|
BIBLIOTECA
| |
EDICOLA | |
TEATRO | | CINEMA
| | IL
MUSEO | | Il
BAR DI MOE | | LA
CASA DELLA MUSICA |
|
LA CASA DELLE TERRE LONTANE |
| LA
STANZA DELLE MANIFESTAZIONI | | | NOSTRI
LUOGHI | | ARSENALE
| |
L'OSTERIA | | LA
GATTERIA | |
IL PORTO DEI RAGAZZI |
Il gusto amaro della polenta Ogm |
La prossima settimana il nostro governo prenderà decisioni molto importanti circa le commercializzazione e la produzione nel nostro Paese di Ogm, organismi geneticamente modificati, e mi auguro che ormai voi tutti sappiate di cosa si tratta. Che si tratti di decisioni importanti lo si capisce anche dal fatto che ben mille tra scienziati e ricercatori italiani abbiano firmato un documento per sostenere opinioni confortanti circa la salubrità dei sopraddetti organismi. Non capita spesso che gli scienziati di questo paese prendano pubbliche ed ed energiche posizioni; non hanno di farlo su temi altrettanto importanti per la nostra vita e la nostra morte e la cosa dunque va considerata con grande attenzione. Ho un solo fastidioso dubbio circa gli scienziati italiani. E' da quando ero bambino che sento e leggo che le nostre migliori menti sono costrette ad emigrare.
Se ne deve dedurre che da un paio di generazioni siamo forse costretti ad affidarci al pensiero e alle opere delle peggiori menti? Mah?!
Cionondimeno
ho letto con attenzione l'appello dei mille. Sono personalmente molto
interessato agli Ogm, perché sono interessato ai destini della
specie umana e perché vado pazzo per la polenta. Il mais è
stato uno dei primi vegetali geneticamente modificati ad entrare
massicciamente nel mercato. E se la mia passione per la polenta
gialla non bastasse, l'altro ieri ho mangiato a casa di un pastore
una bella fettona di formaggio fatto con il latte della vacca di
casa, nutrita d'inverno con mangime contenente mais Ogm. Il formaggio
era buono, anche se non eccelso, e io sto benone, e anche la vacca mi
è sembrata che se la passasse alla grande. Forse è il
pastore che dovrebbe applicarsi con maggiore arte.
Dunque, gli
scienziati appellanti insistono molto nel rassicurare l'opinione
pubblica sulla innocuità dei prodotti Ogm. Colmi di entusiasmo
per la grande nuova conquista della scienza si lasciano andare a
considerazioni non sempre scientificamente rigorose, ma non importa.
Io ci credo veramente che gli Ogm oggi in commercio non facciano
male. Non so se fanno bene, ma so che non fanno male. C'è una
certa qual differenza, notatelo, tra le due cose. Ma pazienza:
facciamo molte cose tutti i giorni a noi stessi e agli altri
ragionevolmente sicuri solo che non facciano male. Il problema non è
principalmente sanitario; forse lo diventerà, forse no. I
problemi sono altrove, e altrettanto gravi.
Il
primo non riguarda la nostra polenta ma quella degli altri. Partiamo
da qui. Sentirete dire tutti i giorni che grazie agli Ogm sarà
finalmente debellata la fame nel mondo. Promuovere la coltivazione di
cereali geneticamente modificati è un atto di altruismo e di
lungimiranza. Non vero; oggi falso, domani chissà. Potete
prendere i dati delle due multinazionali che hanno il monopolio degli
Ogm o i dati della Fao, l'organizzazione Onu per l'alimentazione.
Oppure chiedete direttamente alle organizzazioni dei contadini
indiani, peruviani, messicani, africani. Secondo le corporations
siamo alla rivoluzione agroalimentare che risolverà i problemi
dell'alimentazione mondiale, secondo la Fao e i contadini le cose
stanno diversamente, tragicamente diversamente. Non si capisce il
perché ma la redditività degli Ogm è alta solo
nei Paesi altamente sviluppati. Nel resto del mondo, dove
bisognerebbe appunto risolvere il problema della fame, la redditività
è sempre più bassa rispetto a un sistema di
coltivazione classico, condotto con la tradizionale cura, con mezzi
moderni e rispettoso del terreno e dell'ecosistema. Diciamo che su un
ettaro ben coltivato il mais naturale rende 100, l'Ogm 90, sempre che
la coltivazione Ogm vada a buon fine. Ma non è detto. Se un
Ogm è molto resistente a uno specifico elemento, può
rivelarsi particolarmente debole rispetto ad altri. Se resiste al
freddo può essere fragilissimo rispetto alla siccità,
ad esempio. In Argentina le coltivazioni Ogm hanno in poche
generazioni desertificato il terreno su cui sono state coltivate. E
oggi occorrono anche quattro volte i tradizionali trattamenti
anticrittogamici per ottenere raccolti. Non un buon affare per la
terra e gli uomini d'Argentina.
Avete
per caso sentito la notizia dei suicidi in massa dei contadini
indiani? Forse sì: decine di coltivatori si sono suicidati per
la disperazione, perché i loro raccolti Ogm sono andati male e
non avevano i soldi per ricomprare le sementi. Comprarle dalla
multinazionale fornitrice. E questa è novità
straordinaria: i contadini che coltivano Ogm non sono più
proprietari dei semi, ma dovranno in eterno acquistarli dall'azienda
che ne ha il brevetto. Al prezzo dell'azienda, naturalmente,
qualunque sia stato l'esito del raccolto. I contadini, da quando
esistono sono sempre stati proprietari delle sementi, hanno nel corso
dei millenni selezionato le loro sementi, naturalmente non innestando
geni di pipistrelli, ottenendo specie raffinate da una naturale
ingegneria genetica. La proprietà della semente è
orgoglio culturale e unica sicurezza del contadino. Ora non più.
E
per la nostra polenta? Abbiamo davvero necessità di utilizzare
Ogm per la nostra alimentazione? Granturco più dolce, ad
esempio, per i pop corn dei nostri figli? No, ovviamente. Chi coltiva
Ogm in Italia del resto non è il contadino da cui andare a
comprare un sacchetto di farina di quella buona. È un
imprenditore che se vede un campo è perché ci passa con
il suo fuoristrada da 100.000 euro. I suoi prodotti servono alle
grandi industrie multinazionali per l'alimentazione animale e per i
cibi preconfezionati. Al momento. Poi chissà. Ma intanto ci
sono migliaia di piccoli agricoltori che riprendono a fare culture di
qualità, usando le loro antiche semenze. I prodotti coltivati
con razionalità e buoni criteri naturali sono sempre meno cari
perché sempre di maggiore disponibilità.
Basterebbe
investirci sopra e potremmo tutti nutrirci con cose che non solo non
fanno male, ma sono buone e fanno bene. Ma a dare una mano alle
corporations perché facciano il loro grande business
pare che sia più moderno che dare una mano ai contadini
dell'Appennino. Dove giusto l'altro giorno ho speso otto euro per
mangiare un piattone di polenta con i funghi e berci una bottiglia di
nostrale. Dove appare chiaro che qui di speranze non ce n'è
per la ripresa economica del Paese. Ce n'è solo per la mia
pancia e per la dignitosa vita di chi mi ha servito le sue naturali
delizie.
Maurizio Maggiani IL SECOLO XIX 07/11/2004
|
MOTORI
DI RICERCA | UFFICIO
INFORMAZIONI | LA
POSTA | CHAT
| SMS
gratis | LINK
TO LINK!
|
LA CAPITANERIA DEL PORTO | Mailing
List | Forum | Newsletter | Il
libro degli ospiti | ARCHIVIO
| LA
POESIA DEL FARO|