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Il rimedio al male |
Comprate
in erboristeria una saponetta per mantenere morbida e vellutata la
vostra pelle, perché no? Comprate al consorzio agrario una
confezione di fertilizzante per nutrire le vostre amate rose, perché
no? Quello che vi si chiede è soltanto di essere accorti:
tenete il sapone in bagno e il fertilizzante nella dispensa, ben
lontani l'uno dall'altro.
Potreste impazzire - perché no? -
e mettervi a giocherellare con pentole e pentolini, nitrato e
glicerina. Forse non vi è noto, ma con poche, facili
operazioni di folle culinaria siete in grado di fabbricare con questi
due ingredienti una quantità di nitroglicerina sufficiente a
far saltare il vostro palazzo.
La nitroglicerina non è tritolo, non è dinamite, la nitroglicerina è un esplosivo infinitamente più potente e, per di più, del tutto instabile. Indomabile, imprevedibile, incontrollabile. Pochi professionisti al mondo sanno trattare la nitroglicerina senza distruggere l'universo intorno e se stessi.
Ecco,
questa è l'immagine che mi ossessiona da un po' di tempo. Vedo
me stesso e il mondo nel crogiolo di un'esplosione di nitroglicerina.
Esplosioni. Che si susseguono una via l'altra sempre più
distruttive, perché qualcuno da qualche parte ne ha messo via
una cassa intera di fiale di nitro e adesso si stanno innescando una
con l'altra. Perché forse qualcuno da qualche parte ha
pasticciato con sapone e fertilizzante, perché forse qualcuno
da qualche parte la nitro l'ha sintetizzata in laboratorio. E mi
chiedo come potrò uscirne vivo da questo inferno, cosa resterà
del mondo quando le esplosioni finiranno. Se mai finiranno, perché
non so nemmeno quante fiale ci sono ancora in giro, e neppure so se,
puta caso, qualcuno è ancora lì che sta pasticciando,
sintetizzando. E mi chiedo come potrò mai, in mezzo a tutto
questo fuoco, a questo fumo, a questa distruzione, riuscire a vederci
quel poco da trovare una via di scampo. Perché lo so che i
molti tra noi che non sono saltati in aria non per questo sono salvi,
ma corrono il pericolo tremendo di soccombere per paura, nel panico
della calca, nella confusione e nel terrore.
Ecco,
è questo quello che sento in questi giorni, e so che è
un pensiero semplice. È tutto quello che ho. E, semplicemente,
mi sforzo di non morire nell'anima e nel corpo: mi sforzo di capire
ciò che mi è oscuro, di vedere ciò che mi è
interdetto. Mi sforzo di reagire alla tentazione di mettermi
accucciato per terra, la testa tra le mani, a dondolarmi come un
bambino terrorizzato, perché sono un uomo fatto, perché
so che da quell'angolo e da quel dondolare non mi potrei più
sollevare. E cerco di non smettere mai di camminare, mi sforzo di
continuare a camminare cercando di vedere dove metto i piedi e la
testa, frugando tra i detriti e il fumo nel caso incontrassi qualcuno
con cui dividere il cammino. Qualcuno che abbia voglia di parlarmi e
non di predicare, qualcuno che si facesse domande invece che dare
risposte, qualcuno che usasse sostantivi concreti invece che
aggettivi astratti. Qualcuno che mi desse una mano a vivere da uomo
nel mezzo di una tragedia di uomini.
Uomini.
Questa è una storia di uomini. Tocca agli uomini la
responsabilità di sanare o distruggere il mondo. Sostantivi
concreti, nomi e cognomi. Torti e ragioni. E responsabilità,
naturalmente. Finché la medicina ha curato il Male non ha
guarito nessuno; ha dovuto applicarsi a studiare le malattie, a
comprenderne le cause e i sintomi e applicare rimedi per riuscire a
salvare la gente. Non ho paura di Satana ma della crudeltà
degli uomini; il Terrore abita nell'inferno, i terroristi sulla
terra. Se sta saltando il mondo, qualcuno ha fabbricato l'esplosivo;
ogni cosa accade per effetto di una causa. Devo sapere chi e come per
mettere fine al macello. Devo saperlo al modo di un medico, non di un
profeta, o di un ciarlatano. Devo trovare la causa e fabbricare il
rimedio. Per sconfiggere la malattia ho bisogno di individuare
l'agente responsabile. Curare i sintomi non mi salverà, mi
farà vivere ancora abbastanza per morire lentamente delle
cause, dopo aver goduto dell'orrore di individuarle troppo tardi.
Devo assolutamente sapere chi ha fabbricato la nitroglicerina non per
sete di conoscenza ma perché ho bisogno di salvarmi.
Alla
fine della storia potranno forse essere uccisi tutti i terroristi del
mondo; ma la storia non finisce mai, finché ci sarà un
mondo, e non finiranno mai i terroristi finché durerà
questo mondo. Non è in questa storia che posso vivere, nella
storia fabbricata dai fabbricanti di nitro. Nessun uomo ci può
vivere.
Maurizio Maggiani IL SECOLO XIX 12/09/2004
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