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Un'idea di politica |
Credo che sia successo qualcosa di importante in Puglia quando una settimana fa ottantamila elettori simpatizzanti della sinistra si sono messi di buona voglia a scovare i seggi allestiti - e ben nascosti - per concedere loro la possibilità di scegliersi il candidato a presidente della Regione. Sganciando pure un euretto a testa per esercitare questo nuovo loro diritto. Non credo che elezioni primarie siano la forma perfetta della democrazia - se mai la democrazia potrà essere perfetta - ma sono una forma, sono un modo. E il risultato è sorprendente solo se abbiamo scarsa familiarità con la gente che sente il bisogno di dire la sua in fatto di rappresentanza democratica.
Vai
a vedere te che dopo l'avvenimento sorprendente possa capitare anche
quello inverosimile?
E se la Puglia scegliesse di eleggere a
presiederla un gay, come già hanno deciso i cittadini di
Londra e Parigi? Se Parigi avesse lu meri sarebbe 'na piccola Beri,
dicono di loro stessi i baresi. Chissà.
Ma
se in Puglia è successo qualcosa di importante, io ho avuto
l'onore di assistere a un vero e proprio evento storico. Giovedì,
in un'osteria di Metello, frazione di centodieci abitanti nella valle
di Soraggio, la valle più segreta e distante della distante
Garfagnana, ho partecipato a una cena -menù: biroldo
garfagnino, prosciutto bazzone, zuppa di farro e frittelle di neccio-
di cui ero il sedicesimo convitato. Gli altri quindici erano abitanti
della valle che vado così a presentare: una giovane
coltivatrice di fiori e due giovani contadini, tre studenti
universitari, tre operai delle cartiere di Lucca, un manager di
multinazionale, due impiegati della comunità montana, una
maestra, due pastori. Gente che ha deciso di vivere nella propria
valle, anche se deve, come l'altra sera, farsi largo tra la neve a
palate per andare a cenare; anche a costo di pagare un sacco di soldi
di collegamento internet per stare appresso al mondo. I quindici
abitano le tre frazioni della valle, che complessivamente fa 570
abitanti; alla cena partecipavano quattro valligiani su cento. La
cena dei quindici è periodica; si incontrano per discutere di
politica applicata alla loro valle, alla loro vita, ai loro bisogni.
Hanno tutti votato per i partiti di centro sinistra, ma nessuno di
quei partiti si è dimostrato all'altezza delle loro
aspettative. Vorrebbero fare e non lasciar fare, come gli viene
richiesto. Vorrebbero che i loro rappresentanti, semplicemente, li
rappresentassero. E siccome questo non accade, si arrangiano da soli.
Infatti a cena hanno discusso, proposto, deciso; si sono divisi su
alcuni argomenti e riuniti su altri. Hanno preso iniziative a suo
tempo, le stanno portando avanti. Fanno cose concrete per se stessi e
per gli altri. Sono una potenza enorme. Fare un po' di conti: se ciò
accadesse a Genova, ad esempio, ci sarebbero a cena 2800 persone, a
Roma 16000, il 4% della popolazione, appunto. Non c'è partito,
lobby, potere forte in grado di mobilitare tante persone, e quelli di
Soraggio si sono auto mobilitati. Secondo me quei quindici
cambieranno la storia, quella della loro valle. Non hanno altre
ambizioni.
A
Soraggio come in Puglia, e chissà in quali altre parti del
Paese, stanno accadendo cose che hanno a che fare con il bisogno di
democrazia, di rappresentanza, di partecipazione. In un Paese che
troppo in fretta si è pensato, si è voluto pensare,
abitato da plebi asserenti -da scolari dodicenni nemmeno troppo
profittevoli, come ha definito i suoi elettori il nostro primo
ministro- c'è chi va in cerca di ogni minimo varco nella
fortezza del potere politico per assumersi una qualche responsabilità
di cittadinanza, per professarla e rivendicarla. Io so di gente di
sinistra, ma non sono certo che debba essere solo così.
E
il potere politico come accoglie e come risponde? Organizzandosi per
neutralizzare ogni proditorio attacco alla sua primizia, da qualsiasi
parte provenga.
La
Toscana, regione di pertinenza della Garfagnana, ha approvato una
legge elettorale che rende impossibile, di fatto, qualunque forma di
decisione diretta dei cittadini elettori. La Liguria sta lavorando a
una riforma che, qualunque sia il giudizio dell'elettorato sui
candidati, ne possano essere eletti un bel mazzetto di garantiti dai
partiti. Tutti d'accordo, i partiti, naturalmente. Il Paese si è
espresso a suo tempo per un sistema maggioritario, ma non vuol dire.
La gente, ne sono certi, ha altre preoccupazioni. Se c'è una
ragione prima per cui la sinistra dovrebbe distinguersi a occhio nudo
dalla destra, dovrebbe essere proprio qui: nell'idea che la
democrazia è responsabilità diretta di tutti, è
partecipazione di ognuno alle responsabilità. E che nessuno e
per nessun motivo possa sfuggire al giudizio dei cittadini. Che la
destra abbia riluttanza ad affermare i principi di cittadinanza, si
può anche capire, ma la sinistra?
A
chi sta parlando la sinistra in questi giorni, chi sta guardando
mentre parla? Certe volte mi chiedo se non ci sia un'ombra di
infastidito disprezzo in certi sguardi, in certi toni, con cui i
leader, i vice leader, gli attendenti dei vice e i segretari degli
attendenti, si rivolgono agli interrogativi miei e di qualche altro
milione di disgraziati come me. O è quello, o è che
proprio con la loro zucca non ce la fanno ad afferrare l'idea che
fare politica è fare servizio alla cittadinanza e non
assicurarsi il posto di lavoro più sicuro e più ricco
di benefits oggi disponibile nel paese.
Maurizio Maggiani IL SECOLO XIX 23/01/2005
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