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Giuliana
Manganelli |
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Harry Potter e la casa del Mago |
Il conto alla rovescia per il film Hatty Potter e la camera dei segreti è incominciato dall'anteprima mondiale a Londra del 3 novembre scorso, sotto un diluvio che le mille bacchette magiche agitate dai fan non sono riuscite a fermare. Da noi arriverà a giorni e la febbre magica sta salendo.
Intanto il web trabocca di siti dedicati alla pottermania. Siti che elencano con puntigliosità tassonomica il numero di scope da Quidditich, boccini d'oro, bacchette magiche e cioccorane utilizzate nei film, siti che svelano origini e diavolerie nascoste nei nomi dei professori di magia, di streghe e oggetti incantati. Dotti studiosi sviscerano il nome Hermione (da Hermes, chiaro), rintracciano in un romantico fuorilegge scozzese il Professore di Difesa contro le Arti Oscure Gilderoy Lockhart, interpretato da Kenneth Branagh.
Nella lista compare anche il nome di Nicolas Flamel. Ma questo non è un personaggio partorito dalla fervida fantasia dell'autrice. Facciamo un passo indietro. E' notte fonda. Il maghetto Harry Potter, avvolto dalle tenebre e dal mantello che rende invisibili, si avventura nella zona proibita dell'immensa biblioteca della scuola per maghi di Howgarts. Missione: scovare notizie sul potente Alchimista Nicolas Flamel che è riuscito, nel cuore del Medioevo, a trasformare il piombo in oro. Da qualche parte, tra i polverosi volumi, si nasconde il segreto della Pietra filosofale e dell'Elisir di lunga vita. a nostra avventura incomincia da questo flash della Pietra filosofale che ha aperto la saga del ragazzino con la saetta in fronte e dai poteri straordinari creato da Joanne Kathleen Rowling.
Parigi, Marais. Una giornata qualsiasi di un novembre tiepido e senza vento. Una pace che scalda il cuore alberga tra le vecchie pietre e i giardini di Places des Vosges. Negozietti, caffè d' atmosfera, piccole gallerie d'arte molto, molto chic. Pochi passi e il flaneur si intrufola nei vicoli brevi e animati del quartiere ebraico. Più avanti il Beaubourg, uno schizzo di colore e acciaio tra le ardesie. Prosegue. Una svolta, ancora una svolta e il chiasso della città si spegne. Il viaggiatore di colpo precipita nel silenzio denso di ombre di una viuzza deserta: rue de Montmerency. Al numero 51, schiacciata tra due edifici ottocenteschi, risparmiata dal tempo e dagli urbanisti, sta ancora in piedi la casa più antica di Parigi, la Maison du Haut Pignon. Sulla facciata di pietra grigia un'architrave porta la data 1407, una fascia scolpita a caratteri gotici sciorina il nome di colui che la fece costruire: Nicolas Flamel.
L'insegna di ferro battuto, che una improvvisa folata di vento fa cigolare debolmente, recita Auberge Nicolas Flamel. Un leggero brivido scivola lungo la schiena. Entra per un caffé. In fondo adesso è solo un restaurant. Mounsier Natan, il filiforme proprietario, è cortese ma fermo. Desolé, non serviamo caffé. Ma, se lo desidera posso mostrarle la locanda.
L'Harry Potter che è nel viaggiatore incomincia a fare capriole. E' dentro in casa, un po' cupa con quelle scure travi rosicchiate da tempo, che risuona di antichi passi e insondati misteri, la casa dove Flamel intrugliava le sue magiche pozioni.
La storia o leggenda? - di Nicolas Flamel, l'alchimista più celebre e generoso di Parigi, si srotola nella testa come un film. Pontoise 1330. Nasce Nicolas, riceve un'ottima educazione e, giovanissimo, diventa scrivano giurato. E' intelligente e pieno di curiosità. Presto ha una vasta clientela di nobili rampolli e ricchi commercianti di cui brulica la Boucherie. Commercia anche in libri e manoscritti. Dame Pernelle, ricca vedova, si accorge di questo vivace giovanotto che nutre un enorme interesse per l'alchimia, proprio come lei, Nel 1357 si sposano e inizia la loro magica avventura.
Nicolas una notte ha un sogno profetico. Un angelo fiammeggiante gli porge il libro di Abramo l'Ebreo, Principe, Sacerdote, Levita, astrologo e Filosofo nella nazione degli ebrei dispersa in Gallia dall'ira di Dio. Lo avverte: a lungo il contenuto del libro gli resterà oscuro. Quando poco dopo le nozze un vecchio rabbino di nome Nazard gli offre proprio il manoscritto di Abramo, Nicolas lo acquista. Il primo passo di un grande viaggio che durerà più di trent'anni. Ogni notte, alla luce fioca di una candela, con madame Pernelle, Nicolas cerca la chiave del libro dalla 21 pagine, quella che gli rivelerà il segreto della Pietra Filosofale. Inutilmente.
Passano gli anni. Nel 1378 Flamel va in pellegrinaggio in Galizia e alla ricerca di chi possa sciogliere il mistero di Abramo. Lo troverà a Leon in un rabbino quasi centenario convertito al Cristianesimo e noto come Maestro Canchés. Nicolas lo persuade a seguirlo in rancia, ma Rabbi muore durante il viaggio. Tuttavia ha avuto il tempo di svelargli certi segreti. A Parigi Flamel continua la sua ricerca. Finché un bel giorno, il 17 gennaio 1382 stando alle cronache, riesce a trasformare in argento un blocco di piombo. L'anno dopo il piombo si trasforma in oro. Nicolas Pernelle diventano ricchissimi, ma sono anche straordinariamente generosi. Acquistano oltre 70 case a Parigi e nei dintorni, alloggiano e sfamano centinaia di senzatetto. L'11 settembre 1397 Pernelle muore e nel 1407 Nicolas fa costruire la casa dall'alto fastigio in rue de Montmorency dove continua a dare una scodella di zuppa ai poveri del quartiere e affina i gradi della sua conoscenza magica fino al 1417, quando la Grande Opera è completa, la Pietra filosofale è tra le sue mani. Da questa casa il 22 marzo 1418 raggiunge la sua Parnelle. Si dice che ai suoi funerali, in un rigido e terso mattino, migliaia furono i miserabili e i diseredati che seguirono il feretro fino alla chiesa. Voci non controllate, ma che Harry Potter prende per oro colato, segnalano avvistamenti della coppia, ancora viva grazie all'Elisir. L'ultima volta pare sia stato all'Opéra a Parigi nel 1761. Ma qui le tracce si fanno confuse, entrano in scena i Rosacroce, rosi dall'invidia, che uccidono Pernelle. Ma, pare, che il Libro di Abramo sia stato salvato da Flamel che nel frattempo lo affidò a un suo nipote.
Quindi a questo punto, con la testa piena e un senso di leggero stordimento, al viaggiatore babbano ma goloso, non resta che fissare un tavolo per la cena. Si dice che Monsieur Natan sia un mago della Cantina, e che le Gigot des 7 heures sia un vero boccone da re. In fondo costa solo 16 euro.
Giuliana Manganelli IL SECOLO XIX -23/11/2002
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