L'informazione
è un'arma ha detto Colin Powell, e la guerra
mediatica è già iniziata. Giornali e televisioni
hanno incominciato il loro lavoro sporco per creare consenso alla
nuova barbarie che è già all'orizzonte. Guerra. A
questa parola non riesco ad associarne altre che non siano morte
e sofferenza, lutti e miserie.
Nel terzo millennio, molti
esseri umani continuano a ritenere possibile, a volte addirittura
giusto, uccidere altri esseri umani. Perché questa follia?
Per il dio danaro o per il potere che genera danaro, per
affermare la propria visione del mondo o in nome della democrazia
e della civiltà.
Ma quale civiltà
sarebbe possibile se vengono uccisi i cives, cioè i
cittadini? Come si può sostenere di affermare diritti,
mentre si sta per negare ad altri il diritto fondamentale, quello
di restare vivi? I diritti sono di tutti: quando solo uno ne è
escluso diventano privilegi.
L'unica verità che
conosco della guerra sono le sue vittime.
Mutamenti di
regimi e avvicendarsi di dittatori sono soltanto effetti
collaterali.
È la
guerra, in tutte le sue varianti, il vero terrorismo
internazionale. Quello che ha fatto a pezzi uomini donne e
bambini a New York e a Kabul, a Jenin e a Tel Aviv e in mille
altri luoghi del pianeta. E che vuole fare altri morti a Baghdad.
La guerra è una scelta criminale, non una necessità.
Non possiamo continuare così: non solo un altro mondo è
possibile, ma questo mondo, il nostro mondo dominato
dall'ingiustizia e dalla violenza, è impossibile, non può
continuare, non si regge più in piedi.
Siamo alla
vigilia di una nuova guerra che potrebbe portarci tutti nel
baratro. Sono angosciato nel sentire ipotesi sull'uso di armi
nucleari: come potremmo allora fermare la carneficina?
C'è
un'unica alternativa all'autodistruzione: mettere al bando la
guerra, far tacere le armi e ricominciare a parlarsi. Questa è
la vera «guerra» da vincere, riprendere il dialogo
tra gli uomini, avendo escluso, in ogni caso, la possibilità
di ucciderci a vicenda.
La Costituzione italiana ripudia
la guerra, mentre il novantadue percento del Parlamento
italiano nemmeno un anno fa ha votato per la guerra.
La
politica e l'etica sono andate in direzioni opposte, e solo la
società civile può rimetterle insieme, imponendo
regole della convivenza rispettose dei diritti di tutti:
giustizia e legalità sono strumenti fondamentali di questo
processo.
La società civile deve assumere in pieno
questa responsabilità, valorizzando tutte le esperienze di
impegno sociale, di attenzione ai bisogni dei più deboli e
dei più vulnerabili. Solo le componenti meno aggressive e
più solidali, più «umane» e non
violente della società possono interrompere quel processo
che vede sempre più spesso la politica subordinata a
interessi illegali, che nulla hanno a che vedere con il bene
comune. L'illegalità può conquistare il potere
anche in modo «legale»: ha armi forti per farlo, come
quella dell'informazione.
Oggi siamo tutti chiamati a
lottare perché l'Italia, cioè ciascuno di noi, non
si renda corresponsabile di nuovi lutti e di nuovi crimini,
prendendo parte alla nuova guerra. Emergency intende includere
tra i contenuti della manifestazione di domani a Roma il rifiuto
di una violazione della Costituzione e delle dilaganti violazioni
della legalità internazionale.
Emergency ha
lanciato un appello: Fuori l'Italia dalla guerra. Lo ha
potuto fare perché ogni giorno pratica, costruisce,
concretizza la pace. L'appello è stato in larga misura
censurato da giornali e tv. Ce lo aspettavamo. Ma possiamo
farcela lo stesso: dobbiamo imporre che sulla scelta della guerra
vengano consultati i cittadini italiani. Non abbiamo deposto
nelle urne elettorali alcuna delega, a nessuno, per violare la
Costituzione e portarci in guerra.
Siamo certi che la
stragrande maggioranza di noi non vuole lutti e miserie
nell'orizzonte dei propri figli, né vuole provocarne ad
altri genitori.
Fuori l'Italia dalla guerra. Basta guerre,
basta morti, basta vittime.
Per
aderire all'appello di Emergency contro la guerra, collegarsi con
il sito: http://www.emergency.it
Gino
Strada IL MANIFESTO 13/09/2002
|