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Ligabue: Ci vogliono consumatori? E noi non spendiamo |
E' romantico il buon vecchio Liga: uno che non ci sta, che manda strali contro la legge sulla droga di Fini e che in Italia in cui i cittadini sono sono trattati come consumatori, lancia l'idea del consumo oculato come mossa politicamente eversiva. Un inquieto, uno che se non avesse fatto il musicista si sarebbe ammalato e che continua imperterrito a girare in tour (99 date in un anno), e a produrre fischi in barba ai problemi del mercato: oggi un doppio acustico dal vivo, Giro d'Italia, perché senza la musica non sa stare, è la sua terapia. Si descrive come un privilegiato di merda, uno a cui finora la vita ha riservato la possibilità di far quello che vuole: dischi, film e libri, compreso uno che uscirà la prossima primavera. Eccolo Ligabue, uno che si sveglia al mattino in un'Italia politica che non gli piace e non gli appartiene ma che ha ancora fiducia nella gente, quella che ha incontrato durante il viaggio dal vivo. Luciano, il paese reale dunque è migliore dei suoi rappresentanti? Si sa quali sono le mie simpatie politiche. Per me non è facile vedere all'opera questo governo e continuo a sperare in una classe politica veramente rappresentativa diversa. Ma questo non cambia il mio giudizio sul paese in cui vivo. Il quadro è incoraggiante. Incontro belle facce, scopro un paese che ha molte risorse anche se molti difetti, e che magari persevera nei sui difetti. Come quello di non tenere alta la guardia, di non pretendere un buon livello culturale. Gente che poi però si risolleva in altri modi, e che dopo una tragedia di guerra assurda, riscopre il senso di appartenenza. Credi nella possibilità di riscatto dell'individuo? Certo, nella responsabilità individuale. Ad esempio sono sostenitore di in una scelta di consumo. Visto che siamo considerati dei consumatori e che subiamo ogni giorno milioni di messaggi di introduzione all'acquisto allora perché non stare attentissimi a cosa si compra? Per me questa è una vera scelta eversiva, perché a chi tiene le fila è ciò che dà più fastidio. Hai vinto il Premio Tenco per il tuo tour teatrale. Premio che quest'anno era dedicato al lavoro. Il tuo, di lavoro, continua a nobilitarti? Certo, mi è necessario. Soffro d'inquietitudine cronica e mi sarei ammalato se non avessi fatto questo mestiere. E' terapeutico, sarà perché la canzone per me è un fatto popolare, un mezzo per comunicare con semplicità alla gente. Chi non ha la musica come può curare la sua inquietitudine? Deve lavorare sull'espressione, sulla comunicazione. Solo così è possibile incanalare la tensione: che sia pittura, scrittura, va bene tutto. Il corrispettivo di quello che fa il sesso per il corpo, queste arti lo fanno per l'anima. E magari evitare di guardare la tv. Dove tu proprio non vuoi andare... In passato ho detto di no a proposte lusinghiere. Ma è facile capire il perché: la tv è schiava dell'Auditel e dunque ti rende schiavo anche se la fai da protagonista, anche se ti garantiscono carta bianca. Preferisco la tv a pagamento, quello dei canali tematici. Con quella almeno i patti sono chiari: accetti di pagare il tempo libero che ci passi davanti. E poi l'idea di tv come servizio pubblico è andata a ramengo. Hai rifiutato un sacco di soldi per andare come superospite al Sanremo di Renis. Andresti al contro-festival di Nando Dalla Chiesa? Perché no? Certo che dovrei prima informarmi di cosa si tratta. Rispetto a Sanremo ho il privilegio di non esserci mai andato e dunque a questo punto non ci andrò mai. Sai tra i firmatari dell'appello promosso da Vasco Rossi contro la legge Fini sulla droga. Perché? Avrei voluto che la legge non passasse. Non oso pensare cosa possa succedere ad un ragazzino sorpreso con una canna. E' ipocrita pensare che i danni della marijuana siano uguali a quelli della cocaina o dell'eroina o addirittura peggiori di quelli del alcol. E' necessario chiedere allo Stato un'informazione vera ed inequivocabile che poi lascia alle persone la responsabilità della scelta. Hai fatto una bella scelta: inserire nel disco tanti brani non famosi:.. E' chiaro il fatto che vivo in maniera romantica l'approccio alla musica altrimenti non avrei fatto un doppio pieno di canzoni sfigate, quelle che le radio non passano, e magari sono quelle che amo di più. Non sono certo contento di come vada il mercato, della dittatura del singolo e del fatto che stiamo tornando al 45 giri come negli anni 50. E' una sconfitta. Intervista di Silvia Boschero L'UNITA' 20/11/2003 |
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