STORNELLO Mia
Genova difesa e proprietaria. Ardesia mia. Arenaria.
Le
case così salde nei colori a fresco in piena aria, è
dalle tue case che invano impara, sospese nella brezza salina,
una fermezza la mia vita precaria.
Genova
mia di sasso. Iride. Aria.
Giorgio Caproni
Genova
Poi che la nube si fermò nei cieli
Lontano
sulla tacita infinita
Marina
chiusa nei lontani veli,
E
ritornava l'anima partita
Che
tutto a lei d'intorno era già arcanamente
illustrato
del giardino il verde
Sogno
nell'apparenza sovrumana
De
le corrusche sue statue superbe:
E
udìi canto udìi voce di poeti
Ne
le fonti e le sfingi sui frontoni
Benigne
un primo oblìo parvero ai proni
Umani
ancor largire: dai segreti
Dedali
uscìi: sorgeva un torreggiare
Bianco
nell'aria: innumeri dal mare
Parvero
i bianchi sogni dei mattini
Lontano
dileguando incatenare
Come
un ignoto turbine di suono.
Tra
le vele di spuma udivo il suono.
Pieno
era il sole di Maggio
...
Sotto
la torre orientale, ne le terrazze verdi ne la lavagna cinerea
Dilaga
la piazza al mare che addensa le navi inesausto
Ride
l'arcato palazzo rosso dal portico grande:
Come
le cateratte del Niagara
Canta,
ride, svaria ferrea la sinfonia feconda urgente al mare:
Genova
canta il tuo canto!
...
Entro
una grotta di porcellana
Sorbendo
caffè
Guardavo
dall'invetriata la folla salire veloce
Tra
le venditrici uguali a statue, porgenti
Frutti
di mare con rauche grida cadenti
Su
la bilancia immota:
Così
ti ricordo ancora e ti rivedo imperiale
Su
per l'erta tumultuante
Verso
la porta disserrata
Contro
l'azzurro serale,
Fantastica
di trofei
Mitici
tra torri nude al sereno,
A
te aggrappata d'intorno
La
febbre de la vita
pristina:
e per i vichi lubrici di fanali il canto
Instornellato
de le prostitute
E
dal fondo il vento del mar senza posa,
...
Per
i vichi marini nell'ambigua
Sera
cacciava il vento tra i fanali
Preludii
dal groviglio delle navi:
I
palazzi marini avevan bianchi
Arabeschi
nell'ombra illanguidita
Ed
andavamo io e la sera ambigua:
Ed
io gli occhi alzavo su ai mille
E
mille e mille occhi benevoli
Delle
chimere nei cieli...
Quando,
Melodiosamente
D'alto
sale, il vento come bianca finse una visione di grazia
Come
dalla vicenda infaticabile
De
le nuvole e de le stelle dentro del cielo serale
Dentro
il vico marino in alto sale,...
dentro
il vico ché rosse in alto sale
Marino
l'ali rosse dei fanali
Rabescavano
l'ombra illanguidita,...
Che
nel vico marino, in alto sale
Che
bianca e lieve e querula salì!
"Come
nell'ali rosse dei fanali
Bianca
e rossa nell'ombra del fanale
Che
bianca e lieve e tremula salì..." -
Ora
di già nel rosso del fanale
Era
già l'ombra faticosamente
Bianca...
Bianca
quando nel rosso del fanale
Bianca
lontana faticosamente
L'eco
attonita rise un irreale
Riso:
e che l'eco faticosamente
E
bianca e lieve e attonita salì...
Di
già tutto d'intorno
Lucea
la sera ambigua:
Battevano
i fanali
Il
palpito nell'ombra.
Rumori
lontani franavano
Dentro
silenzii solenni
Chiedendo:
se dal mare
Il
riso non saliva...
Chiedendo
se l'udiva
Infaticabilmente
La
sera: a la vicenda
Di
nuvole là in alto
Dentro
dal cielo stellare.
...
Al
porto il battello si posa
Nel
crepuscolo che brilla
Negli
alberi quieti di frutti di luce,
Nel
paesaggio mitico
Di
navi nel seno dell'infinito
Ne
la sera
Calida
di felicità, lucente
In
un grande in un grande velario
Di
diamanti disteso sul crepuscolo,
In
mille e mille diamanti in un grande velario vivente
Il
battello si scarica
Ininterrottamente
cigolante,
Instancabilmente
introna
E
la bandiera è calata e il mare e il cielo è d'oro e
sul molo
Corrono
i fanciulli e gridano
Con
gridi di felicità.
Già
a frotte s'avventurano
I
viaggiatori alla città tonante
Che
stende le sue piazze e le sue vie:
La
grande luce mediterranea
S'è
fusa in pietra di cenere:
Pei
vichi antichi e profondi
fragore
di vita, gioia intensa e fugace:
Velario
d'oro di felicità
È
il cielo ove il sole ricchissimo
Lasciò
le sue spoglie preziose
E
la Città comprende
e
s'accende
E
la fiamma titilla ed assorbe
I
resti magnificenti del sole,
E
intesse un sudario d'oblìo
Divino
per gli uomini stanchi.
Perdute
nel crepuscolo tonante
Ombre
di viaggiatori
Vanno
per la Superba
Terribili
e grotteschi come i ciechi.
...
Vasto,
dentro un odor tenue vanito
Di
catrame, vegliato da le lune
Elettriche,
sul mare appena vivo
Il
vasto porto si addorme;
S'alza
la nube delle ciminiere
Mentre
il porto in un dolce scricchiolìo
Dei
cordami s'addorme: e che la forza
Dorme,
dorme che culla la tristezza
Inconscia
de le cose che saranno
E
il vasto porto oscilla dentro un ritmo
Affaticato
e si sente
la
nube che si forma dal vomito silente.
...
O
Siciliana proterva opulente matrona
A
le finestre ventose del vico marinaro
Nel
seno della città percossa di suoni di navi e di carri
Classica
mediterranea femina dei porti:
Pei
grigi rosei della città di ardesia
Sonavano
i clamori vespertini
E
poi più quieti i rumori dentro la notte serena:
Vedevo
alle finestre lucenti come le stelle
Passare
le ombre de le famiglie marine: e canti
Udivo
lenti ed ambigui ne le vene de la città mediterranea:
Ch'era
la notte fonda.
Mentre
tu siciliana, dai cavi
Vetri
in un torto giuoco
L'ombra
cava e la luce vacillante
O
siciliana, ai capezzoli
L'ombra
rinchiusa tu eri
La
Piovra de le notti mediterranee.
Cigolava
cigolava cigolava di catene
La
gru sul porto nel cavo de la notte serena:
E
dentro il cavo de la notte serena
E
nelle braccia di ferro
Il
debole cuore batteva un più alto palpito: tu
La
finestra avevi spenta:
Nuda
mistica in alto cava
Infinitamente
occhiuta devastazione era la notte tirrena.
They
were all torn
and
cover'd with
the
boy's
blood
Dino
Campana
GENOVA
PER NOI
Con
quella faccia un po' così quell'espressione un po'
così che abbiamo noi prima di andare a Genova, che ben
sicuri mai non siamo che quel posto dove andiamo non ci
inghiotta e non torniamo più. Eppur parenti siamo un po' di
quella gente che c'è lì che, in fondo in fondo, è
come noi, selvatica, ma che paura che ci fa quel mare scuro che
si muove anche di notte che non sta fermo mai.
Genova
per noi che stiamo in fondo alla campagna, e abbiamo il sole in
piazza rare volte il resto è pioggia che ci bagna. Genova,
dicevo, è un'idea come un'altra. Ah, la la la la la la
Ma
quella faccia un po' così quell'espressione un po' così
che abbiamo noi mentre guardiamo Genova ed ogni volta
l'annusiamo e circospetti ci muoviamo un po' randagi ci sentiamo
noi.
Macaia,
scimmia di luce e di follia, foschia, pesci, Africa, sonno,
nausea, fantasia. E intanto, nell'ombra dei loro armadi tengono
lini e vecchie lavande; lasciaci tornare ai nostri
temporali Genova ha i giorni tutti uguali.
In
un'immobile campagna con la pioggia che ci bagna i gamberoni
rossi sono un sogno e il sole è un lampo giallo al
parabrise.
Con
quella faccia un po' così quell'espressione un po'
così che abbiamo noi che abbiamo visto Genova. Ah!....
Ah!.... Ah!.... Ah!....