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Strada: “Gli italiani saranno liberati ma peseranno le uscite del premier”

Dopo giorni di silenzio, sembra aprirsi uno spiraglio nelle trattative per il rilascio dei tre ostaggi italiani da oltre un mese nelle mani delle “Falangi Verdi di Maometto”. Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio stanno bene e verranno rilasciati. E' quanto assicurano gli intermediari della trattativa alla delegazione di Emergency guidata da Gino strada, da tre settimane in Iraq. In un comunicato diffuso ieri, l'associazione umanitaria fa sapere che “gli intermediari hanno ribadito la terminazione a rilasciare gli ostaggi”. Ma quando questo avverrà, Emergency non è in grado di poterlo dire. Ora Strada sta rientrando in Italia, per non fare “da intralcio” alla trattativa. Che comunque va avanti. La notizia accende la speranza dei familiari degli ostaggi. Ma Antonella Agliana, sorella di Maurizio, dice: “Ho voglia di notizie concrete e ufficiali, prenderò per buona questa affermazione, ma non voglio farmi troppe illusioni.

Strada, dopo giorni di silenzio, arriva un segnale di speranza?

Sì. abbiamo pensato di fare un tentativo che mi sembrava doveroso sul piano umanitario. Nell'ultimo nostro incontro, gli intermediari ci hanno assicurato che l'intenzione dei sequestratori è di rilasciare gli ostaggi. Il problema però sono i tempi. E' chiaro che l'aggravarsi della situazione militare, una serie di dichiarazioni sconsiderate da parte di molti politici italiani, il fatto che, ormai è chiaro a tutti, la missione militare italiana è una partecipazione alla guerra di aggressione all'Iraq, tutto questo certamente non favorisce tempi brevi per una soluzione.

Cosa le hanno riferito gli intermediari sugli ostaggi?

Ci hanno detto che stanno bene e quando abbiamo chiesto in modo diretto se avevano intenzione di rilasciarli, loro hanno risposto di sì. Ma sui tempi non si sono assunti impegni. Ci informeranno quando avranno deciso. Una delle ragioni del ritardo è anche il fatto che la situazione militare crea una serie di problemi logistici, limitando i movimenti di tutti.

Anche i vostri? Voi avete deciso di venire via dall'Iraq...

Sì, è una decisione che abbiamo preso per facilitare le cose. Una nostra distanza fisica dai luoghi nei quali gli ostaggi sono detenuti è la scelta più utile per una soluzione positiva. Perché lì non si sa mai se sei seguito, da chi sei seguito. Quindi, per non porre nessun tipo di intralcio abbiamo preferito aspettare altrove, sempre pronti a tornare nel caso ci fossero notizie incoraggianti.

Che idea si è fatto sui tempi del rilascio?

Ne abbiamo parlato anche con i familiari, che sono sempre stati informati sul corso delle trattative. Spero, è ovvio, di ricevere una telefonata nelle prossime ore, ma ho l'impressione che sia questione di settimane. Si sta giocando una partita politica. In questo senso, quello che succede nei colloqui tra Berlusconi e Bush, o quello che succederà rispetto alla visita di Bush in Italia, condizionerà i tempi della liberazione.

Cosa puoi dirci sugli intermediari, sono credibili?

Di credibile, lì, per definizione non c'è nessuno. Però, mi sembra le cose che ci hanno detto, e cioè che non avevano nessuna intenzione di usare violenza rispetto a queste persone, siano state confermate, nonostante le enormi atrocità, degli ultimi tempi, e non parlo solo delle decapitazione del cittadino Usa, che è un atto di barbarie, ma è un atto di barbarie di un morto in una guerra che ne ha già fatto 15 mila. Il fatto che non ci sia stata nessuna ritorsione in questo senso, mi fa pensare che siano persone credibili. Poi, purtroppo, come stanno veramente le cose lo si sa sempre dopo.

Come sono andate avanti le trattative in queste tre settimane? Avete avuto contatti con il governo italiano?

Nessun contatto con il governo italiano, perché non riteniamo di doverne avere con nessuna forza di occupazione, e il governo italiano è una forza di occupazione. Tra l'altro la non volontà dei rapporti con il governo italiano era anche una condizione posta dai nostri interlocutori.

Qualcuno ha ostacolato il vostro lavoro?

Non lo so se lo hanno fatto. Se lo fanno, tu non te accorgi. Devo dire, comunque, di aver trovato gente molto ragionevole, se non altro abbiamo chiarito una cosa importante: che la maggioranza degli italiani è contraria a questa guerra.

Ora come si procede, lei sta lasciando l'Iraq?

SÌ, rientro in Italia. Abbiamo lasciato lì alcuni nostri rappresentanti che continuano a tenere rapporti quotidiani con gli intermediari. Sanno benissimo come contattarci, speriamo di avere il prima possibile una telefonata positiva.

Intervista di Cinzia Zambrano – L'UNITA' – 19/05/2004

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