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L'assessore alle buone parole |
Continuo ancora a chiedermi stupidamente, perché la domanda non ha avuto una risposta decente da almeno duemila anni se gli uomini riusciranno mai ad avere un rapporto dignitoso con il potere. Se è mai possibile avere un rapporto dignitoso con il potere. Se è mai possibile vivere in questa baracca di democrazia sentendoci difesi dalle brame egotiste di noi stessi, o per lo meno di quelli tra noi che abbiamo eletto, consentendogli di accedere al potere, entrare in confidenza con la megalomania, allargare lo sguardo sulle pulsioni del proprio animo, e nell'occasione tirare fuori il peggio di se stessi. O se non c'è altra strada fare come gli antichi latini che, alla scadenza del mandato, portavano in processione i loro capi nella foresta e li scannavano tra i sacri lauri, inibendo alla radice ogni smania e velleità dei futuri candidati, i quali, naturalmente, salivano al soglio con l'animo di chi va al patibolo.
Non illudiamoci che conquistare il potere risolverà i problemi, perché il potere è esso stesso parte del problema, diceva qualche giorno fa un prete che ha dedicato la sua vita alla promozione della giustizia, davanti ai rappresentanti delle organizzazioni volontarie di tutto il mondo, ricordando a se stesso e ai giovani no e new global, giustamente fieri del loro radicalismo etico, che il problema esiste anche per loro, esiste per tutti.
La necessità di avere potere purchessia, di essere al potere, di possederlo e esercitarlo in qualunque modo, è talmente incistata nell'idea stessa della politica, così come la conosciamo e la pratichiamo qui a casa nostra, che riesce a diventare persino comica, addirittura ridicola.
E se la sinistra è stata risparmiata dalle tragedie del potere per proprie virtù e imposizioni della storia, sa, quando le alte istanze civili lo richiedono, non risparmiarsi con coraggioso slancio né il comico e neppure il ridicolo.
Ho davanti ai miei occhi la pagina di un giornale da cui si affacciano le testine della nuova giunta municipale della Spezia, nata dalla gagliarda e meritata vittoria della sinistra di due settimane fa. Sono tutte facce sorridente e promettenti, facce oneste e aperte, ma ce n'è una più sorridente e promettente delle altre, talmente presente e viva nella sua intima gioia di esserci da dare addirittura l'impressione della tridimensionalità. E' quella di un nuovo assessore a un nuovo assessorato.
Dell'assessore taccio il nome perché irrilevante, ma le sue deleghe assessorili sono straordinarie: gemellaggi internazionali e buona occupazione. L'uomo riceverà per i prossimi anni dai cittadini la sua onesta prebenda perché si dedichi diuturnamente a gemellare la bella Spezia con quante più possibili città e villaggi del mondo. E se nel cuore della notte riuscisse a strappare del tempo al meritato riposo, dovrà usarlo a più non posso nel riflettere ed operare per la buona occupazione.
La buona occupazione di chi? A parte di se stesso, non mi pare cosa certissima, forse dei disoccupati che agognano anche solo ad una pessima occupazione, che quello e non altro passa il convento? Dei male occupati che legittimamente aspirano a migliorare la qualità del tempo occupato? Migliorarla come?
Propendo per un refuso: non alla buona occupazione, ma alla buona parola è delegato il valente politico. Così suona più fattibile e pratico. Gemellata a sazietà, la città avrà a disposizione per il proprio diletto un assessore che spargerà ovunque buone parole. Ai giovani disoccupati e agli anziani in coda per il ticket, a chi sta cercando un parcheggio e a chi ha messo il piede su una cacca di cane, al bimbo che tarda a prendere sonno e alla ragazza in pene d'amore. Gli elettori possono aver aspirato forse a qualcosa di più?
La verità è naturalmente una questione di potere. Il partito dell'assessore non riteneva di averne abbastanza, e pur di esercitarlo nell'unico modo che conosce e apprezza, si è inventato un assessorato d'avanguardia, usando la fantasia politica senza il minimo sprezzo per il ridicolo. In una città dove la sinistra è stata votata, e molto, da cittadini afflitti da non pochi problemi, desiderosi di risolverli finalmente con dignità.
Il partito dell'assessore si è dato il nome ambizioso di Rifondazione Comunista. Rifondare il comunismo mi pare un'impresa titanica, roba da far tremare i polsi al solo pensiero, C'è addirittura tra i sinceri democratici chi pensa che rifondare il comunismo sia un ossimoro. E' probabile addirittura che sia più ragionevole rifondare la sinistra. Sia come sia, provarcisi a farlo dall'assessore ai gemellaggi e alla buona occupazione è senz'altro aver trovato il posto più adatto.
La verità è che la forma ridicola del potere è un oltraggio per la brava gente che ha votato né più né meno della forma tragica. La verità è che se la sinistra non troverà la sua etica del potere che sia davvero rifondata e rigenerante ovunque sia nelle condizioni di esercitarlo, anche nelle città con meno di un milione di abitanti, non ci saranno ragionevoli speranze perché l'occupazione del potere - sia davvero buona. Magari non sarò mai possibile, almeno fin quando non ci proveranno i ragazzi che già oggi sanno per bocca di un prete che il potere non è la soluzione, ma una parte del problema. E ciò accadrà nella Gerusalemme celeste, al tempo dell'Umanità redenta. Non quando potrò vederlo.
Maurizio Maggiani IL SECOLO XIX 15/06/2002
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