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Caro Sirchia, lo Stato mi tratti come fa con i tossicomani |
Come e quanto abbia fatto per la pubblica salute il ministro Sirchia potete venirlo a sapere in diversi modi.
Potete
entrare in un ospedale e chiedetelo ai medici, agli infermieri, ai
pazienti e ai parenti dei pazienti.
Potete mettervi in cosa a uno sportello per prenotare una Tac, e chiederlo ai vostri colleghi di coda e agli impiegati. Potete sedervi nella sala d'aspetto del vostro medico di famiglia e chiederlo a quelli che aspettano con voi e al vostro medico. O potete farvi venire direttamente un infarto e chiederlo a quelli del 118, e al cardiologo di turno al pronto soccorso.
Quello
che verrete a sapere per bocca di ognuno è che la sanità
pubblica è oggi un involucro, un simulacro, un effetto ottico.
La cosa che più si confà al ministro è
raccontare i suoi sogni alla televisione, convinto com'è che
la partecipazione di massa ai suoi sogni abbia un potentissimo
effetto terapeutico. I suoi più significativi successi nel
mondo del reale sono i seguenti:
l'introduzione
d'obbligo nei ristoranti della mezza porzione per combattere
l'obesità dilagante tra un popolo troppo pasciuto;
2. la
definizione per norma di legge delle razze di animali pericolose per
l'uomo;
3. le prescrizioni per la limitazione e la proibizione
del fumo di tabacco.
Il
terzo punto è il più importante. Il tabacco è
un veleno e fumarlo può uccidere, in special modo se
associato alla carta con cui solitamente viene consumato, allo
stress che ne induce l'uso, all'alcool che gli sta bene in
compagnia. Infatti uccide; non quanto l'alcool, ma comunque molto.
Limitare e inibire il fumo di tabacco è giusto, è una
buona politica di prevenzione. Lo dice un fumatore accanito. Che
forse morirà di questo. Da fumatore ho accettato di buon
grado di restringere il mio vizio entro confini che risparmiassero
almeno chi fumatore non è.
Rispetto
tutti i divieti. Rispetterò anche quello che toglie di mezzo
dai treni le carrozze dedicate ai fumatori. Non scompartimenti, ma
carrozze. È una differenza importante. Nelle carrozze per
fumatori ci stanno solo loro, e dunque non esiste il problema del
fumo passivo, ma solo il problema dei fumatori con se stessi. Il
ministro vuole indurre i fumatori a smetterla una buona volta. È
un proposito encomiabile, spero che ci riesca. Potrei fare
dell'ironia sulle ferrovie, costatando che se per tutto il resto
sono le peggiori d'Europa, almeno per quanto riguarda la salute dei
fumatori sono all'avanguardia, essendo le uniche ad aver preso
un'iniziativa così risoluta. Ma non è caso di ironie.
Voglio invece porre al ministro alcune questioni che ritengo
grandemente serie.
I
fumatori devono essere messi, secondo il ministro, nelle condizioni
di non nuocere neppure a se stessi, perché il fumo di tabacco
è una minaccia mortale per la salute e nessuno ha il diritto
di suicidarsi. Nonostante questo sia un tema su cui non tutti hanno
le stesse idee, io, che mi sparo cinque Toscani al dì, sono
disposto a condividere l'opinione del ministro: il fumatore di
tabacco è a tutti gli effetti un criminale sanitario. Ma
allora, ministro mio, è necessario che lo Stato se ne occupi
come occorre che faccia al cospetto di un crimine. Ragion per cui,
ritengo di avere il diritto a un trattamento analogo, almeno, a
quello di un consumatore di droghe. Sì, l'eroina uccide meno
del tabacco, meriterei dunque qualcosa di più, ma di questo
mi accontento, dello stesso trattamento di un eroinomane.
Dunque,
voglio avere la possibilità di emanciparmi dalla mia
dipendenza. Voglio accedere alle strutture sanitarie sul territorio,
come qualunque altro tossico; se il sostegno di un Sert non sarà
sufficiente, voglio poter entrare in una comunità, voglio
poter scegliere quella con il protocollo che più mi confà.
Voglio guarire dalla mia dipendenza e poi essere aiutato a cambiare
definitivamente vita. Voglio poter scoprire in me le elettività
creative che mi permettano di guardare alla vita in modo
completamente diverso da un tabagista puzzolente, senza speranze e
destinato alla morte precoce.
Voglio che sia chiaro che il mio
tabagismo ha radici profonde nel disagio esistenziale e sociale.
Voglio essere messo in galera, se il grande sforzo istituzionale si
dimostra inutile al cospetto della mia caparbietà a
delinquere. E siccome non si è mai visto al mondo che siano
aperti sulla pubblica via 100 mila spacci autorizzati di sostanze
mortali, voglio che siano chiuse le tabaccherie e perseguiti gli
spacciatori di tabacchi come si perseguono con la giusta severità
gli spacciatori di marijuana, cocaina non ministeriale, eroina e
affini. E, per finire, vorrei tanto che nella prossima finanziaria
la ricerca scientifica sul cancro non fosse finanziata più
con gli introiti delle tasse su tabacco. Perché voglio
sinceramente smettere di fumare, senza per questo avere sulla
coscienza centinaia di migliaia di vittime di una malattia non più
studiata per mancanza di fondi. Io la prendo sul serio ministro,
prenda anche lei sul serio se stesso, se ne ha ancora la forza.
Maurizio Maggiani - IL SECOLO XIX - 08/02/2004
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