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GIANNI
PRIANO |
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GENOVA 2004. LUCCIOLE, LANTERNE E CAPITALE
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Qui, fino alla metà del 1800, c'era una voragine, un burrone. Marina mi sgrida: "riattacchi con questa fissa della voragine?".
Ora, Marina è la persona al mondo che mi capisce di più eppure non sembra sapere quanto male mi fa quel "riattacchi". "Riattacchi" me lo dicevano mia nonna Teresa, la mia smoglie di prima, mia madre. E, adesso, Marina. Una variante del "riattacchi" è "la riattacchi" con quel "ri" che mi dà del recidivo maniaco che torna sul luogo della propria mania e il "la" a sottolineare una sorta di vizio caparbio e criminoso.
Mi son fatto un'idea. Un'idea sulla verità. La verità non è solo "rivoluzionaria" e non si limita a renderci "liberi"; la verità è, precipuamente, "noiosa". Un'espressione che potrebbe sostituire il "riattacchi" credo sia "che palle!" (Marina protesta, dice che non è vero, che a lei piace sentirsi ripetere duecento volte quella della voragine, che sono ingiusto). Se fossimo in Emilia ci vedrei bene un "che due maroni!" naturaliter con una "erre" sola ma non per questo meno copiosi.
Qui, fino al 1850, c'era un burrone.Che fu riempito per farci una strada. Sul riempimento vennero costruite anche delle case. Tra una riga di case e un'altra riga di case venne fuori Via Bianchetti.
Spuntò come un fungo, nessuno se la aspettava, nessuno l'aveva progettata. Venne fuori miserella ma non stretta e "pittoresca" come un carrugio: eppure quell'esiguo e defilato lacerto urbano si riempì immediatamente di negozi e quelle case si colmarono di vita pirillante, di famiglie tra cui, su tutte, per numero di componenti, quella dei Bianchetti, scultori di mestiere.
I flussi migratori, i supermercati, le automobili hanno cambiato Via Bianchetti. Dal Centro Storico gli immigrati stanno andandosene: nelle abitazioni ristrutturate e risanate mettono radici e culo (più culo che radici), giorno dopo giorno, fighetti e giovani ricchi, singoli e singole con lavoro regolare e regolarissimo conto in banca.
Gli sfrattati multietnici si infrattano, così, negli alveari di sterminio edificati sulla collina genovese, la spelacchiata, desolante collina, oppure nei quartieri attigui al Centro, come il Lagaccio, un posto tra tanti, un posto non "carino". E Via Bianchetti credo proprio sia una delle strade meno "carine" del Lagaccio: di negozi è rimasto un besagnino che dà alla via uno sbuffo di colori alternativi ( con le sue rape, le arance, l'uva, i sedani) , opposti al biancosporco della mia faccia, al grigiobeige di tunisini ed algerini o il marrone dei latino-americani, il nero dei nigeriani, il fosco di calabresi e pugliesi.
Il supermercato, piccolino e quasi umano, ha mietuto vittime in Via Bianchetti: è rimasto soltanto il coriaceo besagnino , aperto fino a tardi, la sera.
Di fronte a lui si stagliano, pur senza guglie, i verdi bidoni della nettezza urbana comunale che, però, alcuni vicini ignorano o evitano vuoi per allergia o per vendetta sociale. Una giusta vendetta, nel caso, ma giocata male, nel posto sbagliato.
Volano dalle finestre i polli (ciò che di loro resta: ossicini, zampe, becchi) al pomodoro, i cartoncini del Tavernello e la via si imbratta , complice un colombo spiaccicato dalla ruota di un camioncino, e i miei figli quando vengono a trovarmi dicono "che schifo", "che puzza".
Giusta vendetta, dicevo. Giusta guerra al "sistema". Giusta spazzatura. Che andrebbe, però, portata -con il favore delle anarchiche tenebre- di fronte ai portoni e ai portoncini dei benevitosi
che hanno occupato (usurpato) i carrugi, con i loro rabberciati diplomi di assistenti sociali o con le loro lauree seriali in medicina, filosofia, architettura, scienze naturali. E, anche, la rumenta andrebbe esportata nel piattume algido della Foce, nelle salite gianseniste e cattive di Castelletto, nella falsa e marcia pace di Albaro.
Il mio appartamento misura ventitre metri quadrati, una nicchia o un sepolcro, a seconda di come gira la personale luna.
Di notte l'Autorimessa a fianco si illumina, si accendono i neon. Così ho "la luce di conforto". Ma mi faccio confortare poco perchè piombo subito nell'incoscienza riparatrice. E, mi dice Marina, prendo a russare. Lei non sgomita, non scalcia, non si altera. Sta lì vicino a me, e nel sonno mi sembra di sentire il palmo della sua mano carezzarmi piano la pancia. Mai dormito tanto bene come in Via Bianchetti tre barra uno.
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