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IL SECOLO XIX 20/01/2002 |
Ho fatto la spesa nel Triangolo d'oro |
I sondaggi sono un'empia forma di distorsione del sistema democratico: sono, per la precisione, il metodo più potente di un obnubilamento dell'Idea stessa di democrazia, che, tenendosi in vita solo grazie alla capacità di scelta ragionata e riflessiva dei cittadini, è esattamente l'opposto di un botta e risposta telefonico. Vuoi legiferare per l'instaurazione della pena di morte? Allora promuovi l'adatto sondaggio il giorno dopo un efferato delitto compiuto su un bambino. Vuoi abolirla? Promuovilo durante l'apparizione televisiva della ragazza nigeriana condannata a morte da un tribunale islamico. Stessi votanti, risultati opposti. Non sarà un caso che i sondaggi li abbiano inventati i produttori di detersivi, e non, si badi bene, per raccogliere onestamente un'opinione libera dei consumatori, ma costringerli, con un subdolo sistema di domande fasulle, ad esprimere un'opinione consonante agli interessi detersivi dei committenti.
La premessa perché ieri io stesso mi sono macchiato dell'abominevole peccato di sondaggio, e oggi, se avessi del potere, potrei avvalermene a fini indegni e distorti. Tutto è nato dal fatto, banale e innocente, che il sabato è la mia giornata di spesa settimanale. Sono un casalingo e la spesa settimanale non è una quisquilia, ma una sublime attività dello spirito, un'oculata operazione finanziaria e un'impegnativa esercitazione di scienze biologiche. In questo periodo mi dedico alla spesa lungo il Triangolo d'Oro compreso tra la Coop Piccapietra, il Mercato Orientale, Sottoripa e Canneto il Lungo. Al Triangolo d'Oro aggiungo la punta di diamante del verduriere sottocasa Bulgari Parigi, Londra, New York, Castelletto unicamente per cosucce tipo un solitario mandarancio, un collier zucchine, un diadema trevigiano. Se la mia sensibilità sociale viene meno, posso perfino spingermi nelle propaggini del verduriere Kassogi di Soziglia, ma solo per contemplare parcamente peperoni First Class e pomodorini Titanium, mantenendo, volente o nolente il rigore morale e lo spirito di rinuncia della classe di reddito a cui appartengo.
Ciò detto, il sondaggio da me effettuato è stato di natura squisitamente spontanea e dettato da un sincero moto dello spirito casalingo. Sapete com'è: la casalinghitudine è una condizione che si esprime attraverso un potente carica di loquacità eversiva. Dunque, secondo i dati in mio possesso, avendo intervistato le mie colleghe e i rari colleghi casalinghe in sosta ai banchi e alle casse dei sopraindicati presidi commerciali, l'opinione pubblica ritiene unanimemente che:
le gelate siccitose di queste due ultime settimane vanno imputare a un complotto la cui origine, pur oscura, è riconducibile a non meglio identificati gruppi fondamentalisti plutocratici che intendono destabilizzare il paese partendo con l'affamare il popolo.
I militanti e i complici dei suddetti gruppi vanno ricercati negli ambienti della produzione e distribuzione dei beni di prima necessità alimentare.
In attesa di individuare gli autori materiali, è auspicabile un'azione di deterrenza. Maggioritaria risulta la proposta di una decimazione dei produttori e dei distributori. La decimazione dovrebbe avvenire per estrazione a sorte a seguito di concorso nazionale a premi. A tal uopo andrà temporaneamente reintrodotta la pena capitale, che dovrà restare in vigore unicamente nel periodo di emergenza, finito il quale vedremo.
Per quanto riguarda poi la moneta a corso unico europeo, il cosiddetto euro ficcarselo dove sappiamo noi i tizi che lo hanno inventato.
A puro titolo di curiosità statistica, la mia opinione è compresa, a parte alcuni particolari di secondaria importanza, in quella sopra esposta.
Il fatto è, cari miei, che finocchi, che rinfrescano e riempiono ma per metà sono fibra legnosa da buttare, vanno dalle 5.500 alle 7.500 delle vecchie lire; e se poi li volete per caso biologici sottointendendo che gli altri sono cancerogeni allora scucite da 11.000 a 15.000. I finocchi. E le patate, e i cavoli, e le arance, le mele, i kiwi, che riposano da mesi nei barili o giungono a noi dopo traversate oceaniche da altri fusi orari e altri emisferi? I costonetti rustici che crescono solo col gelo e quando lo trovate valgono 9.000 o 12.000 o 14.000? Per fortuna che di carciofi non se ne vede più in giro, che se no più di un banco sarebbe andato a fuoco. I banchi andranno a fuoco se continueranno ad esporre zucchine a 18.000 lire, anche se una minoritaria corrente d'opinione sostiene che chi vuole pappare zucchine in gennaio dovrebbe pagarsele almeno 50.000.
Questo l'umor plumbeo del popolo, ma solo ieri la Confagricoltura ha dichiarato che i prezzi al consumo le risultano anche quattro volte superiori a quelli pagati al produttore, gelo o non gelo. Dunque l'antico pelo speculatorio del terziario arretrato non è mai stato rasato a dovere. In galera li panettiere ca si eren'arricute, si urlava nella Napoli tre secoli or sono.
Anche se questo inverno i commercianti non si arricchiranno nemmeno con gli zucchini. Perché il popolo furioso comunque non spende, e, dopo aver inveito, tira di lungo. Io stesso ho scoperto, dando un'occhiata al portafoglio, che non sono più povero. Spendo di meno. Tutti spendono di meno. E non solo per obiettare alla speculazione, ma per una questione più sottilmente psicologica. Per via del'euro, ne sono certo. Non è un caso che i prezzi li ho riferiti qui sopra in lire: per i generi che acquistiamo tutti i giorni, quelli più familiari e comuni, quelli vitali, non abbiamo smesso di pensare in lire. Se in tasca ormai siamo pieni di euro, nella testa siamo pieni di lire. Il passaggio culturale alla nuova moneta è in mezzo al guado, un euro a volte ci sembra tanto, a volte poco; dobbiamo ancora fare per bene e con calma i nostri conti per capire quanto scuciamo in realtà, così come dobbiamo star bene attenti ai colori delle monetine. E nel mentre della spesa il tempo e la pazienza difettano. Ragion per cui, tra sbagliare i conti e non comprare, se solo lo possiamo, non scuciamo. E, a parte gli adoratori delle zucchine invernali, non meritevoli di pietà, c'è già un notevole gruppo di vittime, questo sì meritevolissimo, della nostra cautela e diffidenza. Sono i mendicanti e i suonatori di strada. Date un'occhiata: le loro scodelle sono molto, molto più misere di qualche tempo fa. E' difficile trovare il tempo per strada per fare bene i conti, per trovare una somma onorevole in euro e centesimi. Magari buttiamo lì una manciata di soldini pensando di aver dato chissà che cosa e non sono state nemmeno cento lire. Magari ci pensiamo su, cercando in tasca il giusto che non troviamo. E allora tiriamo di lungo pensando al prossimo, che magari ci coglie ancora una volta impreparati, diffidenti, esasperati per i finocchi.
Maurizio Maggiani IL SECOLO XIX 20/01/2002
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