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Il dubbio e' il padre di tutti i cambiamenti |
Siamo
arrivati a meta' del secondo mese di guerra e Zucconi, su
Repubblica, ci racconta che in Usa molti iniziano a porsi alcune
domande: "Stiamo vincendo? Stiamo combattendo questa guerra
giusta
nella maniera giusta? E' lecito discutere i metodi, senza
essere accusati di
mettere in causa l'obiettivo?"
"Il
fronte interno sta diventando un campo minato per il Presidente",
ammette il New York Times.
La mina non e' il pacifismo, ma il
realismo, come vogliono la storia e la
natura pragmatica
dell'America."
Piano piano si scopre che i generali hanno
mentito e non hanno un
progetto concreto per catturare Osama Bin
Laden. E si inizia a mormorare
che "la cattura del "profeta
del terrore" non e' neppure un obiettivo
essenziale, perche'
Osama potrebbe essere il simbolo, neppure il vero
cervello, di
un'organizzazione che ha troppi tentacoli per essere distrutta
con
una sola amputazione".
I bombardamenti continuano a un costo
medio di 30 miliardi di lire al
giorno e i giornalisti dei
maggiori quotidiani americani iniziano a
chiedersi quante volte
sara' bombardato ancora un aeroporto gia'
distrutto. E il
presidente della Commissione Esteri del Senato, senatore
Biden,
ha dichiarato che l'esercito Usa rischia di apparire agli occhi del
mondo come «un bullo high tech» che bombarda
inutilmente un cumulo
di macerie.
Senza contare che a fianco
delle salme di centinaia di vittime innocenti
fra poco ci saranno
le decine di migliaia di morti per fame e malattie tra
quei 7
milioni di disperati afgani che vagano su quei terreni aridi e che
presto saranno raggiunti dall'inverno. Insomma l'immagine di una
guerra
trionfale che facesse giustizia per le stragi dell'11
settembre si e' di molto
appannata. E si inizia a temere che in
Afganistan ci si impantani senza
riuscire a inferire un colpo
decisivo ne' ai Talebani ne' ai terroristi, che si
nascondono o
in rifugi sotterranei irraggiungibili o in mezzo alle
popolazioni
inermi, usandole come scudo umano.
La realta' si mostra piu' aspra
delle speranze.
E non solo in Usa le speranze vengono spezzate.
Sergio Romano, sul
Corriere della Sera, lamenta che Berlusconi
sia ormai additato a livello
europeo come un dittatorello. Dice
Romano: "Spiace constatarlo, ma si
direbbe che Berlusconi
stia diventando, per una parte della opinione
pubblica europea,
un piccolo Milosevic contro cui esercitare una continua
vigilanza
democratica."
E Romano ci racconta vari episodi
raccapriccianti: "Due settimane fa, alla
vigilia di un
viaggio di Berlusconi a Norimberga (poi cancellato), il
giornale
Nuernberger Nachrichten
pubblico' un appello, firmato da un
centinaio di intellettuali e
professionisti, in cui la visita del premier
italiano era
definita «un'offesa alla citta' della pace e dei diritti
umani».
Berlusconi vi era descritto come "antidemocratico",
corresponsabile dei
"brutali comportamenti" polizieschi
di Genova, autore di leggi che lo
proteggono dalle azioni
giudiziarie promosse contro la sua persona.
Questo appello e lo
zero in profitto che il ministro degli Esteri belga dette
a
Berlusconi in una intervista radiofonica sono soltanto le forme piu'
clamorose di una campagna che ha assunto nelle scorse settimane
dimensioni preoccupanti. Con poche eccezioni (ad esempio il Wall
Street
Journal ) il lettore trovera' giudizi analoghi, anche se
espressi con
maggiore finezza, in molti giornali stranieri, dal
New York Times a Le
Monde, da Business
Week all' Economist.
Persino la Bbc ha dedicato a
Berlusconi un servizio pungente.
Persino una grande agenzia di stampa,
la Reuters, abitualmente
distaccata e neutrale, ha terminato un suo
dispaccio, qualche
giorno fa, con una frecciata ironica contro di lui."
Sergio
Romano arriva ad ammettere che questa situazione ci danneggia
come
italiani:"incide sulla nostra credibilita'".
Cioe' siamo
in presenza di un fatto grave. Tanto che Romano ha uno
scatto
d'orgoglio e arriva, pensate, a muovere una critica contro
Berlusconi. Egli dice addirittura:"All'origine delle
critiche vi e'
naturalmente il conflitto d'interessi. Accade cio'
che molti avevano
previsto e su cui avevamo cercato, inutilmente,
di attirare l'attenzione del
presidente del Consiglio: quando il
governo modifica la natura dei reati
economici o il regime delle
rogatorie, i giornali stranieri drizzano le
orecchie e scendono
sul sentiero di guerra."
Insomma, Berlusconi, dopo aver
stravinto, si trova in difficolta'. Il
pacchetto di leggi "salva
furbi" che il governo sta varando a passo di
carica sembra
una vera follia perche' nel bel mezzo di una crisi di
proporzioni
mondiali diventano strumenti utili ai terroristi, ai mafiosi e a
chiunque voglia infrangere la legge.
E persino Sergio Romano
se ne accorge. E quando se ne accorge lui vuol
dire che la
situazione e' veramente grave.
Finendo il suo pezzo Romano pone
anche una domanda interessante,
chiede all'Ulivo che spieghi
"perche', nei cinque anni in cui e' stato al
governo, il
centrosinistra non ha votato una legge sul conflitto d'interessi
e
non ha ratificato la convenzione italo-svizzera sulle
rogatorie".
Ecco questo vorremmo sapere anche noi.
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