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IL SECOLO XIX - 16/10/2001 |
Il sudore delle anime belle |
Mi è bastato guardarmi un po' attorno stamattina per capire già a Perugia che alla Rocca di Assisi quest'anno non ci sarei mai arrivato; non bastano le strade per poterci arrivare tanti quanti siamo. E' un peccato però, e ne ho già rimorso: sono venuto come ogni altra volta per sfacchinarmi i ventidue chilometri con doveroso spirito di espiazione e purificazione. La Perugia-Assisi fa bene all'anima perché fa male ai piedi. A farla davvero lunga quant'è, è il pellegrinaggio giusto per chi, come me, ha passato l'anno a fare chiacchiera, a maturare buone intenzioni e promulgare opinioni. E' troppo facile la testa ed è bene che i piedi riportino al senso delle proporzioni. Qui non ci si viene per fare salotto, qui si cammina; ci si disidrata sotto il sole o si piglia l'acqua e la bronchite, perché semplicemente si cammina.
E camminando, cantare o pregare o discorrere, e mangiare panini e bere acqua e vino con i viandanti che incontri, fratelli sconosciuti che, prima ancora di offrirti il loro nome e un pezzo di quello che hanno, ti sorridono. Non c'è modo più bello e più vero di testimoniare che abbiamo ancora un poco di umiltà, e umilmente proclamiamo che siamo in cerca di pace, ancora in cerca di pace, ed è per la pace che vogliamo operare. Sì, la Perugia-Assisi è per quelli che camminano e che operano, per chi ci crede davvero e vuole darsi da fare.
E' sempre stato così, è la sua bellezza, la sua santità. Infatti non è mai stata spettacolo, e i media l'hanno sempre snobbata, e i politici beh, qualcheduno s'è visto nel tempo; venivano per lo più per un paio di chilometri, giusto per farsi vedere. Come giudicarli, con tutti i problemi di circolazione e i valgismi che gli infligge il loro lavoro?
Quest'anno, si sapeva, sarebbe stato diverso. Quest'anno i politici avrebbero fatto la fila. C'è una legge inviolabile che regola la marcia: chi viene lo fa a titolo personale, aderendo al suo spirito e alla sua parola. Sono giorni che gli uomini dei tre -o quattro? - centrisinistra e gli emergenti alternativi si danno da fare per interpretare spirito e parola della marcia, cercando nel contempo di interpretare se stessi e il mondo in una ginnastica retorica che muove noi anime belle a una grande pena per loro.
E alle dieci di mattino sono già tutti qui, pulloverini e maniche di camicia, già microfonati, con le troupe radiotelevisive che hanno preso possesso dei punti strategici per un'offensiva che non ha precedenti: Intervista Duratura. Ben gli sta, mi sa che non gli basteranno un paio di chilometri per estrinsecare il loro voluminoso pensiero. Suderanno anche loro come le anime belle.
Che stanno dilagando. Non è facile spiegarlo; non l'ho mai visto prima così. Fiumi, torrenti, ruscelli di persone che fluiscono, si incontrano e si mischiano formando gore e laghi, fluidificando in una vastità di suoni e di colori che non ha misura. Si va verso Assisi, e non bastano le strade. Mi perdo. Musica, musica magrebina, besame mucho alla gitana, dixie, rap, date cibo e acqua al mondo, lavori in corso, lavori in corso per la pace. Con chi sono? Ragazzi, sorrisi, scarpette, inglese, spagnolo, tedesco e tutte le altre parole che non capisco. Non è un vero e proprio corteo; ci sono gorghi e al centro di ognuno qualcosa che succede. Gente che discute. Mi fermo. Un gruppo di sanitari equadoregni spiega a dei ragazzi che le Big Farm, le multinazionali dei farmaci, stanno impedendo ai loro malati di curarsi. Delle signore americane distribuiscono volantini; lavorano da dieci anni con le donne afgane, spiegano con calma, e fino a ieri non gliene importava niente a nessuno. Ora vorrebbero che almeno le bombe a quelle donne fossero risparmiate. Si può amare l'America e detestare i bombardamenti indiscriminati, asserisce pacata una canuta cittadina Usa. Allungo il passo. Davanti a me una ragazzona trotterella di buon passo, con una tale determinazione che quasi ci inciampo. E' Rosi Bindi, senza giornalisti al seguito, incredibile. In questo momento me la sposerei da tanto che è simpatica con il suo zainetto e la sua magliettina.
Ma le altre celebrità sono altrove. E in questo mare credo che pochi le riconoscerebbero. Non Casarini, e nemmeno Rutelli e Fassino, incredibile a dirsi.
Sono troppo nel mezzo per avere un quadro d'insieme, ma ovunque e chiunque io guardi ed ascolti, quello che percepisco è una determinazione allegra, priva d'odio e di paura. Determinazione alla pace in tempo di guerra, determinazione alla giustizia nel tempo della vendetta. Qui non si distingue un cattolico da un marxista, un luterano da un socialdemocratico, qui ci sono solo anime belle, quelle che non hanno ancora capito come va il mondo, quelle che è inutile spiegarglielo perché intanto non c'è modo di ficcarglielo in testa. Scout che fanno piangere il cardinal Ruini, volontari laici che spengono il sorriso negli occhi di D'Alema. In mezzo a questo mare so di essere nel cuore della globalità; non c'è esperienza, pensiero, lingua, paese in cui non mi incontri, di cui non senta parlare.
E so di essere nel cuore di una ragione. Non credo, in coscienza che da questo mare può oggi levarsi un'idea risolutiva sui destini del mondo. Probabilmente no. Ma se ci sono altrove idee al riguardo, queste rimangono segrete per ragioni di sicurezza. Di certo qui, in queste migliaia di facce così diverse l'una dall'altra e così consonanti, prospera una necessità e una disponibilità a fare il mondo che dovrebbe essere la ricchezza di un'epoca e l'orgoglio di una generazione.
Non so domani i politici come decideranno di interpretare quello che hanno visto o intravisto. Non so cosa i media forniranno a loro al riguardo. Guardo il telegiornale e vedo che la prima notizia è il mondiale di moto, la seconda il mondiale di F1 e, prima della chiusura, la marcia Perugia-Assisi. Bene, meno se ne occupa il TG più la gente potrà continuare ad andarci in Santa Pace, a sudare per qualcosa a cui crede e non per essere vista abbastanza da traviare l'innocenza della sua anima bella.
Maurizio Maggiani IL SECOLO XIX 16/10/2001
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