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Sono
giusto tre anni che un giorno via l'altro, tutti quelli che pensano
di poter dire qualcosa di intelligente si interrogano e si rispondo
sul grande tema: di quale natura è la guerra scatenata da Al
Qaida?
Molto più raramente sento dire qualcosa di
interessante su un tema su un tema per niente secondario: chi vincerà
questa guerra? Credo che sia perché questa è una
questione assai meno accademica e assai più cocente:
Sono soltano i presidenti in campagna elettorale che amano fare scommese su questo tema, come dire?, scottante, ma non c'è in tutto il mondo un allibratore disposto ad accettarle.
Personalmente non
mi pare di essere particolramente furbo se penso che Bin Laden, o
qualche suo alter ego, non entrerà mai alla testa delle sue
truppo a New YorK, o a Mosca o a Roma; sono ragionevolmente certo che
non lo farà nemmeno a Riad, nemmeno alla Mecca, nemmeno a
Karaci.
Come sono altrettanto certo che
non sia mai stata nelle sue ambizioni una cosa del genere.
L'unica
vittoria che voleva e poteva ottenere l'ha gia avuta: ha cambiato la
storia e la percezione che della storia hanno gli uomini; le ha
cambiate in peggio per moltissimi tra loro, quelli che, per
l'appunto, ha deciso di tenere come nemici suoi, delle sue idee e di
quello che pensa sia il suo popolo. È una grande vittoria per
lui, una tragica sconfitta per i suoi nemici. Io tra loro.
Ma che
genere di sconfitta ho subito? Cosa significa, ad esempio, aver
cambiato la percezione della realtà?
Ho un esempio.
Questa
mattina un grande quotidiano ha pubblicato un reportage da Sharm El
Sheick con interviste ai turisti italiani poche ore dopo l'attentato
di Taba. Il giornalista rileva che i suoi compatrioti in vacanza non
mostrano nessuna paura e neppure nessun particolare turbamento.
Nessun particolare turbamento è un eufemismo per dire: non
gliene frega niente. È morta ammazzata a due passi da lì
della gente, gente come loro innocente e indifesa, un attimo prima
intenta a fare le loro stesse cose balneari e non gli passa nemmeno
per la capa di provare una qualche emozione di una qualche
profondità. C'erano due ragazze a Taba che parlavano la loro
stessa lingua e avevano il loro stesso passaporto, ma nemmeno questo
è bastato per ingenerare un qualche particolare
turbamento.
L'agenzia Ansa informa che gli aerei per Sharm stanno
partendo da Fiumicino belli pieni. E riporta la seguente
dichiarazione di una giovane in gita premio con la sua azienda:
«Certo la notizia dell'attentato a Taba credo che abbia
rattristato chiunque si batta per un mondo dove regni la pace e
l'uguaglianza tra i popoli. Io, però non mi faccio spaventare
da questi tragici eventi. Ë per questo che ho deciso di partire
lo stesso». Aggiunge un collega: «Anche perché se
avessimo rinunciato al viaggio avremmo fatto il gioco dei terroristi.
No, non dobbiamo assolutamente farci intimorire». Non vi
sembrano le dichiarazioni di circostanza di un presidente quando
conferma, all'indomani del solito tragico attentato, che i nostri
ragazzi resteranno per continuare nell' impegno a costruire la pace
nel martoriato paese? Si che vi sembrano, visto che sono
identiche.
Nessuna paura, dunque, e nessun particolare turbamento.
Niente e nessuno ha diritto di rovinarci le strameritate vacanze a
Sharm, nemmeno Al Qaida. Turisti coraggiosi che sfidano il più
infido nemico di tutti i tempi. Avanguardia dei valori dell'Occidente
pronti a difendere un lembo di terra italiana. Perché Sharm è
territorio italiano, come si sa. Un pezzetto di paradiso, l'ultimo,
per i poveracci che sgobbano tutto l'anno a mille euro al mese. Ne
bastano cinquecento per una settimana di sogno. Uomini e donne che
hanno lasciato pezzetti di cuore e di cervello lungo la strada della
loro storia, che hanno imparato a sopportare di tutto, che
continueranno a farlo, se gli dai una settimana di tregua a Sharm.
Brava gente tra milioni di altra brava gente che ha imparato a non
farsi turbare dalla Storia, adesso che si va facendo sui cumuli di
cadaveri di una guerra che va perdendo mentre si lascia alle spalle
quel po' di anima che le era rimasta. In grado di percepire la realtà
in base all'unico principio che pensa possa ancora salvarla: a un
palmo del mio cul non sento dolore. Lo diceva già la mia
nonna. E se è il mio dolore che volete, allora sì,
posso rilasciare una dichiarazione ufficiale. Prestampata, mandata a
memoria, stilata dal ministero nazionale della retorica.
Maurizio Maggiani – IL SECOLO XIX –10 /10/2004
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