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Jane Fonda: Negli Usa va il machismo |
Se l'undici
settembre 2001 Nelson Mandela fosse stato il presidente Usa,
avrebbe convocato tutti i capi degli stati occidentali amici,
avrebbe chiesto aiuto per catturare i responsabili e avrebbe
inseguito Osama Bin Laden fino in Afghanistan. Ma allo stesso
tempo si sarebbe domandato perché? Noi avremmo cominciato
a interrogarci sul perché di questa rabbia così
profonda nei nostri confronti. Nelson Mandela avrebbe saputo
farlo. Invece noi abbiamo truppe, bombe, carrarmati, navi, aerei
un po' dappertutto e li abbiamo mandati sui luoghi sacri degli
arabi. Loro sono poveri e disperati ma vedono quotidianamente
questo oltraggio, questo stupro del suolo, del loro territorio da
parte degli stranieri. E' molto facile per Osama Bin Laden andare
da gente che non ha nulla e arruolare dei terroristi, convincerli
ad accettare di essere kamikaze, di fare attentati suicidi.
Nelson Mandela avrebbe detto noi dobbiamo affrontare la povertà,
la mancanza di speranza, le malattie, dobbiamo tagliare le radici
della disperazione e del terrorismo. Ma non abbiamo Mandela,
invece abbiamo un gruppo di spavaldi cowboy che non hanno
superato il trauma dell'11 settembre. E poi dicono di essere
cristiani....Saddam Hussein era terribile, un dittatore, un
mostro ma ci doveva essere un modo per mandarlo via, attraverso
la diplomazia, attraverso gli strumenti economici, senza uccidere
decine di migliaia di persone, senza mettere a ferro e fuoco un
paese inerme, senza far nascere centinaia di terroristi. Invadere
l'Iraq è stato un gesto controproducente. Machismo è
la parola perfetta che riassume la loro politica.
Finalmente Jane Fonda s'accende, sbotta, s'infervora, si lancia
in una profonda critica dell'attuale amministrazione americana.
Come tutte le ricche signore americane ageè, ha un morbido
barboncino bianco e nero in braccio o più spesso affianco
sul divano, in una stanza di un grande hotel. Maglioncino a collo
alto rosa, capelli freschi di messa in piega, occhi azzurri
tendenti al blu e un curioso sorriso su un fisico da eterna
ragazzina inguainato in pantaloni scuri molto sportivi. E' ancora
una donna di grande fascino, di passaggio nella capitale per
promuovere la sua autobiografia, La mia vita finora (un tomo di
seicento pagine edito da Mondadori), un viaggio molto personale
partendo dal rapporto complicato col padre, dal suicidio della
madre (alla quale il libro è dedicato) quando Jane aveva
solo dodici anni, i problemi di anoressia e bulimia, la carriera
cinematografica attraverso lo specchio della vita in comune coi
tre mariti Roger Vadim, Tom Hayden e Ted Turner fino a tornare
libera e indipendente nell'inseguire il suo percorso
interiore.
Intervista di Flaviano De Luca IL MANIFESTO 21/10/2005 |
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