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LA CASA DELLA MUSICA

LA MIA GENERAZIONE HA PERSO



Il nuovo CD di Giorgio Gaber

Oggi, venerdì 13, venerdì di lutto e di passione, esce non casualmente “La mia generazione ha perso”, prima fatica musicale a non essere legata ad uno spettacolo teatrale. Dalla “Ballata del Cerruti” in poi Gaber si è allontanato volutamente dalla canzone tradizionale, imbracciando le sue idee e mettendosi a raccontare un'altra Italia: quella in lotta con il potere, lacerata da ogni tipo di aggressioni, dal terrorismo agli anni di piombo, passando per le stragi.

Dopo trent'anni di teatro-canzone, Gaber oggi pubblica un cd che con il suo titolo ha già fatto fremere gli amici di barricata, di chi un giorno pretendeva musica gratis e possibilmente rivoluzionaria. In questo cd il “Signor G” parla a nome di un'intelligenza lucida, vivace, un album illuminista. Tre gli inediti: “La razza in estinzione”, un manifesto filosofico che non risparmia nessuno, neppure il passato; “Il desiderio”, ragionamenti sul fallimento di molte teorie, ma anche della religione, nel codificare i rapporti umani; “L'obeso”, che è una stupefacente metafora sull'incapacità di metabolizzare la conoscenza, per eccesso di appetito. C'è anche un quasi inedito: “Verso il terzo millennio”, mai incisa però già portata in scena. Completano il quadro: “Il conformista”, “Si può”, “Quando sarò capace di amare”, “Canzone dell'appartenenza”, “Il potere dei più buoni”, “Un uomo e una donna”, “Destra e sinistra”, e in versione live “Qualcuno era comunista”, tutti testi scritti insieme a Gianni Luporini ed ora in nuova veste musicale affidata al genovese Beppe Quirici.

“La mia generazione ha perso” non somiglia a nessuno dei ventidue spettacoli musicali portati in teatro, neppure nelle canzoni che ne facevano parte. In “La razza in estinzione” rimpiange la stagione dell'impegno con le “piazze gremite di gente appassionata / sicura di ridare un senso alla propria vita”, ma dice anche che la “cultura per le masse è un'idiozia / la fila coi panini davanti ai musei / mi fa malinconia” ed anche “poi ci sono i gay che han tutte le ragioni / ma io non riesco a tollerare le loro esibizioni.../ non mi piace chi è troppo solidale / e fa il professionista del sociale”. Insomma un Gaber che è ancora più scomodo e libero di ieri, che ragiona da solo, e non per schieramenti, o lobby, o consorterie. Tantomeno intellettuali.

Dice un verso de “L'obeso”:”...è l'infinito di un Leopardi americano”. Ne ricorda un altro, di Bob Dylan: “cosa farai ora, figlio mio dagli occhi azzurri? Starò sull'oceano finchè comincerò ad affondare / ma saprò questa canzone / prima di cominciare a cantarla”.

Il libretto che accompagna il cd è corredato, oltre che dai testi delle canzoni, anche da interventi di artisti, giornalisti, filosofi e amici di vecchia data: da Mina a Antonio Ricci a Ivano Fossati.

Di seguito, due estratti dal cd.

L'OBESO

“L'obeso è ormai un destino senza scampo

è la follia del nostro tempo

l'obeso è un pachiderma nauseabondo

è il simbolo del mondo.

L'obeso mangia i gruppi finanziari

mangia spot e informazioni

aiuti umanitari

mangia slogan e ideologie

vecchie idee e nuovi miti

mangia tutti i bei discorsi

dei politici e dei preti

e s'ingurgita la pace, la guerra

la pace, la guerra.”

La razza in estinzione

“Non mi piace nessuna ideologia

non faccio neanche il tifo per la democrazia

di gente che ha da dire ce n'è tanta

la qualità non è richiesta

è il numero che conta.

E anche il mio paese mi piace sempre meno

non credo più all'ingegno del popolo italiano

dove ogni intellettuale fa opinione

ma se lo guardi bene

è il solito coglione.

Ma forse sono io che faccio parte

di una razza in estinzione.

La mia generazione ha visto

migliaia di ragazzi pronti a tutto

che stavano cercando

magari con un po' di presunzione

di cambiare il mondo

possiamo raccontarlo ai figli

senza alcun rimorso

ma la mia generazione ha perso.”


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