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"L'Afghanistan non è mai uscito dal caos" |
Prima unautobomba a Kabul, poi un attentato a cui sfugge il presidente Hamid Karzai. Gino Strada cosa sta succedendo in Afghanistan? Sta succedendo quello che succede da più di 23 anni, e cioè che in Afghanistan cè la guerra, non cè unaltra spiegazione. Questi sono atti di guerra e di terrorismo internazionale. Daltra parte non era imprevedibile, visto che non cè mai stata una guerra che porta pace. È un non-senso logico, converrebbe che qualcuno cominciasse a convincersene. Pensa che lAfghanistan possa di nuovo piombare nel caos? Penso che lAfghanistan non sia mai uscito dal caos. Penso che nellultimo anno nel paese ci sia stato uno dei più grandi caos degli ultimi ventanni, con bombardamenti di B52 e bombe da sette tonnellate in nome della civiltà. Bombe, che non hanno certamente migliorato il paese. Poi, quando si vanno a bombardare macerie è difficile dire quale erano i danni antecedenti e quali gli ultimi prodotti, queste sono contabilità da politologi di salotto. A me sembra che lAfghanistan non sia mai uscito dalla guerra, che il paese è stato fatto oggetto di un atto di terrorismo internazionale attuato da George Bush, dagli americani e dalla coalizione di quei pazzi irresponsabili che hanno deciso per la guerra. E quanto a Karzai, a parte il fatto di essere cittadino afghano, è uno che fa il presidente ad interim e che è guardato a vista neanche da afghani ma da marines, cosa credo unica al mondo. Non mi risulta che altri presidenti siano guardati a vista da militari americani o di altre nazionalità. È stato detto che dietro a questi ultimi attentati ci sarebbero membri di Al Qaeda. Lei crede a questa pista? Può essere assolutamente possibile, ma a me sembra abbastanza irrilevante sapere chi cè dietro. Anche perché, alla fine poi si scopre sempre che gli autori sono altri. La cosa sconvolgente è che ci sono 20 morti e cento feriti, e che vengono liquidati in due secondi. Subito dopo si comincia a parlare di chi è stato, ma cosa vuol dire, che impatto ha sulla politica: sono tutti esercizi per dare aria alle mandibole. Parliamo dei feriti. Sono stati tutti portati allospedale italiano di Emergency, che lei ha creato. Come è la situazione lì, è in contatto con i medici? Si, ci sentiamo circa ogni ora. Al momento sono stati ricoverati i feriti più gravi, gli altri sono stati dimessi. Sono 53, anzi erano 53 perché due sono morti. Gli altri sono in condizioni stabili, comunque le informazioni che ho è che nessuno corre il rischio di perdere la vita. Per quanto riguarda le forniture mediche, ieri avevamo difficoltà con le sacche di sangue, oggi però non ho ricevuti allarmi drammatici in questo senso. Oltre al nostro staff medico che è lì, anche i militari italiani hanno risposto allappello di donare sangue. Dopo Enduring Freedom dellAfghanistan non si era più parlato, almeno non per fatti così drammatici. Ora, dopo questi due attacchi, il paese ritorna ad essere allattenzione del mondo... Nellultimo anno in Afghanistan non ci sono stati grandi cambiamenti. Il problema è sempre quello: anziché parlare di rinascita del paese, di donne che si tolgono il burqa, di liberazione della donna e di tutte queste stupidaggini inventate così ad impronta, qualcuno vada lì a verificare di persona come stanno le cose. Nel paese non è cambiato nulla e probabilmente era molto meglio non diffondere tutte queste banalità. La guerra in Afghanistan non è finita, non cè mai stata pace, nonostante qualcuno abbia cominciato a dire che cè stata dopo il 13 novembre. Non cè mai stata e non cè oggi. E non cè dubbio che in questi momenti di anniversari (lanno scorso proprio in questi giorni veniva ucciso Achmed Massud, il «Leone del Panshir», due giorni dopo avveniva lattacco alle Torri Gemelle, ndr) cè chi ha interesse a far succedere qualche altra cosa. Quando torna a Kabul? Tra due settimane, ma torno in Afghanistan, non a Kabul. La capitale non è lAfghanistan, che è diverso, perché non è occupato militarmente dagli Stati Uniti e dagli alleati. Abbiamo programmi in diverse parti del paese, come nel Panshir e in altre zone rurali. Luoghi in cui le agenzie umanitarie non ci vanno volentieri. Perché? Sostanzialmente perché i soldi della guerra sono a Kabul in distribuzione libera e gratuita. È stata fatta unoperazione molto chiara: fuori dallAfghanistan mentre noi facciamo il lavoro sporco, poi dopo vi daremo anche i soldi per aiutare i sopravvissuti. E oggi ci sono lì degli imbecilli a cercare di far vedere quante belle cose ha fatto la guerra. Intervista di Cinzia Zambrano L'UNITA' - 07/09/2002 |
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