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DARIO
FO e FRANCA RAME |
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DARIO
FO RECITA UBU ROI |
Qualche
giorno fa, a Parigi c'e' stato un grosso dibattito a proposito di
quanto ha dichiarato il nostro Presidente del Consiglio. Gli
intellettuali italiani ed anche alcuni francesi avevano rilasciato
dichiarazioni piuttosto dure sull'atteggiamento del nostro Governo.
Il Premier per commentare queste loro esternazioni ha detto con
disprezzo che sono tutti clown.
Ora, la cosa veramente
straordinaria e' il semplicismo con cui il nostro rappresentante del
Governo usa questo termine. Io che modestamente credo di essere un
vero clown, non mi sento per niente offeso, anche perche' da quasi
cinquant'anni a questa parte mi sono letto qualcosa su queste figure
e sulle loro origini e ho scoperto che questi personaggi, queste
maschere, hanno ricoperto un ruolo davvero importante nella storia
del teatro e della cultura, non solo europea, ma di tutto il mondo.
Tanto per cominciare, ricordiamo che in India ancora oggi viene
rispettata l'antica tradizione per cui quando si e' deciso che in un
certo luogo si debba innalzare o costruire un edificio sacro o
importante per la comunita', ecco che si fanno arrivare dei clown
seguiti da una marea di ragazzini che si sistemano nello spazio dove
si poseranno le fondamenta. I clown si esibiscono in lazzi, acrobazie
e giochi comici. I bambini cominciano a ridere...il riso cresce
sempre piu'. Quando si arriva allo "sganascio", quello e'
il segnale che il luogo si e' liberato da ogni possibile clima
malefico: lo spazio e' purificato.
I clown sono quindi coloro che
riportano l'equilibrio, la logica attiva e non passiva delle cose e
degli avvenimenti.
Ma proviamo a considerare la figura dei clown,
o meglio dei giullari, nei riti religiosi della nostra cultura. Nelle
rappresentazioni sacre del Medioevo ci capita spesso di incontrare un
giullare che nelle vesti di "Matto" gioca a carte sotto la
croce con i crociatori. All'inizio il Matto perde, ma poi, grazie
all'aiuto di Cristo, comincia a vincere e, partita dopo partita,
spoglia letteralmente i compari. Il Matto a 'sto punto contratta la
restituzione di tutti i denari guadagnati in cambio della vita di
Gesu'. Cioe' a dire, pretende di tirarlo giu' dalla croce ancora
vivo. I crociatori accettano. Il Matto afferra una scala, l'appoggia
alla croce, monta fino al Cristo e cerca di convincerlo a scendere di
li' e rinunciare al "sacrificio" per la salvezza
dell'umanita'. Il Cristo non ne vuol sapere: "Per favore, lascia
stare i chiodi... lasciami dove sono, grazie!" "Ma sei
fuori... dicono che io sia un pazzo... sei tu qui, il pazzo. Ora
dimmi le ragioni chiare del perche' e chi vuoi salvare! Guardatela
bene questa umanita'... gente che si scanna, che truffa e inganna;
ognuno che pensa ai propri interessi, che arraffa denari e potere...
e tu davvero vuoi ancora sacrificarti per loro!"
Esplode un
serrato diverbio. Alla fine Cristo si tace. Il Matto inizia un
soliloquio rivolto al pubblico e si intuisce che e' il Figlio di Dio
a dettargli i propri pensieri perche' giungano chiari e definitivi al
popolo dei fedeli.
Questo vi fa capire quanta importanza abbia la
figura del giullare, del clown, nell'antico rito popolare cristiano.
Non parliamo poi della sua importanza durante i riti della Pasqua: il
cosiddetto "risus pascalis" era tenuto proprio dai clown,
dai giullari i quali entravano in chiesa e cominciavano a danzare, a
ballare festosamente. Il loro compito era quello di portare
festosita' ai fedeli, coinvolgerli nella risata, condurli verso
un'allegria collettiva, all'abbracciarsi e volersi bene: la
liberazione attraverso il rito del riso. Il tutto per esaltare
insieme la felicita' per la Resurrezione di Cristo.
Tutto questo
accadeva ancora quattro o cinque secoli fa.
Anche nel teatro
shakesperiano troviamo i clown come personaggi di contrappunto
scenico. Nell'Amleto i becchini sono infatti due clown che discutono
della morte e della sua imponderabilita', della paura e del
condizionamento che la morte porta con se', arrivando ad "investire"
gli uomini all'improvviso, piu' veloce della follia. Shakesperare
offre ai suoi clown la possibilita' di dettare l'umore, il gioco di
paradosso che emerge dalla tragedia.
Anche in Molie're ritroviamo
la chiave del pazzo, del pagliaccio e cosi' nelle commedie dei nostri
autori del Cinquecento. Ruzzante e' gia' di per se' un clown...
pensiamo ai suoi discorsi sulla guerra... e se vogliamo fare un salto
mortale sempre parlando di guerra, torniamo sino agli autori delle
commedie greche letteralmente invase di clown. Pensiamo alla "Pace"
di Aristofane: il clown protagonista conduce gli spettatori alla
ricerca della dea della Pace volando su un possente
scarabeo-stercorario. Danzando nell'aria, issato su una specie di
immaginaria gru, si getta quasi a capofitto sulla platea
terrorizzando gli spettatori e provocandoli con insulti e minacce:
"Bastardi, cacasotto, che vi fate quattrini e provviste sul
sangue e le interiora scaraventate qua e la' a ingrassare i vostri
campi!" Insomma, sviluppa una situazione paradossale di accusa:
una collana di lazzi provocatori alla volta di personaggi di potere,
contornati da ruffiani, poeti d'accatto, intellettuali leccapiedi,
cioe' tutta la massa di "paraculi" che portano avanti la
logica della vita con ipocrisia da spacciatori di truffalderie.
Tutto
questo ci dice che il nostro Presidente e' un profondo ignorante, con
tutto che, fatto incredibile, si ritrovi ad essere il piu' importante
editore italiano. Nella sua produzione di testi puo' vantare collane
ricchissime di opere che trattano del teatro satirico e in
particolare proprio dei clown.
A proposito di paradossi, voglio
segnalavi il di Franca e mio: i nostri testi da oltre quarant'anni
sono editi da Einaudi. Quando abbiamo scoperto che Berlusconi si era
comprato la maggioranza delle azioni della nostra Casa Editrice,
potete ben immaginare come siamo rimasti.
Berlusconi nostro
padrone?! Abbiamo pianto.
L'unica era andarsene, lasciando
purtroppo tutti i testi, piu' di cinquanta commedie, nelle sue mani.
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