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I cadaveri di Kabul |
Appena arrivato a Kabul per riaprire l'ospedale di Emergency Gino Strada ha vissuto il drammatico cambio della guarda nella martoriata capitale dell'Afghanistan, le ultime razzie dei talebani, i primi morti e feriti dei mujaheddin.
Quindi i taleban non hanno evacuato immediatamente la città. C'era il caos tremendo prodotto da un traumatico e improvviso cambio di potere. I taleban giravano per tutta la città razziando ogni mezzo disponibile, entrando nelle case per rubare. Un gruppo di taleban armati di kalashnikov ha fatto irruzione anche nella nostra abitazione. Ci siano ritrovati con le canne dei fucili puntate contro, abbiamo temuto che ci volessero prendere come ostaggi, come gli otto occidentali, volontari di Shelter now, o peggio. Per fortuna si sono accontentati di portar via il Land Cruise dell'ospedale. La stessa cosa è accaduta al nostro amministratore Jamal. Si aggirava nella sua casa, colpita e semidistrutta dalle bombe, quando ha sentito parlare russo, si è ritrovato all'improvviso circondato da un gruppo di ceceni che volevano la sua jeep Lada Niva, anche se, a sua volta, danneggiata dalle bombe, non era più in grado di viaggiare. Dunque per evitare il rischio di essere rapiti ci siamo rifugiati all'interno dell'ospedale. Pensa un po', Vauro: abbiamo dormito proprio soto i disegni per i bambini che avevi fatto tu a febbraio sulle pareti dei padiglioni. In che condizioni è l'ospedale? Abbastanza buone, anche se schegge metalliche di bombe hanno danneggiato alcune pareti. Medici e paramedici sono costretti a portare l'elmetto per proteggersi dalle scheggie, perché l'ospedale è abbastanza esposto. Ora però è protetto da una scorta armata dei corpi speciali dei mujaheddin, che sono entrati per primi in città. Stazionano fuori dall'edificio permamentemente. Abbiamo cominciato a operare i primi feriti stamattina alle 6, abbiamo continuato ininterrottamente finora, alle 21. Da noi sono giunte immagini della Cnn che mostrano una popolazione in festa nella Kabul liberata... Quale Kabul? Si vede che c'è un'altra Kabul. In quella dove sono io si vedono corpi, tanti cadaveri gettati nei canali che costeggiano le strade. Si sentono ancora colpi, anche in questo momento, colpi di armi leggere. Ci sono sacche di resistenza ancora attive in città, anche se il grosso dei taleban si sta raggruppando a Maidan-shar, a una cinquantina di chilometri da qui. Insomma, Gino, ve la siete vista brutta... Sì, ma il personale afghano di Kabul e quello venuto da Panshir è sempre rimasto accanto a noi, vicino, per proteggerci in ogni modo. E' importante essere qui nei momenti più difficili, non aver abbandonato questa gente. Essere stati qui prima, quando tutti se ne andavano. Abbiamo dimostrato di essere estranei alle parti, non coinvolti con le fazioni, ma coinvolti nell'aiuto alle persone, quando le persone ne hanno più bisogno proprio perché sono abbandonate alla loro vulnerabilità. Intervista di Vauro IL MANIFESTO 14/11/2001
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