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MOZIONI
CONCERNENTI IL CONTRIBUTO DELL'ITALIA ALLO SVILUPPO DEI PAESI PIÙ
POVERI |
«La
cancellazione del debito dei Paesi poveri è uno strumento
essenziale nella lotta alla fame»,
ha detto Carlo Azeglio
Ciampi alla apertura lavori del secondo Vertice mondiale della FAO
sull'alimentazione.
La Camera,
premesso che:
in
occasione della firma del protocollo di intesa per la cooperazione
nel settore agricolo ed agro-industriale tra la Fao e il Governo
italiano, il 29 gennaio 2002, il Presidente del Consiglio dei
ministri e Ministro degli affari esteri ad interim, onorevole
Silvio Berlusconi, ha dichiarato che al prossimo G8, che si terrà
in Canada, chiederà di portare l'aiuto per lo sviluppo dei
Paesi più poveri dallo 0,7 all'1 per cento del prodotto
interno lordo;
l'Italia, quale membro del G8, dell'Unione europea
e dell'Ocse, dall'adozione degli indirizzi del Cipe del 1995 ispira
le proprie attività di cooperazione al perseguimento degli
obiettivi di sviluppo consolidati nel documento Ocse del 1996,
finalizzati principalmente alla lotta contro la povertà nei
Paesi in via di sviluppo (PVS);
nel settembre del 2000
l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la
«Dichiarazione del millennio», in cui vengono definiti
gli obiettivi internazionali di sviluppo che bisogna perseguire;
l'obiettivo centrale rimane quello di ridurre del 50 per cento
entro il 2015 il numero delle persone che vivono in condizioni di
estrema povertà, ossia con meno di un dollaro al giorno;
la
partecipazione attiva dell'Italia ai finanziamenti e ai programmi di
aiuto ai Paesi in via di sviluppo non corrisponde solo ad un generico
impegno morale, ma segue le indicazioni di un più profondo
intento che è quello di portare a tutti i popoli della terra
sviluppo, dignità, diritti. Sono questi gli ambiziosi
obiettivi dell'Italia per contribuire alla realizzazione di un mondo
di pace, per fare in modo che i conflitti interni di ogni singolo
popolo non sfocino più in azioni estreme, come è
accaduto l'11 settembre 2001;
a marzo 2002 si è tenuta la
conferenza Onu su «Finanza e sviluppo» a Monterrey, in
Messico e in tale incontro i Governi, le organizzazioni non
governative, insieme alle istituzioni finanziarie internazionali
(Banca mondiale e Fondo monetario internazionale), all'Organizzazione
mondiale del commercio e alle principali agenzie Onu, si sono
confrontati sui nodi più controversi dell'attuale sistema
finanziario internazionale, discutendo di aiuto pubblico allo
sviluppo, di commercio, di debito estero, ma anche di flussi
finanziari e di possibili sistemi di tassazione;
il vertice
mondiale sullo sviluppo sostenibile (Rio + 10) si terrà dal 2
all'11 settembre 2002 a Johannesburg (Sudafrica) con lo scopo di
riesaminare i risultati a dieci anni dalla conferenza delle Nazioni
Unite sull'ambiente e lo sviluppo, che si è svolta a Rio de
Janeiro (Brasile) nel 1992. Il vertice mondiale sarà
un'occasione unica per incoraggiare la realizzazione degli obiettivi
fissati a Rio de Janeiro e per definire nuovi impegni politici da
parte di tutti i Paesi nel cammino verso lo sviluppo sostenibile;
inoltre, il grave fenomeno della povertà assume dimensioni
sempre più ampie, nonostante che tutti i Governi abbiano
affermato ed affermino la loro ferma volontà di combatterlo ed
eliminarlo. Purtroppo, si è trattato e si tratta soltanto di
dichiarazioni alle quali non hanno fatto seguito concrete e precise
azioni;
a partire dal 2000 si è registrata, a livello
internazionale, un'inversione della tendenza positiva che si era
avviata nel biennio 1998-1999, dopo le riduzioni dell'aiuto ai Paesi
in via di sviluppo nel periodo 1992-1997;
la partecipazione
italiana alla cooperazione allo sviluppo nel 2000 ha registrato un
calo pari al 14,3 per cento e tra i Paesi donatori l'Italia è
scivolata dal settimo al decimo posto. In rapporto al prodotto
interno lordo, l'Italia risulta addirittura ventunesima su 22 Paesi
Ocse, con un impegno pari allo 0,13 per cento del prodotto interno
lordo;
gli stanziamenti per l'aiuto pubblico, come risulta dal
bilancio assestato 2001 e da quello a legislazione vigente 2002, pur
non delineando una diminuzione degli aiuti, non indicano nemmeno un
vero e proprio rilancio, non discostandosi di molto dallo 0,13 per
cento del prodotto interno lordo realizzato nel 2000;
la
situazione appare in tutta la sua gravità se si confrontano i
dati attuali con quelli del passato e, in particolare, con quelli del
1985, quando, anche a seguito di un movimento parlamentare sul
problema della lotta contro la fame nel mondo, si pervenne ad uno
stanziamento complessivo di ben 3.629 miliardi di lire,
corrispondenti allo 0,26 per cento del prodotto interno lordo. Con
questi aiuti l'Italia balzò al 5o posto nella
cooperazione;
il Parlamento ha approvato a larga maggioranza una
comune mozione in vista del vertice Fao del giugno 2002, in cui tra
l'altro si impegnava il Governo a concentrare la cooperazione
italiana allo sviluppo nel triennio 2002-2004 anche su programmi
integrati di lotta alla fame, lotta alla siccità e alla
desertificazione, sviluppo sostenibile; ad aumentare le risorse
ordinarie per la lotta contro la fame nel mondo, portando
gradualmente entro cinque anni allo 0,70 per cento del prodotto
interno lordo la percentuale delle risorse da impegnare per lo
sviluppo nel terzo mondo;
le risorse per la cooperazione allo
sviluppo stanziate da questo Governo per gli anni 2002-2004 non ci
indicano chiaramente un'inversione di tendenza, ma solo deboli
accenni per una partecipazione italiana, che certo non riuscirà,
ancora una volta, a rispettare la raccomandazione, datata 1970, delle
Nazioni Unite che indica come soglia base per gli aiuti l'impiego
dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo;
il consolidarsi
dei grandi processi di internazionalizzazione della economia, gli
impegni derivanti dalla partecipazione alla stessa Unione europea, ci
pongono di fronte a nuove sfide e all'esigenza di superare ostacoli e
lentezze che impediscono l'iniziativa del nostro Paese;
si
impone, quindi, una riflessione politica approfondita, al fine di
individuare orientamenti e scelte che diano sicurezza al Paese per i
prossimi anni, una riflessione adeguata, che tenga conto dell'aumento
della distanza tra il Nord e il Sud del mondo e della
differenziazione avvenuta nel sud per Paesi e per aree regionali;
i
fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo sono ormai del tutto
insufficienti a garantire una nostra reale presenza nelle aree
geografiche dove abbiamo deciso di concentrare la nostra azione;
anche in Italia, così come sta avvenendo anche negli altri
Paesi industrializzati, si è aperto un dibattito sulla
revisione della normativa che regola la cooperazione allo sviluppo;
l'attuale stato di crisi operativa in cui si trova la direzione
della cooperazione allo sviluppo impone provvedimenti globali e
coerenti;
il nostro Paese, in prosecuzione degli impegni presi
dai Governi negli anni scorsi e al G8 di Genova, ha assunto una
posizione di leadership internazionale sulla questione del
debito dei Paesi in via di sviluppo ed ha indicato la necessità
di accompagnare alla cancellazione del debito una serie di misure di
interventi strutturali per avviare a soluzione il dramma della
povertà nel mondo;
impegna il Governo:
a portare nel triennio 2002-2004
l'aiuto dell'Italia per lo sviluppo dei Paesi più poveri all'1
per cento del prodotto interno lordo;
ad invertire la tendenza
che ha prodotto la progressiva stabilizzazione del bilancio della
cooperazione e, a partire dall'assestamento del bilancio 2002, a
raddoppiare le somme stanziate per l'aiuto pubblico allo sviluppo
dall'Italia;
a dare seguito alle proposte già formulate ed
accolte in occasione del G8 di Genova, in cui l'Italia ha dichiarato
di voler portare dall'attuale 0,14 per cento del prodotto interno
lordo allo 0,30 per cento del prodotto interno lordo l'impegno per la
cooperazione a partire dalla prossima legge finanziaria;
a
portare a termine gli impegni già presi per diminuire la
povertà nel mondo;
a realizzare un sistema di incentivi
per promuovere i prodotti del commercio equo e i titoli finanziari
etici;
a concentrare la cooperazione italiana allo sviluppo nel
triennio 2002-2004 anche su programmi integrati per lo sviluppo
sostenibile, lotta alla fame, lotta alla siccità e alla
desertificazione;
a realizzare una maggiore collaborazione con le
organizzazioni non governative, anche allo scopo di raccogliere
proposte ed iniziative di chi la cooperazione la vive in prima
persona;
ad attuare gli impegni internazionali e normativi per la
remissione del debito ai Paesi poveri.
(1-00058)
«Realacci,
Vigni, Abbondanzieri, Albertini, Annunziata, Battaglia, Bellillo,
Bellini, Benvenuto, Giovanni Bianchi, Enzo Bianco, Bimbi, Boccia,
Buffo, Camo, Carbonella, Castagnetti, Cento, Ciani, Cima,
Crucianelli, De Brasi, Diana, Duilio, Fistarol, Franci, Giacco,
Iannuzzi, Lettieri, Lion, Maccanico, Marcora, Raffaella Mariani,
Marini, Mazzuca Poggiolini, Meduri, Melandri, Micheli, Montecchi,
Mosella, Motta, Mussi, Pinotti, Piscitello, Pistelli, Pistone,
Rocchi, Rutelli, Ruzzante, Sereni, Squeglia, Tocci, Volpini, Zanotti,
Reduzzi».
(5 marzo 2002)
La Camera,
premesso che:
la
conferenza Onu di Monterrey su «Finanza e sviluppo» ha
profondamente deluso le aspettative riposte, affrontando solo in
minima parte i punti della «Dichiarazione del millennio»,
sottoscritta nel settembre del 2000 dai Capi di Stato e di Governo di
156 Paesi;
durante i due anni di lavori preparatori alla
conferenza dl Monterrey, il documento politico è stato
progressivamente annacquato ed impoverito, con la cancellazione di
tutte le proposte realmente innovative: dall'ipotesi di una tassa
sulle transazioni valutarie e su una carbon tax, alla
creazione di un'organizzazione che si occupasse di controversie in
materia fiscale con il compito di combattere la competizione e
l'evasione fiscale. Interi paragrafi che affrontavano il tema dei
controlli sui capitali, in particolare quelli di breve periodo e
fortemente destabilizzanti, il tema dell'arbitrariato come meccanismo
per affrontare il debito estero di tutti i Paesi sono stati
colpevolmente evasi;
analoga fine hanno fatto tutta una serie di
impegni, da parte dei Paesi donatori, ad aumentare il livello
dell'aiuto pubblico allo sviluppo finalizzato ai raggiungimento dei
Millennium development goals (gli obiettivi di sviluppo e di
lotta alla povertà sottoscritti all'Assemblea del millennio);
alla luce di questo fallimento acquistano ancora più
importanza nella lotta alla povertà la conferenza della Fao di
Roma prevista per il giugno 2002 e quella denominata Rio+10, in
programma a Joannesburg dal 2 all'11 settembre 2002;
entrambe le
conferenze possono porre rimedio alla logica mercantile che ha
ispirato l'Organizzazione mondiale per il commercio in materia di
brevettabilità della materia vivente e di accesso ad una
risorsa fondamentale per l'umanità come l'acqua;
impegna il Governo:
a sostenere e proporre alle
conferenze della Fao e di Rio+10:
il varo di un trattato
internazionale per la condivisione del patrimonio genetico con il
fine di proibire, nei Paesi in via di sviluppo che possiedono la più
grande ricchezza in biodiversità, ogni brevetto su piante,
microrganismi, animali e parti del corpo umano, rifiutando la
concessione dei diritti di proprietà intellettuale su
qualsiasi organismo vivente e su qualsiasi parte di esso;
il varo
di un trattato internazionale per l'accesso all'acqua come bene
comune, patrimonio dell'umanità e diritto umano
imprescrittibile, proibendone ogni privatizzazione e salvaguardandola
dagli sprechi dell'agricoltura intensiva e delle attività
industriali inquinanti;
l'aumento dell'aiuto pubblico allo
sviluppo e la preparazione di un calendario
vincolante per il
raggiungimento dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo;
il
miglioramento della qualità e dell'efficacia dell'aiuto
finalizzato alla riduzione della povertà;
l'utilizzo di un
approccio fondato sugli indicatori di sviluppo umano nella
misurazione della sostenibilità del debito estero e la
cancellazione del debito ai Paesi più poveri;
l'equa e
trasparente procedura di arbitrariato sul debito;
la cooperazione
internazionale in materia fiscale, anche attraverso l'adozione di una
tassa minima sullo spostamento dei capitali finanziari a breve
termine (speculativi), al fine di reperire risorse da destinare alla
lotta alla fame, alla siccità ed alla povertà;
una
maggiore partecipazione nei meccanismi decisionali economici globali
e il monitoraggio sulla realizzazione degli obiettivi di sviluppo
contenuti nella «Dichiarazione del millennio», da parte
delle organizzazioni non governative e, più in generale, della
cosiddetta società civile.
(1-00062) «Mantovani,
Bertinotti, Deiana, Titti De Simone, Alfonso Gianni, Giordano,
Mascia, Pisapia, Russo Spena, Valpiana, Vendola».
(11
aprile 2002)
La Camera,
premesso che:
si
è svolta a Monterrey dal 18 al 22 marzo 2002 la conferenza Onu
su «Finanza e sviluppo», per fare il punto sulle
iniziative in favore dei Paesi poveri;
prima della Conferenza, il
6 marzo 2002, la Camera dei deputati aveva approvato la risoluzione
8/00009, contenente una serie di impegni per il Governo, non tutti
pienamente rispettati;
la conferenza di Monterrey è stata
promossa in vista del vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile,
che si svolgerà a Johannesburg dal 26 agosto al 4 settembre
2002, dieci anni dopo la conferenza Onu su ambiente e sviluppo di
Rio, quando fu concordato l'obiettivo di portare ad almeno lo 0,7 per
cento del prodotto interno lordo l'aiuto per lo sviluppo dei Paesi
più poveri per ridurre significativamente la povertà
almeno entro il 2015;
siamo ancora molto lontani dallo 0,7 per
cento e nel documento «Monterrey consensus» (73 articoli
adottati per acclamazione) non sono stati specificati obblighi
vincolanti a carico dei Paesi industrializzati in merito alla quota
di prodotto interno lordo da devolvere in aiuti allo sviluppo né
riferimenti ad una loro precisa scadenza, né sono state
concordate iniziative concrete e rilevanti sulle politiche
commerciali, sulle transazioni finanziarie e sul debito dei Paesi
poveri, giustificando una diffusa delusione per i risultati della
conferenza di Monterrey e una diffusa preoccupazione per la
preparazione del vertice di Johannesburg;
a Monterrey il
Presidente della Commissione europea Prodi ha comunque annunciato che
i Paesi membri della Unione europea raggiungeranno in media almeno la
quota di 0,39 per cento del prodotto interno lordo in aiuti allo
sviluppo entro il 2006 con un aumento annuo complessivo di circa 8
miliardi di euro;
non sono state concordate o annunciate
significative riforme delle istituzioni e degli organismi finanziari
mondiali, nonostante positive e precise proposte contenute nella
risoluzione finale del forum global della società
civile, approvata da oltre 700 organizzazioni non governative di 80
Paesi il 16 marzo 2002;
il Parlamento italiano ha già
approvato in questa legislatura atti di indirizzo sul vertice Fao,
sulla ratifica del protocollo di Kyoto, sulla remissione del debito
dei Paesi poveri, sull'aumento dalla quota del prodotto interno lordo
da destinare all'aiuto;
impegna il Governo:
a portare entro il 2006 l'aiuto
dell'Italia per lo sviluppo dei Paesi più poveri all'1 per
cento del prodotto interno lordo;
a raddoppiare l'attuale quota
già a partire dal prossimo Documento di programmazione
economica e finanziaria e dal prossimo disegno di legge finanziaria
2003;
a valutare ogni intervento alla luce della sostenibilità
ambientale, della riduzione delle emissioni di gas serra, della lotta
alla siccità e alla desertificazione, della tutela della
biodiversità, in particolare predisponendo una scheda di
valutazione della quantità dei livelli di emissione di gas
serra connessa ad ogni progetto pubblico o privato promosso in altri
Paesi con l'assistenza e il contributo di istituzioni pubbliche
italiane;
ad introdurre la deducibilità totale dei
contributi versati alle organizzazioni non governative per la
realizzazione di progetti nei Paesi in via di sviluppo per un massimo
dell'1 per cento del reddito imponibile e almeno dello 0,7 per cento
già a partire dal 2003;
a semplificare ed accelerare le
procedure per l'istruttoria e la registrazione dei progetti di
cooperazione bilaterale, valutando l'impatto reale e concreto sulle
condizioni di vita dei poveri;
a realizzare un sistema di
incentivi per promuovere il consumo equo e solidale, i marchi
sociali, i titoli finanziari etici;
a concentrare le risorse
delle cooperazione italiana allo sviluppo nel triennio 2003-2005 sui
programmi integrati per lo sviluppo sostenibile, lotta alla fame,
lotta alla siccità e alla desertificazione;
a sostenere le
iniziative per la remissione del debito estero dei Paesi più
poveri, contro le attività speculative, per l'abolizione dei
paradisi fiscali e per l'eliminazione dei dazi sui prodotti dei Paesi
poveri;
a preparare la presenza italiana al vertice di Roma sulla
lotta alla fame e al vertice di Johannesburg valorizzando le
iniziative già promosse per programmi integrati di sviluppo
sostenibile, come la campagna «Prima della pioggia»,
avviata con l'Unione delle province italiane, il progetto Keita
in Niger e altre iniziative analoghe;
a promuovere iniziative,
affinché a Johannesburg si concentri la discussione e la
scelta sul nesso povertà-ambiente; si fissino impegni concreti
per la riduzione dell'effetto serra prevedendo sanzioni per chi violi
le norme; si proceda sulla riforma della gestione delle politiche per
lo sviluppo sostenibile eliminando decisioni contraddittorie (come
quelle relative a grandi dighe) e rafforzando il coordinamento delle
politiche globali (cambiamenti climatici, desertificazione,
biodiversità); si proponga l'adozione di uno strumento di
azione come l'Agenda XXI rurale per l'appoggio diretto alle comunità
locali dei Paesi poveri, in particolare nelle aree aride e secche; si
garantisca il diritto all'acqua come bene comune di tutte le specie
viventi; si promuova una effettiva riforma degli istituti finanziari
mondiali.
(1-00063) «Violante,
Calzolaio, Innocenti, Montecchi, Agostini, Bogi, Ruzzante, Nicola
Rossi, Magnolfi, Crucianelli, Ranieri, Spini, Mussi, Folena, Sereni,
Cabras, Fumagalli, Melandri, Vigni».
(11
aprile 2002)
La Camera,
premesso che:
la
lotta alla povertà globale è uno degli obiettivi
prioritari che la comunità dei Paesi economicamente più
progrediti deve perseguire sin dall'immediato presente per instaurare
una società prospera e pacifica senza confini nazionali,
fondata sul più profondo rispetto della dignità umana,
scongiurando la minaccia della sofferenza e della fame in ogni parte
del globo, insieme ai pericoli della guerra e del terrorismo;
l'Italia, quale membro del G8, dell'Unione europea e dell'Ocse,
ispira le proprie attività di cooperazione al perseguimento
degli obiettivi di sviluppo consolidati nel documento Ocse del 1996,
finalizzati principalmente alla lotta contro la povertà nei
Paesi in via di sviluppo (Pvs);
in occasione della firma del
protocollo di intesa per la cooperazione nel settore agricolo ed
agro-industriale tra la Fao e il Governo italiano, il 29 gennaio
2002, il Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli
affari esteri ad interim ha dichiarato che al prossimo G8, che
si terrà in Canada, chiederà di portare all'1 per cento
la quota del prodotto interno lordo da destinare agli aiuti allo
sviluppo;
il Governo italiano, coerentemente con le decisioni dei
Consigli europei di Goteborg e di Laeken, ha dichiarato di perseguire
l'obiettivo di portare l'aiuto per lo sviluppo dei Paesi più
poveri allo 0,7 per cento del prodotto interno lordo; promuove,
inoltre, alcune tra le formule più innovative di finanziamento
allo sviluppo, fra cui rientrano le iniziative di partenariato
pubblico-privato, come il Fondo globale per la lotta contro l'Aids,
la malaria e la tubercolosi, o l'iniziativa New partnership for
african development, nell'ambito della quale l'Italia è in
prima linea;
nell'obiettivo di pervenire ad una gestione
sostenibile e partecipativa del patrimonio di risorse economiche ed
ambientali comune all'intera umanità, è auspicabile la
creazione di organismi internazionali quali un Consiglio per la
sicurezza economica e sociale, nonché un'organizzazione
mondiale per la tutela dell'ambiente, anche secondo quanto suggerito
dal Presidente Chirac nella recente conferenza Onu «Finanza e
sviluppo», svoltasi a Monterrey dal 18 al 22 marzo 2002;
nella
conferenza di Monterrey, i Governi, le organizzazioni non
governative, le istituzioni finanziarie internazionali (Banca
mondiale e Fondo monetario internazionale), l'Organizzazione mondiale
del commercio e le principali agenzie Onu si sono confrontati sui
temi più controversi nell'ambito dell'aiuto pubblico allo
sviluppo;
la conferenza di Monterrey è stata promossa in
vista del vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, che si
svolgerà a Johannesburg dal 26 agosto al 4 settembre 2002 con
lo scopo di riesaminare i risultati a dieci anni dalla conferenza
delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, svoltasi a Rio de
Janeiro nel 1992; il vertice mondiale di Johannesburg sarà
infatti l'occasione per incoraggiare il raggiungimento degli
obiettivi fissati a Rio de Janeiro, quando fu concordato l'obiettivo
di portare ad almeno lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo
l'aiuto per lo sviluppo dei Paesi più poveri, allo scopo di
ridurre significativamente la povertà almeno entro il 2015;
nel documento Monterrey consensus, adottato per
acclamazione al termine della conferenza, non sono stati specificati
obblighi vincolanti a carico dei Paesi industrializzati in merito
alla quota di prodotto interno lordo da devolvere in aiuti allo
sviluppo, né riferimenti ad una loro precisa scadenza;
a
Monterrey il Presidente della Commissione europea Prodi ha annunciato
che i Paesi membri dell'Unione europea raggiungeranno in media almeno
la quota di 0,39 per cento del prodotto interno lordo in aiuti allo
sviluppo entro il 2006, con un aumento annuo complessivo di circa 8
miliardi di euro;
il Parlamento italiano ha manifestato la
propria attenzione per i temi indicati, approvando in questa
legislatura atti di indirizzo sul prossimo vertice Fao, che si
svolgerà nel giugno del 2002, sulla remissione del debito dei
Paesi poveri e sull'aumento dalla quota del prodotto interno lordo da
destinare agli aiuti allo sviluppo;
la III Commissione (affari
esteri e comunitari) ha già adottato un atto di indirizzo, che
in questa sede occorre recuperare, promuovendo una deliberazione
dell'intera Camera;
impegna il Governo:
ad operare un significativo aumento
dei fondi per la cooperazione, con l'impegno a perseguire
l'obiettivo, già annunciato, dello 0,7 per cento del prodotto
interno lordo, con progressivi aumenti degli stanziamenti per l'aiuto
pubblico allo sviluppo;
a valutare ogni intervento alla luce
della sostenibilità ambientale, della riduzione delle
emissioni di gas serra, della lotta alla siccità e alla
desertificazione, della tutela della biodiversità, anche
destinando a tal fine le risorse della cooperazione italiana allo
sviluppo per il biennio 2002-2004;
a valutare l'utilizzo dei
diritti speciali di prelievo e di fonti innovative ed aggiuntive di
finanziamento a favore dei paesi in via di sviluppo;
a monitorare
l'impatto dei flussi finanziari pubblici, sia bilaterali che
multilaterali, sugli obiettivi unanimemente accettati, i Millenium
development goals;
a considerare il possibile impatto sui
processi di sviluppo di iniziative per il commercio equo e solidale e
i marchi sociali;
a procedere nel completamento delle iniziative
intraprese per la cancellazione del debito estero dei Paesi più
poveri e maggiormente indebitati e per favorire la sostenibilità
dei futuri impegni finanziari di tali Paesi; a promuovere le
iniziative contro le attività speculative, per l'abolizione
dei paradisi fiscali e per rendere coerente il commercio
internazionale con gli aiuti allo sviluppo;
a sostenere il «Piano
di azione per l'Africa» deciso dal G8 di Genova e che verrà
approvato dal vertice di Kananaskis in Canada;
a procedere con
urgenza all'elaborazione di un progetto di riforma della disciplina
normativa in materia di cooperazione allo sviluppo;
a realizzare
una maggiore collaborazione con le organizzazioni non governative e
un efficace supporto alla relativa azione;
a portare a termine
gli impegni già presi per diminuire la povertà nel
mondo e semplificare ed accelerare le procedure per l'istruttoria e
la registrazione dei progetti di cooperazione bilaterale, valutando
l'impatto reale e concreto sulle condizioni di vita dei poveri;
a
delineare anche in sede europea impegni concreti per l'assistenza
allo sviluppo;
a preparare la presenza italiana al vertice di
Johannesburg valorizzando le iniziative già promosse per
programmi integrati di sviluppo sostenibile e operando affinché
a Johannesburg la discussione si concentri sul nesso
povertà-ambiente; a tal fine è necessario che siano
ribaditi e concretamente attuati gli impegni per la riduzione
dell'effetto serra; che si esprima sostegno alla riforma della
gestione delle politiche per lo sviluppo sostenibile, rafforzando il
coordinamento delle politiche globali (cambiamenti climatici,
desertificazione, biodiversità); che si sottolinei la priorità
da riservare, nell'ambito dell'attuazione dell'Agenda XXI, al settore
rurale e all'appoggio diretto alle comunità locali dei Paesi
poveri, in particolare nelle aree aride e secche; che si garantisca
il diritto all'acqua come bene comune di tutte le specie viventi e
che si promuova un'effettiva riforma degli istituti finanziari
mondiali;
a dare seguito alle proposte già formulate ed
accolte in occasione del G8 di Genova, in cui l'Italia ha dichiarato
di voler portare l'impegno per la cooperazione dall'attuale 0,14 per
cento del prodotto interno lordo allo 0,33 per cento nel 2006, come
da impegni presi nell'ambito del Consiglio europeo di Barcellona;
a
promuovere nuove forme di mobilitazione delle risorse per
incrementare i flussi di aiuto, fra cui in particolare la proposta di
introdurre una de-tax per la devoluzione di risorse
finanziarie a favore di iniziative etiche di sostegno a progetti e
programmi di sviluppo;
a dare seguito all'iniziativa intrapresa
dalla conferenza internazionale sull'e-government, svoltasi a
Palermo dal 10 all'11 aprile scorso e organizzata dal Governo
italiano in collaborazione con le Nazioni Unite, per promuovere l'uso
della tecnologia informatica al fine di migliorare l'efficienza e la
trasparenza dell'amministrazione nei Paesi in via di sviluppo,
favorendone contestualmente il rafforzamento dei modelli
partecipativi e democratici.
(1-00067) «Landi
di Chiavenna, Michelini, Naro, Rizzi, Ronchi, Franz, Rivolta,
Paoletti Tangheroni, Parolo, Angela Napoli, Baldi».
(24
aprile 2002)
La Camera,
premesso che:
secondo le valutazioni di diverse agenzie internazionali:
a)
1,2 miliardi di persone, tre quarti delle quali si trovano in zone
rurali, vivono con meno di un dollaro Usa al giorno;
b)
815 milioni di persone soffrono di denutrizione cronica;
c)
oltre l'80 per cento dei consumi a livello mondiale è
appannaggio del 20 per cento della popolazione;
d) si
prevede che la popolazione globale aumenterà di circa 2,5
miliardi tra il 1990 e il 2020 e quasi il 90 per cento di tale
aumento avrà luogo nei Paesi in via di sviluppo;
e)
il 60 per cento delle persone più povere vive in zone
ecologicamente fragili e l'agricoltura è la principale
consumatrice d'acqua, con il 72 per cento dell'uso totale a livello
mondiale;
f) si stima che la domanda mondiale d'acqua sia
aumentata di sette volte dal 1990 al 1995, ad un ritmo superiore al
doppio di quello della crescita della popolazione e che 1,1 miliardi
di persone non hanno accesso ad acqua potabile sicura;
lo
sfruttamento indiscriminato delle risorse, a cominciare dall'acqua,
rappresenta una minaccia gravissima per il pianeta e per la sua
stessa sopravvivenza e l'allevamento intensivo è un'attività
che richiede un maggior consumo d'acqua in confronto ad altre
attività per le produzioni alimentari; infatti per produrre la
stessa quantità di cibo, l'allevamento intensivo consuma 70
volte più acqua della coltivazione;
un'uguale estensione
del territorio produce oltre 10 volte più proteine se
coltivata a cereali e leguminose per il consumo umano diretto,
anziché essere destinata a pascolo o a coltivazioni per le
produzioni di mangimi;
con la trasformazione di nuovi territori a
pascolo e l'estendersi delle monoculture in molti Paesi del sud del
mondo si perde la ricchezza di biodiversità ivi contenuta e si
espone il terreno ai rischi della desertificazione;
il vertice
mondiale sull'alimentazione del 1996 aveva fissato quattro priorità
d'azione: sicurezza alimentare, commercio agricolo internazionale,
gestione sostenibile delle risorse naturali e sviluppo rurale ed ha
fissato per il 2015 l'obiettivo di ridurre del 50 per cento il numero
delle persone sottoalimentate;
l'agenda 21 adottata a Rio colloca
la lotta alla povertà e alla fame, l'equa distribuzione del
reddito e dello sviluppo delle risorse umane tra le grandi sfide da
affrontare per assicurare uno sviluppo sostenibile, auspica un nuovo
protagonismo delle comunità locali e individua le azioni da
intraprendere nel XXI secolo, invitando i Governi e le
amministrazioni locali a redigere un proprio documento per farsi
promotori di piani di azioni specifici orientati ad obiettivi di
sostenibilità da perseguire per tutti i popoli del mondo;
in
vista del prossimo vertice Fao di Roma, è stata approvata dal
Parlamento una mozione che impegna il Governo italiano a portare
entro cinque anni allo 0,70 per cento del prodotto interno lordo la
percentuale delle risorse italiane da impegnare per lo sviluppo del
terzo mondo;
il Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro
degli affari esteri ad interim ha dichiarato che al prossimo
G8 chiederà di portare l'aiuto ai Paesi più poveri
dallo 0,7 all'1 per cento del prodotto interno lordo;
il nostro
Paese ha indicato la necessità di accompagnare alla
cancellazione del debito una serie di interventi strutturali per
avviare a soluzione il dramma della povertà nel mondo;
impegna il Governo:
a migliorare la qualità e
l'efficacia dell'aiuto finalizzato alla riduzione della povertà;
a portare nel triennio 2002-2004 l'aiuto dell'Italia per lo
sviluppo dei Paesi più poveri all'1 per cento del prodotto
interno lordo;
a procedere nel completamento delle iniziative
intraprese per la cancellazione del debito estero dei Paesi più
poveri e maggiormente indebitati e per favorire la sostenibilità
dei futuri impegni finanziari di tali Paesi;
a lavorare per
giungere al varo di un trattato internazionale per l'accesso
all'acqua come bene comune, patrimonio dell'umanità e diritto
umano imprescrittibile, che garantisca il diritto all'acqua come bene
comune di tutte le specie viventi, proibendone ogni privatizzazione e
salvaguardandola dagli sprechi dell'agricoltura intensiva e delle
attività industriali inquinanti;
a realizzare un sistema
di incentivi per promuovere il consumo equo e solidale, i marchi
sociali, i titoli finanziari etici;
a promuovere una sempre
maggiore collaborazione con le organizzazioni non governative;
a
ratificare il trattato internazionale sulle risorse genetiche per
l'agricoltura e l'alimentazione votato e approvato dalla conferenza
biennale della Fao il 3 novembre 2001 e firmato da quasi tutti i
Paesi partecipanti;
a proporre ed a sostenere alla conferenza
della Fao del prossimo 7 giugno 2002:
1) le scelte legislative in
materia di organismi geneticamente modificati che tengano conto del
principio di precauzione, riconosciuto a livello internazionale;
2)
l'avvio di progetti che riducano la superficie territoriale destinata
alla produzione per l'esportazione di reali e soia, nonché
quella destinata al pascolo, operando per il mantenimento di modelli
alimentari locali e della biodiversità della produzione
vegetale;
3) la riaffermazione del principio presente nella
convenzione sulla diversità biologica ratificata dall'Italia
con legge 14 febbraio 1994, n. 124, ove si ribadisce che gli Stati
«hanno diritti sovrani sulle loro risorse biologiche»;
4) la riconsiderazione dei diritti degli agricoltori attraverso
il loro riconoscimento come parte debole nei contratti con le
multinazionali e nella valorizzazione del loro ruolo a tutela della
biodiversità;
5) la disincentivazione e denuncia di
operazioni economiche che delocalizzano la zootecnia inquinante verso
Paesi con la legislazione più permissiva in materia di diritti
sociali, tutela ambientale e di benessere degli animali;
6) la
costituzione di una apposita commissione formata da esponenti delle
organizzazione non governative con il compito di elaborare proposte e
piani concreti per raggiungere gli obiettivi di riduzione a livello
mondiale delle persone sottoalimentate.
(1-00078)
«Cima,
Boato, Pecoraro Scanio, Bulgarelli, Cento, Lion, Zanella, Buemi,
Intini, Detomas, Albertini, Pappaterra, Vernetti».
(10
giugno 2002)
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