Se
fossimo costretti a spendere una sola parola per descrivere la
lunga storia di Joan Baez, bellissima sessantacinquenne, quella
sarebbe coerenza. Coerenza politica su tutto, fin dai primi anni
Sessanta quando, da folksinger, abbracciò il movimento
pacifista e divenne il simbolo della disobbedienza civile, sempre
pronta a sostenere cause nobili finendo anche in galera. Ce ne
sono poche di persone al mondo che possono vantare una simile
limpidezza e una simile militanza quando lo stesso Dylan, suo
compagno di gioventù, decise ben presto di intraprendere
la sua poetica rivoluzione lontano dalle barricate. Se oggi Joan
(che esce con un nuovo disco dal vivo, Bowery songs, ed è
attesa il 1 aprile a Padova, 3 a Torino, 4 a Milano e 5 a
Trento), guarda le foto di lei ragazza ventiduenne alla Marcia di
Washington di Martin Luther King nel 1963, si rivede coraggiosa,
sincera e intelligente. Una giovane che ieri come oggi
conserva le sue convinzioni politiche. Il pacifismo su tutto, ma
anche lamore incondizionato per il folk e quel vizio di
dire sempre ciò che pensa con gentilissima ostinazione. È
difficile essere una cantante folk politica nellera
Bush? Lironia è che per me oggi è più
facile. È tutto più chiaro e il mio pubblico sa
meglio da che parte stare. Finalmente la gente sta cercando
qualcosa. Qualcosa di diverso. Una persona che dica ciò
che vogliono sentire. Il fenomeno Stati Uniti
appartiene al mondo, divide e scuote. Così ovunque io vada
in concerto, da americana, incontro gente che condivide il mio
pensiero, che vuole ascoltarmi, vuole discuterne. Cosa
cercano oggi gli americani? Solo qualcosa di diverso da
Bush? Dopo anni in cui la maggior parte della gente ha
praticamente smesso di pensare, già il fatto che ci sia
una discussione è qualcosa. Vedi
non è una
banalità dire che in questi anni la gente è
diventata più pigra e avara. Di gente interessata a far
soldi ce nè sempre stata, anche 30 o 40 anni fa, ma
oggi quella stessa gente è al potere in Usa. Gente
orgogliosa di dire che non legge, orgogliosa di dire che il suo
scopo è far denaro, orgogliosa dei suoi traffici di
petrolio. Questi oggi sono i modelli comportamentali per i
giovani. A meno che i loro genitori non intervengano a spiegargli
qualcosa. Sembra di vedere la nostra Italia
Certo.
Conosco le vostre traversie. Non cè vergogna. Ma,
per tornare alla domanda: alla fine la gente, nella mia personale
filosofia, cerca semplicemente amore. La gente cerca amore,
ma ultimamente cerca anche spiritualità
Certo,
è la stessa cosa. Intendo quella che può
trasformarsi in estremismo. Anche nei paesi occidentali:
riappropriarsi delle proprie radici accentuando la religiosità
a discapito della laicità dello stato
. È
molto pericoloso. È il fondamentalismo che reagisce al
fondamentalismo. Lo vedo ovunque, è un problema
internazionale. Non ne capisco le dinamiche, ci vorrebbe Furio
Colombo per rispondere a questa domanda, lui avrebbe la risposta
giusta. Da cantante hai mai subito il regime di paura
imposto dallamministrazione Bush? Quello ha
attanagliato tanta gente, ma anche la stampa, che fino a poco
tempo fa si è letteralmente auto-censurata. Ora va un po
meglio. Certo, si tratta sempre di uninformazione ridicola,
ma recentemente cè meno paura a pubblicare i fatti.
Ma cè ancora tanto da fare
E al posto
della paura cosa cè oggi? Ora al potere della
paura si è sostituito il potere del
disorientamento. La gente è confusa. Ma quando
pensiamo agli Stati Uniti e ci diciamo: oh mio dio, ma come
possono aver votato per quelluomo, dobbiamo sempre pensare
che è stato il cinquanta per cento a farlo, e che cè
un altro cinquanta per cento di paese che non la pensa così.
In Usa tra musicisti cè stata una grande
coesione politica negli ultimi anni. Qualcosa che a molti ha
ricordato da vicino gli anni Sessanta, non trovi? In
realtà non credo che siamo di fronte a una nuova
consapevolezza duratura. Ho sempre visto una reazione limitata a
un problema contingente. Reazione e unità che cessano
quando finisce il problema, così come è successo
alla fine della guerra del Vietnam. La gente mi chiede spesso:
ora le cose vanno come negli anni Sessanta? E la mia risposta è:
no, naturalmente. Sono passati 40 anni. Ora sto aspettando che
succeda qualcosaltro. Quando Joan Baez guarda al
passato e rivede quella ragazzina sfilare nel 1963 e cantare We
shall overcome, cosa pensa? Vedo incredibile
coraggio, grande ostinazione, sincerità e anche
intelligenza. Unintelligenza sufficiente per rendermi conto
che quelle stesse idee politiche che elaborai giovanissima, oggi
sono rimaste le stesse. La mia politicizzazione cominciò
nellambito familiare, poi sono arrivate convinzioni
religiose: il pacifismo assoluto, la convinzione che è
vietato uccidere gli altri per un affare di stato, che non si
possono fare guerre per preservare la propria terra. Tutto questo
è rimasto intatto dentro di me. Non ho mai, dico mai,
accettato lidea che si possa uccidere un altro essere umano
per creare un mondo migliore. Perché nel live tra i
brani di Dylan hai scelto proprio Its all over now
baby blue, Farewell Angelina
e Seven Curses? Cerano almeno 400
canzoni tra le quali avrei potuto scegliere nel repertorio di
Bob. Alla fine lunica decisione generale è stata
quella di prendere le canzoni più vecchie, come ad esempio
Silver dagger, canzoni essenziali, che mi stanno meglio
addosso oggi. So che la gente si sarebbe aspettata da me canzoni
più impegnate, ma il disco lo avevo già pianificato
e non sarebbe stato sincero cambiare in corsa i brani.
Reinterpretare Joe Hill ti emoziona
ricordando il palco di Woodstock? Non troppo, non spreco
tempo in nostalgie, ma so che chi mi ascolta è molto preso
da una canzone come questa, e lo capisco. Quando hai
iniziato, chi erano i tuoi modelli di folk singer? Allinizio
non ne sapevo niente di musica folk e ascoltavo Henry Belafonte,
che stava un po a metà tra la musica commerciale e
il folk, poi ho scoperto Odetta e Pete Seeger. Loro sono le mie
prime influenze, oltre poi a Woodie Guthrie, che reinterpreto
anche oggi con Deportee. In un paio di dischi
precedenti hai collaborato con giovani folksinger (Ryan Adams,
Joe Henry
). Come ti sembrano? Trovo in loro tanta
freschezza. E ne sono felice, ho bisogno che esistano, ce ne sono
tantissimi straordinari. Cè indignazione come ai
nostri tempi, cambia solo la maniera in cui loro la esprimono,
per fortuna! E in letteratura che gusti ha Joan Baez? Non
sono una lettrice. Vado a periodi. Ad esempio mia madre mi
racconta che quando avevo 14 anni ho letto di un fiato Storia
del declino e della caduta dellImpero romano e sono
uscita dalla stanza gridando ai miei genitori: tutto questo
presto accadrà anche qui negli Stati Uniti!
Intervista di Silvia Boschero
L'UNITA' 18/03/2006
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