi in via di sviluppo chiedevano che
fosse adottato un codice di condotta volontario per il diritto
all'alimentazione: una serie di indicazioni tali da permettere di
declinare in termini chiari le conseguenze del diritto
all'alimentazione. Una posizione che affonda le sue radici nella
considerazione che la fame nel mondo non e' causata solo dalla
mancanza di cibo, ma anche dalla difficolta' di accesso al cibo, per
ragioni economiche, politiche e di potere.
Alla proposta
italiana si e' contrapposta la resistenza di Usa e Gran Bretagna, che
ritenevano che un vero e proprio codice, definito in termini legali,
potesse portare a contenziosi giudiziari a livello internazionale. Di
qui la necessita' di trovare il secondo compromesso: non più
parlare di codice di condotta, ma limitarsi ad un insieme di
direttive utili allo sviluppo del diritto all'alimentazione.
Direttive che verranno elaborate da un comitato intergovernativo che
opererà in collaborazione con la Fao e che ha a disposizione
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