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CINEMA

“Formidabili, quegli anni” Così Chiesa torna al '77

Lavorare con lentezza/ senza fare alcuno sforzo/ Il lavoro ti fa male/ e ti manda all'ospedale”. Così cantava negli anni '70 Enzo Del Re, cantautore milanese a “paga sindacale”. Così la sua canzone era diventata la sigla di Radio Alice, storica emittente bolognese del movimento '77 chiusa in diretta dalla polizia poco dopo quell'11 marzo in cui fu ucciso dai carabinieri Francesco Lo Russo. Così Guido Chiesa ha intitolato il suo film, Lavorare con lentezza, appunto, con Claudia Pandolfi e Valerio Mastandrea in corsa per il Leone d'oro a questo festival di Venezia. Un titolo quasi programmatico per puntare subito al cuore di quella che fu l'esperienza del movimento e della radio bolognese alla quale il regista de Il partigiano Johnny aveva già dedicato un sorprendente documentario (Alice in paradiso) “propedeutico” al film. “Il lavoro, o meglio il rifiuto del lavoro per dedicarsi invece alla ricerca della felicità è centrale in quegli anni”, spiega Chiesa. “Per questo col gruppo Wu Ming, col quale ho scritto la sceneggiatura, appena incominciata la stesura del soggetto è emerso con prepotenza questo titolo. Anche perché i movimenti devono “lavorare con lentezza”. Pensiamo al femminismo: non è stato rivoluzionario se lo si intende in termini di attacco al potere, ma il suo procedere in modo graduale lo ha segnato profondamente”.


Il lavoro è un tema sempre attuale.

Certo. Negli anni '70, come racconta il mio film, la parola d'ordine era “più salario meno orario”. Negli anni '80 con lo yuppismo il lavoro è diventato di nuovo centrale, basato sulla fede nella produttività e nell' efficenza. Oggi, in Occidente, dove apparentemente ci siamo liberati dal lavoro sotto forma di fatica fisica, in realtà le nostre vite ne sono ancora più pervase. La tecnologia, lo sviluppo hanno fatto sì che si lavori molto di più, che cresca la competizione, ma senza garanzie sociali.

Da qui la voglia di ritornare a parlare del '77? Nostalgia?

No, nessuno spirito nostalgico. Piuttosto ero stufo di sentir parlare di quel periodo unicamente come degli “anni di piombo”, delle Br. Certo tutto questo storicamente è stato determinante, ma il '77 ha conosciuto anche una grande carica di creatività, di libertà. Sono stati anni quelli in cui milioni di proletari hanno rotto il cerchio della fabbrica-fabbrica potendo diventare scrittori, musicisti, artisti.

E come sarà raccontato tutto questo nel film?

Beh, intanto devo dire che Renato De Maria col suo Paz ha già descritto il “privato” di quegli anni, assottigliandoci il territorio da affrontare. Con Alice in paradiso, poi, ho affrontato tutta la riflessione sul tipo di comunicazione dell'emittente: quella straordinaria capacità di mescolare ironia, nonsense, impegno mettendo insieme dalla storia privata del ragazzo abbandonato dalla fidanzata al racconto sulla fabbrica o il costo della vita. Per cui quello che siamo andati a cercare col collettivo dei Wu Ming è stato piuttosto uno di quegli eventi che scivolano nelle pieghe della storia, così come fu per Peppino Impastato ucciso il giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro. Facendo ricerche abbiamo trovato che a Bologna, poco prima di quel tragico 11 marzo '77, fu sventata una rapina ad una banca effettuata per mezzo di un tunnel scavato nel sottosuolo. Da qui è nata l'idea di lasciare Radio Alice sullo sfondo e di portare in primo piano il racconto di questi due rapinatori: due che di politica non sanno nulla ma che, proprio scavando quel tunnel di notte, iniziano ad ascoltare l'emittente del movimento scoprendo il mondo dell'impegno, della politica spesso anche un po' snob ed elitario.

Che ricordi la legano all'esperienza di Radio Alice?

Allora avevo sedici anni e lavoravo anch'io in una piccola radio libera in provincia di Torino. La chiusura in diretta dell'emittente bolognese fu un colpo per tutti. Infatti l'assassinio di Francesco Lo Russo annunciato da Radio Alice è stato per il movimento del '77 un po' come quello di Carlo Giuliani per la generazione di oggi. Entrambi sono arrivati come una doccia fredda, morti immotivate, improvvise...

Quali similitudini o differenze vede tra il movimento del '77 e quello di oggi?

Quel filo rosso che è la ricerca della felicità collettiva c'è sempre. Forse, però, al movimento di oggi manca la condizione storica per avere maggiore visibilità e mancano soprattutto le strategie. L'ironia e la capacità comunicativa espresse da Radio Alice restano attuali ancora oggi, tempi in cui tutto questo manca un po'.

Intervista di Gabriella Gallozzi – L'UNITA' – 29/08/2004

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