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14/10/01 |
Dobbiamo
confessarvi che ci e' venuto un dubbio, quando siamo stati
attaccati
cosi' brutalmente per le nostre posizioni pacifiste. Il dubbio di
esserci sbagliati a condannare a priori l'azione militare
Usa.
Abbiamo anche sperato di esserci sbagliati: "Magari
sara' veramente
un'azione di polizia, precisa e mirata che non
fara' morti tra i civili.
Magari l'orrore dell'11 settembre ha
instillato umanita' e prudenza nelle
teste dei
militari..."
Invece, disgraziatamente, avevamo ragione.
Sono
iniziati i bombardamenti a tappeto sull'Afghanistan, muoiono
donne,
bambini, interi villaggi vengono sterminati, per carita', un errore
umano, 4 volontari delle organizzazioni umanitarie vengono
centrati in
pieno dalla solita bomba intelligente: spariti. La
guerra sta provocando
migliaia di morti anche tra i civili in
fuga, senza cibo, senza medicine e
senza la possibilita' di
ricevere soccorsi.
E tragicamente si rischia che il numero dei
morti tra i civili afgani,
continuando con questo ritmo le
incursioni intelligenti a colpi di centinaia
di missili per
volta, raggiunga lo stesso numero di trucidati americani
nell'orrendo attacco alle torri di New York e al Pentagono. Ed
ecco
realizzato il paventato occhio per occhio.
E nessuno tra
i sostenitori di Bush sembra leggere l'assurdita' di questa
situazione. Nessuno di loro riesce a sentire per questi morti
senza
cellulare la stessa pieta', la stessa indignazione. E meno
male che si ripete
a tormentone che questa e' una guerra
umanitaria.
E' interessante notare come avviene questa
cancellazione del senso di
umanita', questa mostruosa capacita'
di distinguere un morto da un altro e
di collocarli all'interno
di due categorie mentali completamente diverse.
La morale che
rende possibile questo doppio salto mortale logico e'
quella del
fine che giustifica i mezzi.
Se il fine e' giusto (punire i
terroristi) qualunque costo collaterale
(uccidere civili
innocenti) e' accettabile.
Al contrario noi pensiamo che per
raggiungere un fine giusto si possano
compiere solo azioni che
rispecchiano la giustizia del fine.
Siamo convinti di questo, non
solo per imprescindibili ragioni morali, ma
anche perche' abbiamo
dato un'occhiata alla storia e abbiamo notato che
ogni volta che
si e' cominciato a giustificare i mezzi con il fine sono
successi
disastri.
"Il fine giustifica i mezzi" portava i
comunisti di mezzo mondo a non
vedere che in Unione Sovietica
c'era la dittatura e che l'invasione della
Cecoslovacchia era un
crimine vergognoso. Ha portato a non accettare
l'accusa rivolta a
Stalin, di aver massacrato almeno un milione di
oppositori,
dentro il suo stesso partito.
La stessa filosofia ha portato gli
Usa a sostenere dittatori e assassini come
Pinochet, i colonnelli
greci e argentini, Saddam e Bin Laden quando
servivano a
proteggere gli interessi economici e militari statunitensi.
Ora
questa idea perversa fa si' che nella coalizione anti-talebani siano
bene accetti dittatori, torturatori, criminali, signori della
guerra. Ora si
sostengono i loro governi antidemocratici e
oppressivi. Si chiude un
occhio quando uccidono oppositori che
hanno il solo torto di chiedere nel
loro paese gli stessi diritti
concessi negli Stati Uniti d'America... Non ci
si rende conto che
la filosofia del fine che giustifica tutto e' parte centrale
del
problema terrorismo. Sostenendo oggi i regimi totalitari, perche' ci
servono contro i Talebani, si stanno allevando i terroristi di
domani.
E questo allarme lo manifestano decine di intellettuali
sui piu' importanti
giornali americani a partire dal New York
Times.
Le stesse preoccupazioni le abbiamo lette perfino sul
Corriere della Sera,
in un articolo di due intere pagine a firma
dello scrittore Tiziano Terzani.
Ma se non bastasse questa
considerazione, a lungo termine ce n'e'
un'altra che dovrebbe
indurre a fermare immediatamente i
bombardamenti.
Il piano di
Bush ci sembra completamente delirante. Dice di voler colpire
i
sostenitori dei terroristi ovunque essi siano al governo. L'idea e'
quella
di tempestare scientificamente l'Afghanistan e cosi'
indurre Iraq e Siria a
sotterrare gli oppositori senno'
peggio per loro. Se il progetto non
funziona si passa all'Iraq. E
se poi la Siria ancora continua con la sua
ambiguita' si sistema
anche lei.
Si tratta evidentemente di una logica militare da
battaglia navale che
manca di qualsiasi senso della realta'. Non
si calcolano assolutamente le
reazioni che questa guerra puo'
innescare. Non si vede come Arabia
Saudita, Pakistan, Filippine,
Indonesia, Kashmir, Algeria, Libia, Sudan,
Somalia, ex Jugoslavia
siano paesi caratterizzati da una grande
instabilita'. Non si
capisce che si sta giocando col fuoco sopra una
polveriera e che
nessuno puo' sapere che cosa succedera' se si comincia
ad
allargare a dismisura il conflitto. Si sta scommettendo su eventi che
possono innescare reazioni a catena spaventose.
E ancora di
piu' stupisce constatare che non e' stata realizzata nessuna
delle
azioni che molti ritenevano essenziali per distruggere la reale
capacita' operativa dei terroristi: agire immediatamente sul
segreto
bancario e i paradisi fiscali, dove si annida la gran
parte del potere dei
terroristi. Annullare il debito col terzo
mondo e convertirlo in
investimenti strutturali a favore dei
miserabili del pianeta e stabilire
regole di protezione per le
economie deboli e aprire i cordoni della Banca
Mondiale a favore
del microcredito...
No, si sarebbe trattato di misure troppo
onerose per questo benedetto
capitalismo speculativo. E,
soprattutto, come ha detto un noto economista
americano: non
possiamo entrare nei caveau segreti di migliaia di banche,
a
questo punto dovremmo bombardare anche la Svizzera.
E' meno
rischioso bombardare l'Afghanistan.
E non ci si e' neanche
preoccupati di distruggere le infinite coltivazioni di
oppio
afgane e pakistane che insieme pare producano addirittura l'80%
dell'eroina mondiale, con relativo gioco di riciclaggio dei
narcodollari
che coinvolge gran parte del sistema finanziario dei
paesi "liberi".
Quel che succede invece e' che,
mentre si bombardano le citta', il grosso
dei talebani se ne sta
ammassato a nord, lungo la linea del fronte contro i
ribelli
afgani filo-occidentali. Ma queste truppe non sono state ancora
attaccate ne' dal cielo ne' da terra dalle forze anglo-americane.
Perche'?
Forse stanno contrattando con i ribelli del nord
garanzie sul futuro regime
di Kabul, i giornali dicono che
bombarderanno i talebani schierati al
fronte solo dopo un
accordo... Ci sono molti dubbi sull'affidabilita' di
questi
alleati guerriglieri... Tanto che a loro si preferirebbe il vecchio
re
deposto e cacciato, che non ha certo la fama di un
democratico, ma e'
disposto fino in fondo a creare un governo
completamente gestibile dagli
Stati Uniti. Cosi' ci sara'
finalmente la possibilita' di impiantare il piu'
grande oleodotto
del mondo che, partendo dagli stati dell'ex Unione
Sovietica,
attraversera' l'intero Afghanistan fino a raggiungere
l'India e
da li' tutti i paesi del Sud Est Asiatico, senza dover
passare per l'Iran.
Tiziano Terzani a questo proposito dice:
"Nessuno in questi giorni ha
ricordato che, ancora nel 1997
due delegazioni di "orribili" talebani sono
state
ricevute a Washington (anche al Dipartimento di Stato) per trattare
di questa faccenda e che una grande azienda petrolifera
americana, la
Unocal, con la consulenza niente di meno che di
Henry Kissinger, si e'
impegnata col Turkestan a costruire questo
oleodotto attraverso
l'Afghanistan. E' dunque possibile che
dietro i discorsi sulla necessita' di
proteggere la liberta' e la
democrazia, l'imminente attacco contro
l'Afghanistan nasconda
anche altre considerazioni meno altisonanti, ma
non meno
determinanti." (Corriere della Sera, 8 ottobre 2001)
Nella
trasmissione di Santoro abbiamo ascoltato una madre americana
che
ha perso il figlio nel crollo delle due torri. Questa donna diceva
con
grande fermezza: se credete di lenire il mio dolore
producendo vittime
innocenti sappiate che non cancellerete la mia
disperazione ma anzi la
raddoppierete.
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