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Intervista ad un fondatore della rete Lilliput
Francuccio Gesualdi, 52 anni, infermiere di Pisa, è stato allievo di Don Milani. Promotore del coordinamento tra le campagne di pressione in difesa dei diritti dei deboli, è stato insieme a padre Alex Zanotelli tra le anime ispiratrici di Lilliput. Testimone di un'idea assolutamente non violenta, non esita a paragonare i metodi del G8 a quelli dei nazisti. Gesualdi, mancano 50 giorni al G8 e ancora non si sa nulla sull'agibilità politica a Genova. Se chiudono la città, come mai è stato fatto in decenni di contestazione, dovremo parlare di coprifuoco. Ma noi amplieremo la nostra denuncia in tutta Italia, in cento città e in periferia. D'altra parte Lilliput è proprio espressione di associazioni attive sul territorio, di persone che lavorano nelle città. Cosa pensano queste persone del G8? Che è una struttura di potere incentrata solo sulla gestione di un'economia di prepotenza che non tiene conto delle esigenze della maggioranza della popolazione: tre miliardi di persone al mondo vivono con meno di due dollari al giorno. Il G8, come il WTO, l'FMI e la Banca Mondiale tollerano e pianificano questa povertà. Ma è stato detto che questo G8 guarderà ai paesi poveri. Affidare loro la tutela dei poveri è come affidare il ministero delle pari opportunità ai gerarchi nazisti. Le multinazionali calpestano i diritti umani, sociali e ambientali. E ricordiamo che non sono paesi poveri debitori dell'Occidente. Ma l'Occidente rapinatore dei paesi poveri. Allora tutti in piazza? Chiediamo un mondo diverso. In cui si possa sperare in una vita dignitosa per tutti. Una speranza che oggi non esiste. Ma la piazza non basta: noi proponiamo un metodo particolare, fondato sulle azioni dirette non violente e preparate attraverso la costituzione di gruppi di persone a seconda delle differenti affinità. La nostra sarà una partecipazione allargata che porta in piazza contenuti precisi e costruiti su un percorso culturale e sociale condiviso. Però nulla è stato ancora autorizzato ufficialmente. Tutti saremo a Genova. Comunque. Almeno tenteremo. Ci mobiliteremo verso la Liguria fin dalla settimana precedente al G8. Con le nostre idee, le nostre feste e i nostri valori. E se si parlerà ancora di città chiusa ci faremo sentire. Intervista di Giovanni Mari IL SECOLO XIX 04/06/2001 |
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