PARLAMENTO ITALIANO

Seduta di martedì 7 agosto 2001


Audizione del sindaco di Genova

Onorevole Pericu

Audizione del presidente della Provincia di Genova

Marta Vincenzi

Audizione del Presidente della Regione Liguria

Sandro Biasotti

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Pag 134 e segg


BOZZA NON CORRETTA

COMMISSIONI RIUNITE
I (AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E 1a (AFFARI COSTITUZIONALI, AFFARI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E DELL'INTERNO, ORDINAMENTO GENERALE DELLO STATO E DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

COMITATO PARITETICO

INDAGINE CONOSCITIVA


Seduta di martedì 7 agosto 2001


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La seduta comincia alle 10,35.

Indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che gli uffici di presidenza integrati dai rappresentanti dei gruppi della I Commissione della Camera e della 1a Commissione del Senato, nella riunione congiunta del 3 agosto 2001, hanno provveduto alla istituzione del Comitato paritetico per l'indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova, formato sulla base delle intese intercorse tra il Presidente della Camera dei deputati ed il Presidente del Senato, ai sensi dell'articolo 144, comma 5, del regolamento della Camera, e dell'articolo 48, comma 7, del regolamento del Senato.
Sulla base delle suddette intese, tale Comitato è composto - secondo i criteri vigenti per la formazione degli organi bicamerali e con rappresentanza di tutti i gruppi - da 36 membri, di cui 18 deputati e 18 senatori, con un ufficio di presidenza costituito da un presidente, due vicepresidenti e due segretari. Il Comitato, in base alle designazioni dei gruppi, risulta composto dai deputati Donato Bruno (FI), Fabrizio Cicchitto (FI), Filippo Mancuso (FI), Nitto Francesco Palma (FI), Michele Saponara (FI), Luciano Violante (DS-U), Antonio Soda (DS-U), Grazia Labate (DS-U), Katia Zanotti (DS-U), Gian Franco Anedda (AN), Roberto Menia (AN), Filippo Ascierto (AN), Gianclaudio Bressa (Margherita, DL-l'Ulivo), Giannicola Sinisi (Margherita, DL-l'Ulivo), Marco Boato (Misto), Erminia Mazzoni (CCD-CDU - Biancofiore), Pietro Fontanini (LNP), Graziella Mascia (RC) e dai senatori Gabriele Boscetto (FI),


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Luciano Falcier (FI), Maria Claudia Ioannucci (FI), Andrea Pastore (FI), Antonio Tomassini (FI), Franco Bassanini (DS-U), Massimo Villone (DS-U), Antonio Iovene (DS-U), Luciano Magnalbò (AN), Luigi Bobbio (AN), Ida Dentamaro (Margherita, DL-l'Ulivo), Pierluigi Petrini (Margherita, DL-l'Ulivo), Antonio Del Pennino (Misto), Cesare Marini (Misto), Graziano Maffioli (CCD-CDU - Biancofiore), Cesarino Monti (LNP), Sauro Turroni (Verdi - L'Ulivo) e Alois Kofler (Per le autonomie).
Sulla base delle intese raggiunte negli uffici di presidenza integrati dai rappresentanti dei gruppi delle due Commissioni, l'ufficio di presidenza del Comitato è così costituito:
presidente: deputato Donato Bruno;
vicepresidenti: deputato Gian Franco Anedda e senatore Franco Bassanini;
segretari: deputato Gianclaudio Bressa e senatore Graziano Maffioli.

Comunico inoltre che gli uffici di presidenza integrati dai rappresentanti dei gruppi della I Commissione della Camera e della 1a Commissione del Senato, nel corso della stessa riunione, hanno convenuto che l'indagine conoscitiva verterà sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova.
Comunico, inoltre, che l'ufficio di presidenza del Comitato, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 3 agosto 2001 ha deliberato che il Comitato tenga i propri lavori nel corso delle settimane dal 7 al 9 agosto, dal 28 al 30 agosto, dal 4 al 6 settembre e dall'11 al 13 settembre; nel corso delle diverse settimane il Comitato terrà i propri lavori nelle giornate del martedì, del mercoledì e del giovedì.


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L'ufficio di presidenza del Comitato, nel corso della stessa seduta, ha deliberato il seguente calendario delle audizioni per la settimana dal 7 al 9 agosto:

Martedì 7 agosto:
ore 10.00: Audizione del sindaco della città di Genova, onorevole Giuseppe Pericu;
ore 15.00: Audizione del presidente della provincia di Genova, dottoressa Marta
Vincenzi;
ore 17.00: Audizione del presidente della regione Liguria, dottor Sandro Biasotti.

Mercoledì 8 agosto:
ore 9.30: Audizione del direttore generale del dipartimento della pubblica sicurezza, prefetto Giovanni De Gennaro;
ore 15.00: Comandante generale della Guardia di finanza, generale di Corpo d'armata Alberto Zignani;
ore 17.00: Audizione del comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale di Corpo d'armata Sergio Siracusa.

Giovedì 9 agosto:
ore 9.30: Audizione del prefetto di Genova, dottor Antonio Di Giovine;
ore 15.00: Audizione del direttore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, dottor Giovanni Tinebra.
Per quanto riguarda lo svolgimento dell'indagine, avverto che in merito al regime delle sostituzioni si applicano i seguenti criteri:
la sostituzione di un membro della Commissione per l'intero svolgimento dell'indagine è da ritenersi ammissibile applicando in via analogica quanto previsto dall'articolo 19, comma 3, del regolamento della Camera, che prevede la


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possibilità di sostituzioni «per un determinato progetto di legge»; analogo risultato potrebbe, comunque, essere raggiunto mediante la sostituzione di un deputato con un altro nella composizione della Commissione;
è altresì ammissibile la sostituzione, per una singola seduta, di un componente del Comitato paritetico con altro deputato (o senatore) che sia membro delle Commissioni affari costituzionali.

Per quanto concerne la partecipazione ai lavori del Comitato di parlamentari che non ne siano componenti, quest'ultima, secondo quanto convenuto in sede di ufficio di presidenza, è ammissibile, sia in riferimento ai componenti delle Commissioni affari costituzionali sia a parlamentari appartenenti ad altre Commissioni, solo qualora tale partecipazione non comporti la formulazione di domande ai soggetti auditi o altre forme di intervento (in particolare essi non possono partecipare a sopralluoghi né assistere a riunioni per le quali si è deliberata la seduta segreta), venendo altresì meno le ragioni stesse di affidare lo svolgimento dell'indagine a un organo ristretto, qual è il Comitato paritetico.
Ricordo altresì che la pubblicità delle sedute del Comitato sarà realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
Il Comitato può stabilire inoltre che la pubblicità dei lavori sia garantita anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso; resta in ogni caso salva la facoltà di ciascun componente il Comitato di opporsi a tale decisione.


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L'eventuale visione nel corso delle audizioni di materiale audiovisivo sarà riservata ai componenti il Comitato, con disattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, qualora quest'ultimo fosse stato attivato.
Il Comitato, inoltre, potrà deliberare che una riunione o parte di essa si svolga in seduta segreta, a norma dell'articolo 65, comma 3, del regolamento della Camera.
Avverto inoltre che, come si è convenuto in ufficio di presidenza, tutto il materiale conoscitivo acquisito sarà conservato presso la segreteria della I Commissione della Camera dei deputati; i componenti il Comitato potranno visionarlo presso la segreteria stessa e chiederne eventualmente copia.
Nel periodo di aggiornamento dei lavori, sarà effettuato alla casella dei singoli parlamentari ovvero all'indirizzo eventualmente indicato dagli stessi per mezzo di posta celere, l'invio dell'indice della documentazione pervenuta, sia cartacea sia audiovisiva.
Qualora detto materiale sia classificato come riservato da parte dei soggetti che lo depositano o lo trasmettono, la sua visione, nel corso dell'indagine, sarà riservata ai componenti il Comitato, senza possibilità di estrarne copia. La decisione sulla eventuale pubblicazione di detto materiale, in allegato agli atti dell'indagine, potrà essere assunta a conclusione dell'indagine previa verifica presso il soggetto o l'autorità che lo ha trasmesso del permanere o meno delle originarie ragioni di riservatezza.
Ricordo, infine, che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria. Al presidente del Comitato è affidato, pertanto, il relativo vaglio sulle domande rivolte agli auditi e, in generale, degli interventi per garantire il rispetto


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della natura dell'indagine conoscitiva e del suo oggetto, anche in riferimento ai generali ambiti di competenza delle Commissioni affari costituzionali.

Audizione del sindaco di Genova, Giuseppe Pericu.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco di Genova, onorevole Giuseppe Pericu, sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 svoltosi a Genova.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte di componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in locali separati.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Signor sindaco, la ringraziamo e la preghiamo di riferire sui fatti di cui lei è sicuramente a conoscenza e per i quali è stato invitato in questa sede. Ci scusiamo per il ritardo.

GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Signor presidente, desidero innanzitutto manifestare la mia personale soddisfazione - che credo sia quella dell'intera città di Genova - per la decisione che è stata raggiunta dal Presidente della Camera dei deputati e dal Presidente del Senato di dare vita ad una attività conoscitiva da parte del Parlamento. La nostra città aveva grandi attese rispetto all'evento del G8; si trattava di


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attese di vario tipo: materiali, ma anche molte attese morali, politiche in senso lato, riguardanti il fatto di essere il luogo prescelto dove doveva svolgersi un grande evento internazionale, che avrebbe affrontato grandi temi che interessano il nostro Stato, la nostra collettività, ma anche il mondo intero. Pensavamo che tale evento dovesse svolgersi in modo sufficientemente pacifico, in maniera tale che i grandi temi oggetto del vertice potessero essere dibattuti, confrontati e discussi. Da tale punto di vista abbiamo fatto in modo che in città si svolgessero, nel tempo, un insieme di incontri preparatori e, in qualche modo, di approfondimento.
Purtroppo così non è stato, nel senso che i dibattiti ci sono stati, ma la violenza - la violenza morale - che abbiamo subito è stata molto grave e ha portato anche alla morte di un ragazzo, nei confronti del quale il senso di dolore molto forte per la mancanza si accompagna alle parole di grande consolazione che ha detto il padre del ragazzo, Giuliani, che, in realtà, ci hanno subito guidato come elemento di ripresa anche dal punto di vista delle ferite morali (non tanto le ferite fisiche che ci sono state, quanto quelle morali che sono più gravi). Conseguentemente, il fatto che si occupi del problema anche il Parlamento, oltre alla magistratura (rispetto alla quale abbiamo la massima fiducia che possa raggiungere quanto prima risultati conclusivi), per la nostra città è motivo di grande e particolare soddisfazione. Dall'indagine conoscitiva attendiamo di capire meglio quanto è successo.
Ho notato che tale indagine verte sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova. Non so se tedio il Comitato, ma di fatto per noi il vertice è cominciato nel gennaio del 2000, con la scelta del Governo di individuare Genova come sede del vertice, e con la presentazione della legge speciale in Parlamento, che è stata approvata nel giugno


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del 2000. Già prima dell'approvazione della legge, si era cominciato a lavorare, a discutere e a vedere che cosa significasse il vertice per la nostra città. Sono subito emersi, in realtà, diversi livelli di attenzione o di intervento, sui quali mi soffermo molto brevemente, poiché tali livelli presentano evidenti interconnessioni tra loro.
Un primo livello era quello della sistemazione urbana della città, alla quale è dedicata principalmente la legge approvata nel giugno del 2000 da tutte le forze politiche, sia al Senato sia alla Camera. Tale livello restava affidato prevalentemente ad una commissione speciale presieduta dal prefetto. Riguardo a tale aspetto abbiamo sostanzialmente aperto in città oltre 100 cantieri e abbiamo operato attraverso un insieme di interventi, sulla base di un input di fondo che ci aveva dato il Governo di allora e che era indirizzato su due punti specifici: il Palazzo ducale come luogo degli incontri, e i magazzini del cotone del porto antico, come sede della sala stampa. Il collegamento tra i magazzini del cotone ed il Palazzo ducale diventava il percorso principale intorno al quale operare. Dal punto di vista spaziale si tratta di luoghi vicini - distano meno di un chilometro l'uno dall'altro - e, quindi, la preparazione di tutto ciò rappresentava il compito principale.
Il secondo elemento era costituito invece dal secondo livello di accoglienza per la delegazione dei giornalisti e per gli eventi collaterali dei Capi di Governo. Tale competenza era affidata ad una struttura di missione presieduta da un diplomatico scelto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il terzo elemento era costituito dalla sicurezza del vertice affidata al Ministero dell'interno in base alla legge istitutiva di giugno, in cui si accenna ad un importante stanziamento per la sicurezza. Venne subito in rilievo un quarto elemento, che era quello del fronte anti G8: l'esigenza di farsi carico dello svolgimento di


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manifestazioni provenienti da una pluralità assai diversificata di movimenti, di associazioni ed altro, che avevano come oggetto i grandi temi del vertice (povertà, guerra e globalizzazione).
Debbo subito rimarcare un aspetto che mi sta a cuore: come città abbiamo vissuto l'esperienza di Okinawa, dove sono andati due nostri rappresentanti, e ci siamo informati sull'esperienza di Colonia e sui vertici precedenti. In quelle occasioni i governi locali furono molto coinvolti. Ad Okinawa, e in parte anche a Colonia, che però fu molto agevolata dalla struttura federale dello Stato, che poi si occupò realmente di queste cose, l'organizzazione materiale era stata rimessa ai governi locali. Il sistema italiano però è fortemente centralizzato: la commissione che decide sui lavori è presieduta dal prefetto e la struttura di missione, nominata dal Presidente del Consiglio dei ministri, è completamente statale; ovviamente, la sicurezza del nostro sistema appartiene al Ministero dell'interno. In questa situazione, come città ed io come sindaco, non ci siamo sentiti particolarmente sacrificati e, sebbene ci fossero in quel momento istanze abbastanza forti per una maggiore autonomia decisionale, non era il momento per porre eventualmente in discussione la struttura costituzionale del nostro Stato, anche perché con le strutture locali di governo il rapporto è stato subito molto collaborativo. Per dare un'idea, la commissione presieduta dal prefetto, che doveva decidere sui lavori, ha cominciato a lavorare addirittura prima dell'approvazione formale della legge. Dopo la prima lettura al Senato, iniziammo subito a lavorare per realizzare gli obiettivi proposti.
I profili però che maggiormente interessano il Comitato sono altri e non quelli attinenti ai lavori di sistemazione urbanistica, sostanzialmente conclusi e che hanno rappresentato


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un'esperienza molto positiva per noi. Uno di questi, che forse non è all'attenzione del Comitato, perlomeno da quanto risulta dalla formulazione del suo mandato, riguarda i comportamenti della struttura di missione per l'accoglienza delle delegazioni dei giornalisti, che era strettamente interrelato ai problemi della sicurezza. Era evidente che, nel momento in cui si sapeva dove avrebbero alloggiato le delegazioni A o B, contemporaneamente si poteva predisporre il piano di sicurezza adeguato. La scelta sulla sistemazione definitiva delle delegazioni risale alla fase finale (non ho informazioni esatte ma su questo punto il Comitato potrà acquisirle nell'esercizio dei propri poteri conoscitivi), conclusa nel mese di giugno. Prima di allora, si discuteva l'immagine iniziale che si prospettava del vertice e che vedeva localizzate parte delle delegazioni sulla riviera di Levante, alcune su quella di Ponente e altre in città, con rilevanti problemi logistici di trasferimento rispetto al luogo dove si sarebbe svolto il vertice.
Nel mentre si preparava tale impostazione complessiva, continuavano a giungere notizie di manifestazioni di carattere internazionale collegate ad altri tipi di eventi, a Praga e a Nizza, dove erano accaduti incidenti. Questo progressivo accentuarsi di una problematica della sicurezza rendeva incerta la localizzazione delle delegazioni e l'articolazione della sistemazione complessiva degli ospiti stranieri in un territorio più vasto come si era inizialmente ipotizzato. Ad Okinawa, la sistemazione delle delegazioni era lontana dal luogo di svolgimento del vertice e si pensava che un modello analogo potesse essere gestito ed organizzato anche da noi.
Non mi soffermo ulteriormente su questo tema che, probabilmente, presidente, potrete valutare nell'ambito dei vostri poteri conoscitivi e passo invece a parlare brevemente dei problemi più strettamente oggetto dell'audizione. Inizierei con


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una considerazione abbastanza elementare ma importante. Dal momento stesso in cui si decise il vertice - siamo ancora nella primavera-estate del 2000 - contemporaneamente si costituirono associazioni che spingevano affinché si trattassero temi che dovevano essere oggetto di considerazioni, separatamente dal vertice. Abbastanza velocemente si formò una rete anti G8, fatta di associazioni locali, la quale chiese anche l'appoggio dell'amministrazione comunale (in consiglio comunale si svolsero dibattiti approfonditi su questo argomento).
Affermammo allora il principio, a cui ci siamo sostanzialmente attenuti in tutta la nostra azione, che dovesse essere garantita la libertà di manifestazione del pensiero, anche in contrasto, da parte di chi dubitasse della legittimità del vertice o la contestasse, peraltro con due vincoli specifici: ciò non doveva in alcun modo incidere sulla sicurezza del vertice e non doveva essere accompagnato da manifestazioni violente. Manifestazioni pacifiche, quindi, che non contraddicessero il luogo del vertice. Faccio tale precisazione perché emerse subito che da parte di alcuni gruppi c'era il desiderio di impedire il vertice. Infatti, ci fu una fortissima pressione e quasi costantemente si anticipavano notizie sulla preoccupazione per la sicurezza, arrivando a discutere ad un certo punto di spostarlo o di annullarlo. Queste istanze si concretizzarono nella presentazione di un documento da parte di un gruppo di associazioni, assai composito, il cosiddetto patto di lavoro (credo sia opportuno che il Comitato ne venga a conoscenza), in cui sostanzialmente si indicava la linea di manifestare senza affermare la volontà di impedire il vertice, con un intendimento di carattere pacifico.
È dal patto di lavoro che, in qualche modo, si sviluppa poi coeso il Genoa social forum. Questo gruppo di associazioni a poco a poco si arricchisce: se inizialmente si tratta di un


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gruppo limitato alla fine diventa complessivamente di oltre cinque-seicento associazioni. Comunque, già inizialmente è costituito da un gruppo consistente e coinvolge soggetti profondamente diversi: da comunità di preghiera all'ARCI (un insieme di associazioni che ha finalità culturali, sportive, o di divertimento), dalle ACLI a partiti ed organizzazioni sindacali, fino a comprendere anche movimenti di opinione, tipo quello per la remissione del debito. Si tratta quindi di un coacervo di istanze assai diverse, i cui rappresentanti nei colloqui che hanno avuto con noi si sono sempre presentati in modo unitario. Nei colloqui che abbiamo avuto in diverse occasioni, perché veniva richiesto frequentemente di avere un appoggio da parte dell'amministrazione comunale, come credo sia stato richiesto anche all'amministrazione provinciale e alle altre amministrazioni locali, si presentava sempre un gruppo di cinque, sei, sette persone, un collegio che sostanzialmente rappresentava le diverse componenti di questo insieme di associazioni inizialmente definito patto di lavoro ed in seguito Genoa social forum.
Penso possa essere interessante individuare - siamo all'inizio di quest'anno - quale fosse l'atteggiamento, almeno per come emergeva nei colloqui che ho avuto, da parte del Governo di allora nei confronti dello svolgimento di tali manifestazioni. L'atteggiamento al riguardo sostanzialmente era del tipo che non ci potesse essere una compresenza delle manifestazioni durante il vertice. La tesi di fondo che in qualche modo si cercava di comunicare - da me personalmente condivisa - si basava sull'opportunità che si potessero svolgere manifestazioni anche importanti ed ampiamente significative, ma che dovessero svolgersi prima o dopo il vertice, concedendo uno spazio temporale, a partire dalla metà di luglio (il 14-15, inizialmente si propose il 12) sino, grosso modo,


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a qualche giorno dopo lo svolgimento del vertice. Doveva esserci insomma una sorta di break - un'interruzione - tra le manifestazioni che potevano avere lo spazio più ampio e più significativo; il comune insieme con la provincia di Genova pensava anzi di dar vita a manifestazioni durante quel periodo, che potessero affrontare in modo emblematico alcuni dei temi del vertice. Questa proposta non venne accettata dal Genoa social forum, ed in febbraio iniziò un lungo confronto volto da un lato ad indurre il Genoa social forum a non pretendere la contemporaneità, dall'altro a cercare di capire cosa avrebbe significato questa contemporaneità. Allora venivano ritenute emblematiche, all'interno delle loro proposte, due richieste del Genoa social forum: la costituzione di una cosiddetta «cittadella», un luogo fisico, in cui potessero essere rappresentate le diverse istanze di cui il Genoa social forum era espressione ed in cui potessero svolgersi dibattiti e concerti; la «cittadella» doveva divenire operativa, in base alle loro richieste, a partire dall'inizio di luglio di modo tale da consentire l'attività preparatoria per una grande manifestazione pubblica, emblematicamente divenuta poi quella svoltasi sabato 21 luglio.
Il confronto fu lungo, e - qui voglio precisare la posizione dell'amministrazione comunale all'interno di questo confronto - noi non avevamo un potere decisorio (il sistema è particolarmente accentrato), partecipavamo e venivamo coinvolti in determinati momenti all'elaborazione delle decisioni, ma di fatto queste venivano assunte in luogo distinto e diverso. Durante il periodo della campagna elettorale il confronto, non voglio dire che si interruppe, ma sicuramente rallentò. Nel contempo i temi della sicurezza cominciarono ad essere affrontati, ma essi sembravano vivere in connessione: da un lato con l'articolarsi delle eventuali manifestazioni, dall'altro


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con la sistemazione delle delegazioni governative. Il confronto con il Genoa social forum non si definiva e la sistemazione dei Governi ospiti era in ritardo, conseguentemente anche i temi della sicurezza andavano assumendo un contorno più incerto. Devo dire che la collaborazione del comune con il prefetto e con il questore di Genova, era sempre stata molto buona negli anni precedenti. Genova tra le grandi città è quella con il più basso tasso di criminalità e riteniamo che tra i tanti fattori vi sia anche la buona collaborazione tra gli enti locali e le strutture preposte all'ordine pubblico. Questo buon rapporto di collaborazione proseguì per lo meno anche durante la fase preparatoria, divenne più complicato nei giorni finali, quelli con gli incidenti ed evidentemente i più convulsi, ma non si verificò comunque una distonia molto forte.
Si giunse grosso modo ai primi giorni di giugno - il Governo Berlusconi ancora non si era insediato - quando il prefetto, - mi sembra si trattasse del 2 giugno -, dopo aver sentito il consiglio provinciale di sicurezza, di cui anche io faccio parte - assunse il provvedimento di delimitazione della cosiddetta «zona rossa» e «zona gialla». Da parte della prefettura credo ci fosse l'esigenza, a mio avviso corretta, malgrado la non definizione dei profili da me indicati prima - quelli attinenti all'accoglienza e quelli relativi ai rapporti con il Genoa social forum - di cominciare a dare delle indicazioni, poiché si stava manifestando anche una forte pressione cittadina. La città di Genova si presenta in modo particolare - vedo amici genovesi e liguri che sicuramente ben la conoscono - ma per gli altri, che invece non lo conoscono, è opportuno che la descriva sommariamente. Il territorio comunale di Genova si sviluppa per 248 chilometri quadrati, all'interno del territorio della città, che si trova a livello del mare, abbiamo monti alti quasi mille metri. La parte abitata


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è abbastanza piccola e si trova lungo la costa: si tratta in pratica di una striscia lunga quasi 30 chilometri con due vallate interne. Quindi, un territorio abitato molto concentrato e piccolo rispetto all'insieme, con una struttura rettilinea e non di carattere circolare.
Seguivo attentamente la definizione della «zona rossa» e della «zona gialla» e partecipavo a queste operazioni perché incidevano moltissimo sulla vivibilità della città; in realtà, incidevano sotto un profilo particolare ed esclusivo, sostanzialmente - questo dato ha un suo significato anche per il seguito -, nei passaggi tra levante e ponente. Se in realtà il Palazzo ducale e i magazzini del cotone, dove è situata la sala stampa, si trovano nel centro della città ed occupano una piccolissima porzione di questa, sono però situati in un passaggio fondamentale per i trasferimenti tra levante e ponente. Grosso modo su cinque percorsi di attraversamento della città, due venivano automaticamente esclusi: quelli più frequentati, quelli che portavano al mare; ne restavano così altri tre, uno dei quali fu poi successivamente escluso.
Pertanto, la mia tendenza era, da un lato, quella di far sì che la zona rossa fosse la più contenuta possibile, proprio per mantenere le percorrenze, dall'altro, che fosse effettivamente una zona rossa. Con questo termine si intende una zona di particolare protezione, dove in base all'ordinanza prefettizia non devono svolgersi particolari manifestazioni, le strade devono essere libere e così via. In realtà, in quel momento la questura ci chiese di mettere a disposizione le transenne di cui il Comune è dotato. Abbiamo, infatti, effettuato un rilevante acquisto di transenne per le manifestazioni degli alpini e disponiamo, pertanto, di circa sei - nove chilometri di transenne.


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Sembrava, dunque, che la zona rossa dovesse essere delimitata da transenne, le stesse utilizzate per delimitare i cortei, anche se eventualmente sistemate in modo più organizzato: questo era l'orientamento che, in quel momento, sembrava si dovesse seguire.
La zona rossa era accompagnata da una zona gialla, ovvero una zona per così dire di protezione collegata al divieto sostanziale di svolgere al suo interno manifestazioni. Il provvedimento prefettizio fu, dunque, assunto e si cominciò sostanzialmente a portarlo a conoscenza: aprimmo infatti un numero verde, perché tutti i cittadini volevano sapere quali fossero i vincoli della zona rossa, cosa sarebbe accaduto, quali sarebbero stati i percorsi praticabili e così via.
Nel frattempo, dal punto di vista della sicurezza, il clima era abbastanza cambiato, a causa dei fatti accaduti a Göteborg, i quali hanno segnato, anche psicologicamente, un mutamento di orientamento. La preoccupazione di quanto accaduto a Göteborg era diventata molto forte: in questa città - riporto quanto appreso da notizie giornalistiche, perché non ho vissuto personalmente questa esperienza - la polizia sparò e ci fu un giovane in fin di vita (il quale sembrava addirittura in un primo momento che dovesse morire); i Capi di Governo dovettero disdire la loro cena perché non riuscivano a raggiungere il luogo dove questa avrebbe dovuto svolgersi. Pertanto, dopo Göteborg, anche nell'esperienza che vivevo di riflesso - perché le decisioni fondamentali venivano assunte diversamente -, l'ambiente cambiò connotazione: si cominciò a ragionare per avere una zona rossa più rigida e così via.
Di fatto, il mutamento profondo avvenne con il discorso di insediamento del Governo Berlusconi. Vi era stato, infatti, un lungo break durante il periodo elettorale, con particolare riferimento ai rapporti con il Genoa social forum al fine di


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definire che cosa poteva esser fatto, nel mentre procedeva il piano della sicurezza, così come definito dal provvedimento prefettizio. Il Governo Berlusconi assunse la decisione di colloquiare con i manifestanti, i supposti manifestanti, del Genoa social forum e fu, subito dopo, convocato da parte del ministro dell'interno Scajola un incontro con gli enti locali, che si svolse precisamente in data 19 giugno 2001 presso il ministero. Il ministro Scajola, alla presenza del capo della polizia, disse agli enti locali, cioè al presidente della regione Biasotti, al presidente della provincia Vincenzi e al sottoscritto, in qualità di sindaco, che la decisione era stata quella di raggiungere e definire un accordo con il Genoa social forum per dare vita allo svolgimento di manifestazioni organizzate. Questo orientamento fu da me condiviso ed apprezzato, perché veniva di fatto garantita la possibilità di manifestare. Ciò che personalmente temevo maggiormente, in parte poi verificatesi, era il possibile svolgimento di manifestazioni non organizzate, cioè spontanee e quindi più difficilmente controllabili.
Dopo aver acquisito il consenso da parte degli enti locali, il ministro Scajola, diede poi delle disposizioni e si svolsero degli incontri tra il capo della polizia e i responsabili dell'ordine pubblico con le organizzazioni del Genoa social forum per definire le modalità organizzative delle loro manifestazioni. In ciò, era coinvolta anche l'amministrazione comunale, in particolare sulla definizione dei percorsi dal punto di vista della loro tecnicità. Mi spiego con un esempio: nel momento in cui - mi dispiace di non aver portato una grande carta della città perché forse si comprenderebbe meglio - si è deciso di concentrare le manifestazioni del Genoa social forum nella parte a levante della città, dove sono localizzati due importanti presidi sanitari, cioè un ospedale pediatrico molto noto, il Gaslini, e la più importante struttura ospedaliera


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cittadina, era a mio avviso, tenuto conto della conformazione della città, assolutamente essenziale che queste strutture ospedaliere fossero sempre raggiungibili e che quindi le manifestazioni e i cortei non ne impedissero il raggiungimento, anche perché, tra l'altro, nel periodo estivo tali strutture lavorano moltissimo anche per la restante parte della regione. Pertanto, noi partecipavamo con questa finalità. Si discussero diverse ipotesi di percorsi e si apprese in quel momento che le manifestazioni consentite non erano più soltanto quella nella cittadella o la grande manifestazione, bensì venivano ad essere consentite una pluralità di manifestazioni: due manifestazioni il giorno precedente al vertice, il 19; un'ulteriore articolazione il venerdì successivo e poi il sabato; eventualmente posso, poi, descriverle brevemente e analiticamente, qualora lo riteniate opportuno, se non ne avete adeguata conoscenza. C'è da aggiungere un ulteriore passaggio in questa fase: viene precisato, a fine giugno, inizio luglio, il significato della zona rossa, o perlomeno ho cominciato a conoscerlo meglio, nel senso che, ritengo sulla base delle esperienze di Göteborg ed anche di quelle canadesi - perché nel frattempo vi erano stati gravi incidenti anche a Quebec City in occasione della riunione degli Stati panamericani -, fu deciso di mettere delle griglie a chiusura dei varchi della zona rossa. Quindi, tale zona diventò effettivamente blindata; per noi - utilizzo il plurale perché credo di interpretare il sentimento di tutti i genovesi - fu veramente una grande ferita vedere questa città, per così dire, in assetto di guerra.
Tra l'altro tale sistema fu sistemato ed organizzato in questi termini e, successivamente, in brevissimo tempo - il lunedì successivo - la blindatura era già scomparsa. Contemporaneamente il Governo fece un'altra scelta, che fu condivisa dal Parlamento, cioè di concedere fondi agli enti locali per gestire


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l'accoglienza dei manifestanti; vi era una forte richiesta in questo senso, da più parti, e d'altronde noi, come città, eravamo molto preoccupati, perché si prevedeva e si diceva che sarebbero giunte migliaia e migliaia di persone - come poi effettivamente giunsero - e le stime iniziali (anche le più ampie) erano minori rispetto a quello che poi si è verificato; si disse che sarebbero arrivate tra le 10 mila e le 20 mila persone, e poi 80, 100 mila per la manifestazione: ne arrivarono invece dapprima 30 o 40 mila, e ben oltre 100 mila per la manifestazione conclusiva.
Fu deciso da parte del Governo uno stanziamento di 3 miliardi a vantaggio degli enti locali della regione Liguria che provvedevano all'accoglienza. Qui si affronta un altro profilo che può essere di interesse per questo Comitato; presidente, se sto andando... lei mi riprenda...

PRESIDENTE. Non c'è alcun problema.

GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Cerco di essere il più sollecito possibile, senza troppe sbavature...

PRESIDENTE. Può andare avanti quanto vuole.

GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Dove accogliere queste persone? Come accoglierle? Evidentemente si trattava di una accoglienza sommaria (strutture sportive, scuole) ed era necessario vedere come localizzarle; noi creammo una nostra commissione interna, procedemmo in pieno accordo con la prefettura e la questura, cioè non demmo disponibilità precedenti se non di luoghi che avevamo sostanzialmente concordato. Avevamo delle richieste da parte del Genoa social forum (richieste che sono cominciate a pervenire nel marzo, e poi sono state successivamente aggiornate) e noi sostanzialmente


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demmo delle risposte verso il 10, 12 luglio, non prima, cioè 8, 10 luglio, siamo in quel periodo; perché in realtà, l'atteggiamento mio personale era sostanzialmente quello di ritenere che per definire questo problema occorresse essere in tre seduti tutti allo stesso tavolo, da un lato il Governo che gestisce il problema del confronto con il Genoa social forum; dall'altro il Genoa social forum stesso ed infine l'ente locale che deve provvedere materialmente agli apprestamenti necessari e poi, evidentemente, può esprimere anche le proprie istanze politiche.
Alla fine definimmo un insieme di luoghi - fra cui le scuole Diaz e Govi, lo stadio Carlini e quant'altro - tutti situati sul levante della città; questi luoghi li attrezzammo con tendoni, coperture o tende canadesi - a seconda dei casi - e li abbiamo poi messi a disposizione dei partecipanti al Genoa social forum a partire, grosso modo, da lunedì 16. In realtà la loro richiesta era precedente, abbiamo dei verbali di consegna (per le preparazioni iniziali) dell'11, 12 luglio; dopo un po' di tempo per preparare questi luoghi, essi cominciano ad essere occupati dal lunedì, dal martedì della settimana in cui doveva svolgersi il vertice. I luoghi furono da noi consegnati a delle persone fisiche (con dei verbali), esponenti del Genoa social forum: oggi ci sono stati tutti restituiti, ed abbiamo già anche il quadro dei danni che si sono verificati, debbo dire di non particolare rilievo nella maggior parte dei luoghi, e soltanto di un certo rilievo nello stadio Carlini, dove le strutture sportive hanno subito danni più rilevanti.
Eventualmente se al Comitato interessa tutto questo materiale, lo posso far pervenire...

PRESIDENTE. Sì.


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GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. ...riguardante, cioè, l'individuazione dei luoghi, i verbali, i danni e le prime perizie che noi già abbiamo sulle varie situazioni... (commenti).

GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Arriviamo, poi, anche a chi li paga. Inizia la settimana, ed inizia con una cosa gravissima, un attentato che ferisce gravemente un giovane carabiniere (un pacco bomba, una busta bomba). Sembra che questo ragazzo possa addirittura perdere la vista. Si crea subito, a partire da lunedì, un clima molto teso, molto difficile e molto complicato. La prima manifestazione è prevista per il giovedì, ed è una manifestazione che il Governo ci chiede di svolgere, inizialmente doveva tenersi la mattina, in una piazza della città - piazza Tommaseo - da parte delle donne iraniane, e nel pomeriggio doveva esservi una manifestazione imponente. Ma forse è bene che dia un quadro delle manifestazioni previste e sostanzialmente approvate dalla prefettura e dalla questura.
La prima manifestazione, appunto, si sarebbe dovuta svolgere il giovedì mattina in piazza Tommaseo, una piazza della nostra città; ma nel contempo, nei giorni precedenti si erano definite una serie di iniziative complessive: la manifestazione delle donne iraniane la mattina del giovedì; il giovedì pomeriggio una grande manifestazione detta «degli emigranti», che aveva un percorso particolarmente delicato perché si muoveva dal centro storico, da piazza Sarzano (abbastanza vicino al Palazzo Ducale) e poi si articolava lungo alcune strade che vanno verso il mare e finiva, sostanzialmente, sul termine del tratto della passeggiata a mare. Il Governo nel frattempo, attraverso i propri organi, aveva consentito una serie di cosiddette piazze tematiche o di luoghi di incontro; si era così costituito a Punta Vagno un centro, una piccola cittadella, tra l'altro vicino alla scuola Diaz dove, fra l'altro, era situata la


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struttura organizzativa del Genoa social forum; questo aveva determinato anche la costituzione di una piazza tematica in piazza Kennedy e nei giardini di piazza Rossetti. Faccio questi riferimenti perché sono luoghi nei quali si sono svolti particolarmente degli scontri. Si era poi data vita ad una piazza tematica in piazza Tommaseo ed in altre parti della città.
Le piazze tematiche avevano una particolare importanza per la giornata del venerdì, perché per il venerdì non era prevista una manifestazione organizzata principale, ma c'era invece la dichiarazione del Genoa social forum di effettuare l'assedio alla zona rossa; il che significava presentarsi di fronte ai varchi più ampi e in realtà, di fatto, protestare contro lo svolgimento del vertice. Naturalmente questo presentarsi di fronte ai varchi più ampi era accompagnato da dibattiti ed incontri che dovevano svolgersi in alcune piazze vicine ai varchi; così ad esempio nel varco di via Assarotti (che è una lunga strada in discesa), a piazza Manin, si svolgevano dei dibattiti, dei colloqui e degl'incontri che poi conducevano a questa forma di assedio rispetto alla zona rossa.
Vi era invece come deroga - il Governo aveva consentito questa deroga che inizialmente sembrava non dovesse esserci - una manifestazione anche sul lato del ponente cittadino organizzata dai COBAS e dai CUB; manifestazione che sarebbe partita dal quartiere di Sampierdarena e sarebbe giunta fino alla stazione marittima; quindi c'era un rapporto sulla zona rossa, in questo caso, da ponente e non da levante rispetto alla città.
Nella giornata di sabato, invece, doveva tenersi soltanto una grande manifestazione rispetto alla quale erano sorti problemi logistici molto gravi; essa, infatti, doveva svolgersi nella parte di levante della città fino ai dintorni dello stadio Ferraris, in


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piazza Galileo Ferraris, attraverso un percorso di circa 4-5 chilometri che si snodava in una parte ampia della città.
Il lunedì successivo si è verificato l'attentato al carabiniere, mentre il martedì si è svolta una fase sostanzialmente di preparazione in cui personalmente ho trascorso il tempo a contrastare e a rallentare il processo di chiusura della zona rossa.
In realtà, avevamo concordato con il prefetto che la zona rossa dovesse essere chiusa non prima del mercoledì mattina, ma la preparazione della blindatura dei varchi dovette cominciare nella notte fra domenica e lunedì. In particolare, era molto in discussione la chiusura di una piazza, piazza Corvetto, che è vicina alla prefettura e che, se chiusa, avrebbe bloccato la terza strada di attraversamento della città. Insistetti molto perché piazza Corvetto non fosse integralmente chiusa ma venisse lasciata, in parte, disponibile per i mezzi pubblici, ma poi la sicurezza decise che era assolutamente essenziale chiuderla.
Vorrei rilevare che nel palazzo della prefettura si era svolta la cena iniziale offerta dal Presidente della Repubblica Ciampi e che poi, nella giornata di domenica, si è svolto - come sapete - l'incontro fra Bush e Putin sui temi dello scudo stellare. Era, quindi, un luogo importante di incontri rispetto allo svolgersi degli eventi.
Nella giornata di mercoledì si verifica un evento che forse è opportuno conosciate, anche perché ritengo che la vostra attenzione sia molto accentuata sui problemi della sicurezza. Il mercoledì pomeriggio i miei uffici vengono informati che nello stadio Carlini vi sarebbero alcune saldatrici con le quali alcuni dimostranti, non meglio identificati, starebbero saldando tra loro sbarre di ferro, avendo divelto alcuni cancelli. Relativamente a tale situazione, inizialmente pensiamo di


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poter intervenire autonomamente mandando alcuni nostri addetti a ritirare questi materiali con il camion; poi, comprendiamo che la situazione non è così semplice e ne riferisco al prefetto. Si svolge, tra l'altro, una riunione degli addetti alla sicurezza con la presenza di rappresentanti dei carabinieri e della questura e con lo stesso questore in cui denunciamo questo evento.
Tali colloqui si svolgono il mercoledì sera verso le ore otto. In quel momento il clima era molto teso e difficile, ma si basava molto sul principio di manifestazione pacifica: in altri termini le manifestazioni venivano presentate da parte di gruppi di organizzatori come pacifiche. Si riteneva che vi fosse stata e vi sarebbe stata una forte attività di prevenzione alle frontiere - in questo caso parlo come cittadino - e che quindi i gruppi più malintenzionati non sarebbero giunti a Genova o sarebbero stati in qualche modo diversamente contrastati.
Credo che il giorno dopo si sia svolta una perquisizione allo stadio Carlini da parte della polizia: la nostra denuncia risale alla sera del mercoledì e il giovedì, alle 5 o alle 6 del mattino, i poliziotti si sono presentati per effettuare tale perquisizione. Conosco questi fatti per averli appresi ex post. In realtà, poi, il Genoa social forum ha chiamato la stampa, si è verificato un certo contrasto per impedire la perquisizione stessa e poi si è deciso di riunire una specie di collegio: alcuni rappresentanti delle forze dell'ordine ed alcuni rappresentanti del Genoa social forum hanno proceduto all'ispezione complessiva dei sotterranei dello stadio Carlini. Tutto ciò accade nella mattinata di giovedì 19 luglio, ma non si trova nulla (Commenti). Racconto le cose come stanno, le notizie ci provenivano dagli addetti alla custodia dello stadio che, naturalmente, avevano affidato lo stesso al Genoa social forum ma conoscevano l'ambiente.


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Giovedì è stata una giornata molto positiva: la manifestazione delle donne iraniane si è svolta in modo tranquillo e pacifico. Anche in quel caso nutrivamo alcune preoccupazioni, poiché erano stati richiesti un semovente o una grossa macchina e non capivamo a cosa potesse servire. Poi, in realtà, fu una manifestazione assolutamente pacifica e non ebbe grande risalto.
Invece, la manifestazione del pomeriggio - relativamente alla quale pensavamo vi dovesse essere una presenza di circa 10-15 mila persone - registrò una presenza elevatissima. Le stime sono attestate fra le 40 e le 50 mila persone (cito dati che la polizia può confermare, anche se queste valutazioni presentano un largo margine di opinabilità). Tale manifestazione si svolse in modo totalmente pacifico e direi, anzi, con momenti anche di gioiosità. Essa attraversò un percorso molto delicato: ad un certo punto, passò proprio accanto alla questura sfiorandola. Io non ho partecipato ad alcuna manifestazione perché, secondo la mia valutazione, il sindaco doveva restarne totalmente fuori. Mi dissero che in quel frangente vi fu un piccolo momento di tensione che, però, si risolse molto brillantemente e in modo pacifico, tant'è che la manifestazione ebbe un'ottima conclusione.
La sera del giovedì tirammo un sospiro di sollievo, peraltro troppo anticipato perché poi le cose si sono svolte diversamente. Mi hanno riferito che la manifestazione - che avevamo ritenuto delicata e complessa e che, in realtà, aveva come tema di fondo l'immigrazione - si è svolta bene, con una grandissima partecipazione e che la città l'ha seguita con piacere. Tenete conto che, nel frattempo, la città si ritraeva. La forte pressione psicologica che vi era stata nei mesi precedenti fece


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sì che molti genovesi decisero di farsi una settimana di ferie sostanzialmente in quel periodo dell'anno. Molti se ne andarono e parecchi negozi furono chiusi.
Devo dire che insistetti particolarmente perché venisse mantenuta l'immagine di una città più viva e più aperta, pensando che ciò avrebbe giovato, per un problema non soltanto morale ma anche di tipo organizzativo o qualitativo.
Il venerdì è stata la giornata più brutta poiché si è verificato l'assedio alla zona rossa. Nei diversi varchi della zona rossa si è svolto un assedio che definirei di tipo virtuale: vi era, infatti, una minaccia di superamento della zona rossa che non era reale, perché nessun mezzo poteva in qualche modo oltrepassare la blindatura che era stata predisposta.
Riferire voci è sbagliato, ma in quel momento correvano anche voci secondo le quali erano stati preparati dei grandi camion da usare come catapulta; tuttavia, di tutto ciò non vi fu in alcun modo traccia. Anche nei luoghi più assediati (i diversi gruppi del Genoa social forum si divisero i luoghi dell'assedio) al più vi erano grida, slogan, lanci di qualche bottiglia di plastica e così via, in una situazione in cui, da un lato, vi erano i manifestanti e, dall'altro lato, vi erano le forze dell'ordine che dietro le griglie difendevano la zona rossa. In quel momento si constatò che la zona rossa era assolutamente impenetrabile e che il vertice si svolgeva nella massima sicurezza possibile. Non credo che negli ultimi anni i rappresentanti delle diverse delegazioni o i giornalisti accreditati si siano trovati in una situazione di così totale sicurezza. In questa parte della città vi era una situazione totalmente irreale.
In quel momento, a fine mattinata, in piazza Paolo Da Novi, lontano dalla zona rossa e da dove si doveva svolgere il


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cosiddetto assedio che doveva ancora iniziare - ma si stava già preparando -, incominciavano a svolgersi alcuni primi scontri con gli uomini neri, i black bloc.
La sensazione che ho avuto nel pomeriggio è che la gran parte delle forze di polizia fossero volte a proteggere la zona rossa da questi supposti assedianti e che, in realtà, nella restante parte della città non vi fosse quella presenza di forze dell'ordine che noi ritenevamo essenziale. Sostanzialmente, in quel momento il problema dell'ordine pubblico in città riguardava non soltanto la sicurezza dei capi di Governo, ma anche la sicurezza dei genovesi e di coloro che erano venuti a Genova per manifestare.
Da questo punto di vista, ad un certo momento, verso le 4- 4 e mezza del pomeriggio, chiesi per telefono ad un rappresentante del Genoa social forum di rinunciare a questa forma di assedio affinché le forze dell'ordine potessero recarsi nella restante parte della città a perseguire coloro che arrecavano danni. Fra l'altro, in quel momento si rinunciò all'assedio in piazza Dante, cosa di cui hanno ampiamente dato notizia i giornali. In realtà sembrava che ci fosse uno sblocco della situazione.
Nel contempo si svolgeva l'unica manifestazione organizzata nella parte di ponente della città, che andava da piazza Montano e Sampierdarena sino alla stazione marittima. Era una manifestazione organizzata dai COBAS e sostanzialmente pacifica, eccettuata una piccola coda del corteo dove erano presenti - credo - dei black bloc. Notate che nel momento in cui si svolgeva l'assedio alla zona rossa, i danni determinati da vari gruppi si registravano in più parti della città: da piazza Paolo Da Novi a circonvallazione Monte, distante solo qualche chilometro, per scendere poi in altre strade. Su questo ci sono


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tante testimonianze rilasciate dai cittadini: i gruppi erano formati da dieci o venti persone, che arrecavano danni in alcune parti della città.
Verso le 5- 5 e mezza è sopraggiunta la morte di Giuliani: la notizia mi è giunta mentre ero in prefettura e mi dovevo recare, assieme agli altri rappresentanti degli enti locali, a salutare il Presidente della Repubblica Ciampi che, nel frattempo, era arrivato a Genova.
Evidentemente, il momento fu particolarmente tragico, sembrava che gli incidenti avessero assunto una dimensione ancora più grande e che non ci fosse solamente una persona morta, ma ce ne fosse più di una. Contemporaneamente, sotto questo profilo, continuavano a pervenire immagini molto forti, molto rilevanti, l'atmosfera era molto pesante. Nel frattempo aveva avuto inizio nel pomeriggio il vertice presso il Palazzo ducale. Alla sera il Presidente della Repubblica Ciampi offriva una cena, non solo ai Capi di Governo partecipanti al G8, ma anche al Segretario generale dell'ONU ed ai rappresentanti di altri Stati. Credo fossero presenti il Presidente del Sudafrica, il Capo di Governo del Bangladesh e così via. Altri potranno riferire con maggior dettaglio.
Come giunta comunale, ci siamo riuniti e abbiamo assunto come nostra decisione quella di invitare il Genoa social forum a ripensare all'opportunità della manifestazione del sabato. Eravamo dubbiosi perché, nel mentre sembrava logico sospendere questa manifestazione anche in segno di lutto per l'avvenuta morte, contemporaneamente si prevedeva l'arrivo di decine di migliaia di persone. Erano state consentite e previste decine di treni speciali; si prevedeva l'arrivo di centinaia e centinaia di pullman provenienti da diverse parti d'Italia. Conseguentemente, si pensava: se non c'è una manifestazione organizzata, considerato il numero delle persone che arrivavano,


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la tensione molto forte dovuta all'avvenuta morte, alle manifestazioni, ai danni che si erano verificati, può essere ancora peggio.
La manifestazione, si svolge, iniziando in modo molto pacifico. Le stime riguardo ai partecipanti sono diverse, ma credo - da quello che so - che abbiano sfilato oltre 100 mila persone. Ad un certo punto, la manifestazione arriva di fronte a piazzale Kennedy, nel lungomare, dove deve girare verso l'interno della città. Una parte importante della manifestazione sfila pacificamente e a piazza Galileo Ferraris, dove si sono svolti alcuni interventi, tra i quali quello di un mio collega, il sindaco di Porto Alegre, che ha tenuto un discorso sulla Carta di Porto Alegre.
Nel mentre la prima parte del corteo sfila e arriva alla sua naturale conclusione, a metà del corteo si crea come una frattura: al riguardo penso che la polizia potrà rilasciare informazioni più tecniche delle mie. Questa frattura nasce per effetto della separazione dal corteo di alcuni gruppi che hanno cominciato a distruggere la zona di piazzale Kennedy e corso Marconi. Vi è stata una carica della polizia riguardo la quale sono state date diverse interpretazioni.
Noi abbiamo assistito per un'ora, un'ora e mezza a continue distruzioni. Il corteo era fermo, quasi diviso in due tronconi. La polizia non caricava, sembrava ferma, ma vi sono opinioni divergenti a riguardo. Sarete voi ad accertarlo, anzi attendo con ansia che su questi temi la vostra attività conoscitiva possa svolgersi al meglio. È a questo punto che si sono avuti i maggiori disastri.
Finito il corteo, nella serata di sabato è avvenuto il cosiddetto Blitz alla scuola Diaz. Io mi trovavo a casa e sono stato avvertito intorno a mezzanotte, l'orario esatto non lo ricordo; poteva essere mezzanotte, mezzanotte e mezza, l'una.


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Ho chiesto informazioni al questore il quale mi ha riferito: siamo stati attaccati, nella scuola si nascondono armi e black bloc, quindi bisogna intervenire. Di questo sono a conoscenza: il giorno dopo le immagini di quello che è successo alla scuola Diaz sono state molto impressionanti.
Passo adesso ad esaminare un altro profilo - se può essere di vostro interesse -, riguardante i danni materiali che si sono verificati. Il lunedì mattina la città era perfettamente funzionante, lo dico per fare un complimento non a me stesso, ma a tutti quelli che hanno lavorato. Hanno funzionato bene le strutture sanitarie, la pulizia della città; ci sono decine di testimonianze al riguardo. I danni materiali hanno interessato principalmente filiali bancarie, concessionarie di automobili, pompe di benzina.
I pochi negozi aperti non sono stati minimamente toccati. Con la nostra azienda di trasporto, nella notte del sabato, avremo trasportato 40, 50 mila persone per portarle ai treni o ai luoghi di raccolta degli autobus, perché potessero tornare a casa. Non c'è stata una sola carrozza che abbia subito danni. Si è trattato di danni molto, molto mirati.
La valutazione dell'entità dei danni oggi non è ancora possibile. Il Governo è intervenuto con una misura particolare: ha fatto un prelievo di 15 miliardi dal fondo di riserva del Ministero del tesoro e lo ha attribuito al bilancio del Ministero dell'interno alla voce «altri interventi a favore degli enti locali»; il Ministero dell'interno ha destinato tale somma al comune di Genova, come se fosse stato un intervento naturale fare i primi interventi.
Noi stiamo elaborando dei criteri, li abbiamo comunicati sia al Governo che alla regione per ripartire questa somma. Ovviamente il Governo, secondo me in modo corretto, ha ritenuto che non dovessero essere risarciti i danni coperti da


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assicurazione; noi abbiamo deciso, come nostro criterio - ho ricevuto due, tre giorni fa il consenso anche del Ministero dell'interno -, innanzitutto di risarcire i danni dei privati e pensare ai danni delle pubbliche amministrazioni in un secondo momento, sempre che queste somme abbiano la loro capienza.
Abbiamo posto, quale termine di presentazione delle domande, il 10 agosto, a ieri mattina, le domande presentate da privati erano relative a danni sull'ordine di un miliardo, un miliardo e mezzo e mancano ancora alcuni giorni al 10 agosto. Questo è sostanzialmente il quadro definitivo.
Per la nostra città, dicevo all'inizio, i danni di tipo materiale sono parecchio limitati e credo che, se fossero stati solo quelli, probabilmente anche questa indagine non sarebbe stata deliberata. I danni che noi abbiamo subito penso siano danni non solo nostri ma di tutta la collettività nazionale, sono danni morali, per le violenze che abbiamo visto, per la morte di persone, ed evidentemente richiedono, oltre che un accertamento delle responsabilità personali dal punto di vista giuridico, anche delle valutazioni di carattere politico che il Parlamento e ciascuno di noi potrà fare, dopo che voi avrete concluso il vostro compito e ci avrete dato un quadro più preciso e più distaccato delle cose che sono successe.

PRESIDENTE. Grazie, sindaco Pericu.
Propongo di formulare tutte le domande, per poi far replicare il sindaco, invece di farlo rispondere ad ogni singola domanda, perché potrebbe essere un po' più lungo del previsto.

GRAZIELLA MASCIA. Vorrei cogliere questa occasione per chiedere al sindaco di ringraziare i cittadini e le cittadine genovesi: non solo hanno subìto i disagi per la preparazione


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del vertice e tutto quello che ne è conseguito, ma sono anche stati in una città - come è stato riferito anche dal sindaco - quasi deserta; i cittadini e le cittadine genovesi sono stati molto generosi, generosi con i manifestanti: non solo hanno fornito, in diversi momenti di quelle giornate, pane ed acqua ai ragazzi, a quelle migliaia di ragazzi che erano lì, ma hanno anche salvato tanti di questi ragazzi dalle cariche della polizia. Lo voglio dire perché ci sono decine di testimonianze di genovesi che, nei cortili delle proprie case, riuscivano a far sfuggire dagli inseguimenti tali ragazzi: questo è il quadro - che non spetta naturalmente al sindaco descriverci - cui noi abbiamo assistito e di cui siamo stati protagonisti in quei giorni. Il mio è un ringraziamento sincero e molto diffuso per tutti coloro che in quelle giornate sono stati presenti. Signor sindaco lei ha fatto una descrizione perfetta di quelle giornate, con dei particolari che a mio avviso non corrispondono pienamente, ma questo non è naturalmente un problema che le rivolgo; semmai, mi interessa di capire meglio alcune cose.
Tuttavia, la prima domanda riguarda gli aspetti che diceva all'inizio e cioè le competenze dei diversi comitati. Lei giustamente ha detto che ognuno aveva i propri compiti c'era la questione della sistemazione urbana, dell'accoglienza, della sicurezza e ognuno svolgeva il proprio mestiere, anche con una certa centralizzazione. Vorrei chiederle sindaco, intanto, quale tipo di coinvolgimento abbia avuto il comitato di cui lei faceva parte, quello della sicurezza cittadina, in merito alle modalità di gestione dell'ordine pubblico. Giustamente lei dice che la sicurezza è stata una conseguenza della dislocazione delle delegazioni straniere, dei corrispondenti e poi delle manifestazioni: quindi si è definito negli ultimi tempi. Ma lei ha anche detto di non conoscere il tipo di zona rossa che sarebbe stata definita e sino a che punto questa zona rossa avrebbe


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avuto le caratteristiche che poi si sono conosciute. Noi stessi abbiamo potuto leggere sui giornali, nei giorni successivi, la sua meraviglia per l'entità di questa zona rossa. Quindi, volevo capire meglio il livello di coinvolgimento che lei ha avuto rispetto appunto a tutte le misure che sono state assunte precedentemente ed anche nelle fasi... e in questo caso le chiedo anche un particolare che mi è sfuggito rispetto al Diaz: lei è stato avvisato che questa perquisizione che era in corso?

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Mascia, qual è la domanda in riferimento al Diaz?

GRAZIELLA MASCIA. Vorrei conoscere il grado di coinvolgimento di questo comitato di cui il sindaco faceva parte con il prefetto, con il questore, eccetera, rispetto appunto alla gestione dell'ordine pubblico.
Secondo: abbiamo sentito che la zona rossa è stata un po' a sorpresa così imponente e, comunque, dal quadro che il sindaco ci dava, emerge molto chiaramente che era una zona rossa assolutamente invalicabile e che, quindi, anche questi cosiddetti assedi erano assolutamente virtuali, come erano nelle intenzioni precedenti, tutto simbolico. Tuttavia, queste piazze tematiche che erano state concesse sono importanti; in ognuna di queste piazze tematiche, prima che il sindaco intervenisse in piazza Dante - compreso il corteo invece in cui poi è morto il ragazzo, successivamente agli orari che diceva il sindaco rispetto a piazza Dante -, precedentemente all'episodio che poi il sindaco ci ha raccontato, ci sono stati incidenti, tutti con le stesse dinamiche, cioè interventi di questi cosiddetti black bloc, intervento e cariche della polizia. Il suo intervento in piazza Dante, infatti, aveva queste caratteristiche: da una parte di dire c'è molta tensione; in questa piazza ancora non ve ne è stata, evitiamo che succeda; e dall'altra:


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se ci sono delle forze dell'ordine che possono rendersi disponibili per fare quello che non avevano ancora fatto - o che, comunque, avevano fatto, a mio avviso, in una certa maniera -, facciamo in modo che questo avvenga. Lei sindaco ha interrotto qui il racconto. Io le chiedo: è a conoscenza del fatto che, quando la manifestazione di piazza Dante si è sciolta ed il corteo è partito verso il mare, per poi arrivare a Punta Vagno, dal fondo, alle spalle del corteo ci sono state delle cariche della polizia?
Ultima questione: sulla zona gialla. Su questa zona gialla si è scritto e si è detto, anche successivamente, che avrebbe dovuto essere molto più estesa o che, comunque, non avrebbero dovuto esservi manifestazioni. Insomma, di fatto, si è allentata, da un punto di vista dei principi, l'idea della zona gialla, ma io vorrei chiederle signor sindaco: - lei giustamente dice queste piazze tematiche avevano... ed erano tra l'altro tutte autorizzate - se lei abbia presente, a proposito di zona rossa, quale fosse la zona rossa il 19, sino al 19 sera, cioè questi varchi molto protetti, con le griglie, e che cosa fosse la città di Genova il 20 mattina. Io questo glielo voglio chiedere, perché sono stata testimone, ma credo che, se questa Commissione vuole comprendere le dinamiche di quello che è avvenuto in quella città, anche sul piano delle violenze, debba capire fisicamente che cosa c'era. Noi avevamo una situazione, a partire dalla zona di Brignole, dove vi erano container enormi. In realtà, questa zona rossa si è estesa al di là dei varchi e alle persone che sono arrivate a Genova, molti ragazzi, anche quella mattina, che sono venuti per fare (che so?), rappresentazioni teatrali e altro, in queste zone tematiche - è stato impedito di raggiungere queste piazze tematiche.


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Io penso che questi siano aspetti che vadano sottolineati da un autorevole rappresentante delle istituzioni: in questa sede chiedo una conferma. Io non sono cittadina genovese, seppure sia stata eletta lì; ma, ormai, conosco benissimo questa città e, quindi, la capacità di rappresentare quello che è successo, anche fisicamente, mi sembra molto importante.
Infine, le vorrei sottolineare due cose. Lei ha parlato giustamente del clima precedente allo svolgimento del vertice, delle manifestazioni ed, in particolare, dell'attentato al carabiniere: ha parlato anche della perquisizione svolta al Carlini.

MICHELE SAPONARA. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

GRAZIELLA MASCIA. Posso concludere? Io penso che queste cose vadano chiarite, altrimenti è difficile comprendere che cosa è successo se non nella descrizione anche dei fatti, nella comprensione di quello che è avvenuto. Questa perquisizione del Carlini che lei ha riferito, a me non risulta che fosse stata contestata, al contrario; voglio solo aggiungere - e questo è anche agli atti del Parlamento -, che precedentemente a questa perquisizione vi era stato un pacco bomba, dopo l'episodio del carabiniere, anche ai ragazzi del Carlini, in una borsa. Essi stessi hanno chiamato, ora non so come si chiamasse; ma ciò serve a completare il quadro, perché altrimenti...
Infine, vorrei farle un'ultima domanda. Lei ha detto che nel corteo del 21, ad un certo punto, all'altezza di piazza Kennedy, dei gruppi sono usciti dal corteo. Ora, vorrei sapere dove questa notizia sia stata data e lei da dove l'ha appresa, perché quando il corteo è arrivato - io ero presente -, erano già in corso incidenti in piazza Kennedy (numerosi e di dimensioni enormi). Poiché queste cose sono molto importanti ai fini della


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lettura dei fatti, vorrei comprendere se quello che lei ci ha riferito sia frutto di letture, di relazioni, di atti ufficiali. In questo caso, vorrei appunto comprendere quale sia la fonte. Grazie molte.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mascia. Voglio però ricordare a lei e a tutti i colleghi che, visto che questa è la prima volta, va benissimo fare delle domande che consentano a colui che è audito di arricchire la relazione, però adesso ci troviamo dinanzi alle richieste dei colleghi Boato, Ascierto, Bassanini, Cicchitto, Violante, Boscetto, Pastore e Soda: credo che così non diamo la possibilità a colui che viene audito di rispondere poi compiutamente, perché dovrebbe fare altre otto relazioni. Quindi gradirei - questo è quello che ha detto l'audito - che, se si tratta di specificare qualche punto, sicuramente questo venga fatto, tenendo presente però che, se poi ampliamo il raggio d'azione, probabilmente, non ne usciamo più; non è una questione di tempo, ma credo proprio che non saremmo nella condizione di dare a colui che viene ascoltato la possibilità di darci delle puntuali indicazioni che, invece credo dobbiamo cercare di ottenere.

MICHELE SAPONARA. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, avevo chiesto la parola prima. Noi ascoltiamo volentieri domande, ma non interventi lunghissimi o comunque comizi. Volevo solo far presente questo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Saponara, credo sia abbastanza chiaro quello che avevo cercato di dire prima.

MARCO BOATO. Presidente, cercherò di essere sintetico. Voglio ringraziare molto il sindaco Pericu per questa sua relazione e vorrei in questo caso proporre al presidente, visto che non avremo un ufficio di presidenza da qui al pomeriggio...


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PRESIDENTE. L'avremo domani mattina.

MARCO BOATO. È una cosa tecnica che possiamo fare tramite gli uffici. En passant il sindaco, ad un certo punto, ha chiesto se fosse possibile avere, proiettata magari su questi schermi - se siamo in grado di farlo -, una pianta di Genova. Credo che ciascuno di noi in questi giorni l'abbia guardata; però, mentre parla il sindaco e, successivamente, il presidente della provincia, della regione, il capo della polizia...

PRESIDENTE. L'abbiamo già chiesta.

MARCO BOATO. Benissimo. ...se noi riuscissimo ad essere in grado di fare queste ricostruzioni.
Per quanto riguarda ciò che è stato detto...

PRESIDENTE. Un momento, onorevole Boato, perché il sindaco vuole intervenire.

GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Ho qui la pianta del provvedimento prefettizio: zona rossa e zona gialla.

MARCO BOATO. Può essere utile lasciarla al presidente: sarà molto utile (Il sindaco consegna al presidente la pianta della città di Genova). Colgo anche l'occasione - presidente lei lo ha già detto - per dire che qualunque cosa il sindaco ritenga di lasciare in documentazione alla Commissione, che ripercorra un po' le tracce anche organizzative, può essere utile. Io però non lo voglio fare. Sarò molto breve.
Abbiamo visto che c'è uno iato molto forte tra la giornata del 19 (parlo di giovedì, quando c'è stata la manifestazione delle donne iraniane della mattina e la manifestazione degli immigrantes del pomeriggio) e le giornate di venerdì 20 e sabato 21, dove sono concentrati i principali episodi di


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violenza. Se fosse possibile, vorrei che, quando replicherà, il sindaco, che è stato molto dettagliato in tutta la fase di ricostruzione precedente e che invece ha delineato i problemi delle giornate del 20 e del 21 in modo meno dettagliato, nei limiti di ciò che è a sua conoscenza (quindi non le chiedo giudizi politici), potesse, qualora fosse in grado di farlo, riferirci i fatti a sua conoscenza. Per fatti intendo anche il rapporto con gli altri membri dell'amministrazione che abbiano avuto conoscenza di questi fatti, ed il rapporto con l'apparato della sicurezza. Da quello che emerge dalla sua relazione, dei tre obiettivi che in qualche modo bisognava garantire in occasione del G8 - la sicurezza del vertice, la sicurezza dei cittadini di Genova e il diritto di manifestare pacificamente per chi lo intendesse fare e, quindi, di contrastare le azioni di violenza per chi invece intendesse agire in modo violento -, mi pare che la sicurezza del vertice sia risultata totalmente garantita. Quello che invece non è stato di fatto garantito è stato il contrasto alle azioni di violenza, la sicurezza dei cittadini, che sono stati pesantemente danneggiati, e la sicurezza di chi voleva manifestare pacificamente, perché, a sua volta, è stato pesantemente colpito. Le vorrei chiedere se, su questi fatti che ho indicato, lei abbia qualche cosa in più da aggiungere e, in modo particolare - ho concluso, presidente -, se ci possa spiegare meglio qual è stato il suo rapporto, nei giorni del vertice - includendo nei tre giorni del vertice anche il 19, che è il giorno immediatamente precedente -, con l'apparato di sicurezza; vorrei sapere, cioè con chi lei ha avuto rapporti, che tipo di - non le chiedo impressioni soggettive - valutazioni (più che valutazioni, parlerei di riferimento di fatti) può fare e con chi lei ha interloquito in quanto in grado di incidere sulla sicurezza della città di Genova; per sicurezza intendo sicurezza del vertice -


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ma di questo non discuterei neppure, perché è stata garantita -, sicurezza della città, sicurezza dei manifestanti e contrasto alle azioni di violenza che sono state in atto nelle giornate di venerdì e di sabato. Se lei su questo potesse essere più dettagliato, perché poi noi ascolteremo gli altri interlocutori e quindi lei in qualche modo ci può fare da interfaccia. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boato. Pongo un problema a tutti. Ho 20 richieste di interventi: o noi stabiliamo un criterio oppure rischiamo veramente di non avere le risposte che ci attendiamo. Proporrei, se siete d'accordo, di contenere quanto meno le domande in un tempo di due o tre minuti e vi pregherei di attenervi ai tempi fissati. Però facciamolo. Vorrei evitare di ricordare questo ad ogni intervento. Credo che le domande - il sindaco è a conoscenza molto più di noi dei fatti - possano essere veramente poste in maniera, non dico telegrafica, ma almeno senza commenti. Se riuscissimo a fare questo, avremmo anche la possibilità poi di avere le risposte.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, così come lei ha detto in questo momento, farò delle domande secche in merito a quello che il sindaco prima ha esposto. Il sindaco prima ha detto che ci sono state delle associazioni locali che chiesero, all'inizio, l'appoggio delle amministrazioni: vorremmo sapere quali siano queste associazioni di Genova. Poi iniziarono a chiedere alcuni spazi per il dibattito: vogliamo sapere se si tratta di associazioni che non si erano ancora unite o, già per i dibattiti, era l'insieme delle associazioni.
Il problema di dove accoglierli iniziò quando si erano già costituite tutte le associazioni in una organizzazione o era antecedente a questo momento? Chi faceva a lei le richieste dirette per soddisfare le esigenze (non mi riferisco solo


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all'associazione, ma vorremmo i nomi)? I luoghi consegnati poi dal comune alle associazioni sono stati assegnati all'associazione o a delle persone fisiche? Lei prima ha detto che sono stati assegnati a delle persone fisiche; noi vorremmo sapere se esistono dei verbali di consegna, dei limiti posti a queste persone e se queste persone hanno fatto un verbale di riconsegna degli immobili specificando quali siano i danni. Come avete esercitato il controllo sui limiti che avete posto? Cioè, lei ha dato disposizioni scritte alla polizia municipale per esercitare questo controllo o ha rimesso il controllo alle forze dell'ordine? Lo stadio Carlini, mi è sembrato di capire, è uno stadio comunale; ci sono stati dei danni: voglio sapere se negli stabili comunali, oltre ai danni, ci siano state delle scritte anarchiche, quindi delle scritte oltraggiose nei confronti dello Stato e nei confronti del comune. Vorrei farle poi un'altra domanda.

GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Ho perso un po' il conto delle sue domande.

FILIPPO ASCIERTO. Se le potesse segnare, perché non vorrei poi ripeterle.

GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Me le sto segnando, però sono tante. Le faccio una precisazione preventiva che forse può aiutarla nel fare le sue domande. Noi abbiamo consegnato le cose a questi soggetti l'11 o il 12 luglio, e ho il verbale di consegna. Le posso fare avere tutte le copie.

FILIPPO ASCIERTO. Sì, se ci dà la documentazione...

GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Mentre per quanto riguarda tutta la fase precedente, si trattava di fasi in cui, sostanzialmente, delle associazioni chiedevano, ad esempio, il


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patrocinio del comune per un dibattito pubblico con il premio Nobel x o y, per dibattere della fame del mondo e cose di questo genere. Sono due mondi diversi. Non so se mi sono spiegato.

FILIPPO ASCIERTO. Non solo si è spiegato, ma un po' conosco...
Lei ha finanziato, nell'anno in corso, nell'anno precedente, dei progetti, legati ai centri sociali o ad associazioni dei centri sociali, finalizzati alle manifestazioni del G8? C'è una clausola in base alla quale eventuali danni sono a carico del consegnatario? Lei è stato chiamato - se può spiegarlo, visto che anche la collega prima ha posto questo quesito per la perquisizione, da chi? O forse è lei che ha chiamato, avendo avuto notizie dalla televisione? La invito a chiarire questo aspetto.

FRANCO BASSANINI. Il sindaco ha parlato di un comitato per la sicurezza che ha lavorato in quei giorni. Vorrei sapere, per quanto è a sua conoscenza se nel comitato per la sicurezza siano arrivate informazioni riguardo alle organizzazioni violente che avevano operato in altri vertici, in particolare i cosiddetti black bloc. Si è discusso e sono state prospettate le misure prese per prevenire ed eventualmente isolare l'azione di queste organizzazioni, separandole, come normalmente si fa, dal resto delle manifestazioni?
La seconda domanda - simile a quella del collega che è intervenuto in precedenza - è volta a comprendere se, nel consegnare o affidare questi edifici, siano state stabilite delle regole riguardo al loro utilizzo, su cosa si potesse fare in questi edifici o se gli stessi siano stati semplicemente affidati con finalità di accoglienza.


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La terza domanda è diretta a sapere se le risulti che dagli organizzatori delle manifestazioni - parlo di quelle autorizzate e consentite - siano giunte segnalazioni o preoccupazioni in relazione ad azioni di violenza perpetrate da questi gruppi; dunque, se ne è a conoscenza, se sono arrivate anche al comune.
La quarta domanda concerne il fatto se sulla decisione, volta a modificare sostanzialmente il regime della zona rossa e ad abolire la zona gialla, l'amministrazione comunale sia stata coinvolta e in che misura. Mi sembra di aver capito di no sostanzialmente, però vorrei una precisazione, in quanto è estremamente importante.
L'ultima domanda riguarda i danni. Non vorrei aver capito male, perché la cosa è rilevante, ma mi sembra che per quanto riguarda i danni materiali - i danni morali, le violenze, sono enormi - la constatazione è che i violenti abbiano agito selezionando gli obiettivi, come dire che, vi è stata un'organizzazione, un progetto, sia pure delirante, che ha identificato una serie di obiettivi. La conseguenza di tutto ciò è che i danni sono ingenti per gli obiettivi colpiti, però complessivamente, alla fine, l'impressione che avevamo avuto di danni per centinaia di miliardi si ridimensiona. Se è così, credo che sarebbe opportuno, ai fini delle ulteriori riflessioni, avere una conferma e sapere se il comune si prepari a darci, in tempi rapidi, una distinta di tutti i danni.

FABRIZIO CICCHITTO. Dalla sua esposizione emerge che è stata una fase abbastanza lunga, relativamente al periodo breve in cui tutto si è svolto, una fase consensuale che ha avuto un suo inizio con il discorso pronunciato dal Presidente del Consiglio al momento della sua presentazione e che, poi, si è sviluppata in una serie di atti.


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Dunque, abbiamo avuto - ripeto - una lunga fase consensuale che ha riguardato il Governo, gli enti locali, la prefettura, le forze dell'ordine e il Genoa social forum. In questa fase, specialmente mentre venivano definiti anche l'articolazione tematica, le piazze tematiche e il quadro di manifestazioni che, se non sbaglio, sono state differenziate, perché i soggetti interessati lo hanno richiesto, da parte delle forze del Genoa social forum con cui voi eravate in contatto - e specialmente, per non far nomi, di Agnoletto, Casarini e così via - vi è stato segnalato il rischio, il pericolo, della presenza al loro interno di un'entità eversiva e violenta che, evidentemente, veniva meno a questo meccanismo consensuale che tutte le forze in campo - compreso nominalmente il Genoa social forum - stavano mettendo in atto? Oppure questo tipo di segnalazione non c'è stata e la situazione è esplosa, come lei ci ha puntualmente descritto, nel pieno e nel fuoco a cominciare da venerdì e sabato, dopo che giovedì questo ingresso in campo non c'era stato e, soprattutto dopo che la seconda manifestazione si era svolta in termini assolutamente ineccepibili?
Quindi, voi avete o no avuto questo segnale - e evidentemente anche le altre forze dell'ordine che poi audiremo - malgrado fosse chiaro che l'insediamento di tali forze era già in corso all'interno del Genoa social forum?
Per quanto concerne la seconda domanda - e mi associo a quella formulata sia dall'onorevole Ascierto sia dal senatore Bassanini - vorrei sapere: lei da chi è stato avvertito, nella notte di sabato, del fatto che era in corso una perquisizione? Oppure si è trattato di una sua iniziativa?

LUCIANO VIOLANTE. Vorrei sapere dal sindaco: primo, l'articolo 2 della legge su Genova, la legge 8 giugno 2000, n. 149, assegna tutti i compiti di supervisione e organizzazione


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del vertice ad una missione della Presidenza del Consiglio; non so se lei abbia qui i nomi dei componenti della missione e se nel frattempo le cose siano cambiate e, soprattutto, vorrei sapere chi la presiedeva; secondo, vorrei sapere la funzione della zona gialla e perché sia stata eliminata, quando e da chi; terzo, se per caso abbia con sé i decreti prefettizi relativi a questa materia; quarto, chi dava le autorizzazioni per le manifestazioni e i cortei.

PRESIDENTE. È chiaro che se non li avesse qui, può anche riservarsi di produrli.

GABRIELE BOSCETTO. Desideravo fare un intervento di metodo, ma mi pare che il succedersi degli interventi abbia raddrizzato anche il metodo: dai comizi iniziali siamo passati a richieste molto stringenti, quindi, mi adeguerò. Anch'io ho interesse a prendere visione degli atti amministrativi cui ha fatto riferimento il presidente Violante. Mi interesserebbe molto acquisire copia degli atti delle riunioni del consiglio comunale in particolare delle richieste che le organizzazioni, che poi diventarono Social forum, rivolgevano al comune. Credo che in questi dibattiti, in sede di consiglio comunale, si siano espresse le posizioni e, quindi, riuscire a vedere la sequela degli interventi potrebbe essere molto utile.
Ritengo anche fondamentale acquisire, presidente Bruno - e la ringrazio se potrà aiutarci, signor sindaco -, quel documento che lei ha chiamato «patto di lavoro», che poi si trasformò, in qualche modo, nella ragione sociale del Genoa social forum.
Mi interesserebbe anche prendere visione dell'ordinanza del 2 giugno 2001 con la quale veniva stabilita dalla prefettura, dopo l'audizione del comitato di pubblica sicurezza, la zona rossa; sarebbe poi importante acquisire copia dei verbali di


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consegna a persone fisiche determinate dei luoghi messi a disposizione dei manifestanti o di coloro che, in quel momento, apparivano essere legittimi manifestanti.
Avrei desiderio di ottenere un'unica risposta, diversa da quelle che può venire dai documenti, sulla seguente questione, signor sindaco di Genova: quando lei parla di 500 o 600 associazioni indica una cifra imponente. Non sono mai riuscito a capire se queste associazioni fossero ciascuna rappresentativa pure di un numero elevato di iscritti, se fossero sodalizi in qualche modo codificati, se fossero associazioni non riconosciute, se ci fossero statuti dietro di loro oppure se fossero soltanto gruppi spontanei. Infine mi chiedo come il dottor Agnoletto sia riuscito a rendersi il primo e, pian piano, l'unico rappresentante di tutti questi gruppi e quale sia stata la vostra posizione nei confronti del dottor Agnoletto, divenuto un interlocutore, all'epoca, così valido e così ascoltato.

ANDREA PASTORE. Porrò anch'io delle domande «secche». Anzitutto, chiedo al sindaco di fornirci qualche altro dato sui danni riportati dalla città perché - mi collego alla domanda posta anche dal senatore Bassanini - almeno dalle immagini televisive appaiono dei fenomeni aggressivi non limitati a sedi di banche, di agenzie di viaggi o quant'altro, ma estesi anche ad autoveicoli, a parte i cassonetti dell'immondizia utilizzati come arieti, e così via. Comunque, ci fa piacere se i danni sono ridimensionabili.
In secondo luogo, il sindaco non ha accennato - ma può darsi che mi sia sfuggito - agli incidenti di venerdì avvenuti - credo, al di fuori delle manifestazioni -, allo stadio - mi corregga se sbaglio il nome, mi pare si tratti dello stadio Ferraris - ed alla stazione Brignole. Si è parlato dei primi incidenti e scontri tra polizia e black bloc proprio in queste località, non so se collegati a manifestazioni o, invece, a


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situazioni del tutto anomale ed autonome. Si è parlato di violente manifestazioni in tali sedi e quindi chiedo notizie al riguardo, naturalmente in quanto il sindaco ne sia conoscenza e può riferire.
Ho da fare un'altra osservazione, o meglio due, ma tra loro collegate. Il sindaco ha fatto presente che questi gruppi di violenti comparivano come dal nulla perché, probabilmente, erano in qualche modo mimetizzati nei cortei. Desidero sapere, al riguardo, se all'apparato comunale che sovrintendeva alla sorveglianza ed alla vigilanza sui luoghi affidati in uso al GSF sia risultata una qualche forma di intrusione di tali soggetti nelle strutture date loro in uso. Collegandomi alla vicenda dello stadio Carlini, il sindaco ha detto che è proprio questa la struttura che ha subito i maggiori danni, dove sono state divelte le inferriate, e così via. Poi ha accennato a quella indicazione che portò all'ispezione al predetto stadio in quanto un sorvegliante del comune, un custode o, comunque, qualcuno collegato al comune, aveva rilevato che venivano usate travi di ferro, parti di inferriate per realizzare sbarre, e quindi dei mezzi di offesa. Chiedo al sindaco di riferire come siano stati individuati i luoghi, in genere, per assicurare ospitalità da parte del comune e, in particolare, per quanto concerne lo stadio Carlini, se le parti di recinzione metallica asportate siano state poi ritrovate nello stadio o, magari, in altri luoghi lontani dallo stadio, oppure se esse non siano state più ritrovate.

LUCIANO MAGNALBÒ. Molto rapidamente, pongo, più o meno, la domanda che ha già fatto il presidente Violante. Il sindaco ha molto insistito sul sistema centralizzato: il comune non avrebbe avuto alcun potere decisorio - sostiene - e l'ha ripetuto più volte. Ha parlato, poi, per il sabato, di problemi logistici molto gravi, di clima molto teso nel vertice. Ma,


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sindaco, chi decideva fisicamente? Chi prendeva le decisioni tra i membri componenti la missione di cui ha parlato il presidente Violante?
Ho poi una seconda domanda: quando nel gennaio del 2001, cioè all'inizio, fu stabilita Genova quale sede, lei fu ascoltato - glielo chiedo perché Veltroni oggi rivendica con forza il fatto che il sindaco debba essere sentito per prendere certe decisioni -, e chiese specifiche, forti e valide garanzie per quello che sarebbe potuto succedere nella sua città?
Terza domanda: presidente, preannuncio che, per quanto concerne il mio gruppo, da oggi in poi, per semplificare i lavori, interverremo uno per gruppo, in modo che essi proseguano in modo più fluido e accessibile per tutti.

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Magnalbò. Mi auguro che lo stesso venga fatto dagli altri gruppi.

MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Con riferimento alla fine del 1999, lei ha parlato di incontri preparatori: vorrei sapere, se possibile, chi partecipò a tali incontri e, in particolare, se vi prese parte anche il comune. Lei riferisce dell'individuazione di Genova nel gennaio 2000: chi la individuò, perché fu individuata Genova e quale ruolo ebbero il comune, le altre organizzazioni ed enti o quanti altri in tale scelta? Poi precisa che i magazzini del comune, ossia il luogo dove dovevano essere alloggiati i giornalisti e una parte, così mi sembra di aver capito...

PRESIDENTE. I magazzini del cotone.

MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Esatto. I magazzini del cotone, come localizzazione, dividevano in due la città, ossia la parte di levante dalla parte di ponente, tanto è vero che


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davano luogo all'impossibilità di comunicare tra le due zone perché vi erano cinque possibilità di accesso di cui tre venivano chiuse. Allora, da chi furono individuati i magazzini del cotone per la localizzazione degli alloggi di una parte dei giornalisti?
Ancora, lei afferma che per la scelta localizzativa delle delegazioni il 10 giugno - vale a dire ad un mese dal vertice - ancora non erano stati individuati i luoghi di destinazione; quindi, vorrei che fosse più preciso e che specificasse quali luoghi erano stati individualizzati prima e quali dopo il 10 giugno, perché sarebbe veramente quanto mai sconcertante scoprire che un paese, a meno di 30 giorni da un vertice mondiale, ancora non aveva né localizzato né individuato i luoghi dove dovevano essere ospitati i partecipanti.
Poi sostiene che vi fu un vertice nella primavera del 2000 e che, comunque, la situazione era già cambiata perché il clima era diventato più rovente. Mi domando, allora, se questo vertice della primavera - io qui ho scritto del 2001, ma, probabilmente - ...

PRESIDENTE. È 2001.

MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Dicevo: quale fu, che cosa disse, che cosa si disse, in quell'occasione, visto che la situazione fattuale ed il clima erano cambiati? Quindi, chiedo se c'erano stati ripensamenti sulla scelta di Genova.
Veniamo al «patto di lavoro»...

PRESIDENTE. È stato già chiesto.

MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. È stato già chiesto, ma vorrei sapere solamente se questo «patto del lavoro» sia stato poi rispettato e, qualora non fosse così, da chi non sia stato


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osservato. Inoltre si afferma che il consiglio comunale, la giunta o il sindaco - e quindi il comune - non avevano alcun potere decisorio. Chiedo, allora, di sapere quante delibere di consiglio comunale, di giunta, del sindaco o quanti altri atti siano stati posti in essere, dal 1999 al 2001 e, ove possibile - questo lo chiedo al Presidente - di acquisirli agli atti.

GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Tutte le delibere che abbiamo approvato?

PRESIDENTE. No, le delibere relative al G8.

MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Si tratta delle delibere relative, logicamente, all'oggetto della nostra indagine. Ancora: lei dice che furono affrontati i temi della sicurezza; però - probabilmente c'è stata una mia distrazione -, non ho sentito in quale data si cominciò ad affrontarli e quindi la ringrazierei se potesse essere più preciso. Ancora...

PRESIDENTE. Mi scusi, senatrice Ioannucci...

MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Ho concluso.

PRESIDENTE. Le consentirò di proseguire, ma in questo modo non concediamo al sindaco il tempo necessario per rispondere adeguatamente alle nostre domande: non credo che stiamo lavorando bene; vorrei far notare solo questo. Comunque, prosegua, senatrice Ioannucci.

MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Presidente, facevo delle domande che mi sembravano necessarie per svolgere il mio lavoro. Se il sindaco non volesse rispondere, mi accontenterei...

PRESIDENTE. Non è che non voglia, ma ho la sensazione...


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MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Per me andrebbe bene anche se il sindaco volesse farci pervenire una relazione su quanto chiesto, oppure la documentazione relativa...

PRESIDENTE. Comunque, la invito a concludere.

MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Poi, per quanto riguarda il comitato cui lei partecipava, vorrei sapere se le decisioni furono prese a maggioranza o all'unanimità e quante volte fu riunito il comitato

GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Il comitato per la sicurezza?

MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Certo, il comitato per la sicurezza, e a chi furono consegnati i relativi atti.
Un'ultima domanda: che cosa fu cambiato prima o dopo il Governo Berlusconi, per la sicurezza? Vi fu un piano di sicurezza fatto prima del 10 giugno: che cosa fu cambiato da quel piano di sicurezza, che lei sappia?

LUIGI BOBBIO. In maniera molto schematica. Vorrei innanzitutto sapere se, quando il sindaco parla di comitato per la sicurezza, faccia riferimento al comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, cioè quello istituzionale; in questo caso non vi sarebbe ragione di approfondire particolarmente.
Poi vorrei sapere se risponda al vero che negli edifici assegnati, dal comune, in uso ai manifestanti, erano stati strutturati, con anticipo, dagli stessi manifestanti, a consegna avvenuta, ambulatori ed uffici legali, cioè strutture con una ben precisa finalizzazione.
Ancora, vorrei sapere che tipo di atteggiamento assunsero, quindi se vi furono delibere, atti, o quant'altro, da parte del


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consiglio comunale e della giunta, aventi specificamente ad oggetto il G8 e, in generale, i problemi cui ha fatto riferimento durante la sua esposizione.
Ancora, se può farci comprendere meglio - lei ha parlato di rete anti G8 - da chi fosse composta questa rete anti G8 e in particolare chi, di questi soggetti che ha avuto colloqui, in particolare con lei, ha manifestato intenti contrari a tutti gli aspetti del vertice.
Ancora, lei ha detto che si aspettava una manifestazione pacifica. Se ci può dire, anche meglio, sulla base di cosa lei si aspettava una manifestazione pacifica. Se la storia, da Seattle in poi, non le avesse insegnato qualche cosa in merito a questi incontri, ormai come occasione di disordini da parte di soggetti ben individuati, e se lei avesse mai visto o sentito delle riunioni delle cosiddette tute bianche con «mephisto» che parlavano sistematicamente, e con largo anticipo rispetto al G8, di violazione della zona rossa.
Un'ultima domanda: se il GSF le chiese, con un certo anticipo, di conoscere, prima, quali fossero i luoghi da destinarsi all'accoglienza dei loro aderenti, perché lei ha detto di aver deciso di rispondere non prima dell' 8, 10 luglio. Evidentemente c'era un timore in lei che la induceva a non dichiarare troppo preliminarmente a queste persone quale fosse il luogo destinato alla loro accoglienza.
Rinnovo anch'io la domanda: da chi, lei, venne avvisato del Blitz alla scuola Diaz e soprattutto, se questo fu l'iter di informazione, perché proprio lei venne avvisato del Blitz alla scuola Diaz?
Infine, per le consegne degli immobili individuati a soggetti privatissimi quale criterio fu scelto. Vorrei sapere se furono consegnati gli immobili a singole persone - perché, parliamoci chiaro, non mi sembra che in questa vicenda si possa parlare


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di soggetti esponenziali nel senso tecnico-giuridico del termine, quindi gli immobili furono consegnati a soggetti privatissimi - e che garanzie di salvaguardia della (come dire) integrità di queste strutture furono date e, in caso di danno, a chi pensi di rivolgersi l'amministrazione comunale per il ristoro dei danni stessi.

ROBERTO MENIA. Cercherò anch'io di essere rapido senza ripetere domande che, a vario titolo, sono già state poste. Mi riferisco a vari passaggi dell'intervento del sindaco.
Il primo - quindi con domanda molto diretta - è il seguente: il sindaco ha testualmente detto che già dal 2000 vi erano gruppi e associazioni che si adoperavano per far sì che si impedisse totalmente il vertice ed ha aggiunto, pure, che era uso incontrare un gruppo di cinque, sei o sette persone che, a vario titolo, rappresentavano queste associazioni. Io chiedo, allora, chi siano i cinque, sei o sette soggetti; con che titolo di rappresentatività essi parlassero e, soprattutto, se tra questi cinque, sei o sette soggetti ci fossero anche coloro i quali noi abbiamo avuto modo di vedere, circa un mese prima dell'effettuazione del vertice del G8, consegnare la dichiarazione di guerra allo Stato di fronte alle telecamere e impavesati con mascheramenti di vario tipo compresi passamontagna neri eccetera.
Vi è un secondo aspetto che mi ha lasciato perplesso sulla relazione del sindaco, che mi pare essere una presa di distanza rispetto ad una scelta. Il sindaco ha detto di aver considerato una ferita alla città l'apposizione delle griglie sulla zona rossa ed ha parlato anche, dell'ipotesi, della possibilità, di porre le transenne che vengono usate per le sfilate degli alpini. Chiedo allora al sindaco di farmi sapere se la ferita nei confronti della città sia stata utile, inutile o sbagliata come decisione. Se vi sia dunque una presa di distanza da parte del sindaco che


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riteneva utile, in ipotesi, utilizzare le transenne usate per gli alpini.
Sulla vicenda delle saldatrici allo stadio Carlini pongo un'altra domanda - a parte che io ritengo un po' bizzarra una perquisizione concordata con gli uomini di Agnoletto - il sindaco dice che non è stato trovato nulla nella mattinata del giovedì: chiedo di sapere una cosa di più (è abbastanza evidente che non si sarebbe trovato nulla nel senso di pali e spranghe di ferro): chiedo di sapere se le recinzioni e le tubazioni dello stadio apparissero però già devastate o mancanti nella perquisizione di giovedì; perché una cosa è non trovare i tubi, i ferri e le spranghe a terra o nascoste nei magazzini oppure occultate in qualche altro modo, un'altra cose è se si potevano già vedere devastazioni per ciò che riguarda soprattutto le recinzioni, che sono quelle che poi diventano strumenti di offesa. Con questo mi fermo.

GIANNICOLA SINISI. Ringrazio il sindaco per la sua precisa e dettagliata esposizione e faccio delle domande precise.
Vorrei chiedere se, oltre alla denuncia che ha fatto per quanto riguarda la vicenda dello stadio Carlini abbia presentato altri tipi di denuncia all'autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria.
Seconda questione. Lei ha detto che il 2 giugno il prefetto dispose, con ordinanza, l'istituzione di una zona rossa e di una zona gialla e ha detto anche che la zona rossa era da transennare e la zona gialla doveva essere sostanzialmente una zona con divieto di manifestazione. Poiché ho registrato che la zona gialla è sostanzialmente scomparsa, dopo, perché le manifestazioni ci sono state anche nella zona gialla, può spiegare con quali provvedimenti siano state adottate queste modifiche dell'ordinanza prefettizia e, in particolare, se su


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questo sia pronunciato il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
La terza questione che vorrei porre, sindaco, è la seguente. Lei ha citato un episodio relativo all'apertura o alla chiusura dei negozi durante il vertice ed ha detto anche che la macchina comunale ha funzionato bene. Io, però, ho registrato, sui giornali, che vi sono stati dei pareri discordi tra prefettura e questura in ordine all'apertura o chiusura dei negozi. Il 13 luglio alcuni giornali italiani hanno detto che la prefettura sosteneva l'apertura dei negozi durante quei giorni e che la questura, invece, chiedeva la chiusura dei negozi. La domanda è questa: c'erano delle distonie nelle posizioni relative ai piani di sicurezza che si andavano via via adottando?
Vorrei porre una quarta ed una quinta questione ed ho finito. Quando lei ha trattato con il Genoa social forum, quando ha discusso, in questo lungo confronto con il Genoa social forum, ha parlato anche della possibilità della istituzione di un servizio d'ordine da parte dei manifestanti? O di questo argomento non si è parlato affatto?
Poi le faccio una domanda che non vuole essere, diciamo, piccante, ma che è un invito a chiarire questo punto. Ho letto su due giornali del 23 luglio (Il Secolo XIX e la Repubblica) che sostanzialmente dicevano che lei avrebbe, successivamente, dato un giudizio di questa natura: «un errore fidarmi del GSF». Allora volevo chiederle intanto se questo articolo rispecchi effettivamente il suo pensiero e, poi, le sue valutazioni al riguardo, che cosa intendeva dire e se effettivamente intendeva dire quello.

ANTONIO TOMASSINI. Signor presidente, mi permetto, prima, di fare una raccomandazione sull'ordine dei lavori. Pur apprezzando la relazione del sindaco Pericu, credo sia molto importante che, così come noi ci limitiamo alle domande,


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anche chi espone si limiti a fatti oggettivabili, privi di alcune personali considerazioni come, per esempio, quello dello stanziamento governativo, o con elementi che non risultino, poi, oggettivabili, altrimenti, non c'è motivo di audire uno in un ruolo se poi...

PRESIDENTE. Ma c'è quello governativo.

ANTONIO TOMASSINI. E ugualmente, chiedo ai colleghi di limitarsi al ruolo della persona che interviene in quel momento per domande specifiche al suo mandato e alle sue competenze.
Ritornando alle consegne di questi edifici pubblici - di cui lei ne aveva in carico, sostanzialmente, la proprietà - volevo capire quali consegne aveva dato al personale di sorveglianza, e come erano le relazioni con il personale di sorveglianza. Altrettanto dicasi per quanto riguarda le forze di vigilanza urbana.
La seconda domanda: per quanto riguarda tutto il periodo, lei ha parlato molto della fase preventiva, ha parlato dell'ultima fase, poi ha lasciato una zona indefinita, direi di stand by - in cui la collega Ioannucci ha ricordato la riunione di aprile - ma, sostanzialmente, mancano ancora due mesi. Vogliamo sapere, esattamente, in quei due mesi cosa è stato fatto, cosa le è stato richiesto di fare, a quali riunioni ha partecipato in linea alla preparazione di questo evento che si presentava più drammatico proprio per le cose che ha detto lei.
Da ultimo: vorrei sapere se, tra le 500 associazioni ammesse, ve ne fossero direttamente finanziate dal comune di Genova per altre iniziative. Grazie


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PIERLUIGI PETRINI. Signor sindaco, la saluto, la ringrazio e le chiedo: mercoledì pomeriggio lei ha avuto notizie che allo stadio Carlini...

PRESIDENTE. Parliamo del 19?

PIERLUIGI PETRINI. Sì, mercoledì 19 pomeriggio.

PRESIDENTE. No, mercoledì è il 18 luglio.

PIERLUIGI PETRINI. Sì, il 18 luglio. Allo stadio Carlini si stavano danneggiando alcune strutture con l'uso di saldatrici. Innanzitutto, le chiedo: queste saldatrici fanno parte del materiale manutentivo dello stadio o erano state colà introdotte?
Inoltre, nella perquisizione successiva del giovedì, al mattino, lei dice che non è stato trovato nulla. Dobbiamo ritenere, quindi, che le notizie del mercoledì erano false, cioè, che l'allarme non era giustificato ovvero non si trova nulla di significativo ma si verificò la presenza di danni e, eventualmente, dell'uso delle saldatrici? Grazie.

ERMINIA MAZZONI. Devo dire che, dopo tutte queste domande, forse ci sono poche altre questioni da sollevare. Comunque, io volevo innanzitutto ringraziare il sindaco per la ricostruzione logica e, soprattutto, cronologica dei fatti, ma una cosa che io ritenevo di dover acquisire da questo colloquio con il sindaco non mi è chiara, e ho visto che non è stata molto chiara neanche agli altri: qual è stato, realmente, effettivamente, concretamente, il ruolo del comune in tutta quanta la fase preparatoria, dalla individuazione del sito Genova alla strutturazione dei siti di ospitalità delle delegazioni e dei manifestanti? E, soprattutto, che si chiarisse bene, per tutte queste strutture di cui parla il sindaco - che sono


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individuate anche per legge, ma alla fine, poi, dice che ci sono stati dei mutamenti operativi: la struttura di emissione, il comitato di sicurezza - che partecipazione aveva il comune, l'amministrazione comunale, in queste strutture, e quali fossero le procedure di adozione delle decisioni; infatti, se il comune vi partecipava, aveva anche un ruolo determinante. Perché il sindaco afferma, a più riprese, che le decisioni venivano assunte altrove, ma in maniera generica, e non si capisce da chi venissero assunte queste decisioni in merito alle singole cose da fare, ai singoli passaggi da fare.
Per cui, vorrei un maggiore chiarimento dei passaggi e un chiarimento in relazione a tutti i colloqui che, poi, il sindaco dichiara di aver avuto. Il sindaco parlava direttamente con le organizzazioni, con i manifestanti, le associazioni, parlava con i rappresentanti del Genoa social forum, tanto da arrivare, addirittura, a tentare di smontare una manifestazione organizzata, il che vuol dire che una rilevanza di ruolo dell'amministrazione comunale è sicuramente evidente. E con chi parlava, in particolare, il sindaco rispetto a queste associazioni? Vorrei sapere se parlava solo con il Genoa social forum o con altri. Infine, riguardo ai verbali di consegna di queste strutture che sono state date ai manifestanti: che ruolo avevano i soggetti che li hanno sottoscritti e hanno preso in consegna? Sono gli stessi che poi hanno rilasciato? Se si può avere una copia di questi verbali di consegna, dai quali risulta anche una modalità di svolgimento del rapporto, una sorta di rapporto, diciamo - contrattuale che forse il comune ha sviluppato? Ovvero, da chi doveva essere sviluppato? Vorrei poi un'ultima precisazione rispetto ai danni, perché i rilievi - che abbiamo noi - televisivi e di altre notizie anche giornalistiche ci danno distruzioni di semafori, distruzioni di strade e di marciapiedi.


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Quindi, l'individuazione che lei sembra cogliere di obiettivi ben precisi - quasi a voler dare realmente una connotazione politica ed ideologica - non mi è sembrata fosse così evidente; perché rompere semafori, rompere cartelli, rompere recinzioni, distruggere i giardini, non mi sembra rientrino, soprattutto, in un percorso ideologico che mira alla tutela dell'ambiente, al risparmio, all'eliminazione del debito con i paesi terzi e quant'altro. Anzi, mi sembra che tutto ciò vada ad accrescere una serie di situazioni precarie, di danni che, insomma, non credo possano trovare nessuna forma di giustificazione.

GIANCLAUDIO BRESSA. Presidente, ringrazio il sindaco per la sua relazione. Vorrei fare solo una domanda: lei diceva che, mercoledì sera, il clima era teso e difficile, ma si ragionava sempre di manifestazioni pacifiche. Rispetto a questo, lei il comitato per l'ordine e la sicurezza, avevate avuto delle assicurazioni formali dai servizi di sicurezza, dagli organi di polizia, oppure era una sensazione? Mi spiego meglio. Per quanto riguarda le informazioni che voi avete avuto circa il possibile arresto dei violenti alle frontiere oppure la loro interdizione di accesso a Genova, avevate avuto assicurazioni formali, oppure era solo una sensazione generale?

NITTO FRANCESCO PALMA. Prima domanda: il sindaco ha affermato che solo a giugno si decise l'allocazione delle delegazioni straniere. Mi pare che abbia lamentato un ritardo al riguardo in quanto dall'allocazione dipendeva anche la predisposizione delle misure di sicurezza. Vorrei sapere se sia a conoscenza del sindaco la ragione per la quale si intese - uso le sue parole, sindaco - continuare a discutere invece che decidere, in tempi precedenti, la allocazione delle delegazioni straniere.


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Secondo punto: mi sembra di avere compreso che la gestione delle problematiche, sia quella generale del G8 sia quella specifica di sicurezza, fosse demandata a diversi organismi. Vorrei sapere se i responsabili di questi organismi abbiano subito mutamenti sotto il profilo personale dopo l'insediamento del Governo Berlusconi.
Terza domanda: vorrei capire chi, fin da subito, individuò il Genoa social forum - parlo, evidentemente, di tempi passati - come un interlocutore per la gestione dei problemi di sicurezza e di manifestazione del G8.
Quarta domanda: lei ha dichiarato che il Governo di allora - uso le sue parole - era assolutamente contrario (e questa era una posizione su cui restava fermo) allo svolgimento contestuale di manifestazioni durante il periodo in cui era in corso il G8. Vorrei sapere se vi furono - sempre se è a sua conoscenza, sindaco - voci di dissenso politico in ordine a questa posizione del Governo di allora.
Quinta domanda: sia l'onorevole Violante che l'onorevole Sinisi le hanno chiesto quando e da chi venne decisa l'abolizione della zona gialla. Nell'eventualità in cui lei ne fosse a conoscenza, vorrei sapere anche la ragione per la quale questa zona gialla venne - se fu abolita.
Lei ha detto anche che fino a mercoledì - la circostanza è stata richiamata poco fa dall'onorevole Bressa - vi era sostanzialmente l'idea, la sensazione di manifestazioni pacifiche. Poi ha aggiunto che invece, a un certo punto, invece, si ingenerò la sensazione che i manifestanti volessero assediare la zona rossa.

GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Lo hanno dichiarato.


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NITTO FRANCESCO PALMA. Lo so che lo hanno dichiarato. E ha fatto riferimento anche a voci che correvano circa l'utilizzo di un camion pesante; le sue parole, credo, siano state che doveva fungere da catapulta per entrare nella zona rossa. Le sue parole sono state: «da catapulta». Allora, vorrei sapere se, alla luce di questa sensazione - concernente l'assedio della zona rossa - e delle voci correnti circa un camion di grandi dimensioni da utilizzare come catapulta, furono modificate - sempre per ciò che a sua conoscenza - le misure di sicurezza già predisposte; vorrei altresì sapere in quali ambienti circolavano voci relative al suddetto camion.

MICHELE SAPONARA. Ringrazio il signor sindaco al quale rivolgerò due domande telegrafiche. Vorrei sapere se abbia già presentato una denunzia, o effettuato una relazione all'autorità giudiziaria - o ad altra autorità - di quanto riferito a noi. Ovviamente, lei sa da chi fu voluta e sponsorizzata la scelta della città di Genova quale sede del G8. Le chiedo: lei fu d'accordo con questa scelta o manifestò qualche perplessità circa l'agibilità e la gestione della manifestazione, che, certamente, avrebbe richiamato molta gente, attesa la conformazione della città ed il coinvolgimento che, come autorità locale, le sarebbe stato richiesto?

ANTONIO DEL PENNINO. Signor sindaco, la ringrazio della sua esposizione e le rivolgerò due brevi domande. La prima si ricollega ad una osservazione ed ad una domanda già effettuata dal collega Nitto Palma: riferendomi all'assedio virtuale della zona rossa, lei ha parlato di voci ricorrenti su di un camion da usare come catapulta, del quale però, come ci ha riferito, non vi è stata traccia. Vorrei capire, se questa affermazione derivi da accertamenti che risultano svolti o se si tratti, solamente, di una voce di smentita da lei raccolta.


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La seconda domanda è relativa al momento in cui lei chiese al Genoa social forum di togliere il blocco in alcune posizioni, per consentire lo spostamento di forze di polizia in zone della città in quel momento indifese. Vorrei sapere la risposta che le fu data dal Genoa social forum, se il blocco fu in parte tolto e se furono informate le forze dell'ordine della possibilità di spostarsi nelle zone dove i black bloc stavano facendo i danni da lei evidenziati, cioè nella zona di piazza Paolo Da Novi e della circonvallazione Monte.

IDA DENTAMARO. Signor presidente, rivolgerò due domande derivanti da ricostruzioni ed elementi forniti dalla stampa in base a dichiarazioni che sarebbero state rilasciate dal sindaco Pericu, su cui è opportuno avere precisazioni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIAN FRANCO ANEDDA

IDA DENTAMARO. È vero che in alcuni momenti, anche prolungati, di venerdì 20 luglio, in cui vi erano disordini e tensione alta in alcune zone della città, lei ha avuto difficoltà a mettersi in contatto con i responsabili della pubblica sicurezza? Ho letto, sui giornali, di irreperibilità del questore, in particolare con chi, comunque, è riuscito dialogare immediatamente?
Inoltre, nel suo colloquio con il questore, relativo alla perquisizione avvenuta alla scuola Diaz (mi associo alla domanda mirata a conoscere da chi le è pervenuta l'informazione), si è parlato o meno dell'eventualità di informare la magistratura o, addirittura, di svolgere quella perquisizione sotto il controllo della magistratura? Infine, per quanto riguarda l'episodio dello stadio Carlini, quindi, della segnalazione della presenza di saldatrici, in quella telefonata serale o


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notturna con il prefetto, si è parlato della possibilità di disporre immediatamente una perquisizione senza attendere il mattino successivo?

ANTONIO SODA. Innanzitutto, intendo ringraziare il sindaco Pericu per gli elementi di conoscenza da lui apportati. Inoltre, mi sembra di aver sentito, all'inizio, che questa è un'indagine conoscitiva; ho sentito toni, domande, contestazioni, richieste di chiarimenti su pensieri, che non mi sembra siano qualificanti per il Comitato e di ciò - di certi toni aleggiati in quest'aula - chiedo scusa al sindaco.
La questione che le pongo, signor sindaco, è già stata, in parte, sollevata. Lei ha definito la giornata di venerdì cruciale, in quanto sono avvenuti gli assalti e le devastazioni in piazza Dante, in via Canevari, piazza Da Novi, corso Torino, piazza Tommaseo, corso Buenos Aires e così via. In quella giornata - come hanno potuto vedere anche tutti gli italiani attraverso le immagini televisive - si è avuta la sensazione dell'assenza o dell'insufficienza delle forze dell'ordine nel contrastare queste bande, ridotte di numero (o così, almeno, apparivano nelle immagini televisive) mi riferisco, quindi, a tale sensazione di assenza o di insufficienza delle forze dell'ordine nell'azione di contrasto. Le chiedo: lei ha sollevato la questione di questa assenza od insufficienza con i r