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QUANTA PAURA HANNO I RAGAZZI |
Alla
parete, imponente nel biancore della calce, uno stendardo con la
scritta: lotta dura senza paura. Sopra la scritta non il simbolo del
pugno chiuso che io ben ricordo, ma la testa d'aquila della squadra
di calcio della sua città. Per la mia storia, per ciò
che io attribuisco al senso comune, per la mia idea della vita e
della lotta dentro la vita, lì per là mi sembrava un
accostamento inqualificabile, mostruoso. Ma ho gettato ancora lo
sguardo sulle mega ciabatte, sull'orsetto gigante, su quel viso di
ragazzo che recita da dietro la cortina uno sguardo sul mondo che può
spaventare solo se stesso, e allora capisco che si, anche per lui si
tratta alla fine di lottare e di non aver paura.
Giovane come
l'acqua, ben custodito da una famiglia amorevole, questo ragazzone
dai piedi troppo grandi per la sua anima bambina, con l'anima troppo
grande per una stanza così piccola, con due occhi troppo
innocenti per un mondo troppo infame, questo campione delle
sproporzioni non può che vedere quello che scorge della vita
cercando di farsi coraggio. Lotta dura senza paura. E se poi tutto
quello che gli offre l'epoca dove gli è capitato di crescere
in fatto di ideali e di speranze è la sua scalcinata squadra
di calcio, allora non c'è niente di illogico se sceglie per
totem un' aquila spennacchiata e stupidamente torva.
Quante stanze
di ragazzi sono più o meno simili, se non identiche, a quella
che ho spiato? Forse milioni. In questo paese, in ogni altro paese
paragonabile a questo. Ragazzi del mondo civile e sazio. Che cercano
a ragion veduta di farsi coraggio per crescere in tutta questa
civiltà, in tutta questa sazietà. Ragazzi che hanno
paura, e cercano di lottare per non averne più, e non sanno
come fare, e non hanno sotto mano nessun buon esempio, e si
arrangiano come possono. E qualcuno tra loro per questo si mette a
fare casini, e molti soccombono. Ragazzi che fanno paura, predisposti
agli occhi di una società che non vuole grane, alla socialità.
Una società di adulti che trovano assai meno costoso mettergli
alle costole un servizio di polizia che offrirgli un sistema
educativo positivo ed efficace. Dalla prossima settimana i ragazzi
londinesi di età inferiore ai 16 anni potranno uscire di casa
dopo le nove di sera solo se accompagnati. Perché i bravi
londinesi che fino a una decina di anni fa trovavano educante far
frustare i propri figli dagli insegnanti, hanno paura di incontrare
per strada la notte i propri figli, quei mostruosi esseri privi di
proporzione che forse potrebbero, con il favore delle tenebre,
attentare alla loro stessa vita e che certamente vanno in giro a fare
danni, creare disordini, ad abbruttirsi. Certi, i politici, i
prefetti, i sindaci e i commissari, che altro dai loro ragazzi non
c'è da aspettarsi. Ne sono convinto anch'io. Perché
altro non meritano, visto quello che hanno saputo offrirgli.
Il SECOLO XIX, 01/08/04
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