PARLAMENTO ITALIANO |
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Seduta di martedì 7 agosto 2001 |
Audizione del sindaco di Genova |
Audizione del presidente della Provincia di Genova |
Audizione del Presidente della Regione Liguria |
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Pag. 90 e seguenti |
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BOZZA NON CORRETTA |
COMMISSIONI RIUNITE
I (AFFARI COSTITUZIONALI,
DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E
1a (AFFARI COSTITUZIONALI, AFFARI DELLA PRESIDENZA DEL
CONSIGLIO E DELL'INTERNO, ORDINAMENTO GENERALE DELLO STATO E DELLA
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA
COMITATO PARITETICO
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 10,35.
Indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che gli uffici
di presidenza integrati dai rappresentanti dei gruppi della I
Commissione della Camera e della 1a Commissione del Senato, nella
riunione congiunta del 3 agosto 2001, hanno provveduto alla
istituzione del Comitato paritetico per l'indagine conoscitiva sui
fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova, formato
sulla base delle intese intercorse tra il Presidente della Camera dei
deputati ed il Presidente del Senato, ai sensi dell'articolo 144,
comma 5, del regolamento della Camera, e dell'articolo 48, comma 7,
del regolamento del Senato.
Sulla base delle suddette intese,
tale Comitato è composto - secondo i criteri vigenti per la
formazione degli organi bicamerali e con rappresentanza di tutti i
gruppi - da 36 membri, di cui 18 deputati e 18 senatori, con un
ufficio di presidenza costituito da un presidente, due vicepresidenti
e due segretari. Il Comitato, in base alle designazioni dei gruppi,
risulta composto dai deputati Donato Bruno (FI), Fabrizio Cicchitto
(FI), Filippo Mancuso (FI), Nitto Francesco Palma (FI), Michele
Saponara (FI), Luciano Violante (DS-U), Antonio Soda (DS-U), Grazia
Labate (DS-U), Katia Zanotti (DS-U), Gian Franco Anedda (AN), Roberto
Menia (AN), Filippo Ascierto (AN), Gianclaudio Bressa (Margherita,
DL-l'Ulivo), Giannicola Sinisi (Margherita, DL-l'Ulivo), Marco Boato
(Misto), Erminia Mazzoni (CCD-CDU - Biancofiore), Pietro Fontanini
(LNP), Graziella Mascia (RC) e dai senatori Gabriele Boscetto (FI),
Luciano Falcier (FI), Maria Claudia Ioannucci (FI), Andrea Pastore
(FI), Antonio Tomassini (FI), Franco Bassanini (DS-U), Massimo
Villone (DS-U), Antonio Iovene (DS-U), Luciano Magnalbò (AN),
Luigi Bobbio (AN), Ida Dentamaro (Margherita, DL-l'Ulivo), Pierluigi
Petrini (Margherita, DL-l'Ulivo), Antonio Del Pennino (Misto), Cesare
Marini (Misto), Graziano Maffioli (CCD-CDU - Biancofiore), Cesarino
Monti (LNP), Sauro Turroni (Verdi - L'Ulivo) e Alois Kofler (Per le
autonomie).
Sulla base delle intese raggiunte negli uffici di
presidenza integrati dai rappresentanti dei gruppi delle due
Commissioni, l'ufficio di presidenza del Comitato è così
costituito:
presidente: deputato Donato Bruno;
vicepresidenti:
deputato Gian Franco Anedda e senatore Franco Bassanini;
segretari:
deputato Gianclaudio Bressa e senatore Graziano Maffioli.
Comunico inoltre che gli uffici di presidenza integrati dai
rappresentanti dei gruppi della I Commissione della Camera e della 1a
Commissione del Senato, nel corso della stessa riunione, hanno
convenuto che l'indagine conoscitiva verterà sui fatti
accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova.
Comunico,
inoltre, che l'ufficio di presidenza del Comitato, integrato dai
rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 3 agosto 2001 ha
deliberato che il Comitato tenga i propri lavori nel corso delle
settimane dal 7 al 9 agosto, dal 28 al 30 agosto, dal 4 al 6
settembre e dall'11 al 13 settembre; nel corso delle diverse
settimane il Comitato terrà i propri lavori nelle giornate del
martedì, del mercoledì e del giovedì.
L'ufficio di presidenza del Comitato, nel corso della stessa
seduta, ha deliberato il seguente calendario delle audizioni per la
settimana dal 7 al 9 agosto:
Martedì 7 agosto:
ore 10.00: Audizione
del sindaco della città di Genova, onorevole Giuseppe Pericu;
ore 15.00: Audizione del presidente della provincia di
Genova, dottoressa Marta
Vincenzi;
ore 17.00:
Audizione del presidente della regione Liguria, dottor Sandro
Biasotti.
Mercoledì 8 agosto:
ore 9.30: Audizione
del direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza,
prefetto Giovanni De Gennaro;
ore 15.00: Comandante
generale della Guardia di finanza, generale di Corpo d'armata Alberto
Zignani;
ore 17.00: Audizione del comandante generale
dell'Arma dei carabinieri, generale di Corpo d'armata Sergio
Siracusa.
Giovedì 9 agosto:
ore 9.30: Audizione del
prefetto di Genova, dottor Antonio Di Giovine;
ore 15.00:
Audizione del direttore del dipartimento dell'amministrazione
penitenziaria, dottor Giovanni Tinebra.
Per quanto riguarda lo
svolgimento dell'indagine, avverto che in merito al regime delle
sostituzioni si applicano i seguenti criteri:
la sostituzione di
un membro della Commissione per l'intero svolgimento dell'indagine è
da ritenersi ammissibile applicando in via analogica quanto previsto
dall'articolo 19, comma 3, del regolamento della Camera, che prevede
la
possibilità di sostituzioni «per un determinato
progetto di legge»; analogo risultato potrebbe, comunque,
essere raggiunto mediante la sostituzione di un deputato con un altro
nella composizione della Commissione;
è altresì
ammissibile la sostituzione, per una singola seduta, di un componente
del Comitato paritetico con altro deputato (o senatore) che sia
membro delle Commissioni affari costituzionali.
Per quanto concerne la partecipazione ai lavori del Comitato di
parlamentari che non ne siano componenti, quest'ultima, secondo
quanto convenuto in sede di ufficio di presidenza, è
ammissibile, sia in riferimento ai componenti delle Commissioni
affari costituzionali sia a parlamentari appartenenti ad altre
Commissioni, solo qualora tale partecipazione non comporti la
formulazione di domande ai soggetti auditi o altre forme di
intervento (in particolare essi non possono partecipare a
sopralluoghi né assistere a riunioni per le quali si è
deliberata la seduta segreta), venendo altresì meno le ragioni
stesse di affidare lo svolgimento dell'indagine a un organo
ristretto, qual è il Comitato paritetico.
Ricordo altresì
che la pubblicità delle sedute del Comitato sarà
realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144
del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione
stenografica della seduta.
Il Comitato può stabilire
inoltre che la pubblicità dei lavori sia garantita anche
mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso;
resta in ogni caso salva la facoltà di ciascun componente il
Comitato di opporsi a tale decisione.
L'eventuale visione nel corso delle audizioni di materiale
audiovisivo sarà riservata ai componenti il Comitato, con
disattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, qualora
quest'ultimo fosse stato attivato.
Il Comitato, inoltre, potrà
deliberare che una riunione o parte di essa si svolga in seduta
segreta, a norma dell'articolo 65, comma 3, del regolamento della
Camera.
Avverto inoltre che, come si è convenuto in
ufficio di presidenza, tutto il materiale conoscitivo acquisito sarà
conservato presso la segreteria della I Commissione della Camera dei
deputati; i componenti il Comitato potranno visionarlo presso la
segreteria stessa e chiederne eventualmente copia.
Nel periodo di
aggiornamento dei lavori, sarà effettuato alla casella dei
singoli parlamentari ovvero all'indirizzo eventualmente indicato
dagli stessi per mezzo di posta celere, l'invio dell'indice della
documentazione pervenuta, sia cartacea sia audiovisiva.
Qualora
detto materiale sia classificato come riservato da parte dei soggetti
che lo depositano o lo trasmettono, la sua visione, nel corso
dell'indagine, sarà riservata ai componenti il Comitato, senza
possibilità di estrarne copia. La decisione sulla eventuale
pubblicazione di detto materiale, in allegato agli atti
dell'indagine, potrà essere assunta a conclusione
dell'indagine previa verifica presso il soggetto o l'autorità
che lo ha trasmesso del permanere o meno delle originarie ragioni di
riservatezza.
Ricordo, infine, che l'indagine ha natura meramente
conoscitiva e non inquisitoria. Al presidente del Comitato è
affidato, pertanto, il relativo vaglio sulle domande rivolte agli
auditi e, in generale, degli interventi per garantire il rispetto
della natura dell'indagine conoscitiva e del suo oggetto, anche in riferimento ai generali ambiti di competenza delle Commissioni affari costituzionali.
Audizione del sindaco di Genova, Giuseppe Pericu.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca
l'audizione del sindaco di Genova, onorevole Giuseppe Pericu, sui
fatti accaduti in occasione del vertice G8 svoltosi a Genova.
Prima
di dare inizio all'audizione in titolo ricordo che l'indagine ha
natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità
delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme
consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della
Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
La pubblicità dei lavori è garantita, salvo
obiezioni da parte di componenti il Comitato, anche mediante
l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che
consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in locali
separati.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione
dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Signor sindaco, la
ringraziamo e la preghiamo di riferire sui fatti di cui lei è
sicuramente a conoscenza e per i quali è stato invitato in
questa sede. Ci scusiamo per il ritardo.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Signor presidente, desidero innanzitutto manifestare la mia personale soddisfazione - che credo sia quella dell'intera città di Genova - per la decisione che è stata raggiunta dal Presidente della Camera dei deputati e dal Presidente del Senato di dare vita ad una attività conoscitiva da parte del Parlamento. La nostra città aveva grandi attese rispetto all'evento del G8; si trattava di
attese di vario tipo: materiali, ma anche molte attese morali,
politiche in senso lato, riguardanti il fatto di essere il luogo
prescelto dove doveva svolgersi un grande evento internazionale, che
avrebbe affrontato grandi temi che interessano il nostro Stato, la
nostra collettività, ma anche il mondo intero. Pensavamo che
tale evento dovesse svolgersi in modo sufficientemente pacifico, in
maniera tale che i grandi temi oggetto del vertice potessero essere
dibattuti, confrontati e discussi. Da tale punto di vista abbiamo
fatto in modo che in città si svolgessero, nel tempo, un
insieme di incontri preparatori e, in qualche modo, di
approfondimento.
Purtroppo così non è stato, nel
senso che i dibattiti ci sono stati, ma la violenza - la violenza
morale - che abbiamo subito è stata molto grave e ha portato
anche alla morte di un ragazzo, nei confronti del quale il senso di
dolore molto forte per la mancanza si accompagna alle parole di
grande consolazione che ha detto il padre del ragazzo, Giuliani, che,
in realtà, ci hanno subito guidato come elemento di ripresa
anche dal punto di vista delle ferite morali (non tanto le ferite
fisiche che ci sono state, quanto quelle morali che sono più
gravi). Conseguentemente, il fatto che si occupi del problema anche
il Parlamento, oltre alla magistratura (rispetto alla quale abbiamo
la massima fiducia che possa raggiungere quanto prima risultati
conclusivi), per la nostra città è motivo di grande e
particolare soddisfazione. Dall'indagine conoscitiva attendiamo di
capire meglio quanto è successo.
Ho notato che tale
indagine verte sui fatti accaduti in occasione del vertice G8
tenutosi a Genova. Non so se tedio il Comitato, ma di fatto per noi
il vertice è cominciato nel gennaio del 2000, con la scelta
del Governo di individuare Genova come sede del vertice, e con la
presentazione della legge speciale in Parlamento, che è stata
approvata nel giugno
del 2000. Già prima dell'approvazione della legge, si era
cominciato a lavorare, a discutere e a vedere che cosa significasse
il vertice per la nostra città. Sono subito emersi, in realtà,
diversi livelli di attenzione o di intervento, sui quali mi soffermo
molto brevemente, poiché tali livelli presentano evidenti
interconnessioni tra loro.
Un primo livello era quello della
sistemazione urbana della città, alla quale è dedicata
principalmente la legge approvata nel giugno del 2000 da tutte le
forze politiche, sia al Senato sia alla Camera. Tale livello restava
affidato prevalentemente ad una commissione speciale presieduta dal
prefetto. Riguardo a tale aspetto abbiamo sostanzialmente aperto in
città oltre 100 cantieri e abbiamo operato attraverso un
insieme di interventi, sulla base di un input di fondo che ci
aveva dato il Governo di allora e che era indirizzato su due punti
specifici: il Palazzo ducale come luogo degli incontri, e i magazzini
del cotone del porto antico, come sede della sala stampa. Il
collegamento tra i magazzini del cotone ed il Palazzo ducale
diventava il percorso principale intorno al quale operare. Dal punto
di vista spaziale si tratta di luoghi vicini - distano meno di un
chilometro l'uno dall'altro - e, quindi, la preparazione di tutto ciò
rappresentava il compito principale.
Il secondo elemento era
costituito invece dal secondo livello di accoglienza per la
delegazione dei giornalisti e per gli eventi collaterali dei Capi di
Governo. Tale competenza era affidata ad una struttura di missione
presieduta da un diplomatico scelto dalla Presidenza del Consiglio
dei ministri. Il terzo elemento era costituito dalla sicurezza del
vertice affidata al Ministero dell'interno in base alla legge
istitutiva di giugno, in cui si accenna ad un importante stanziamento
per la sicurezza. Venne subito in rilievo un quarto elemento, che era
quello del fronte anti G8: l'esigenza di farsi carico dello
svolgimento di
manifestazioni provenienti da una pluralità assai
diversificata di movimenti, di associazioni ed altro, che avevano
come oggetto i grandi temi del vertice (povertà, guerra e
globalizzazione).
Debbo subito rimarcare un aspetto che mi sta a
cuore: come città abbiamo vissuto l'esperienza di Okinawa,
dove sono andati due nostri rappresentanti, e ci siamo informati
sull'esperienza di Colonia e sui vertici precedenti. In quelle
occasioni i governi locali furono molto coinvolti. Ad Okinawa, e in
parte anche a Colonia, che però fu molto agevolata dalla
struttura federale dello Stato, che poi si occupò realmente di
queste cose, l'organizzazione materiale era stata rimessa ai governi
locali. Il sistema italiano però è fortemente
centralizzato: la commissione che decide sui lavori è
presieduta dal prefetto e la struttura di missione, nominata dal
Presidente del Consiglio dei ministri, è completamente
statale; ovviamente, la sicurezza del nostro sistema appartiene al
Ministero dell'interno. In questa situazione, come città ed io
come sindaco, non ci siamo sentiti particolarmente sacrificati e,
sebbene ci fossero in quel momento istanze abbastanza forti per una
maggiore autonomia decisionale, non era il momento per porre
eventualmente in discussione la struttura costituzionale del nostro
Stato, anche perché con le strutture locali di governo il
rapporto è stato subito molto collaborativo. Per dare un'idea,
la commissione presieduta dal prefetto, che doveva decidere sui
lavori, ha cominciato a lavorare addirittura prima dell'approvazione
formale della legge. Dopo la prima lettura al Senato, iniziammo
subito a lavorare per realizzare gli obiettivi proposti.
I
profili però che maggiormente interessano il Comitato sono
altri e non quelli attinenti ai lavori di sistemazione urbanistica,
sostanzialmente conclusi e che hanno rappresentato
un'esperienza molto positiva per noi. Uno di questi, che forse non
è all'attenzione del Comitato, perlomeno da quanto risulta
dalla formulazione del suo mandato, riguarda i comportamenti della
struttura di missione per l'accoglienza delle delegazioni dei
giornalisti, che era strettamente interrelato ai problemi della
sicurezza. Era evidente che, nel momento in cui si sapeva dove
avrebbero alloggiato le delegazioni A o B, contemporaneamente si
poteva predisporre il piano di sicurezza adeguato. La scelta sulla
sistemazione definitiva delle delegazioni risale alla fase finale
(non ho informazioni esatte ma su questo punto il Comitato potrà
acquisirle nell'esercizio dei propri poteri conoscitivi), conclusa
nel mese di giugno. Prima di allora, si discuteva l'immagine iniziale
che si prospettava del vertice e che vedeva localizzate parte delle
delegazioni sulla riviera di Levante, alcune su quella di Ponente e
altre in città, con rilevanti problemi logistici di
trasferimento rispetto al luogo dove si sarebbe svolto il vertice.
Nel mentre si preparava tale impostazione complessiva,
continuavano a giungere notizie di manifestazioni di carattere
internazionale collegate ad altri tipi di eventi, a Praga e a Nizza,
dove erano accaduti incidenti. Questo progressivo accentuarsi di una
problematica della sicurezza rendeva incerta la localizzazione delle
delegazioni e l'articolazione della sistemazione complessiva degli
ospiti stranieri in un territorio più vasto come si era
inizialmente ipotizzato. Ad Okinawa, la sistemazione delle
delegazioni era lontana dal luogo di svolgimento del vertice e si
pensava che un modello analogo potesse essere gestito ed organizzato
anche da noi.
Non mi soffermo ulteriormente su questo tema che,
probabilmente, presidente, potrete valutare nell'ambito dei vostri
poteri conoscitivi e passo invece a parlare brevemente dei problemi
più strettamente oggetto dell'audizione. Inizierei con
una considerazione abbastanza elementare ma importante. Dal
momento stesso in cui si decise il vertice - siamo ancora nella
primavera-estate del 2000 - contemporaneamente si costituirono
associazioni che spingevano affinché si trattassero temi che
dovevano essere oggetto di considerazioni, separatamente dal vertice.
Abbastanza velocemente si formò una rete anti G8, fatta di
associazioni locali, la quale chiese anche l'appoggio
dell'amministrazione comunale (in consiglio comunale si svolsero
dibattiti approfonditi su questo argomento).
Affermammo allora il
principio, a cui ci siamo sostanzialmente attenuti in tutta la nostra
azione, che dovesse essere garantita la libertà di
manifestazione del pensiero, anche in contrasto, da parte di chi
dubitasse della legittimità del vertice o la contestasse,
peraltro con due vincoli specifici: ciò non doveva in alcun
modo incidere sulla sicurezza del vertice e non doveva essere
accompagnato da manifestazioni violente. Manifestazioni pacifiche,
quindi, che non contraddicessero il luogo del vertice. Faccio tale
precisazione perché emerse subito che da parte di alcuni
gruppi c'era il desiderio di impedire il vertice. Infatti, ci fu una
fortissima pressione e quasi costantemente si anticipavano notizie
sulla preoccupazione per la sicurezza, arrivando a discutere ad un
certo punto di spostarlo o di annullarlo. Queste istanze si
concretizzarono nella presentazione di un documento da parte di un
gruppo di associazioni, assai composito, il cosiddetto patto di
lavoro (credo sia opportuno che il Comitato ne venga a conoscenza),
in cui sostanzialmente si indicava la linea di manifestare senza
affermare la volontà di impedire il vertice, con un
intendimento di carattere pacifico.
È dal patto di lavoro
che, in qualche modo, si sviluppa poi coeso il Genoa social forum.
Questo gruppo di associazioni a poco a poco si arricchisce: se
inizialmente si tratta di un
gruppo limitato alla fine diventa complessivamente di oltre
cinque-seicento associazioni. Comunque, già inizialmente è
costituito da un gruppo consistente e coinvolge soggetti
profondamente diversi: da comunità di preghiera all'ARCI (un
insieme di associazioni che ha finalità culturali, sportive, o
di divertimento), dalle ACLI a partiti ed organizzazioni sindacali,
fino a comprendere anche movimenti di opinione, tipo quello per la
remissione del debito. Si tratta quindi di un coacervo di istanze
assai diverse, i cui rappresentanti nei colloqui che hanno avuto con
noi si sono sempre presentati in modo unitario. Nei colloqui che
abbiamo avuto in diverse occasioni, perché veniva richiesto
frequentemente di avere un appoggio da parte dell'amministrazione
comunale, come credo sia stato richiesto anche all'amministrazione
provinciale e alle altre amministrazioni locali, si presentava sempre
un gruppo di cinque, sei, sette persone, un collegio che
sostanzialmente rappresentava le diverse componenti di questo insieme
di associazioni inizialmente definito patto di lavoro ed in seguito
Genoa social forum.
Penso possa essere interessante
individuare - siamo all'inizio di quest'anno - quale fosse
l'atteggiamento, almeno per come emergeva nei colloqui che ho avuto,
da parte del Governo di allora nei confronti dello svolgimento di
tali manifestazioni. L'atteggiamento al riguardo sostanzialmente era
del tipo che non ci potesse essere una compresenza delle
manifestazioni durante il vertice. La tesi di fondo che in qualche
modo si cercava di comunicare - da me personalmente condivisa - si
basava sull'opportunità che si potessero svolgere
manifestazioni anche importanti ed ampiamente significative, ma che
dovessero svolgersi prima o dopo il vertice, concedendo uno spazio
temporale, a partire dalla metà di luglio (il 14-15,
inizialmente si propose il 12) sino, grosso modo,
a qualche giorno dopo lo svolgimento del vertice. Doveva esserci
insomma una sorta di break - un'interruzione - tra le
manifestazioni che potevano avere lo spazio più ampio e più
significativo; il comune insieme con la provincia di Genova pensava
anzi di dar vita a manifestazioni durante quel periodo, che potessero
affrontare in modo emblematico alcuni dei temi del vertice. Questa
proposta non venne accettata dal Genoa social forum, ed in
febbraio iniziò un lungo confronto volto da un lato ad indurre
il Genoa social forum a non pretendere la contemporaneità,
dall'altro a cercare di capire cosa avrebbe significato questa
contemporaneità. Allora venivano ritenute emblematiche,
all'interno delle loro proposte, due richieste del Genoa social
forum: la costituzione di una cosiddetta «cittadella»,
un luogo fisico, in cui potessero essere rappresentate le diverse
istanze di cui il Genoa social forum era espressione ed in cui
potessero svolgersi dibattiti e concerti; la «cittadella»
doveva divenire operativa, in base alle loro richieste, a partire
dall'inizio di luglio di modo tale da consentire l'attività
preparatoria per una grande manifestazione pubblica, emblematicamente
divenuta poi quella svoltasi sabato 21 luglio.
Il confronto fu
lungo, e - qui voglio precisare la posizione dell'amministrazione
comunale all'interno di questo confronto - noi non avevamo un potere
decisorio (il sistema è particolarmente accentrato),
partecipavamo e venivamo coinvolti in determinati momenti
all'elaborazione delle decisioni, ma di fatto queste venivano assunte
in luogo distinto e diverso. Durante il periodo della campagna
elettorale il confronto, non voglio dire che si interruppe, ma
sicuramente rallentò. Nel contempo i temi della sicurezza
cominciarono ad essere affrontati, ma essi sembravano vivere in
connessione: da un lato con l'articolarsi delle eventuali
manifestazioni, dall'altro
con la sistemazione delle delegazioni governative. Il confronto
con il Genoa social forum non si definiva e la sistemazione
dei Governi ospiti era in ritardo, conseguentemente anche i temi
della sicurezza andavano assumendo un contorno più incerto.
Devo dire che la collaborazione del comune con il prefetto e con il
questore di Genova, era sempre stata molto buona negli anni
precedenti. Genova tra le grandi città è quella con il
più basso tasso di criminalità e riteniamo che tra i
tanti fattori vi sia anche la buona collaborazione tra gli enti
locali e le strutture preposte all'ordine pubblico. Questo buon
rapporto di collaborazione proseguì per lo meno anche durante
la fase preparatoria, divenne più complicato nei giorni
finali, quelli con gli incidenti ed evidentemente i più
convulsi, ma non si verificò comunque una distonia molto
forte.
Si giunse grosso modo ai primi giorni di giugno -
il Governo Berlusconi ancora non si era insediato - quando il
prefetto, - mi sembra si trattasse del 2 giugno -, dopo aver sentito
il consiglio provinciale di sicurezza, di cui anche io faccio parte -
assunse il provvedimento di delimitazione della cosiddetta «zona
rossa» e «zona gialla». Da parte della prefettura
credo ci fosse l'esigenza, a mio avviso corretta, malgrado la non
definizione dei profili da me indicati prima - quelli attinenti
all'accoglienza e quelli relativi ai rapporti con il Genoa social
forum - di cominciare a dare delle indicazioni, poiché si
stava manifestando anche una forte pressione cittadina. La città
di Genova si presenta in modo particolare - vedo amici genovesi e
liguri che sicuramente ben la conoscono - ma per gli altri, che
invece non lo conoscono, è opportuno che la descriva
sommariamente. Il territorio comunale di Genova si sviluppa per 248
chilometri quadrati, all'interno del territorio della città,
che si trova a livello del mare, abbiamo monti alti quasi mille
metri. La parte abitata
è abbastanza piccola e si trova lungo la costa: si tratta
in pratica di una striscia lunga quasi 30 chilometri con due vallate
interne. Quindi, un territorio abitato molto concentrato e piccolo
rispetto all'insieme, con una struttura rettilinea e non di carattere
circolare.
Seguivo attentamente la definizione della «zona
rossa» e della «zona gialla» e partecipavo a queste
operazioni perché incidevano moltissimo sulla vivibilità
della città; in realtà, incidevano sotto un profilo
particolare ed esclusivo, sostanzialmente - questo dato ha un suo
significato anche per il seguito -, nei passaggi tra levante e
ponente. Se in realtà il Palazzo ducale e i magazzini del
cotone, dove è situata la sala stampa, si trovano nel centro
della città ed occupano una piccolissima porzione di questa,
sono però situati in un passaggio fondamentale per i
trasferimenti tra levante e ponente. Grosso modo su cinque
percorsi di attraversamento della città, due venivano
automaticamente esclusi: quelli più frequentati, quelli che
portavano al mare; ne restavano così altri tre, uno dei quali
fu poi successivamente escluso.
Pertanto, la mia tendenza era, da
un lato, quella di far sì che la zona rossa fosse la più
contenuta possibile, proprio per mantenere le percorrenze,
dall'altro, che fosse effettivamente una zona rossa. Con questo
termine si intende una zona di particolare protezione, dove in base
all'ordinanza prefettizia non devono svolgersi particolari
manifestazioni, le strade devono essere libere e così via. In
realtà, in quel momento la questura ci chiese di mettere a
disposizione le transenne di cui il Comune è dotato. Abbiamo,
infatti, effettuato un rilevante acquisto di transenne per le
manifestazioni degli alpini e disponiamo, pertanto, di circa sei -
nove chilometri di transenne.
Sembrava, dunque, che la zona rossa dovesse essere delimitata
da transenne, le stesse utilizzate per delimitare i cortei, anche se
eventualmente sistemate in modo più organizzato: questo era
l'orientamento che, in quel momento, sembrava si dovesse seguire.
La
zona rossa era accompagnata da una zona gialla, ovvero una zona per
così dire di protezione collegata al divieto sostanziale di
svolgere al suo interno manifestazioni. Il provvedimento prefettizio
fu, dunque, assunto e si cominciò sostanzialmente a portarlo a
conoscenza: aprimmo infatti un numero verde, perché tutti i
cittadini volevano sapere quali fossero i vincoli della zona rossa,
cosa sarebbe accaduto, quali sarebbero stati i percorsi praticabili e
così via.
Nel frattempo, dal punto di vista della
sicurezza, il clima era abbastanza cambiato, a causa dei fatti
accaduti a Göteborg, i quali hanno segnato, anche
psicologicamente, un mutamento di orientamento. La preoccupazione di
quanto accaduto a Göteborg era diventata molto forte: in questa
città - riporto quanto appreso da notizie giornalistiche,
perché non ho vissuto personalmente questa esperienza - la
polizia sparò e ci fu un giovane in fin di vita (il quale
sembrava addirittura in un primo momento che dovesse morire); i Capi
di Governo dovettero disdire la loro cena perché non
riuscivano a raggiungere il luogo dove questa avrebbe dovuto
svolgersi. Pertanto, dopo Göteborg, anche nell'esperienza che
vivevo di riflesso - perché le decisioni fondamentali venivano
assunte diversamente -, l'ambiente cambiò connotazione: si
cominciò a ragionare per avere una zona rossa più
rigida e così via.
Di fatto, il mutamento profondo avvenne
con il discorso di insediamento del Governo Berlusconi. Vi era stato,
infatti, un lungo break durante il periodo elettorale, con
particolare riferimento ai rapporti con il Genoa social forum
al fine di
definire che cosa poteva esser fatto, nel mentre procedeva il
piano della sicurezza, così come definito dal provvedimento
prefettizio. Il Governo Berlusconi assunse la decisione di
colloquiare con i manifestanti, i supposti manifestanti, del Genoa
social forum e fu, subito dopo, convocato da parte del ministro
dell'interno Scajola un incontro con gli enti locali, che si svolse
precisamente in data 19 giugno 2001 presso il ministero. Il ministro
Scajola, alla presenza del capo della polizia, disse agli enti
locali, cioè al presidente della regione Biasotti, al
presidente della provincia Vincenzi e al sottoscritto, in qualità
di sindaco, che la decisione era stata quella di raggiungere e
definire un accordo con il Genoa social forum per dare vita
allo svolgimento di manifestazioni organizzate. Questo orientamento
fu da me condiviso ed apprezzato, perché veniva di fatto
garantita la possibilità di manifestare. Ciò che
personalmente temevo maggiormente, in parte poi verificatesi, era il
possibile svolgimento di manifestazioni non organizzate, cioè
spontanee e quindi più difficilmente controllabili.
Dopo
aver acquisito il consenso da parte degli enti locali, il ministro
Scajola, diede poi delle disposizioni e si svolsero degli incontri
tra il capo della polizia e i responsabili dell'ordine pubblico con
le organizzazioni del Genoa social forum per definire le
modalità organizzative delle loro manifestazioni. In ciò,
era coinvolta anche l'amministrazione comunale, in particolare sulla
definizione dei percorsi dal punto di vista della loro tecnicità.
Mi spiego con un esempio: nel momento in cui - mi dispiace di non
aver portato una grande carta della città perché forse
si comprenderebbe meglio - si è deciso di concentrare le
manifestazioni del Genoa social forum nella parte a levante
della città, dove sono localizzati due importanti presidi
sanitari, cioè un ospedale pediatrico molto noto, il Gaslini,
e la più importante struttura ospedaliera
cittadina, era a mio avviso, tenuto conto della conformazione
della città, assolutamente essenziale che queste strutture
ospedaliere fossero sempre raggiungibili e che quindi le
manifestazioni e i cortei non ne impedissero il raggiungimento, anche
perché, tra l'altro, nel periodo estivo tali strutture
lavorano moltissimo anche per la restante parte della regione.
Pertanto, noi partecipavamo con questa finalità. Si discussero
diverse ipotesi di percorsi e si apprese in quel momento che le
manifestazioni consentite non erano più soltanto quella nella
cittadella o la grande manifestazione, bensì venivano ad
essere consentite una pluralità di manifestazioni: due
manifestazioni il giorno precedente al vertice, il 19; un'ulteriore
articolazione il venerdì successivo e poi il sabato;
eventualmente posso, poi, descriverle brevemente e analiticamente,
qualora lo riteniate opportuno, se non ne avete adeguata conoscenza.
C'è da aggiungere un ulteriore passaggio in questa fase: viene
precisato, a fine giugno, inizio luglio, il significato della zona
rossa, o perlomeno ho cominciato a conoscerlo meglio, nel senso che,
ritengo sulla base delle esperienze di Göteborg ed anche di
quelle canadesi - perché nel frattempo vi erano stati gravi
incidenti anche a Quebec City in occasione della riunione degli Stati
panamericani -, fu deciso di mettere delle griglie a chiusura dei
varchi della zona rossa. Quindi, tale zona diventò
effettivamente blindata; per noi - utilizzo il plurale perché
credo di interpretare il sentimento di tutti i genovesi - fu
veramente una grande ferita vedere questa città, per così
dire, in assetto di guerra.
Tra l'altro tale sistema fu sistemato
ed organizzato in questi termini e, successivamente, in brevissimo
tempo - il lunedì successivo - la blindatura era già
scomparsa. Contemporaneamente il Governo fece un'altra scelta, che fu
condivisa dal Parlamento, cioè di concedere fondi agli enti
locali per gestire
l'accoglienza dei manifestanti; vi era una forte richiesta in
questo senso, da più parti, e d'altronde noi, come città,
eravamo molto preoccupati, perché si prevedeva e si diceva che
sarebbero giunte migliaia e migliaia di persone - come poi
effettivamente giunsero - e le stime iniziali (anche le più
ampie) erano minori rispetto a quello che poi si è verificato;
si disse che sarebbero arrivate tra le 10 mila e le 20 mila persone,
e poi 80, 100 mila per la manifestazione: ne arrivarono invece
dapprima 30 o 40 mila, e ben oltre 100 mila per la manifestazione
conclusiva.
Fu deciso da parte del Governo uno stanziamento di 3
miliardi a vantaggio degli enti locali della regione Liguria che
provvedevano all'accoglienza. Qui si affronta un altro profilo che
può essere di interesse per questo Comitato; presidente, se
sto andando... lei mi riprenda...
PRESIDENTE. Non c'è alcun problema.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Cerco di essere il più sollecito possibile, senza troppe sbavature...
PRESIDENTE. Può andare avanti quanto vuole.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Dove accogliere queste persone? Come accoglierle? Evidentemente si trattava di una accoglienza sommaria (strutture sportive, scuole) ed era necessario vedere come localizzarle; noi creammo una nostra commissione interna, procedemmo in pieno accordo con la prefettura e la questura, cioè non demmo disponibilità precedenti se non di luoghi che avevamo sostanzialmente concordato. Avevamo delle richieste da parte del Genoa social forum (richieste che sono cominciate a pervenire nel marzo, e poi sono state successivamente aggiornate) e noi sostanzialmente
demmo delle risposte verso il 10, 12 luglio, non prima, cioè
8, 10 luglio, siamo in quel periodo; perché in realtà,
l'atteggiamento mio personale era sostanzialmente quello di ritenere
che per definire questo problema occorresse essere in tre seduti
tutti allo stesso tavolo, da un lato il Governo che gestisce il
problema del confronto con il Genoa social forum; dall'altro
il Genoa social forum stesso ed infine l'ente locale che deve
provvedere materialmente agli apprestamenti necessari e poi,
evidentemente, può esprimere anche le proprie istanze
politiche.
Alla fine definimmo un insieme di luoghi - fra cui le
scuole Diaz e Govi, lo stadio Carlini e quant'altro - tutti situati
sul levante della città; questi luoghi li attrezzammo con
tendoni, coperture o tende canadesi - a seconda dei casi - e li
abbiamo poi messi a disposizione dei partecipanti al Genoa social
forum a partire, grosso modo, da lunedì 16. In
realtà la loro richiesta era precedente, abbiamo dei verbali
di consegna (per le preparazioni iniziali) dell'11, 12 luglio; dopo
un po' di tempo per preparare questi luoghi, essi cominciano ad
essere occupati dal lunedì, dal martedì della settimana
in cui doveva svolgersi il vertice. I luoghi furono da noi consegnati
a delle persone fisiche (con dei verbali), esponenti del Genoa
social forum: oggi ci sono stati tutti restituiti, ed abbiamo già
anche il quadro dei danni che si sono verificati, debbo dire di non
particolare rilievo nella maggior parte dei luoghi, e soltanto di un
certo rilievo nello stadio Carlini, dove le strutture sportive hanno
subito danni più rilevanti.
Eventualmente se al Comitato
interessa tutto questo materiale, lo posso far pervenire...
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. ...riguardante, cioè, l'individuazione dei luoghi, i verbali, i danni e le prime perizie che noi già abbiamo sulle varie situazioni... (commenti).
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di
Genova. Arriviamo, poi, anche a chi li paga. Inizia la settimana,
ed inizia con una cosa gravissima, un attentato che ferisce
gravemente un giovane carabiniere (un pacco bomba, una busta bomba).
Sembra che questo ragazzo possa addirittura perdere la vista. Si crea
subito, a partire da lunedì, un clima molto teso, molto
difficile e molto complicato. La prima manifestazione è
prevista per il giovedì, ed è una manifestazione che il
Governo ci chiede di svolgere, inizialmente doveva tenersi la
mattina, in una piazza della città - piazza Tommaseo - da
parte delle donne iraniane, e nel pomeriggio doveva esservi una
manifestazione imponente. Ma forse è bene che dia un quadro
delle manifestazioni previste e sostanzialmente approvate dalla
prefettura e dalla questura.
La prima manifestazione, appunto, si
sarebbe dovuta svolgere il giovedì mattina in piazza Tommaseo,
una piazza della nostra città; ma nel contempo, nei giorni
precedenti si erano definite una serie di iniziative complessive: la
manifestazione delle donne iraniane la mattina del giovedì; il
giovedì pomeriggio una grande manifestazione detta «degli
emigranti», che aveva un percorso particolarmente delicato
perché si muoveva dal centro storico, da piazza Sarzano
(abbastanza vicino al Palazzo Ducale) e poi si articolava lungo
alcune strade che vanno verso il mare e finiva, sostanzialmente, sul
termine del tratto della passeggiata a mare. Il Governo nel
frattempo, attraverso i propri organi, aveva consentito una serie di
cosiddette piazze tematiche o di luoghi di incontro; si era così
costituito a Punta Vagno un centro, una piccola cittadella, tra
l'altro vicino alla scuola Diaz dove, fra l'altro, era situata la
struttura organizzativa del Genoa social forum; questo
aveva determinato anche la costituzione di una piazza tematica in
piazza Kennedy e nei giardini di piazza Rossetti. Faccio questi
riferimenti perché sono luoghi nei quali si sono svolti
particolarmente degli scontri. Si era poi data vita ad una piazza
tematica in piazza Tommaseo ed in altre parti della città.
Le
piazze tematiche avevano una particolare importanza per la giornata
del venerdì, perché per il venerdì non era
prevista una manifestazione organizzata principale, ma c'era invece
la dichiarazione del Genoa social forum di effettuare
l'assedio alla zona rossa; il che significava presentarsi di fronte
ai varchi più ampi e in realtà, di fatto, protestare
contro lo svolgimento del vertice. Naturalmente questo presentarsi di
fronte ai varchi più ampi era accompagnato da dibattiti ed
incontri che dovevano svolgersi in alcune piazze vicine ai varchi;
così ad esempio nel varco di via Assarotti (che è una
lunga strada in discesa), a piazza Manin, si svolgevano dei
dibattiti, dei colloqui e degl'incontri che poi conducevano a questa
forma di assedio rispetto alla zona rossa.
Vi era invece come
deroga - il Governo aveva consentito questa deroga che inizialmente
sembrava non dovesse esserci - una manifestazione anche sul lato del
ponente cittadino organizzata dai COBAS e dai CUB; manifestazione che
sarebbe partita dal quartiere di Sampierdarena e sarebbe giunta fino
alla stazione marittima; quindi c'era un rapporto sulla zona rossa,
in questo caso, da ponente e non da levante rispetto alla città.
Nella giornata di sabato, invece, doveva tenersi soltanto una
grande manifestazione rispetto alla quale erano sorti problemi
logistici molto gravi; essa, infatti, doveva svolgersi nella parte di
levante della città fino ai dintorni dello stadio Ferraris, in
piazza Galileo Ferraris, attraverso un percorso di circa 4-5
chilometri che si snodava in una parte ampia della città.
Il
lunedì successivo si è verificato l'attentato al
carabiniere, mentre il martedì si è svolta una fase
sostanzialmente di preparazione in cui personalmente ho trascorso il
tempo a contrastare e a rallentare il processo di chiusura della zona
rossa.
In realtà, avevamo concordato con il prefetto che
la zona rossa dovesse essere chiusa non prima del mercoledì
mattina, ma la preparazione della blindatura dei varchi dovette
cominciare nella notte fra domenica e lunedì. In particolare,
era molto in discussione la chiusura di una piazza, piazza Corvetto,
che è vicina alla prefettura e che, se chiusa, avrebbe
bloccato la terza strada di attraversamento della città.
Insistetti molto perché piazza Corvetto non fosse
integralmente chiusa ma venisse lasciata, in parte, disponibile per i
mezzi pubblici, ma poi la sicurezza decise che era assolutamente
essenziale chiuderla.
Vorrei rilevare che nel palazzo della
prefettura si era svolta la cena iniziale offerta dal Presidente
della Repubblica Ciampi e che poi, nella giornata di domenica, si è
svolto - come sapete - l'incontro fra Bush e Putin sui temi dello
scudo stellare. Era, quindi, un luogo importante di incontri rispetto
allo svolgersi degli eventi.
Nella giornata di mercoledì
si verifica un evento che forse è opportuno conosciate, anche
perché ritengo che la vostra attenzione sia molto accentuata
sui problemi della sicurezza. Il mercoledì pomeriggio i miei
uffici vengono informati che nello stadio Carlini vi sarebbero alcune
saldatrici con le quali alcuni dimostranti, non meglio identificati,
starebbero saldando tra loro sbarre di ferro, avendo divelto alcuni
cancelli. Relativamente a tale situazione, inizialmente pensiamo di
poter intervenire autonomamente mandando alcuni nostri addetti a
ritirare questi materiali con il camion; poi, comprendiamo che la
situazione non è così semplice e ne riferisco al
prefetto. Si svolge, tra l'altro, una riunione degli addetti alla
sicurezza con la presenza di rappresentanti dei carabinieri e della
questura e con lo stesso questore in cui denunciamo questo evento.
Tali colloqui si svolgono il mercoledì sera verso le ore
otto. In quel momento il clima era molto teso e difficile, ma si
basava molto sul principio di manifestazione pacifica: in altri
termini le manifestazioni venivano presentate da parte di gruppi di
organizzatori come pacifiche. Si riteneva che vi fosse stata e vi
sarebbe stata una forte attività di prevenzione alle frontiere
- in questo caso parlo come cittadino - e che quindi i gruppi più
malintenzionati non sarebbero giunti a Genova o sarebbero stati in
qualche modo diversamente contrastati.
Credo che il giorno dopo
si sia svolta una perquisizione allo stadio Carlini da parte della
polizia: la nostra denuncia risale alla sera del mercoledì e
il giovedì, alle 5 o alle 6 del mattino, i poliziotti si sono
presentati per effettuare tale perquisizione. Conosco questi fatti
per averli appresi ex post. In realtà, poi, il Genoa
social forum ha chiamato la stampa, si è verificato un
certo contrasto per impedire la perquisizione stessa e poi si è
deciso di riunire una specie di collegio: alcuni rappresentanti delle
forze dell'ordine ed alcuni rappresentanti del Genoa social forum
hanno proceduto all'ispezione complessiva dei sotterranei dello
stadio Carlini. Tutto ciò accade nella mattinata di giovedì
19 luglio, ma non si trova nulla (Commenti). Racconto le cose
come stanno, le notizie ci provenivano dagli addetti alla custodia
dello stadio che, naturalmente, avevano affidato lo stesso al Genoa
social forum ma conoscevano l'ambiente.
Giovedì è stata una giornata molto positiva: la
manifestazione delle donne iraniane si è svolta in modo
tranquillo e pacifico. Anche in quel caso nutrivamo alcune
preoccupazioni, poiché erano stati richiesti un semovente o
una grossa macchina e non capivamo a cosa potesse servire. Poi, in
realtà, fu una manifestazione assolutamente pacifica e non
ebbe grande risalto.
Invece, la manifestazione del pomeriggio -
relativamente alla quale pensavamo vi dovesse essere una presenza di
circa 10-15 mila persone - registrò una presenza elevatissima.
Le stime sono attestate fra le 40 e le 50 mila persone (cito dati che
la polizia può confermare, anche se queste valutazioni
presentano un largo margine di opinabilità). Tale
manifestazione si svolse in modo totalmente pacifico e direi, anzi,
con momenti anche di gioiosità. Essa attraversò un
percorso molto delicato: ad un certo punto, passò proprio
accanto alla questura sfiorandola. Io non ho partecipato ad alcuna
manifestazione perché, secondo la mia valutazione, il sindaco
doveva restarne totalmente fuori. Mi dissero che in quel frangente vi
fu un piccolo momento di tensione che, però, si risolse molto
brillantemente e in modo pacifico, tant'è che la
manifestazione ebbe un'ottima conclusione.
La sera del giovedì
tirammo un sospiro di sollievo, peraltro troppo anticipato perché
poi le cose si sono svolte diversamente. Mi hanno riferito che la
manifestazione - che avevamo ritenuto delicata e complessa e che, in
realtà, aveva come tema di fondo l'immigrazione - si è
svolta bene, con una grandissima partecipazione e che la città
l'ha seguita con piacere. Tenete conto che, nel frattempo, la città
si ritraeva. La forte pressione psicologica che vi era stata nei mesi
precedenti fece
sì che molti genovesi decisero di farsi una settimana di
ferie sostanzialmente in quel periodo dell'anno. Molti se ne andarono
e parecchi negozi furono chiusi.
Devo dire che insistetti
particolarmente perché venisse mantenuta l'immagine di una
città più viva e più aperta, pensando che ciò
avrebbe giovato, per un problema non soltanto morale ma anche di tipo
organizzativo o qualitativo.
Il venerdì è stata la
giornata più brutta poiché si è verificato
l'assedio alla zona rossa. Nei diversi varchi della zona rossa si è
svolto un assedio che definirei di tipo virtuale: vi era, infatti,
una minaccia di superamento della zona rossa che non era reale,
perché nessun mezzo poteva in qualche modo oltrepassare la
blindatura che era stata predisposta.
Riferire voci è
sbagliato, ma in quel momento correvano anche voci secondo le quali
erano stati preparati dei grandi camion da usare come catapulta;
tuttavia, di tutto ciò non vi fu in alcun modo traccia. Anche
nei luoghi più assediati (i diversi gruppi del Genoa social
forum si divisero i luoghi dell'assedio) al più vi erano
grida, slogan, lanci di qualche bottiglia di plastica e così
via, in una situazione in cui, da un lato, vi erano i manifestanti e,
dall'altro lato, vi erano le forze dell'ordine che dietro le griglie
difendevano la zona rossa. In quel momento si constatò che la
zona rossa era assolutamente impenetrabile e che il vertice si
svolgeva nella massima sicurezza possibile. Non credo che negli
ultimi anni i rappresentanti delle diverse delegazioni o i
giornalisti accreditati si siano trovati in una situazione di così
totale sicurezza. In questa parte della città vi era una
situazione totalmente irreale.
In quel momento, a fine mattinata,
in piazza Paolo Da Novi, lontano dalla zona rossa e da dove si doveva
svolgere il
cosiddetto assedio che doveva ancora iniziare - ma si stava già
preparando -, incominciavano a svolgersi alcuni primi scontri con gli
uomini neri, i black bloc.
La sensazione che ho avuto nel
pomeriggio è che la gran parte delle forze di polizia fossero
volte a proteggere la zona rossa da questi supposti assedianti e che,
in realtà, nella restante parte della città non vi
fosse quella presenza di forze dell'ordine che noi ritenevamo
essenziale. Sostanzialmente, in quel momento il problema dell'ordine
pubblico in città riguardava non soltanto la sicurezza dei
capi di Governo, ma anche la sicurezza dei genovesi e di coloro che
erano venuti a Genova per manifestare.
Da questo punto di vista,
ad un certo momento, verso le 4- 4 e mezza del pomeriggio, chiesi per
telefono ad un rappresentante del Genoa social forum di
rinunciare a questa forma di assedio affinché le forze
dell'ordine potessero recarsi nella restante parte della città
a perseguire coloro che arrecavano danni. Fra l'altro, in quel
momento si rinunciò all'assedio in piazza Dante, cosa di cui
hanno ampiamente dato notizia i giornali. In realtà sembrava
che ci fosse uno sblocco della situazione.
Nel contempo si
svolgeva l'unica manifestazione organizzata nella parte di ponente
della città, che andava da piazza Montano e Sampierdarena sino
alla stazione marittima. Era una manifestazione organizzata dai COBAS
e sostanzialmente pacifica, eccettuata una piccola coda del corteo
dove erano presenti - credo - dei black bloc. Notate che nel
momento in cui si svolgeva l'assedio alla zona rossa, i danni
determinati da vari gruppi si registravano in più parti della
città: da piazza Paolo Da Novi a circonvallazione Monte,
distante solo qualche chilometro, per scendere poi in altre strade.
Su questo ci sono
tante testimonianze rilasciate dai cittadini: i gruppi erano
formati da dieci o venti persone, che arrecavano danni in alcune
parti della città.
Verso le 5- 5 e mezza è
sopraggiunta la morte di Giuliani: la notizia mi è giunta
mentre ero in prefettura e mi dovevo recare, assieme agli altri
rappresentanti degli enti locali, a salutare il Presidente della
Repubblica Ciampi che, nel frattempo, era arrivato a Genova.
Evidentemente, il momento fu particolarmente tragico, sembrava
che gli incidenti avessero assunto una dimensione ancora più
grande e che non ci fosse solamente una persona morta, ma ce ne fosse
più di una. Contemporaneamente, sotto questo profilo,
continuavano a pervenire immagini molto forti, molto rilevanti,
l'atmosfera era molto pesante. Nel frattempo aveva avuto inizio nel
pomeriggio il vertice presso il Palazzo ducale. Alla sera il
Presidente della Repubblica Ciampi offriva una cena, non solo ai Capi
di Governo partecipanti al G8, ma anche al Segretario generale
dell'ONU ed ai rappresentanti di altri Stati. Credo fossero presenti
il Presidente del Sudafrica, il Capo di Governo del Bangladesh e così
via. Altri potranno riferire con maggior dettaglio.
Come giunta
comunale, ci siamo riuniti e abbiamo assunto come nostra decisione
quella di invitare il Genoa social forum a ripensare
all'opportunità della manifestazione del sabato. Eravamo
dubbiosi perché, nel mentre sembrava logico sospendere questa
manifestazione anche in segno di lutto per l'avvenuta morte,
contemporaneamente si prevedeva l'arrivo di decine di migliaia di
persone. Erano state consentite e previste decine di treni speciali;
si prevedeva l'arrivo di centinaia e centinaia di pullman provenienti
da diverse parti d'Italia. Conseguentemente, si pensava: se non c'è
una manifestazione organizzata, considerato il numero delle persone
che arrivavano,
la tensione molto forte dovuta all'avvenuta morte, alle
manifestazioni, ai danni che si erano verificati, può essere
ancora peggio.
La manifestazione, si svolge, iniziando in modo
molto pacifico. Le stime riguardo ai partecipanti sono diverse, ma
credo - da quello che so - che abbiano sfilato oltre 100 mila
persone. Ad un certo punto, la manifestazione arriva di fronte a
piazzale Kennedy, nel lungomare, dove deve girare verso l'interno
della città. Una parte importante della manifestazione sfila
pacificamente e a piazza Galileo Ferraris, dove si sono svolti alcuni
interventi, tra i quali quello di un mio collega, il sindaco di Porto
Alegre, che ha tenuto un discorso sulla Carta di Porto Alegre.
Nel
mentre la prima parte del corteo sfila e arriva alla sua naturale
conclusione, a metà del corteo si crea come una frattura: al
riguardo penso che la polizia potrà rilasciare informazioni
più tecniche delle mie. Questa frattura nasce per effetto
della separazione dal corteo di alcuni gruppi che hanno cominciato a
distruggere la zona di piazzale Kennedy e corso Marconi. Vi è
stata una carica della polizia riguardo la quale sono state date
diverse interpretazioni.
Noi abbiamo assistito per un'ora, un'ora
e mezza a continue distruzioni. Il corteo era fermo, quasi diviso in
due tronconi. La polizia non caricava, sembrava ferma, ma vi sono
opinioni divergenti a riguardo. Sarete voi ad accertarlo, anzi
attendo con ansia che su questi temi la vostra attività
conoscitiva possa svolgersi al meglio. È a questo punto che si
sono avuti i maggiori disastri.
Finito il corteo, nella serata di
sabato è avvenuto il cosiddetto Blitz alla scuola Diaz.
Io mi trovavo a casa e sono stato avvertito intorno a mezzanotte,
l'orario esatto non lo ricordo; poteva essere mezzanotte, mezzanotte
e mezza, l'una.
Ho chiesto informazioni al questore il quale mi ha riferito: siamo
stati attaccati, nella scuola si nascondono armi e black bloc,
quindi bisogna intervenire. Di questo sono a conoscenza: il giorno
dopo le immagini di quello che è successo alla scuola Diaz
sono state molto impressionanti.
Passo adesso ad esaminare un
altro profilo - se può essere di vostro interesse -,
riguardante i danni materiali che si sono verificati. Il lunedì
mattina la città era perfettamente funzionante, lo dico per
fare un complimento non a me stesso, ma a tutti quelli che hanno
lavorato. Hanno funzionato bene le strutture sanitarie, la pulizia
della città; ci sono decine di testimonianze al riguardo. I
danni materiali hanno interessato principalmente filiali bancarie,
concessionarie di automobili, pompe di benzina.
I pochi negozi
aperti non sono stati minimamente toccati. Con la nostra azienda di
trasporto, nella notte del sabato, avremo trasportato 40, 50 mila
persone per portarle ai treni o ai luoghi di raccolta degli autobus,
perché potessero tornare a casa. Non c'è stata una sola
carrozza che abbia subito danni. Si è trattato di danni molto,
molto mirati.
La valutazione dell'entità dei danni oggi
non è ancora possibile. Il Governo è intervenuto con
una misura particolare: ha fatto un prelievo di 15 miliardi dal fondo
di riserva del Ministero del tesoro e lo ha attribuito al bilancio
del Ministero dell'interno alla voce «altri interventi a favore
degli enti locali»; il Ministero dell'interno ha destinato tale
somma al comune di Genova, come se fosse stato un intervento naturale
fare i primi interventi.
Noi stiamo elaborando dei criteri, li
abbiamo comunicati sia al Governo che alla regione per ripartire
questa somma. Ovviamente il Governo, secondo me in modo corretto, ha
ritenuto che non dovessero essere risarciti i danni coperti da
assicurazione; noi abbiamo deciso, come nostro criterio - ho
ricevuto due, tre giorni fa il consenso anche del Ministero
dell'interno -, innanzitutto di risarcire i danni dei privati e
pensare ai danni delle pubbliche amministrazioni in un secondo
momento, sempre che queste somme abbiano la loro capienza.
Abbiamo
posto, quale termine di presentazione delle domande, il 10 agosto, a
ieri mattina, le domande presentate da privati erano relative a danni
sull'ordine di un miliardo, un miliardo e mezzo e mancano ancora
alcuni giorni al 10 agosto. Questo è sostanzialmente il quadro
definitivo.
Per la nostra città, dicevo all'inizio, i
danni di tipo materiale sono parecchio limitati e credo che, se
fossero stati solo quelli, probabilmente anche questa indagine non
sarebbe stata deliberata. I danni che noi abbiamo subito penso siano
danni non solo nostri ma di tutta la collettività nazionale,
sono danni morali, per le violenze che abbiamo visto, per la morte di
persone, ed evidentemente richiedono, oltre che un accertamento delle
responsabilità personali dal punto di vista giuridico, anche
delle valutazioni di carattere politico che il Parlamento e ciascuno
di noi potrà fare, dopo che voi avrete concluso il vostro
compito e ci avrete dato un quadro più preciso e più
distaccato delle cose che sono successe.
PRESIDENTE. Grazie, sindaco Pericu.
Propongo di formulare tutte le domande, per poi far replicare il
sindaco, invece di farlo rispondere ad ogni singola domanda, perché
potrebbe essere un po' più lungo del previsto.
GRAZIELLA MASCIA. Vorrei cogliere questa occasione per chiedere al sindaco di ringraziare i cittadini e le cittadine genovesi: non solo hanno subìto i disagi per la preparazione
del vertice e tutto quello che ne è conseguito, ma sono
anche stati in una città - come è stato riferito anche
dal sindaco - quasi deserta; i cittadini e le cittadine genovesi sono
stati molto generosi, generosi con i manifestanti: non solo hanno
fornito, in diversi momenti di quelle giornate, pane ed acqua ai
ragazzi, a quelle migliaia di ragazzi che erano lì, ma hanno
anche salvato tanti di questi ragazzi dalle cariche della polizia. Lo
voglio dire perché ci sono decine di testimonianze di genovesi
che, nei cortili delle proprie case, riuscivano a far sfuggire dagli
inseguimenti tali ragazzi: questo è il quadro - che non spetta
naturalmente al sindaco descriverci - cui noi abbiamo assistito e di
cui siamo stati protagonisti in quei giorni. Il mio è un
ringraziamento sincero e molto diffuso per tutti coloro che in quelle
giornate sono stati presenti. Signor sindaco lei ha fatto una
descrizione perfetta di quelle giornate, con dei particolari che a
mio avviso non corrispondono pienamente, ma questo non è
naturalmente un problema che le rivolgo; semmai, mi interessa di
capire meglio alcune cose.
Tuttavia, la prima domanda riguarda
gli aspetti che diceva all'inizio e cioè le competenze dei
diversi comitati. Lei giustamente ha detto che ognuno aveva i propri
compiti c'era la questione della sistemazione urbana,
dell'accoglienza, della sicurezza e ognuno svolgeva il proprio
mestiere, anche con una certa centralizzazione. Vorrei chiederle
sindaco, intanto, quale tipo di coinvolgimento abbia avuto il
comitato di cui lei faceva parte, quello della sicurezza cittadina,
in merito alle modalità di gestione dell'ordine pubblico.
Giustamente lei dice che la sicurezza è stata una conseguenza
della dislocazione delle delegazioni straniere, dei corrispondenti e
poi delle manifestazioni: quindi si è definito negli ultimi
tempi. Ma lei ha anche detto di non conoscere il tipo di zona rossa
che sarebbe stata definita e sino a che punto questa zona rossa
avrebbe
avuto le caratteristiche che poi si sono conosciute. Noi stessi abbiamo potuto leggere sui giornali, nei giorni successivi, la sua meraviglia per l'entità di questa zona rossa. Quindi, volevo capire meglio il livello di coinvolgimento che lei ha avuto rispetto appunto a tutte le misure che sono state assunte precedentemente ed anche nelle fasi... e in questo caso le chiedo anche un particolare che mi è sfuggito rispetto al Diaz: lei è stato avvisato che questa perquisizione che era in corso?
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Mascia, qual è la domanda in riferimento al Diaz?
GRAZIELLA MASCIA. Vorrei
conoscere il grado di coinvolgimento di questo comitato di cui il
sindaco faceva parte con il prefetto, con il questore, eccetera,
rispetto appunto alla gestione dell'ordine pubblico.
Secondo:
abbiamo sentito che la zona rossa è stata un po' a sorpresa
così imponente e, comunque, dal quadro che il sindaco ci dava,
emerge molto chiaramente che era una zona rossa assolutamente
invalicabile e che, quindi, anche questi cosiddetti assedi erano
assolutamente virtuali, come erano nelle intenzioni precedenti, tutto
simbolico. Tuttavia, queste piazze tematiche che erano state concesse
sono importanti; in ognuna di queste piazze tematiche, prima che il
sindaco intervenisse in piazza Dante - compreso il corteo invece in
cui poi è morto il ragazzo, successivamente agli orari che
diceva il sindaco rispetto a piazza Dante -, precedentemente
all'episodio che poi il sindaco ci ha raccontato, ci sono stati
incidenti, tutti con le stesse dinamiche, cioè interventi di
questi cosiddetti black bloc, intervento e cariche della
polizia. Il suo intervento in piazza Dante, infatti, aveva queste
caratteristiche: da una parte di dire c'è molta tensione; in
questa piazza ancora non ve ne è stata, evitiamo che succeda;
e dall'altra:
se ci sono delle forze dell'ordine che possono rendersi
disponibili per fare quello che non avevano ancora fatto - o che,
comunque, avevano fatto, a mio avviso, in una certa maniera -,
facciamo in modo che questo avvenga. Lei sindaco ha interrotto qui il
racconto. Io le chiedo: è a conoscenza del fatto che, quando
la manifestazione di piazza Dante si è sciolta ed il corteo è
partito verso il mare, per poi arrivare a Punta Vagno, dal fondo,
alle spalle del corteo ci sono state delle cariche della polizia?
Ultima questione: sulla zona gialla. Su questa zona gialla si è
scritto e si è detto, anche successivamente, che avrebbe
dovuto essere molto più estesa o che, comunque, non avrebbero
dovuto esservi manifestazioni. Insomma, di fatto, si è
allentata, da un punto di vista dei principi, l'idea della zona
gialla, ma io vorrei chiederle signor sindaco: - lei giustamente dice
queste piazze tematiche avevano... ed erano tra l'altro tutte
autorizzate - se lei abbia presente, a proposito di zona rossa, quale
fosse la zona rossa il 19, sino al 19 sera, cioè questi varchi
molto protetti, con le griglie, e che cosa fosse la città di
Genova il 20 mattina. Io questo glielo voglio chiedere, perché
sono stata testimone, ma credo che, se questa Commissione vuole
comprendere le dinamiche di quello che è avvenuto in quella
città, anche sul piano delle violenze, debba capire
fisicamente che cosa c'era. Noi avevamo una situazione, a partire
dalla zona di Brignole, dove vi erano container enormi. In
realtà, questa zona rossa si è estesa al di là
dei varchi e alle persone che sono arrivate a Genova, molti ragazzi,
anche quella mattina, che sono venuti per fare (che so?),
rappresentazioni teatrali e altro, in queste zone tematiche - è
stato impedito di raggiungere queste piazze tematiche.
Io penso che questi siano aspetti che vadano sottolineati da
un autorevole rappresentante delle istituzioni: in questa sede chiedo
una conferma. Io non sono cittadina genovese, seppure sia stata
eletta lì; ma, ormai, conosco benissimo questa città e,
quindi, la capacità di rappresentare quello che è
successo, anche fisicamente, mi sembra molto importante.
Infine,
le vorrei sottolineare due cose. Lei ha parlato giustamente del clima
precedente allo svolgimento del vertice, delle manifestazioni ed, in
particolare, dell'attentato al carabiniere: ha parlato anche della
perquisizione svolta al Carlini.
MICHELE SAPONARA. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
GRAZIELLA MASCIA. Posso
concludere? Io penso che queste cose vadano chiarite, altrimenti è
difficile comprendere che cosa è successo se non nella
descrizione anche dei fatti, nella comprensione di quello che è
avvenuto. Questa perquisizione del Carlini che lei ha riferito, a me
non risulta che fosse stata contestata, al contrario; voglio solo
aggiungere - e questo è anche agli atti del Parlamento -, che
precedentemente a questa perquisizione vi era stato un pacco bomba,
dopo l'episodio del carabiniere, anche ai ragazzi del Carlini, in una
borsa. Essi stessi hanno chiamato, ora non so come si chiamasse; ma
ciò serve a completare il quadro, perché altrimenti...
Infine, vorrei farle un'ultima domanda. Lei ha detto che nel
corteo del 21, ad un certo punto, all'altezza di piazza Kennedy, dei
gruppi sono usciti dal corteo. Ora, vorrei sapere dove questa notizia
sia stata data e lei da dove l'ha appresa, perché quando il
corteo è arrivato - io ero presente -, erano già in
corso incidenti in piazza Kennedy (numerosi e di dimensioni enormi).
Poiché queste cose sono molto importanti ai fini della
lettura dei fatti, vorrei comprendere se quello che lei ci ha riferito sia frutto di letture, di relazioni, di atti ufficiali. In questo caso, vorrei appunto comprendere quale sia la fonte. Grazie molte.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mascia. Voglio però ricordare a lei e a tutti i colleghi che, visto che questa è la prima volta, va benissimo fare delle domande che consentano a colui che è audito di arricchire la relazione, però adesso ci troviamo dinanzi alle richieste dei colleghi Boato, Ascierto, Bassanini, Cicchitto, Violante, Boscetto, Pastore e Soda: credo che così non diamo la possibilità a colui che viene audito di rispondere poi compiutamente, perché dovrebbe fare altre otto relazioni. Quindi gradirei - questo è quello che ha detto l'audito - che, se si tratta di specificare qualche punto, sicuramente questo venga fatto, tenendo presente però che, se poi ampliamo il raggio d'azione, probabilmente, non ne usciamo più; non è una questione di tempo, ma credo proprio che non saremmo nella condizione di dare a colui che viene ascoltato la possibilità di darci delle puntuali indicazioni che, invece credo dobbiamo cercare di ottenere.
MICHELE SAPONARA. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, avevo chiesto la parola prima. Noi ascoltiamo volentieri domande, ma non interventi lunghissimi o comunque comizi. Volevo solo far presente questo.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Saponara, credo sia abbastanza chiaro quello che avevo cercato di dire prima.
MARCO BOATO. Presidente, cercherò di essere sintetico. Voglio ringraziare molto il sindaco Pericu per questa sua relazione e vorrei in questo caso proporre al presidente, visto che non avremo un ufficio di presidenza da qui al pomeriggio...
PRESIDENTE. L'avremo domani mattina.
MARCO BOATO. È una cosa tecnica che possiamo fare tramite gli uffici. En passant il sindaco, ad un certo punto, ha chiesto se fosse possibile avere, proiettata magari su questi schermi - se siamo in grado di farlo -, una pianta di Genova. Credo che ciascuno di noi in questi giorni l'abbia guardata; però, mentre parla il sindaco e, successivamente, il presidente della provincia, della regione, il capo della polizia...
PRESIDENTE. L'abbiamo già chiesta.
MARCO BOATO. Benissimo. ...se noi
riuscissimo ad essere in grado di fare queste ricostruzioni.
Per
quanto riguarda ciò che è stato detto...
PRESIDENTE. Un momento, onorevole Boato, perché il sindaco vuole intervenire.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Ho qui la pianta del provvedimento prefettizio: zona rossa e zona gialla.
MARCO BOATO. Può essere
utile lasciarla al presidente: sarà molto utile (Il sindaco
consegna al presidente la pianta della città di Genova).
Colgo anche l'occasione - presidente lei lo ha già detto - per
dire che qualunque cosa il sindaco ritenga di lasciare in
documentazione alla Commissione, che ripercorra un po' le tracce
anche organizzative, può essere utile. Io però non lo
voglio fare. Sarò molto breve.
Abbiamo visto che c'è
uno iato molto forte tra la giornata del 19 (parlo di giovedì,
quando c'è stata la manifestazione delle donne iraniane della
mattina e la manifestazione degli immigrantes del pomeriggio)
e le giornate di venerdì 20 e sabato 21, dove sono concentrati
i principali episodi di
violenza. Se fosse possibile, vorrei che, quando replicherà, il sindaco, che è stato molto dettagliato in tutta la fase di ricostruzione precedente e che invece ha delineato i problemi delle giornate del 20 e del 21 in modo meno dettagliato, nei limiti di ciò che è a sua conoscenza (quindi non le chiedo giudizi politici), potesse, qualora fosse in grado di farlo, riferirci i fatti a sua conoscenza. Per fatti intendo anche il rapporto con gli altri membri dell'amministrazione che abbiano avuto conoscenza di questi fatti, ed il rapporto con l'apparato della sicurezza. Da quello che emerge dalla sua relazione, dei tre obiettivi che in qualche modo bisognava garantire in occasione del G8 - la sicurezza del vertice, la sicurezza dei cittadini di Genova e il diritto di manifestare pacificamente per chi lo intendesse fare e, quindi, di contrastare le azioni di violenza per chi invece intendesse agire in modo violento -, mi pare che la sicurezza del vertice sia risultata totalmente garantita. Quello che invece non è stato di fatto garantito è stato il contrasto alle azioni di violenza, la sicurezza dei cittadini, che sono stati pesantemente danneggiati, e la sicurezza di chi voleva manifestare pacificamente, perché, a sua volta, è stato pesantemente colpito. Le vorrei chiedere se, su questi fatti che ho indicato, lei abbia qualche cosa in più da aggiungere e, in modo particolare - ho concluso, presidente -, se ci possa spiegare meglio qual è stato il suo rapporto, nei giorni del vertice - includendo nei tre giorni del vertice anche il 19, che è il giorno immediatamente precedente -, con l'apparato di sicurezza; vorrei sapere, cioè con chi lei ha avuto rapporti, che tipo di - non le chiedo impressioni soggettive - valutazioni (più che valutazioni, parlerei di riferimento di fatti) può fare e con chi lei ha interloquito in quanto in grado di incidere sulla sicurezza della città di Genova; per sicurezza intendo sicurezza del vertice -
ma di questo non discuterei neppure, perché è stata garantita -, sicurezza della città, sicurezza dei manifestanti e contrasto alle azioni di violenza che sono state in atto nelle giornate di venerdì e di sabato. Se lei su questo potesse essere più dettagliato, perché poi noi ascolteremo gli altri interlocutori e quindi lei in qualche modo ci può fare da interfaccia. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boato. Pongo un problema a tutti. Ho 20 richieste di interventi: o noi stabiliamo un criterio oppure rischiamo veramente di non avere le risposte che ci attendiamo. Proporrei, se siete d'accordo, di contenere quanto meno le domande in un tempo di due o tre minuti e vi pregherei di attenervi ai tempi fissati. Però facciamolo. Vorrei evitare di ricordare questo ad ogni intervento. Credo che le domande - il sindaco è a conoscenza molto più di noi dei fatti - possano essere veramente poste in maniera, non dico telegrafica, ma almeno senza commenti. Se riuscissimo a fare questo, avremmo anche la possibilità poi di avere le risposte.
FILIPPO ASCIERTO. Signor
Presidente, così come lei ha detto in questo momento, farò
delle domande secche in merito a quello che il sindaco prima ha
esposto. Il sindaco prima ha detto che ci sono state delle
associazioni locali che chiesero, all'inizio, l'appoggio delle
amministrazioni: vorremmo sapere quali siano queste associazioni di
Genova. Poi iniziarono a chiedere alcuni spazi per il dibattito:
vogliamo sapere se si tratta di associazioni che non si erano ancora
unite o, già per i dibattiti, era l'insieme delle
associazioni.
Il problema di dove accoglierli iniziò
quando si erano già costituite tutte le associazioni in una
organizzazione o era antecedente a questo momento? Chi faceva a lei
le richieste dirette per soddisfare le esigenze (non mi riferisco
solo
all'associazione, ma vorremmo i nomi)? I luoghi consegnati poi dal comune alle associazioni sono stati assegnati all'associazione o a delle persone fisiche? Lei prima ha detto che sono stati assegnati a delle persone fisiche; noi vorremmo sapere se esistono dei verbali di consegna, dei limiti posti a queste persone e se queste persone hanno fatto un verbale di riconsegna degli immobili specificando quali siano i danni. Come avete esercitato il controllo sui limiti che avete posto? Cioè, lei ha dato disposizioni scritte alla polizia municipale per esercitare questo controllo o ha rimesso il controllo alle forze dell'ordine? Lo stadio Carlini, mi è sembrato di capire, è uno stadio comunale; ci sono stati dei danni: voglio sapere se negli stabili comunali, oltre ai danni, ci siano state delle scritte anarchiche, quindi delle scritte oltraggiose nei confronti dello Stato e nei confronti del comune. Vorrei farle poi un'altra domanda.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Ho perso un po' il conto delle sue domande.
FILIPPO ASCIERTO. Se le potesse segnare, perché non vorrei poi ripeterle.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Me le sto segnando, però sono tante. Le faccio una precisazione preventiva che forse può aiutarla nel fare le sue domande. Noi abbiamo consegnato le cose a questi soggetti l'11 o il 12 luglio, e ho il verbale di consegna. Le posso fare avere tutte le copie.
FILIPPO ASCIERTO. Sì, se ci dà la documentazione...
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Mentre per quanto riguarda tutta la fase precedente, si trattava di fasi in cui, sostanzialmente, delle associazioni chiedevano, ad esempio, il
patrocinio del comune per un dibattito pubblico con il premio Nobel x o y, per dibattere della fame del mondo e cose di questo genere. Sono due mondi diversi. Non so se mi sono spiegato.
FILIPPO ASCIERTO. Non solo si
è spiegato, ma un po' conosco...
Lei ha finanziato,
nell'anno in corso, nell'anno precedente, dei progetti, legati ai
centri sociali o ad associazioni dei centri sociali, finalizzati alle
manifestazioni del G8? C'è una clausola in base alla quale
eventuali danni sono a carico del consegnatario? Lei è stato
chiamato - se può spiegarlo, visto che anche la collega prima
ha posto questo quesito per la perquisizione, da chi? O forse è
lei che ha chiamato, avendo avuto notizie dalla televisione? La
invito a chiarire questo aspetto.
FRANCO BASSANINI. Il sindaco
ha parlato di un comitato per la sicurezza che ha lavorato in quei
giorni. Vorrei sapere, per quanto è a sua conoscenza se nel
comitato per la sicurezza siano arrivate informazioni riguardo alle
organizzazioni violente che avevano operato in altri vertici, in
particolare i cosiddetti black bloc. Si è discusso e
sono state prospettate le misure prese per prevenire ed eventualmente
isolare l'azione di queste organizzazioni, separandole, come
normalmente si fa, dal resto delle manifestazioni?
La seconda
domanda - simile a quella del collega che è intervenuto in
precedenza - è volta a comprendere se, nel consegnare o
affidare questi edifici, siano state stabilite delle regole riguardo
al loro utilizzo, su cosa si potesse fare in questi edifici o se gli
stessi siano stati semplicemente affidati con finalità di
accoglienza.
La terza domanda è diretta a sapere se le risulti che
dagli organizzatori delle manifestazioni - parlo di quelle
autorizzate e consentite - siano giunte segnalazioni o preoccupazioni
in relazione ad azioni di violenza perpetrate da questi gruppi;
dunque, se ne è a conoscenza, se sono arrivate anche al
comune.
La quarta domanda concerne il fatto se sulla decisione,
volta a modificare sostanzialmente il regime della zona rossa e ad
abolire la zona gialla, l'amministrazione comunale sia stata
coinvolta e in che misura. Mi sembra di aver capito di no
sostanzialmente, però vorrei una precisazione, in quanto è
estremamente importante.
L'ultima domanda riguarda i danni. Non
vorrei aver capito male, perché la cosa è rilevante, ma
mi sembra che per quanto riguarda i danni materiali - i danni morali,
le violenze, sono enormi - la constatazione è che i violenti
abbiano agito selezionando gli obiettivi, come dire che, vi è
stata un'organizzazione, un progetto, sia pure delirante, che ha
identificato una serie di obiettivi. La conseguenza di tutto ciò
è che i danni sono ingenti per gli obiettivi colpiti, però
complessivamente, alla fine, l'impressione che avevamo avuto di danni
per centinaia di miliardi si ridimensiona. Se è così,
credo che sarebbe opportuno, ai fini delle ulteriori riflessioni,
avere una conferma e sapere se il comune si prepari a darci, in tempi
rapidi, una distinta di tutti i danni.
FABRIZIO CICCHITTO. Dalla sua esposizione emerge che è stata una fase abbastanza lunga, relativamente al periodo breve in cui tutto si è svolto, una fase consensuale che ha avuto un suo inizio con il discorso pronunciato dal Presidente del Consiglio al momento della sua presentazione e che, poi, si è sviluppata in una serie di atti.
Dunque, abbiamo avuto - ripeto - una lunga fase consensuale
che ha riguardato il Governo, gli enti locali, la prefettura, le
forze dell'ordine e il Genoa social forum. In questa fase,
specialmente mentre venivano definiti anche l'articolazione tematica,
le piazze tematiche e il quadro di manifestazioni che, se non
sbaglio, sono state differenziate, perché i soggetti
interessati lo hanno richiesto, da parte delle forze del Genoa
social forum con cui voi eravate in contatto - e specialmente,
per non far nomi, di Agnoletto, Casarini e così via - vi è
stato segnalato il rischio, il pericolo, della presenza al loro
interno di un'entità eversiva e violenta che, evidentemente,
veniva meno a questo meccanismo consensuale che tutte le forze in
campo - compreso nominalmente il Genoa social forum - stavano
mettendo in atto? Oppure questo tipo di segnalazione non c'è
stata e la situazione è esplosa, come lei ci ha puntualmente
descritto, nel pieno e nel fuoco a cominciare da venerdì e
sabato, dopo che giovedì questo ingresso in campo non c'era
stato e, soprattutto dopo che la seconda manifestazione si era svolta
in termini assolutamente ineccepibili?
Quindi, voi avete o no
avuto questo segnale - e evidentemente anche le altre forze
dell'ordine che poi audiremo - malgrado fosse chiaro che
l'insediamento di tali forze era già in corso all'interno del
Genoa social forum?
Per quanto concerne la seconda domanda
- e mi associo a quella formulata sia dall'onorevole Ascierto sia dal
senatore Bassanini - vorrei sapere: lei da chi è stato
avvertito, nella notte di sabato, del fatto che era in corso una
perquisizione? Oppure si è trattato di una sua iniziativa?
LUCIANO VIOLANTE. Vorrei sapere dal sindaco: primo, l'articolo 2 della legge su Genova, la legge 8 giugno 2000, n. 149, assegna tutti i compiti di supervisione e organizzazione
del vertice ad una missione della Presidenza del Consiglio; non so se lei abbia qui i nomi dei componenti della missione e se nel frattempo le cose siano cambiate e, soprattutto, vorrei sapere chi la presiedeva; secondo, vorrei sapere la funzione della zona gialla e perché sia stata eliminata, quando e da chi; terzo, se per caso abbia con sé i decreti prefettizi relativi a questa materia; quarto, chi dava le autorizzazioni per le manifestazioni e i cortei.
PRESIDENTE. È chiaro che se non li avesse qui, può anche riservarsi di produrli.
GABRIELE BOSCETTO. Desideravo
fare un intervento di metodo, ma mi pare che il succedersi degli
interventi abbia raddrizzato anche il metodo: dai comizi iniziali
siamo passati a richieste molto stringenti, quindi, mi adeguerò.
Anch'io ho interesse a prendere visione degli atti amministrativi cui
ha fatto riferimento il presidente Violante. Mi interesserebbe molto
acquisire copia degli atti delle riunioni del consiglio comunale in
particolare delle richieste che le organizzazioni, che poi
diventarono Social forum, rivolgevano al comune. Credo che in
questi dibattiti, in sede di consiglio comunale, si siano espresse le
posizioni e, quindi, riuscire a vedere la sequela degli interventi
potrebbe essere molto utile.
Ritengo anche fondamentale
acquisire, presidente Bruno - e la ringrazio se potrà
aiutarci, signor sindaco -, quel documento che lei ha chiamato «patto
di lavoro», che poi si trasformò, in qualche modo, nella
ragione sociale del Genoa social forum.
Mi interesserebbe
anche prendere visione dell'ordinanza del 2 giugno 2001 con la quale
veniva stabilita dalla prefettura, dopo l'audizione del comitato di
pubblica sicurezza, la zona rossa; sarebbe poi importante acquisire
copia dei verbali di
consegna a persone fisiche determinate dei luoghi messi a
disposizione dei manifestanti o di coloro che, in quel momento,
apparivano essere legittimi manifestanti.
Avrei desiderio di
ottenere un'unica risposta, diversa da quelle che può venire
dai documenti, sulla seguente questione, signor sindaco di Genova:
quando lei parla di 500 o 600 associazioni indica una cifra
imponente. Non sono mai riuscito a capire se queste associazioni
fossero ciascuna rappresentativa pure di un numero elevato di
iscritti, se fossero sodalizi in qualche modo codificati, se fossero
associazioni non riconosciute, se ci fossero statuti dietro di loro
oppure se fossero soltanto gruppi spontanei. Infine mi chiedo come il
dottor Agnoletto sia riuscito a rendersi il primo e, pian piano,
l'unico rappresentante di tutti questi gruppi e quale sia stata la
vostra posizione nei confronti del dottor Agnoletto, divenuto un
interlocutore, all'epoca, così valido e così ascoltato.
ANDREA PASTORE. Porrò
anch'io delle domande «secche». Anzitutto, chiedo al
sindaco di fornirci qualche altro dato sui danni riportati dalla
città perché - mi collego alla domanda posta anche dal
senatore Bassanini - almeno dalle immagini televisive appaiono dei
fenomeni aggressivi non limitati a sedi di banche, di agenzie di
viaggi o quant'altro, ma estesi anche ad autoveicoli, a parte i
cassonetti dell'immondizia utilizzati come arieti, e così via.
Comunque, ci fa piacere se i danni sono ridimensionabili.
In
secondo luogo, il sindaco non ha accennato - ma può darsi che
mi sia sfuggito - agli incidenti di venerdì avvenuti - credo,
al di fuori delle manifestazioni -, allo stadio - mi corregga se
sbaglio il nome, mi pare si tratti dello stadio Ferraris - ed alla
stazione Brignole. Si è parlato dei primi incidenti e scontri
tra polizia e black bloc proprio in queste località,
non so se collegati a manifestazioni o, invece, a
situazioni del tutto anomale ed autonome. Si è parlato di
violente manifestazioni in tali sedi e quindi chiedo notizie al
riguardo, naturalmente in quanto il sindaco ne sia conoscenza e può
riferire.
Ho da fare un'altra osservazione, o meglio due, ma tra
loro collegate. Il sindaco ha fatto presente che questi gruppi di
violenti comparivano come dal nulla perché, probabilmente,
erano in qualche modo mimetizzati nei cortei. Desidero sapere, al
riguardo, se all'apparato comunale che sovrintendeva alla
sorveglianza ed alla vigilanza sui luoghi affidati in uso al GSF sia
risultata una qualche forma di intrusione di tali soggetti nelle
strutture date loro in uso. Collegandomi alla vicenda dello stadio
Carlini, il sindaco ha detto che è proprio questa la struttura
che ha subito i maggiori danni, dove sono state divelte le
inferriate, e così via. Poi ha accennato a quella indicazione
che portò all'ispezione al predetto stadio in quanto un
sorvegliante del comune, un custode o, comunque, qualcuno collegato
al comune, aveva rilevato che venivano usate travi di ferro, parti di
inferriate per realizzare sbarre, e quindi dei mezzi di offesa.
Chiedo al sindaco di riferire come siano stati individuati i luoghi,
in genere, per assicurare ospitalità da parte del comune e, in
particolare, per quanto concerne lo stadio Carlini, se le parti di
recinzione metallica asportate siano state poi ritrovate nello stadio
o, magari, in altri luoghi lontani dallo stadio, oppure se esse non
siano state più ritrovate.
LUCIANO MAGNALBÒ. Molto rapidamente, pongo, più o meno, la domanda che ha già fatto il presidente Violante. Il sindaco ha molto insistito sul sistema centralizzato: il comune non avrebbe avuto alcun potere decisorio - sostiene - e l'ha ripetuto più volte. Ha parlato, poi, per il sabato, di problemi logistici molto gravi, di clima molto teso nel vertice. Ma,
sindaco, chi decideva fisicamente? Chi prendeva le decisioni tra i
membri componenti la missione di cui ha parlato il presidente
Violante?
Ho poi una seconda domanda: quando nel gennaio del
2001, cioè all'inizio, fu stabilita Genova quale sede, lei fu
ascoltato - glielo chiedo perché Veltroni oggi rivendica con
forza il fatto che il sindaco debba essere sentito per prendere certe
decisioni -, e chiese specifiche, forti e valide garanzie per quello
che sarebbe potuto succedere nella sua città?
Terza
domanda: presidente, preannuncio che, per quanto concerne il mio
gruppo, da oggi in poi, per semplificare i lavori, interverremo uno
per gruppo, in modo che essi proseguano in modo più fluido e
accessibile per tutti.
PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Magnalbò. Mi auguro che lo stesso venga fatto dagli altri gruppi.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Con riferimento alla fine del 1999, lei ha parlato di incontri preparatori: vorrei sapere, se possibile, chi partecipò a tali incontri e, in particolare, se vi prese parte anche il comune. Lei riferisce dell'individuazione di Genova nel gennaio 2000: chi la individuò, perché fu individuata Genova e quale ruolo ebbero il comune, le altre organizzazioni ed enti o quanti altri in tale scelta? Poi precisa che i magazzini del comune, ossia il luogo dove dovevano essere alloggiati i giornalisti e una parte, così mi sembra di aver capito...
PRESIDENTE. I magazzini del cotone.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Esatto. I magazzini del cotone, come localizzazione, dividevano in due la città, ossia la parte di levante dalla parte di ponente, tanto è vero che
davano luogo all'impossibilità di comunicare tra le due
zone perché vi erano cinque possibilità di accesso di
cui tre venivano chiuse. Allora, da chi furono individuati i
magazzini del cotone per la localizzazione degli alloggi di una parte
dei giornalisti?
Ancora, lei afferma che per la scelta
localizzativa delle delegazioni il 10 giugno - vale a dire ad un mese
dal vertice - ancora non erano stati individuati i luoghi di
destinazione; quindi, vorrei che fosse più preciso e che
specificasse quali luoghi erano stati individualizzati prima e quali
dopo il 10 giugno, perché sarebbe veramente quanto mai
sconcertante scoprire che un paese, a meno di 30 giorni da un vertice
mondiale, ancora non aveva né localizzato né
individuato i luoghi dove dovevano essere ospitati i partecipanti.
Poi sostiene che vi fu un vertice nella primavera del 2000 e che,
comunque, la situazione era già cambiata perché il
clima era diventato più rovente. Mi domando, allora, se questo
vertice della primavera - io qui ho scritto del 2001, ma,
probabilmente - ...
MARIA CLAUDIA
IOANNUCCI. Dicevo: quale fu, che cosa disse, che cosa si disse, in
quell'occasione, visto che la situazione fattuale ed il clima erano
cambiati? Quindi, chiedo se c'erano stati ripensamenti sulla scelta
di Genova.
Veniamo al «patto di lavoro»...
PRESIDENTE. È stato già chiesto.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. È stato già chiesto, ma vorrei sapere solamente se questo «patto del lavoro» sia stato poi rispettato e, qualora non fosse così, da chi non sia stato
osservato. Inoltre si afferma che il consiglio comunale, la giunta o il sindaco - e quindi il comune - non avevano alcun potere decisorio. Chiedo, allora, di sapere quante delibere di consiglio comunale, di giunta, del sindaco o quanti altri atti siano stati posti in essere, dal 1999 al 2001 e, ove possibile - questo lo chiedo al Presidente - di acquisirli agli atti.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Tutte le delibere che abbiamo approvato?
PRESIDENTE. No, le delibere relative al G8.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Si tratta delle delibere relative, logicamente, all'oggetto della nostra indagine. Ancora: lei dice che furono affrontati i temi della sicurezza; però - probabilmente c'è stata una mia distrazione -, non ho sentito in quale data si cominciò ad affrontarli e quindi la ringrazierei se potesse essere più preciso. Ancora...
PRESIDENTE. Mi scusi, senatrice Ioannucci...
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Ho concluso.
PRESIDENTE. Le consentirò di proseguire, ma in questo modo non concediamo al sindaco il tempo necessario per rispondere adeguatamente alle nostre domande: non credo che stiamo lavorando bene; vorrei far notare solo questo. Comunque, prosegua, senatrice Ioannucci.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Presidente, facevo delle domande che mi sembravano necessarie per svolgere il mio lavoro. Se il sindaco non volesse rispondere, mi accontenterei...
PRESIDENTE. Non è che non voglia, ma ho la sensazione...
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Per me andrebbe bene anche se il sindaco volesse farci pervenire una relazione su quanto chiesto, oppure la documentazione relativa...
PRESIDENTE. Comunque, la invito a concludere.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Poi, per quanto riguarda il comitato cui lei partecipava, vorrei sapere se le decisioni furono prese a maggioranza o all'unanimità e quante volte fu riunito il comitato
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Il comitato per la sicurezza?
MARIA CLAUDIA
IOANNUCCI. Certo, il comitato per la sicurezza, e a chi furono
consegnati i relativi atti.
Un'ultima domanda: che cosa fu
cambiato prima o dopo il Governo Berlusconi, per la sicurezza? Vi fu
un piano di sicurezza fatto prima del 10 giugno: che cosa fu cambiato
da quel piano di sicurezza, che lei sappia?
LUIGI BOBBIO. In maniera molto
schematica. Vorrei innanzitutto sapere se, quando il sindaco parla di
comitato per la sicurezza, faccia riferimento al comitato provinciale
per l'ordine e la sicurezza, cioè quello istituzionale; in
questo caso non vi sarebbe ragione di approfondire particolarmente.
Poi vorrei sapere se risponda al vero che negli edifici
assegnati, dal comune, in uso ai manifestanti, erano stati
strutturati, con anticipo, dagli stessi manifestanti, a consegna
avvenuta, ambulatori ed uffici legali, cioè strutture con una
ben precisa finalizzazione.
Ancora, vorrei sapere che tipo di
atteggiamento assunsero, quindi se vi furono delibere, atti, o
quant'altro, da parte del
consiglio comunale e della giunta, aventi specificamente ad
oggetto il G8 e, in generale, i problemi cui ha fatto riferimento
durante la sua esposizione.
Ancora, se può farci
comprendere meglio - lei ha parlato di rete anti G8 - da chi fosse
composta questa rete anti G8 e in particolare chi, di questi soggetti
che ha avuto colloqui, in particolare con lei, ha manifestato intenti
contrari a tutti gli aspetti del vertice.
Ancora, lei ha detto
che si aspettava una manifestazione pacifica. Se ci può dire,
anche meglio, sulla base di cosa lei si aspettava una manifestazione
pacifica. Se la storia, da Seattle in poi, non le avesse insegnato
qualche cosa in merito a questi incontri, ormai come occasione di
disordini da parte di soggetti ben individuati, e se lei avesse mai
visto o sentito delle riunioni delle cosiddette tute bianche con
«mephisto» che parlavano sistematicamente, e con largo
anticipo rispetto al G8, di violazione della zona rossa.
Un'ultima
domanda: se il GSF le chiese, con un certo anticipo, di conoscere,
prima, quali fossero i luoghi da destinarsi all'accoglienza dei loro
aderenti, perché lei ha detto di aver deciso di rispondere non
prima dell' 8, 10 luglio. Evidentemente c'era un timore in lei che la
induceva a non dichiarare troppo preliminarmente a queste persone
quale fosse il luogo destinato alla loro accoglienza.
Rinnovo
anch'io la domanda: da chi, lei, venne avvisato del Blitz alla
scuola Diaz e soprattutto, se questo fu l'iter di informazione,
perché proprio lei venne avvisato del Blitz alla scuola
Diaz?
Infine, per le consegne degli immobili individuati a
soggetti privatissimi quale criterio fu scelto. Vorrei sapere se
furono consegnati gli immobili a singole persone - perché,
parliamoci chiaro, non mi sembra che in questa vicenda si possa
parlare
di soggetti esponenziali nel senso tecnico-giuridico del termine, quindi gli immobili furono consegnati a soggetti privatissimi - e che garanzie di salvaguardia della (come dire) integrità di queste strutture furono date e, in caso di danno, a chi pensi di rivolgersi l'amministrazione comunale per il ristoro dei danni stessi.
ROBERTO MENIA. Cercherò
anch'io di essere rapido senza ripetere domande che, a vario titolo,
sono già state poste. Mi riferisco a vari passaggi
dell'intervento del sindaco.
Il primo - quindi con domanda molto
diretta - è il seguente: il sindaco ha testualmente detto che
già dal 2000 vi erano gruppi e associazioni che si adoperavano
per far sì che si impedisse totalmente il vertice ed ha
aggiunto, pure, che era uso incontrare un gruppo di cinque, sei o
sette persone che, a vario titolo, rappresentavano queste
associazioni. Io chiedo, allora, chi siano i cinque, sei o sette
soggetti; con che titolo di rappresentatività essi parlassero
e, soprattutto, se tra questi cinque, sei o sette soggetti ci fossero
anche coloro i quali noi abbiamo avuto modo di vedere, circa un mese
prima dell'effettuazione del vertice del G8, consegnare la
dichiarazione di guerra allo Stato di fronte alle telecamere e
impavesati con mascheramenti di vario tipo compresi passamontagna
neri eccetera.
Vi è un secondo aspetto che mi ha lasciato
perplesso sulla relazione del sindaco, che mi pare essere una presa
di distanza rispetto ad una scelta. Il sindaco ha detto di aver
considerato una ferita alla città l'apposizione delle griglie
sulla zona rossa ed ha parlato anche, dell'ipotesi, della
possibilità, di porre le transenne che vengono usate per le
sfilate degli alpini. Chiedo allora al sindaco di farmi sapere se la
ferita nei confronti della città sia stata utile, inutile o
sbagliata come decisione. Se vi sia dunque una presa di distanza da
parte del sindaco che
riteneva utile, in ipotesi, utilizzare le transenne usate per gli
alpini.
Sulla vicenda delle saldatrici allo stadio Carlini pongo
un'altra domanda - a parte che io ritengo un po' bizzarra una
perquisizione concordata con gli uomini di Agnoletto - il sindaco
dice che non è stato trovato nulla nella mattinata del
giovedì: chiedo di sapere una cosa di più (è
abbastanza evidente che non si sarebbe trovato nulla nel senso di
pali e spranghe di ferro): chiedo di sapere se le recinzioni e le
tubazioni dello stadio apparissero però già devastate o
mancanti nella perquisizione di giovedì; perché una
cosa è non trovare i tubi, i ferri e le spranghe a terra o
nascoste nei magazzini oppure occultate in qualche altro modo,
un'altra cose è se si potevano già vedere devastazioni
per ciò che riguarda soprattutto le recinzioni, che sono
quelle che poi diventano strumenti di offesa. Con questo mi fermo.
GIANNICOLA SINISI. Ringrazio
il sindaco per la sua precisa e dettagliata esposizione e faccio
delle domande precise.
Vorrei chiedere se, oltre alla denuncia
che ha fatto per quanto riguarda la vicenda dello stadio Carlini
abbia presentato altri tipi di denuncia all'autorità
giudiziaria o alla polizia giudiziaria.
Seconda questione. Lei ha
detto che il 2 giugno il prefetto dispose, con ordinanza,
l'istituzione di una zona rossa e di una zona gialla e ha detto anche
che la zona rossa era da transennare e la zona gialla doveva essere
sostanzialmente una zona con divieto di manifestazione. Poiché
ho registrato che la zona gialla è sostanzialmente scomparsa,
dopo, perché le manifestazioni ci sono state anche nella zona
gialla, può spiegare con quali provvedimenti siano state
adottate queste modifiche dell'ordinanza prefettizia e, in
particolare, se su
questo sia pronunciato il comitato provinciale per l'ordine e la
sicurezza pubblica.
La terza questione che vorrei porre, sindaco,
è la seguente. Lei ha citato un episodio relativo all'apertura
o alla chiusura dei negozi durante il vertice ed ha detto anche che
la macchina comunale ha funzionato bene. Io, però, ho
registrato, sui giornali, che vi sono stati dei pareri discordi tra
prefettura e questura in ordine all'apertura o chiusura dei negozi.
Il 13 luglio alcuni giornali italiani hanno detto che la prefettura
sosteneva l'apertura dei negozi durante quei giorni e che la
questura, invece, chiedeva la chiusura dei negozi. La domanda è
questa: c'erano delle distonie nelle posizioni relative ai piani di
sicurezza che si andavano via via adottando?
Vorrei porre una
quarta ed una quinta questione ed ho finito. Quando lei ha trattato
con il Genoa social forum, quando ha discusso, in questo lungo
confronto con il Genoa social forum, ha parlato anche della
possibilità della istituzione di un servizio d'ordine da parte
dei manifestanti? O di questo argomento non si è parlato
affatto?
Poi le faccio una domanda che non vuole essere, diciamo,
piccante, ma che è un invito a chiarire questo punto. Ho letto
su due giornali del 23 luglio (Il Secolo XIX e la
Repubblica) che sostanzialmente dicevano che lei avrebbe,
successivamente, dato un giudizio di questa natura: «un errore
fidarmi del GSF». Allora volevo chiederle intanto se questo
articolo rispecchi effettivamente il suo pensiero e, poi, le sue
valutazioni al riguardo, che cosa intendeva dire e se effettivamente
intendeva dire quello.
ANTONIO TOMASSINI. Signor presidente, mi permetto, prima, di fare una raccomandazione sull'ordine dei lavori. Pur apprezzando la relazione del sindaco Pericu, credo sia molto importante che, così come noi ci limitiamo alle domande,
anche chi espone si limiti a fatti oggettivabili, privi di alcune personali considerazioni come, per esempio, quello dello stanziamento governativo, o con elementi che non risultino, poi, oggettivabili, altrimenti, non c'è motivo di audire uno in un ruolo se poi...
PRESIDENTE. Ma c'è quello governativo.
ANTONIO TOMASSINI. E
ugualmente, chiedo ai colleghi di limitarsi al ruolo della persona
che interviene in quel momento per domande specifiche al suo mandato
e alle sue competenze.
Ritornando alle consegne di questi edifici
pubblici - di cui lei ne aveva in carico, sostanzialmente, la
proprietà - volevo capire quali consegne aveva dato al
personale di sorveglianza, e come erano le relazioni con il personale
di sorveglianza. Altrettanto dicasi per quanto riguarda le forze di
vigilanza urbana.
La seconda domanda: per quanto riguarda tutto
il periodo, lei ha parlato molto della fase preventiva, ha parlato
dell'ultima fase, poi ha lasciato una zona indefinita, direi di stand
by - in cui la collega Ioannucci ha ricordato la riunione di
aprile - ma, sostanzialmente, mancano ancora due mesi. Vogliamo
sapere, esattamente, in quei due mesi cosa è stato fatto, cosa
le è stato richiesto di fare, a quali riunioni ha partecipato
in linea alla preparazione di questo evento che si presentava più
drammatico proprio per le cose che ha detto lei.
Da ultimo:
vorrei sapere se, tra le 500 associazioni ammesse, ve ne fossero
direttamente finanziate dal comune di Genova per altre iniziative.
Grazie
PIERLUIGI PETRINI. Signor sindaco, la saluto, la ringrazio e le chiedo: mercoledì pomeriggio lei ha avuto notizie che allo stadio Carlini...
PIERLUIGI PETRINI. Sì, mercoledì 19 pomeriggio.
PRESIDENTE. No, mercoledì è il 18 luglio.
PIERLUIGI PETRINI. Sì,
il 18 luglio. Allo stadio Carlini si stavano danneggiando alcune
strutture con l'uso di saldatrici. Innanzitutto, le chiedo: queste
saldatrici fanno parte del materiale manutentivo dello stadio o erano
state colà introdotte?
Inoltre, nella perquisizione
successiva del giovedì, al mattino, lei dice che non è
stato trovato nulla. Dobbiamo ritenere, quindi, che le notizie del
mercoledì erano false, cioè, che l'allarme non era
giustificato ovvero non si trova nulla di significativo ma si
verificò la presenza di danni e, eventualmente, dell'uso delle
saldatrici? Grazie.
ERMINIA MAZZONI. Devo dire che, dopo tutte queste domande, forse ci sono poche altre questioni da sollevare. Comunque, io volevo innanzitutto ringraziare il sindaco per la ricostruzione logica e, soprattutto, cronologica dei fatti, ma una cosa che io ritenevo di dover acquisire da questo colloquio con il sindaco non mi è chiara, e ho visto che non è stata molto chiara neanche agli altri: qual è stato, realmente, effettivamente, concretamente, il ruolo del comune in tutta quanta la fase preparatoria, dalla individuazione del sito Genova alla strutturazione dei siti di ospitalità delle delegazioni e dei manifestanti? E, soprattutto, che si chiarisse bene, per tutte queste strutture di cui parla il sindaco - che sono
individuate anche per legge, ma alla fine, poi, dice che ci sono
stati dei mutamenti operativi: la struttura di emissione, il comitato
di sicurezza - che partecipazione aveva il comune, l'amministrazione
comunale, in queste strutture, e quali fossero le procedure di
adozione delle decisioni; infatti, se il comune vi partecipava, aveva
anche un ruolo determinante. Perché il sindaco afferma, a più
riprese, che le decisioni venivano assunte altrove, ma in maniera
generica, e non si capisce da chi venissero assunte queste decisioni
in merito alle singole cose da fare, ai singoli passaggi da fare.
Per cui, vorrei un maggiore chiarimento dei passaggi e un
chiarimento in relazione a tutti i colloqui che, poi, il sindaco
dichiara di aver avuto. Il sindaco parlava direttamente con le
organizzazioni, con i manifestanti, le associazioni, parlava con i
rappresentanti del Genoa social forum, tanto da arrivare,
addirittura, a tentare di smontare una manifestazione organizzata, il
che vuol dire che una rilevanza di ruolo dell'amministrazione
comunale è sicuramente evidente. E con chi parlava, in
particolare, il sindaco rispetto a queste associazioni? Vorrei sapere
se parlava solo con il Genoa social forum o con altri. Infine,
riguardo ai verbali di consegna di queste strutture che sono state
date ai manifestanti: che ruolo avevano i soggetti che li hanno
sottoscritti e hanno preso in consegna? Sono gli stessi che poi hanno
rilasciato? Se si può avere una copia di questi verbali di
consegna, dai quali risulta anche una modalità di svolgimento
del rapporto, una sorta di rapporto, diciamo - contrattuale che forse
il comune ha sviluppato? Ovvero, da chi doveva essere sviluppato?
Vorrei poi un'ultima precisazione rispetto ai danni, perché i
rilievi - che abbiamo noi - televisivi e di altre notizie anche
giornalistiche ci danno distruzioni di semafori, distruzioni di
strade e di marciapiedi.
Quindi, l'individuazione che lei sembra cogliere di obiettivi
ben precisi - quasi a voler dare realmente una connotazione politica
ed ideologica - non mi è sembrata fosse così evidente;
perché rompere semafori, rompere cartelli, rompere recinzioni,
distruggere i giardini, non mi sembra rientrino, soprattutto, in un
percorso ideologico che mira alla tutela dell'ambiente, al risparmio,
all'eliminazione del debito con i paesi terzi e quant'altro. Anzi, mi
sembra che tutto ciò vada ad accrescere una serie di
situazioni precarie, di danni che, insomma, non credo possano trovare
nessuna forma di giustificazione.
GIANCLAUDIO BRESSA. Presidente, ringrazio il sindaco per la sua relazione. Vorrei fare solo una domanda: lei diceva che, mercoledì sera, il clima era teso e difficile, ma si ragionava sempre di manifestazioni pacifiche. Rispetto a questo, lei il comitato per l'ordine e la sicurezza, avevate avuto delle assicurazioni formali dai servizi di sicurezza, dagli organi di polizia, oppure era una sensazione? Mi spiego meglio. Per quanto riguarda le informazioni che voi avete avuto circa il possibile arresto dei violenti alle frontiere oppure la loro interdizione di accesso a Genova, avevate avuto assicurazioni formali, oppure era solo una sensazione generale?
NITTO FRANCESCO PALMA. Prima domanda: il sindaco ha affermato che solo a giugno si decise l'allocazione delle delegazioni straniere. Mi pare che abbia lamentato un ritardo al riguardo in quanto dall'allocazione dipendeva anche la predisposizione delle misure di sicurezza. Vorrei sapere se sia a conoscenza del sindaco la ragione per la quale si intese - uso le sue parole, sindaco - continuare a discutere invece che decidere, in tempi precedenti, la allocazione delle delegazioni straniere.
Secondo punto: mi sembra di avere compreso che la gestione
delle problematiche, sia quella generale del G8 sia quella specifica
di sicurezza, fosse demandata a diversi organismi. Vorrei sapere se i
responsabili di questi organismi abbiano subito mutamenti sotto il
profilo personale dopo l'insediamento del Governo Berlusconi.
Terza
domanda: vorrei capire chi, fin da subito, individuò il Genoa
social forum - parlo, evidentemente, di tempi passati - come un
interlocutore per la gestione dei problemi di sicurezza e di
manifestazione del G8.
Quarta domanda: lei ha dichiarato che il
Governo di allora - uso le sue parole - era assolutamente contrario
(e questa era una posizione su cui restava fermo) allo svolgimento
contestuale di manifestazioni durante il periodo in cui era in corso
il G8. Vorrei sapere se vi furono - sempre se è a sua
conoscenza, sindaco - voci di dissenso politico in ordine a questa
posizione del Governo di allora.
Quinta domanda: sia l'onorevole
Violante che l'onorevole Sinisi le hanno chiesto quando e da chi
venne decisa l'abolizione della zona gialla. Nell'eventualità
in cui lei ne fosse a conoscenza, vorrei sapere anche la ragione per
la quale questa zona gialla venne - se fu abolita.
Lei ha detto
anche che fino a mercoledì - la circostanza è stata
richiamata poco fa dall'onorevole Bressa - vi era sostanzialmente
l'idea, la sensazione di manifestazioni pacifiche. Poi ha aggiunto
che invece, a un certo punto, invece, si ingenerò la
sensazione che i manifestanti volessero assediare la zona rossa.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Lo hanno dichiarato.
NITTO FRANCESCO PALMA. Lo so che lo hanno dichiarato. E ha fatto riferimento anche a voci che correvano circa l'utilizzo di un camion pesante; le sue parole, credo, siano state che doveva fungere da catapulta per entrare nella zona rossa. Le sue parole sono state: «da catapulta». Allora, vorrei sapere se, alla luce di questa sensazione - concernente l'assedio della zona rossa - e delle voci correnti circa un camion di grandi dimensioni da utilizzare come catapulta, furono modificate - sempre per ciò che a sua conoscenza - le misure di sicurezza già predisposte; vorrei altresì sapere in quali ambienti circolavano voci relative al suddetto camion.
MICHELE SAPONARA. Ringrazio il signor sindaco al quale rivolgerò due domande telegrafiche. Vorrei sapere se abbia già presentato una denunzia, o effettuato una relazione all'autorità giudiziaria - o ad altra autorità - di quanto riferito a noi. Ovviamente, lei sa da chi fu voluta e sponsorizzata la scelta della città di Genova quale sede del G8. Le chiedo: lei fu d'accordo con questa scelta o manifestò qualche perplessità circa l'agibilità e la gestione della manifestazione, che, certamente, avrebbe richiamato molta gente, attesa la conformazione della città ed il coinvolgimento che, come autorità locale, le sarebbe stato richiesto?
ANTONIO DEL PENNINO. Signor sindaco, la ringrazio della sua esposizione e le rivolgerò due brevi domande. La prima si ricollega ad una osservazione ed ad una domanda già effettuata dal collega Nitto Palma: riferendomi all'assedio virtuale della zona rossa, lei ha parlato di voci ricorrenti su di un camion da usare come catapulta, del quale però, come ci ha riferito, non vi è stata traccia. Vorrei capire, se questa affermazione derivi da accertamenti che risultano svolti o se si tratti, solamente, di una voce di smentita da lei raccolta.
La seconda domanda è relativa al momento in cui lei
chiese al Genoa social forum di togliere il blocco in alcune
posizioni, per consentire lo spostamento di forze di polizia in zone
della città in quel momento indifese. Vorrei sapere la
risposta che le fu data dal Genoa social forum, se il blocco
fu in parte tolto e se furono informate le forze dell'ordine della
possibilità di spostarsi nelle zone dove i black bloc
stavano facendo i danni da lei evidenziati, cioè nella zona di
piazza Paolo Da Novi e della circonvallazione Monte.
IDA DENTAMARO. Signor presidente, rivolgerò due domande derivanti da ricostruzioni ed elementi forniti dalla stampa in base a dichiarazioni che sarebbero state rilasciate dal sindaco Pericu, su cui è opportuno avere precisazioni.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIAN FRANCO ANEDDA
IDA DENTAMARO. È vero che
in alcuni momenti, anche prolungati, di venerdì 20 luglio, in
cui vi erano disordini e tensione alta in alcune zone della città,
lei ha avuto difficoltà a mettersi in contatto con i
responsabili della pubblica sicurezza? Ho letto, sui giornali, di
irreperibilità del questore, in particolare con chi, comunque,
è riuscito dialogare immediatamente?
Inoltre, nel suo
colloquio con il questore, relativo alla perquisizione avvenuta alla
scuola Diaz (mi associo alla domanda mirata a conoscere da chi le è
pervenuta l'informazione), si è parlato o meno
dell'eventualità di informare la magistratura o, addirittura,
di svolgere quella perquisizione sotto il controllo della
magistratura? Infine, per quanto riguarda l'episodio dello stadio
Carlini, quindi, della segnalazione della presenza di saldatrici, in
quella telefonata serale o
notturna con il prefetto, si è parlato della possibilità di disporre immediatamente una perquisizione senza attendere il mattino successivo?
ANTONIO SODA. Innanzitutto,
intendo ringraziare il sindaco Pericu per gli elementi di conoscenza
da lui apportati. Inoltre, mi sembra di aver sentito, all'inizio, che
questa è un'indagine conoscitiva; ho sentito toni, domande,
contestazioni, richieste di chiarimenti su pensieri, che non mi
sembra siano qualificanti per il Comitato e di ciò - di certi
toni aleggiati in quest'aula - chiedo scusa al sindaco.
La
questione che le pongo, signor sindaco, è già stata, in
parte, sollevata. Lei ha definito la giornata di venerdì
cruciale, in quanto sono avvenuti gli assalti e le devastazioni in
piazza Dante, in via Canevari, piazza Da Novi, corso Torino, piazza
Tommaseo, corso Buenos Aires e così via. In quella giornata -
come hanno potuto vedere anche tutti gli italiani attraverso le
immagini televisive - si è avuta la sensazione dell'assenza o
dell'insufficienza delle forze dell'ordine nel contrastare queste
bande, ridotte di numero (o così, almeno, apparivano nelle
immagini televisive) mi riferisco, quindi, a tale sensazione di
assenza o di insufficienza delle forze dell'ordine nell'azione di
contrasto. Le chiedo: lei ha sollevato la questione di questa assenza
od insufficienza con i r