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EMERGENCY

"L'Afghanistan non è mai uscito dal caos"


La guerra in Afghanistan non è mai finita, e gli ultimi attentati terroristici stanno lì a dimostrarlo”. Il medico Gino Strada, fondatore dell’ospedale italiano a Kabul Emergency, dove giovedì sono stati ricoverati i feriti dell’autobomba fatta esplodere nel centro della capitale afghana, di questo ne è convinto. Strada, che da anni lavora in Afghanistan con programmi di aiuto, aggiunge: “La pace non c’è mai stata, nel paese non è cambiato nulla. Invece di parlare di rinascita e di liberazione della donna, qualcuno vada lì a verificare di persona come stanno realmente le cose”.

Prima un’autobomba a Kabul, poi un attentato a cui sfugge il presidente Hamid Karzai. Gino Strada cosa sta succedendo in Afghanistan?

Sta succedendo quello che succede da più di 23 anni, e cioè che in Afghanistan c’è la guerra, non c’è un’altra spiegazione. Questi sono atti di guerra e di terrorismo internazionale. D’altra parte non era imprevedibile, visto che non c’è mai stata una guerra che porta pace. È un non-senso logico, converrebbe che qualcuno cominciasse a convincersene.

Pensa che l’Afghanistan possa di nuovo piombare nel caos?

Penso che l’Afghanistan non sia mai uscito dal caos. Penso che nell’ultimo anno nel paese ci sia stato uno dei più grandi caos degli ultimi vent’anni, con bombardamenti di B52 e bombe da sette tonnellate in nome della civiltà. Bombe, che non hanno certamente migliorato il paese. Poi, quando si vanno a bombardare macerie è difficile dire quale erano i danni antecedenti e quali gli ultimi prodotti, queste sono contabilità da politologi di salotto. A me sembra che l’Afghanistan non sia mai uscito dalla guerra, che il paese è stato fatto oggetto di un atto di terrorismo internazionale attuato da George Bush, dagli americani e dalla coalizione di quei pazzi irresponsabili che hanno deciso per la guerra. E quanto a Karzai, a parte il fatto di essere cittadino afghano, è uno che fa il presidente ad interim e che è guardato a vista neanche da afghani ma da marines, cosa credo unica al mondo. Non mi risulta che altri presidenti siano guardati a vista da militari americani o di altre nazionalità.

È stato detto che dietro a questi ultimi attentati ci sarebbero membri di Al Qaeda. Lei crede a questa pista?

Può essere assolutamente possibile, ma a me sembra abbastanza irrilevante sapere chi c’è dietro. Anche perché, alla fine poi si scopre sempre che gli autori sono altri. La cosa sconvolgente è che ci sono 20 morti e cento feriti, e che vengono liquidati in due secondi. Subito dopo si comincia a parlare di chi è stato, ma cosa vuol dire, che impatto ha sulla politica: sono tutti esercizi per dare aria alle mandibole.

Parliamo dei feriti. Sono stati tutti portati all’ospedale italiano di Emergency, che lei ha creato. Come è la situazione lì, è in contatto con i medici?

Si, ci sentiamo circa ogni ora. Al momento sono stati ricoverati i feriti più gravi, gli altri sono stati dimessi. Sono 53, anzi erano 53 perché due sono morti. Gli altri sono in condizioni stabili, comunque le informazioni che ho è che nessuno corre il rischio di perdere la vita. Per quanto riguarda le forniture mediche, ieri avevamo difficoltà con le sacche di sangue, oggi però non ho ricevuti allarmi drammatici in questo senso. Oltre al nostro staff medico che è lì, anche i militari italiani hanno risposto all’appello di donare sangue.

Dopo Enduring Freedom dell’Afghanistan non si era più parlato, almeno non per fatti così drammatici. Ora, dopo questi due attacchi, il paese ritorna ad essere all’attenzione del mondo...

Nell’ultimo anno in Afghanistan non ci sono stati grandi cambiamenti. Il problema è sempre quello: anziché parlare di rinascita del paese, di donne che si tolgono il burqa, di liberazione della donna e di tutte queste stupidaggini inventate così ad impronta, qualcuno vada lì a verificare di persona come stanno le cose. Nel paese non è cambiato nulla e probabilmente era molto meglio non diffondere tutte queste banalità. La guerra in Afghanistan non è finita, non c’è mai stata pace, nonostante qualcuno abbia cominciato a dire che c’è stata dopo il 13 novembre. Non c’è mai stata e non c’è oggi. E non c’è dubbio che in questi momenti di anniversari (l’anno scorso proprio in questi giorni veniva ucciso Achmed Massud, il «Leone del Panshir», due giorni dopo avveniva l’attacco alle Torri Gemelle, ndr) c’è chi ha interesse a far succedere qualche altra cosa.

Quando torna a Kabul?

Tra due settimane, ma torno in Afghanistan, non a Kabul. La capitale non è l’Afghanistan, che è diverso, perché non è occupato militarmente dagli Stati Uniti e dagli alleati. Abbiamo programmi in diverse parti del paese, come nel Panshir e in altre zone rurali. Luoghi in cui le agenzie umanitarie non ci vanno volentieri.

Perché?

Sostanzialmente perché i soldi della guerra sono a Kabul in distribuzione libera e gratuita. È stata fatta un’operazione molto chiara: fuori dall’Afghanistan mentre noi facciamo il lavoro sporco, poi dopo vi daremo anche i soldi per aiutare i sopravvissuti. E oggi ci sono lì degli imbecilli a cercare di far vedere quante belle cose ha fatto la guerra.

Intervista di Cinzia Zambrano – L'UNITA' - 07/09/2002

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