In macchina con
Enzo Jannacci - un'utilitaria rossa dalle molte battaglie - per
andare al Centro che frequenta dove fa e un po' insegna zen
mescolato a energia prestatica che è il punto di
partenza di tutte le arti marziali per parlare del suo
spettacolo Teatro, per sua stessa definizione una
fumisteria, un film un po' vero e un po' surreale. È
un'occasione un po' speciale perché per la prima volta
l'incredibile Enzo andrà in scena ( il 19 settembre) nella
Sala Grassi del Piccolo, quella storica di via Rovello. Dice: Lì
ho visto Tino Buazzelli nel "Galileo" di Brecht messo
in scena da Strehler e un sacco di altra roba . Lo dico
all'inizio dello spettacolo: non avrei mai pensato di recitare in
un luogo come questo dove lo si fa se ci si chiama Tino
Buazzelli, Tino Carraro, Gian Maria Volontè.
L'anno
scorso lei ha presentato uno spettacolo che aveva lo stesso
titolo: che differenze ci sono fra quello di ieri e quello di
oggi?
La
passione che percorre tutto questo spettacolo è un po' la
stessa dell'anno scorso: un mescolamento di situazioni, di
emozioni, di luoghi comuni, con un occhio a quello che succede in
città, nel paese, in televisione. Chiamo questi miei
intermezzi fumisterie ma in realtà sono l'appoggio a
canzoni che ho inventato negli anni Cinquanta, costruite su
situazioni, ambienti, personaggi che risalgono ai primi del
Novecento come per esempio in Per un basin e Mi sun
chi. Nella prima parte dunque ci sono parecchie canzoni in
milanese. Termino con Ma mi di Strehler- Carpi proprio
come l'anno scorso. Ho cambiato molto di più la seconda:
inizio con Il prete Liprando con la sciarpa rossa al collo
mentre mio figlio Paolo mi fa da contraltare indossando un abito
talare. Sarò al Piccolo per sei giorni, perché poi
devo promuovere il mio nuovo doppio Cd. Lo spettacolo lo
riprenderò più avanti.
Cosa
conterrà questo Cd?
Circa
quaranta brani fra i quali alcuni miei classici più
sei inediti parecchio belli. Mi è costato un anno e mezzo
di lavoro con mio figlio. Ma anche le vecchie canzoni, anche
quelle che stavano, per esempio, in Come gli aeroplani e
in Jannacci 2635 saranno rifatte completamente. Ho
rifatto per esempio Guarda la fotografia, La
costruzione che è dedicata ai problemi del lavoro. Non
mancheranno neppure quelli che gli americani chiamo i best
of, il meglio degli scarti. E poi faccio in una maniera del
tutto nuova Quelli che... Insomma 40 canzoni per soli 9
euro, produzione di Ala Bianca e distribuzione Warner.
Jannacci,
della sua "mitica" generazione siete rimasti in pochi
ci pensa?
Vuole
sapere se penso alla morte? Certo che ci penso: ho un rapporto
con la morte che mi rende molto curioso sull'aldilà. La
morte è un momento che fa nascere un soprassalto egoistico
nelle persone che devono lasciare il proprio ego e il presente,
mentre sono prese dalle emozioni, dall'ignoranza o dalla mancanza
d'ignoranza. Lo zen mi ha insegnato che il presente non esiste,
che bisogna considerare il passato e il futuro. E allora puoi
fare a meno dell'ego ed è finita anche la mancanza di
altruismo e di socialità. Insomma sono di passaggio: certo
tutto questo si può capire meglio quando si è più
avanti con gli anni. Così ci si abitua a dare peso alle
cose che ti sono riuscite. Con tutte le fatiche che ho fatto sono
riuscito nella medicina e nella musica, ho avuto il mio colpo di
fortuna con "No tu no", ho conosciuto Dario Fo
con cui ho lavorato e che mi ha dato la spinta. Quando gli
telefono gli dico: "Se non ci fossi stato tu oggi non sarei
qui a parlare con un Nobel.
Jannacci
story: una vita a metà fra due amori dunque, la medicina e
la musica
Beh
si, ho studiato facendo una fatica boia perché dovevo
lavorare per studiare e allora suonavo il piano e mi guadagnavo
da vivere grazie a persone come Giampero Boneschi, Pino Calvi,
Ceragioli... scherzavo con la musica, ero un mezzo creativo,
avevo una voce tutta particolare per la quale Dario creò
la definizione "dell'escluso"
Sa, pesavo 63
chili, avevo una faccia drammatica, una voce gracchiante con
l'urletto finale
Da
cui poi "Vengo anch'io, no tu no
" Ma e la
medicina?
Volevo
fare il cardiochirurgo, avevo un libretto mica male con la media
del 28 perché non ero uno da trenta: arrivavo un po'
stralunato da qualche parte d'Italia a fare gli esami senza quasi
dormire. Ho lavorato in ospedale, sono anche andato a New York
per fare la specializzazione, sognavo di fare il cardiochirurgo
ma non posso operare: ho fatto cinque operazioni alla schiena e
non riesco a stare in piedi più di un'ora e mezzo.
Nello
spettacolo dell'anno scorso c'era Berlusconi sullo sfondo. E oggi
ha fiducia nella politica?
Mi
piace Giordano, mi piace Prodi, D'Alema è un ministro
degli Esteri formidabile, mi piace anche Rutelli. Di Berlusconi
oggi non mi va di parlare, non mi va di farne un'icona, bisogna
lasciarlo nella sua disperazione: ha 70 anni, che cosa vuole che
possa fare fra cinque anni
.Anche Napolitano mi piace perché
sembra che abbia cinquant'anni, anche Fassino va bene, e poi mi
piace Di Pietro.
Jannacci:
ma l'amore conta?
Sì
conta moltissimo. L'amore per i bambini, i vecchi, quello che ti
consuma l'ego. L'amore per mia moglie con cui, con alterne
fortune come tutti, sto da quando eravamo ragazzi e con me non è
facile: sono spiazzante e le cose che lei sente per la prima
volta mia moglie le ha ascoltate per cinquant'anni
Chi
è Jannacci per Jannacci?
Un
medico fantasista.
Intervista di Maria Grazia
Gregori L'UNITA' 17/09/2006
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