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LA
REPUBBLICA |
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"Ero quasi senza soldi poi è arrivato Harry Potter" |
Il
Venerdì di "Repubblica" ha intervistato Joanne
Rowling, autrice dei best seller per bambini
Le
storie del magico ragazzino scritte in un caffé di Edimburgo
con accanto il passeggino della figlia
E'
la regina dei libri per bambini. In soli tre anni con le storie di
Harry Potter ha conquistato il cuore dei piccoli e le copertine dei
giornali di tutto il mondo. Pochi giorni fa c'è stato il
lancio del suo quarto libro Harry Potter and the Goblet of Fire
e sulle sue storie a Hollywood c'è un film in lavorazione.
Joanne Kathleen Rowling, la scrittrice scozzese per 98 settimane
nella classifica dei best seller del "New York Times"
intervistata per il "Venerdì" di Repubblica che
domani sarà in edicola, confessa: "Depressione e povertà
sono state le molle del mio successo".
I libri su Harry
Potter hanno venduto, oggi, oltre 30 milioni di copie e sono stati
tradotti in 31 lingue, ma lei, nel 1993, era soltanto una madre
separata e senza soldi con alle spalle un matrimonio fallito.
Scriveva le sue magiche storie in un caffè di Edimburgo,
mentre Jessica, la figlia, dormiva nel passeggino. Ma l'essere stata
disperata e a corto di denaro sono stati per lei fattori
determinanti.
Riesce a credere a quello che le è
accaduto? Si sveglia mai pensando che non può essere vero?
"Quasi Ogni mattina. A questo successo proprio non potevo
crederci. Ora poi ho più soldi di quanto avrei mai sognato. Ho
convissuto per molto tempo con la preoccupazione per il denaro come
se fosse una persona che abitava con me e ora ho smesso di
preoccuparmi".
J.K. Rowling è nata a Chipping
Sodbury nel luglio del 1965. Il padre era apprendista motorista alla
Rolls-Royce, dove lavorava su motori d'aereo; la madre era in parte
francese e in parte scozzese. Joanne e la famiglia vissero a Yate,
nei dintorni di Bristol, e poi a Winterbourne, ed è proprio lì
che si trovò ad abitare a quattro porte di distanza dai
Potter.
Joanne ha preso dei frammenti del proprio passato e
li ha trasferiti su Harry e sui suoi amici, Hermione e Ron. Così
trascorre molto tempo nel mondo di Harry, e anche quello è
reale per lei. Ogni personaggio ha un albero genealogico, una psiche,
persino esigenze alimentari. È lei che comanda, è
quindi conosce il loro futuro, ma non lascia trapelare molto.
È
lei che ha avuto l'idea di un Harry Potter a puntate, sapendo fin dal
principio che ci sarebbero stati sette libri (uno per ogni anno da
lui passato in collegio), e che ha scritto anni fa il capitolo finale
del settimo libro. Lo ha tenuto in giro per casa per un mucchio di
tempo prima di rendersi conto che avrebbe dovuto essere messo al
sicuro. Dove, in una banca? "No, un posto più
sicuro".
Oggi la sua vita quotidiana, come lei la
definisce, non ha niente di affascinante. Accompagna Jessica a scuola
e passa la mattinata a casa a occuparsi delle "800 cose che
capitano". Soprattutto riceve un numero impressionante di
lettere dai bambini e risponde a tutti quanti. Poi, nel pomeriggio,
va in un caffè a scrivere - "Lavorare a casa è
opprimente", spiega - e la sera torna a occuparsi della bimba e
degli animali. Il futuro? "Il problema è se la gente
continuerà a interessarsi a me quando avrò finito di
scrivere - dice - Fino a quando il settimo libro non sarà
terminato, la mia attenzione deve andare tutta a Harry
Potter[bb].
(20 luglio 2000)
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