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Giovanna Marini, è nato il new folk |
Stavolta Giovanna Marini è tutta sola. Francesco De Gregori le è accanto solo nella conferenza stampa che si svolge nella sede della Scuola di musica di Testaccio, come produttore, arrangiatore e amico, naturalmente. Ma nel cd la sua voce non c'è, contrariamente a quanto avveniva nel Fischio del vapore e lei, Giovanna Marina, affronta in prima persona i sedici brani che compongono questo Buongiorno e buonasera. Il Fischio del vapore era un gioco a due, quasi un divertimento. Poi ho fatto un passo indietro dice Francesco perché questo è il disco di Giovanna e lei vi appare con il suo stile e la sua dimensione. Io ho pensato agli arrangiamenti assieme con i ragazzi della mia band. Ormai lavorano con Giovanna da un anno e mezzo e l'adorano. La chiamano professoressa. E la professoressa ha preso molto sl serio questa sua lezione. Se nel Fischio del vapore era quasi tutto già sentito, in questo Buongiorno e buonasera ci sono inediti di spicco. Sono le sue ballate quelle che Alessandro Portelli, nella presentazione, definisce un incalzante parlato ritmico che anticipa e supera il rap. Chi scrive lo conosce benissimo, questo incalzante parlato ritmico, perché era accanto a lei (e a Elena Morante e Luisa Ronchini e Carla Cassola) ai tempi del La creatora, e di Vi parlo dell'America, anni '69/'70 o giù di lì: In treno da Milano a Eoma/sale un uomo la pistola alla cintura... scandivamo a proposito del Battaglione Padova della Celere. Da allora, la Marini è andata sviluppando questo suo superamento della forma-canzone e nel nuovo cd racconta da cantastorie dei giorni nostri la morte del giovane Ribecchi travolto e ucciso da una camionetta della polizia a Milano durante una manifestazione. E subito ti viene in mente Carlo giuliani e Genova. Poi affronta Le Fosse Ardeatine, una lunghissima ballata che rievoca una delle più sanguinose pagine della storia del fascismo e del nazismo. C'è evidentemente una nuova attenzione su quell'episodio se anche un giovane attore come Ascanio Celestini ne fa oggetto del suo monologo teatrale Radio clandestina. E meno male che si torna a parlare (e a cantare) della Resistenza e delle infamie nazifasciste. Ma Giovanna non si ferma qui e nella Torre di Babele arriva fino alla distruzione delle twin Towers di New York, in una singolare composizione in cui abbandona lo stile dei cantastorie per esprimersi in una serie di metafore che suggeriscono eventi e situazioni vicini a noi e che forse aiutano a capire il perché di quell'attacco. Però non si pensi ad un disco ad un tema solo, e tragico. Perché la Marini, con quei rapidi dietro-front nei quali è riconosciuta maestra, con quegli scarti spiazzanti in cui la sostiene un vivo senso dell'umorismo, alterna le ballate a piccole (si fa per dire) canzoni. Ancora una volta, c'è il tributo a Giovanna Daffini, mondina e cantante padana, che apre il disco, con quella cronaca divertita (Un po' di qua un po' di là) del suo funerale, di quando il prete disse accogli o Signore l'anima della tua serva Giovanna e Carpi, il marito violinista gridò mai fatto la serva a nessuno. E c'è un gruppetto di canzoni popolari come E' partita una nave da Roma o Le carrozze son già preparate che sono nel cuore di Giovanna e rappresentano anche fondamenta e parte del tessuto connettivo del suo approccio stilistico. Parte di questo tessuto, che sta tra il popolare e la musica urbana, è anche A quel omm, canzone di Ivan Delle Mea dedicata agli incontri notturni che l'allora arrabbiatissimo esponente della nuova canzone di protesta faceva con Elio Vittorini per le strade di Milano. E lo stesso vale per Padrone mio, una canzone di Matteo salvatore che riflette lo stato di soggezione dei lavoratori stagionali pugliesi nei confronti del padrone, al quale dicevano se sbaglio dammi pure le botte, voglio la morte ma nun me caccià. Disco ricco e complesso, rallegrato dalla registrazione dal vivo all'Auditorium di Roma di Evviva Maria, eseguita con Patrizia Bovi, Francesca Breschi e Patrizia Nasini. Composizione miracolistica, un po' come quando Giovanna raccontava di Sant'Antonio e della sua lotta nel deserto con il Demonio, all'inizio della propria attività al Folk Studio di Roma. Anche questo (l'allegria, il divertimento) è la Marini, che nel disco è stata sostenuta da Alessandro Ariani, Lucio Bardi, Greg Cohen, Paolo Giovenchi, Guido Guglielminetti, Marco Rosini e Alessandro Svampa. I ragazzi, cioè, che la chiamano professoressa. Leoncarlo Settimelli L'UNITA' 23/05/2003 |
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