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IL SECOLO XIX 09/08/2001 |
Le due polizie di un Paese normale |
Amo la radio e dentro la radio c'è una stazione per cui vado letteralmente pazzo, essendo io un perverso e lei l'unica stazione sadomaso di tutto le spettro della modulazione di frequenza: Radio Rai Parlamento. Per gli eventuali ascoltatori dai gusti particolari come me che volessero trarre dubbio piacere dalla cronaca esaustiva ed implacabile di ciò che succede un Parlamento, avviso che la stazione emette in regime di semiclandestinità e non sarà facile catturarne il segnale: il proprietario, la buona vecchia pubblica Rai, consapevole del contenuto hard delle sue trasmissioni, le ha assegnato delle frequenze improbabili e vaghe. Ammetto che che sono talmente perverso e voyeur che traggo piacere anche da questo inconveniente: tra le scariche e le sovrapposizioni di Radio Maria è come se origliassi da una fessura. E da quando sono riuscito a captare Radio Parlamento, devo dire che ho passato un bel po' di ore indimenticabili spiando i lavori parlamentari. Roba pesante, ve lo assicuro. E istruttiva se per caso vi va di sapere non cosa avrebbero detto e fatto, ma cosa hanno davvero detto e fatto gli uomini che abbiamo eletto. Da ieri sto origliando i lavori della commissione sui cosiddetti fatti di Genova.
Questa mattina ho ascoltato l'audizione del Capo della Polizia di Stato. L'altissimo funzionario, almeno all'atto del suo insediamento vivamente apprezzato da tutto l'arco costituzionale, ha svolto una relazione puntuale e puntigliosa, davvero esaustiva. Ha spiegato, con chiarezza e dovizia di inequivocabili particolari, come del molto che gli competeva prima durante e dopo il G8 genovese fosse stato da lui svolto come dovevasi.
Non può, l'uomo, mettere la mano sul fuoco per altri; non giurerebbe sull'operato di questore e prefetto, e men che meno su quello di qualche esagitato tra la truppa, ma su di se pare che non abbia alcun dubbio. Così come è entrato se n'è uscito: limpido e mondo. E' stato un gesto di grande coraggio. L'uomo è solo, davvero solo. Non uno dei suoi più stretti collaboratori è ancora al suo posto; la relazione del terzo degli ispettori ministeriali, che hanno indagato solo su una parte dei problemi, si sta rivelando di una tale spietata crudezza circa l'operato di tutto il sistema decisionale, che sarà impossibile evitare ulteriori radicali e diffusi provvedimenti, così come li chiamano. Si fosse trovato nei suoi panni un pavido, si sarebbe già dimesso da un pezzo. E' usanza che il capo dei capi si assuma la responsabilità anche per conto dei suoi sottoposti. In altri tempi è stato addirittura usuale che se le assumesse e basta. Ma si tratta di un gesto banale e, in questo caso, probabilmente inadatto. Se il Capo della Polizia non ha nessuna responsabilità diretta o indiretta, se questo lo dice davanti al Paese, allora egli intende affermare una verità tremenda, che solo un coraggioso può permettersi: a Genova si deve dedurre che ci fossero 2 (due) polizie; la sua e un'altra ancora non identificata, ma viva e soverchiante. Sarà bene che Parlamento e cittadini ci riflettano su.
In quei giorni a Genova c'ero, ero lì in mezzo, dunque su quello che è accaduto so poco, solo quello che ho visto e sentito. Non può aiutare un granché, c'erano in molte migliaia a vedere e sentire, ma questa incredibile storia delle due polizie mi è venuta in mente proprio allora, sabato 21, per ragioni assolutamente empiriche. Perché sono stato salvato dalle manganellate della Polizia a Punta Vagno da un'altra polizia che, duecento metri più a monte, ha aiutato me e un gruppo di ragazzi assieme a me a trovare una via di fuga. La divisa era identica, lo spirito un po' diverso. La sera stessa ho saputo che così capitato per tutto quell'agghiacciante pomeriggio a molti altri gruppi. Ho un amico, un amico sincero e fraterno. E' un dirigente del movimento pacifista europeo che ha aderito al Genoa Social Forum. Per molti giorni, fino a giovedì 19, si è sentito con il capo della polizia per collaborare alla riuscita pacifica delle manifestazioni. Fino ad allora il suo giudizio sull'uomo era incondizionatamente positivo. E' uno dei pochi uomini che conosco che voglia bene sinceramente al Paese, mi ha detto. Quello che stupiva particolarmente il mio amico era la sicurezza e la serenità dell'uomo. Il fatto che avesse la certezza che tutto sarebbe andato per il verso giusto, avendo la situazione interamente sotto controllo, anche contro gli stessi dubbi e le paure del mio amico. Alle sue ansie sulla presenza dei black bloc, il capo della polizia ha risposto pochi giorni prima degli scontri: Sappiamo chi sono. Possiamo fermarli a casa o fermarli a Genova. Se decidiamo così, li accerchiamo e se alzano un dito li riempiamo di botte.
La sera di giovedì, il mio amico ha accompagnato una delegazione di pacifisti stranieri, preoccupati anche loro. Il Capo della Polizia è stato molto deciso nel sollevarli dalle loro ansie. Questa mattina ha dichiarato che i black bloc sono per loro natura polimorfi, indecifrabili e inafferrabili. Non hanno neppure sedi in cui andarli a pescare. C'è da immaginare che non abbiano neppure telefoni, posta elettronica né altro su cui lavorare con i molti mezzi di una moderna polizia preventiva, la crema della sicurezza europea in Genova convenuta. Chi ha detto questo non può essere la stessa persona di cui sopra. E se lo è, Dio non voglia, questo vuol dire che è un capo dello polizia che scopre sul campo di aver sbagliato tutto, almeno circa i black bloc. Che non è poco. A meno che non sia la stessa persona che si presenta per conto di due polizie. La polizia entrata entrata alla Diaz e alla Pertini senza alcun ordine di nessuno dei sottoposti al supremo comando è la polizia di De Gennaro che si è ammutinata o è un'altra polizia? Che è incredibile, fantascienza pura. In un paese normale. Ma c'è qualcuno dopo i fatti di Genova che ci mette la mano sul fuoco sul fatto che siamo un paese normale? L'Austria, l'Austria di Haider, ci manda a dire che teme che i suoi cittadini dopo Genova nutrano sfiducia verso le istituzioni dello stato. Vi sembra normale? Personalmente dopo Genova io ho un po' di paura. Non saprei dire di cosa di preciso, ma ce l'ho. Anche perché anch'io, come il mio amico, continuo a credere che il Capo della Polizia sia una persona per bene.
Maurizio Maggiani
IL SECOLO XIX 09/08/2001
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