Living in Libano |
Appena tornati dall'odissea di tre settimane nel Libano 4 spettacoli, 12 attori (6 americano, 3 italiani, 2 tedeschi e una bulgara), 4 berlinesi dell'équipe del film documentario, 4 giornalisti stranieri e 40 partecipanti al workshop. Un'esperienza trasformatrice sotto il sole levantino. Abbiamo presentato Resistenza a Beirut ed a Tripoli, la nostra rievocazione della lotta partigiana contro l'occupazione tedesca di Rocchetta Ligure (AL) dal 1943 al 1945, ed ha avuto molto impatto con un pubblico che vive sotto il dominio dell'esercito siriano e che si ricorda sempre della lunga occupazione dei territori palestinesi (sono più del 20% della popolazione libanese i profughi palestinesi) per loro è uno spettacolo attualissimo. Abbiamo presentato anche Mysteries and smaller pieces a Beirut ed a Tripoli questo ha stimolato due ragazzi, Said e Muhammed, due addetti alle pulizie della Casa della Cultura di Tripoli dove lavoravamo, a scriverci: questo lavoro è il lavoro migliore che abbiamo mai visto a teatro, perché spiega le circostanze delle guerre, della psicologia, dell'economia e della salute, capiamo che è destinato a porre fine alle guerre, che sono la causa di tanto dolore per tanta gente, e questo lavoro ci permette di odiare la guerra e anche i film violenti. Poi abbiamo tenuto un seminario che è durato due settimane con 40 studenti dell'università libanese di Beirut : abbiamo stabilito dei rapporti profondi con queste care persone, cresciute in mezzo all'olocausto della guerra civile, e particolarmente scosse dai due mesi di bombardamenti israeliani del 1982 che ha distrutto tutta la città di Beirut ovest; dopo diversi giorni di lavoro si sono ritirati una dozzina di studenti, spiegando che la scoperta del fatto che il nostro lavoro è così profondamente pacifista e che recitare insieme a noi sarebbe stato per loro in contraddizione con il loro appoggio alla lotta armata palestinese. Però sono tornati a vedere gli spettacoli, dicendoci siamo convinti che un giorno staremo dalla stessa parte.... Il gruppo che è rimasto era rattristato da questo scisma come lo eravamo noi, però si è rafforzato alla fine il loro impegno per trovare strategie non violente in effetti, molti ci hanno raccontato che la prima intifada era maggiormente una campagna di resistenza nonviolenta che si è dimostrata molto efficace, e così alla fine abbiamo recitato insieme due spettacoli: 1) Non in mio nome: a differenza di Resistenza e Mysteries, questo spettacolo è stato presentato non nei teatri per un pubblico intellettuale, ma nelle piazze dei quartieri popolari per un pubblico di lavoratori e disoccupati; gli studenti avevano paura che il messaggio avrebbe provocato delle reazioni violente da parte del pubblico, ma lo spettacolo ha funzionato ed ha facilitato l'apertura di un dialogo serio sull'argomento. Said e Muhammed hanno scritto in proposito: prima di vedere questo lavoro, eravamo a favore della pena di morte (le legge libanese prevede la pena di morte per impiccagione pubblica), ma dopo aver visto e aver discusso con voi, abbiamo cambiato idea; avete ragione perché quando mettiamo a morte gli assassini, diventiamo anche noi assassini. Su questo progetto abbiamo collaborato con un meraviglioso gruppo che si chiama Movimento per i diritti del popolo (Hokum madaria), secondo loro l'unico movimento non violento nel mondo arabo al di fuori della Palestina. 2) Con gli studenti abbiamo creato un nuovo spettacolo per l'ex-prigione di Khiam, dove la destra falangista libanese torturava i detenuti palestinesi per tanti anni durante l'occupazione israeliana, finita solo un anno fa; adesso la prigione serve come museo della tortura. Abbiamo dovuto trattare a lungo con le autorità degli hezbollah, che ora gestiscono queste terre: volevano un testo scritto da censurare ed esigevano che gli attori maschili e femminili non si toccassero; abbiamo resistito, ed alla fine l'abbiamo rappresentato a modo nostro e gli sheikh sono rimasti abbastanza convinti, chiedendoci una seconda re0plica, invitando tutta le gente della zona. Abbiamo anche poi collaborato con un gruppo di musicisti locali, creando una messa in scena della poesia di Oscar Wilde circa la sua esperienza in carcere, The ballad of reading gaol, e come addio poetico, per il film documentario, abbiamo fatto l'ultima scena del nostro allestimento dell'Antigone tra i templi romani giganteschi di Baalbek. Il 4 giugno abbiamo festeggiato i 75 anni di Judith Malina a Tripoli ed è stata costretta a tagliare la torta con un'enorme scimitarra. Sono tanti i libanesi che ci hanno detto che si sentono cambiati dal nostro passaggio, anche noi ci sentiamo cambiati, anche se è ancora difficile capire esattamente come... Hanon Reznikov, 17/06/2001 |