I NOSTRI LUOGHI |
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HIROSHIMA |
Aveva
81 anni e non si era mai sentito veramente colpevole
Quando
abbassò la leva non sapeva cosa stesse facendo
E'
morto l'uomo che sganciò l'atomica su Hiroshima
WASHINGTON
- E' morto l'uomo che il 6 agosto 1945 sganciò la bomba
atomica su Hiroshima. Lo ha ucciso un cancro, a 81 anni. Non si era
mai sentito veramente colpevole del suo gesto, Thomas Wilson Ferebee.
Sulle pareti del salotto della sua casa in Florida, dove viveva da
quando era andato in pensione, aveva appeso la foto di "Enola
Gay", il bombardiere B-29 che sganciò l'atomica su
Hiroshima: centomila morti. "Quel giorno all'alba il mondo
cambiò per sempre", aveva fatto incidere in caratteri
d'oro, sotto la fotografia. Ma lui non si sentì mai veramente
colpevole di quel gesto.
La sua vita, dopo quel giorno,
trascorse serena, insieme alla moglie Mary Ann e ai quattro figli.
Quando sganciò la bomba aveva appena 26 anni e non voleva
essere ricordato come l'uomo che, abbassando una leva, uccise tutte
quelle persone. "Non voleva essere ricordato per le sue imprese
di guerra - racconta oggi la vedova - ma per la sua serenità
negli anni di pace". Ma col tempo, quel gesto lo fece
riflettere. Chiese scusa per tutte quelle morti. E nel 1995, mentre i
suoi compagni di volo celebravano il cinquantenario della bomba che
diede la vittoria agli Stati Uniti, Tom Ferabee aveva già un
atteggiamento più moderato. "Dobbiamo guardarci indietro
- disse - e ricordarci quello che una sola bomba ha potuto fare. E
dobbiamo renderci conto che questo non può accadere mai
più".
Tom Ferabee d'altra parte non sapeva.
L'unico a conoscere la verità quella mattina del 6 agosto a
bordo del B-29 era Paul Tibbets, il comandante dell'aereo, ancora
vivo, in pensione con il grado di generale di brigata. Soltanto dopo
l'atterraggio Ferebee seppe quello che Tibbets gli aveva taciuto. Il
comandante Tibbets aveva scelto uno a uno i sei uomini che lo
avrebbero accompagnato nel viaggio e di Farabee amava dire che fosse
"il miglior bombardiere che avesse mai guardato attraverso un
mirino".
L'"Enola Gay" la mattina del 6 agosto
del '45 sorvolò a 9.400 metri di quota la città
giapponese di Hiroshima. Improvvisamente il ventre dell'aereo si
spalanca e lascia cadere un cilindro corazzato di acciaio brunito
lungo 3 metri e 20 centimetri, con un diametro di 74 centimetri e
pesante 4.200 chilogrammi. Appena dopo lo sgancio, l'equipaggio del
B-29 compie una brusca virata in picchiata per aumentare la velocità
di fuga, che avrebbe consentito di mettere tra l'aereo e il fungo
atomico una distanza di sicurezza di 18 chilometri e mezzo. L'aereo
torna quindi alla sua base di Tinian, un'isola nelle Marianne. Più
tardi, dalla base di Guam, venne inviato un messaggio al presidente
Truman sul grande successo ottenuto. Tre giorni dopo una seconda
atomica venne lanciata su Nagasaki e dopo altri sei giorni, il 15
agosto, il Giappone si arrese.
Dei membri della missione di
attacco sul Giappone sono ancora in vita quattro persone, il generale
di brigata Paul Tibbets, il navigatore Ted Van Kirk, l'ufficiale
d'armata Morris Jeppson e l'operatore radio Richard Nelson.
(17
marzo 2000, LA REPUBBICA)