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La guerra è sempre una sconfitta per tutti |
Gino Strada dice che la strage di Nassiriya è una sconfitta per tutti. Dice che sempre la guerra è una sconfitta per tutti. Anche per noi pacifisti che non l'abbiamo voluta. E' una sconfitta perché non siamo riusciti a impedirla. Quando uno, dieci, venti ragazzi che si sono svegliati la mattina, la sera non vanno a dormire perché sono morti, non c'è più spazio per le polemiche politiche ma solo per il pianto. E per la riflessione. Spero dice Strada che si inizi a riflettere. Su questo: la guerra è così, è sempre così. L'unica verità della guerra è la morte. L'unica sua conseguenza è la sconfitta. Oggi l'Accademia dei Lincei consegnerà a Gino Strada un premio speciale di 250 mila euro. Il premio è stato assegnato ad Emergency, di cui Strada è il fondatore. E' un premio che viene attribuito periodicamente per un'impresa eccezionale e di alto valore umanitario. Gino Strada in questi giorni è in Italia per ritirare il premio. E' arrivato domenica sera da Kabul. Tra dieci giorni riparte per l'Argentina. E' contento del premio. Innanzitutto perché in questo mondo di oggi la cultura dominante è quella dei venditori di aspirapolvere; e quindi fa piacere che Emergency abbia avuto l'attenzione della comunità scientifica nella sua componente migliore, qual è l'Accademia dei Lincei. Poi fa piacere per un'altra ragione, meno letteraria: 250.000 euro sono una boccata di ossigeno per le casse sempre un po' a secco di Emergency. Noi rifiutiamo i sussidi dei governi che approvano o finanziano le guerre, e così ci basiamo solo sulle donazioni. E' difficile tenere su una macchina con almeno 3000 addetti, sparsi in tutto il mondo, e con la necessità di strumenti, medicine, costruzioni, posti letto.... Dottor Strada cosa sta succedendo in Afghanistan? I nostri ospedali sono pieni. Si lavora moltissimo. Specialmente a Kabul il grosso del lavoro è di chirurgia e traumatologia. La situazione è molto difficile. Si vive male, ci sono poche speranze di ripresa. E' un paese che soffre, ed è ovvio, per una situazione drammatica come è sempre quella dell'occupazione militare. In Afghanistan c'è un'occupazione militare travestita da democrazia. Vede, alle volte noi perdiamo il senso delle parole: non ci rendiamo bene conto di cosa voglia dire occupazione militare. Com'è la situazione economica? C'è un miglioramento rispetto all'epoca dei talebani? O, direi di no. Sta nascendo una nuova piccola classe di aristocrazia afghana, ricchissima. Si sta arricchendo intercettando i soldi degli aiuti. Sono in piedi grandi operazioni speculative che rendono miliardi. Il prezzo degli affitti delle case, per esempio, è andato alle stelle. Quanto costa affittare una casa a Kabul? Una villetta con tre stanze da letto, un soggiorno, una cucina e due bagni, costa circa 5000 dollari. Cinquemila? Come a Manhattan... Forse è anche più cara di Manhattan. Però le assicuro che gli stipendi degli afghani che lavorano non sono simili a quelli della classe media newyorchese. E l'inflazione sta galoppando. Tutti i prezzi salgono vertiginosamente. Creando sacche di disperazione e di abbandono sociale per centinaia di migliaia di persone. Il governo non fa opera di controllo? Non ha una politica economica per contenere l'inflazione? No Ma c'è lavoro o no? C'è il lavoro agli aiuti che arrivano. Ma non è lavoro produttivo. Non è in corso la ricostruzione. Il paese è fermo, è in ginocchio. I soldi che girano non producano niente. Sono i soldi degli aiuti e finiscono dopo qualche giro nelle tasche di chi li ha portati. E' aumentata o diminuita la sicurezza, rispetto ai tempi dei talebani? E' diminuita. E' molto alto il rischio di attentati, aggressioni, furti, rapine. La resistenza afghana è estesa? Dal punto di vista militare no. Però c'è sicuramente una iniziativa pachistana per rimettere in piedi un movimento talebano robusto. Bisognerà vedere cosa succede nei prossimi due mesi. Se si apre qualche spiraglio. Cosa succede delle promesse di Costituzione, elezioni eccetera. C'è molto movimento nei palazzi della politica. Pensi che già si sta pensando di restituire il ministro degli Esteri a Wakil Mutta Wakil... Chi è Wakil Mutta Wakil? Era il ministro degli Esteri talebano. Poi fu catturato dagli americani, insieme al suo vice. Il suo vice era una brava persona, e adesso sta a Guantanamo. Wakil invece lo hanno liberato e ora torna in grande nella grande politica. Qualcosa sarà pure cambiato in meglio: la ricchezza, la produzione? Ci sono i ristoranti per ricchi. Quaranta dollari a testa. Ci sono i luoghi dove si spendono i soldi. Tutto qui. La produzione? E' ripresa in grande stile quella d'eroina. Si era arrestata nella seconda fase del governo dei talebani, ora ha superato i picchi che aveva raggiunto nei primi mesi del potere dei talebani. Però c'è più libertà? Non mi pare. Sono spariti i burqa... Non mi sembra un grande indicatore di libertà. Comunque non sono spariti. Ci saranno cinquecento o al massimo mille donne che invece del burqa portano il velo. Tutto qui. Che fine ha fatto Bin Laden? Chi lo sa. So che un qualche paese afghano si vendono caramelle di produzione pakistana incartate con la figurina di Bin Laden. Si chiamano proprio così: caramelle Bin Laden. Adesso ne è uscito un altro tipo. Si chiama Saddam Hussein... Intervista di Piero Sansonetti L'UNITA' 14/11/2003 |
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